Questi ultimi fasulli e veri, bisogna aggiungere.
Da un post recente di Annika Lorenzi, cui dedico queste mie considerazioni, è nato un mio commento ed un controcommento -se così si potesse dire- della gentile padrona di casa. Quante categorie di scrittori o presunti tali esistono?
A Scrittori veri e scrittori che credono di esserlo solo perché impapocchiano una cinquantina di pagine.
B Scrittori veri che vengono pubblicati e ne ricavano un compenso.
C Scrittori veri che non vengono pubblicati e finiscono col desistere.
D Scrittori fasulli che vengono pubblicati per più o meno oscuri motivi.
E Scrittori veri che si svenano e pagano per essere pubblicati.
F Ciarlatani che dovrebbero andare a scuola di grammatica e sintassi, ma essendo ben forniti di quattrini si fanno pubblicare a pagamento (i più nocivi).
A. Saper scrivere per essere letti non è da tutti. Ognuno ha un suo metodo. Il mio è: non gonfiare la frase di paroloni, complicandola con abbondanza di aggettivi raschiati dal fondo del vocabolario che costringano la media dei lettori a consultazioni convulse del medesimo.
Poi costruzione di frasi a breve respiro, che consentano al lettore di rifiatare. Poi evito accuratamente di descrivere i personaggi dettagliatamente -taglio e colore degli occhi, dei capelli, camminata, postura, foggia degli abiti indossati- perché io come lettore preferisco entrare nei personaggi, immedesimarmi in essi e penso che questo preferiscano la maggior parte dei lettori, pertanto niente dettagli dei loro personaggi preferiti. Descrizione di ambienti e di paesaggi limitate all'essenziale per le stesse ragioni. Che ognuno si sogni il proprio habitat senza dover sgomitare dentro il mio.
Purtroppo esiste un massa di scribacchini che solo pensano al numero delle pagine, come se un libro di 180 pagine fosse un prodotto da serie B. Allora vadano a leggersi "Il vecchio e il mare" di Hemingway, dove non troveranno una sola parola di troppo in una trama praticamente inesistente. Ecco appunto, la trama. Fortunatamente l'ottocento si è definitivamente concluso con la morte dei drammoni a puntate sui quotidiani della domenica, con trame talmente complicate che già alla terza domenica non ci si capiva più niente. Argomenti veloci, niente tesi trascinate per le orecchie, concetti essenziali. Vi sembra scarno? A me no, ma de gustibus non est disputandum nec sputazzandum. Solo che la buona scrittura si traduce in buona lettura. Meditate scrittori, meditate. Non dovete rileggervi da soli ridacchiando beati, ma fare in modo che si beatifichino i vostri lettori.
B. Scrittori veri ce ne sono certamente ed ottengono la consacrazione della pubblicazione da parte di una Casa editrice, che cura la distribuzione su tutto il territorio nazionale, concludendo la vendita del libro e riconoscendone all'autore la pattuita percentuale, i cosiddetti diritti d'autore. Pochi o tanti che siano si tratta di soldi benedetti costruiti con la sola forza del proprio ingegno e danno tanta ma tanta soddisfazione. E anche questo va messo in conto.
C. Molti, troppi, scrittori veri non vengono pubblicati dalla così chiamata "Grande Editoria", soprattutto giovani, ma non solo, perché non sono frequentatori dei circoli giusti, non sono amici degli amici e non vengono nemmeno letti dai lettori che ogni Casa editrice ha in abbondanza. Insomma qui in Italia va tutto così, perché meravigliarci se un giovane talento non venga nemmeno letto da uno dei tanti lettori di una grande Casa editrice? Parecchi alla fine desistono ed è andato perso l'ennesimo talento.
D. Gli scaffali delle librerie di tutta Italia sono inondati di schifezze assemblate da pseudo scrittori, che perlopiù mettono solamente il proprio nome, mentre chi scrive la schifezza è solitamente un giornalista il cui nome non comparirà mai, una moderna versione dello schiavo oscuro. Perché costoro vengono pubblicati? Di solito sono attori o attrici che raccontano le proprie avventure amorose e no, oppure politicanti che ci fanno scoprire la luna nascosta del politichese, oppure grandissime mignottone che ci faranno sapere da quanti muscolosissimi masculi hanno fatto strapazzare le proprie lenzuola, ed anche mignottoni perché noi non vogliamo farci mancare niente e di questi tempi due uomini a letto insieme fanno cassa come pure due donne. Insomma mi sono spiegato: la Grande Editoria va a caccia di schifezze che attirino il lettore italico, che si sa adora le sozzerie. E allora sotto con le porcate a centinaia di pagine, tanto in certi casi -una volta letto il titolo cioè e il nome fatidico del pseudo autore o della pseudo autrice- nessuno guarda il prezzo di copertina. Funziona così.
E. Succede che alcuni autori veri si ribellino all'anonimato e si affidino ad una delle tante, tantissime, troppe piccole Case editrici che pubblicano solo a pagamento. Viene offerto un contratto in cui l'autore si impegna a comperare a prezzo di copertina 200 copie delle 500 che l'Editore pubblicherà. Si va sui 3.000 euro tondi tondi. L'Editore si impegna a pagare le eventuali royalties dalla copia numero 501 in poi e non un soldo sulla prima edizione. Va da sé che con i tremila euro ha già abbondantemente pagato tutte le spese per l'edizione delle cinquecento copie. Potrebbe anche succedere che a parte i parenti e gli amici qualcuno acquisti sto libro e che poi per effetto di un passaparola avvenga il miracolo e si ottengano altre edizioni fino a raggiungere che so un diecimila copie. State certi allora che la Grande Editoria salterebbe addosso all'autore costringendolo a scrivere subito un altro libro, che verrebbe immediatamente portato al successo di almeno un centomila copie e alla vittoria di uno dei tanti premi letterari. Anche in questo caso funziona così.
F. Purtroppo per la stragrande maggioranza degli scrittori a pagamento si tratta di gente in astinenza di regole grammaticali e di punteggiatura con nessuna cognizione sintattica e pochissimo orecchio. Come libri di bassa satira andrebbero bene, oppure per chi volesse punirsi dei troppi peccati commessi ed espiare in silenziosa lettura. Per qualità di argomenti scelti e per la scrittura sono libri da evitare come la peste.
Ho un paio di inediti nel ripiano in basso della mia scrivania. Fino alla fine vedrò cosa mi conviene fare. Forse tradurli in tedesco e tentare con una deutsche Verlag. Se andasse buca brucerò tutto quando sentirò che incominciano a mancare le forze, ma pagare per farli pubblicare mai.
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