Ieri nella mia posta elettronica ho ricevuto una mail della mia cara amica Cristina, piemontese DOC come un Barolo d'annata, che, tra l'altro, commenta il post che ho scritto sul mio blog il 7 ottobre scorso dal titolo "Dolore sbattuto in diretta".
"...siamo lì a guardare le sequenze del dolore in diretta senza avere neanche il pudore di cambiare il programma. Hai ragione Enzo! Hai mille ragioni! Ma...chi l'ha cambiato quel programma? Siamo sinceri: io non l'ho cambiato. Sento tutti indignarsi ma quel programma non l'ha cambiato nessuno!
Quando siamo diventati così? ...Siamo sempre stati così! È nella natura umana. Basti pensare all'antica Roma, dove si andava a vedere nelle arene squartare persone e dove ci si divertiva; nel medio evo, dove se c'era un'impiccagione in prima fila c'erano i bambini, perché veniva concepito come un divertimento; nella grandi rivoluzioni quando si giustiziava qualcuno, per strada c'era tutto il popolo, come se si trattasse della prima di uno spettacolo importante per giunta gratuito.
Siamo sempre stati così, è nella natura umana".
Mi ricordo che Gioacchino Belli, grande poeta dialettale romano del XIX secolo, in una sua poesia scriveva che a Piazza Navona era perennemente eretto un palco, dove venivano eseguite le punizioni corporali. Il condannato veniva piegato su un cavalletto a pancia sotto e culo per aria -nudo si capisce- e il boia su quel culo picchiava 30 oppure 40 frustate di quelle che lasciavano segni indelebili.
Belli dice che la gente veniva in massa da tutta Roma, e che tanti pagavano per stare proprio sotto il palco e non perdersi nessuno dei movimenti convulsi e dei lamenti del disgraziato.
Pagavano profumatamente, e se la vittima era una donna, pagavano il doppio.
"Credo che sia nella natura umana -continua Cristina- la pusillanimità di guardare quel che succede ad Avetrana e dire tanto a me non capita...senza pensare che magari tua sorella, tua cugina, la figlia di una tua amica stia subendo molestie".
Sono addolorato perché devo concordare con la mia amica Cristina: il sangue, la morte, l'orrore, il dolore altrui attira morbosamente tutti, chi più chi meno. Basta osservare le code che si formano in autostrada quando è avvenuto un incidente. Si va lentamente perché la Polizia ci costringe a rallentare? Sì, certo. Ma soprattutto perché tutti allungano il collo per vedere cosa è successo e quanto sangue ha imbrattato l'asfalto.
Ma quando sono solo cocci rotti e lamiere abbozzate una smorfia di sdegno si allarga sulle labbra di tutti: "Solo un botto?! Niente feriti? Nemmeno un morto? Che schifo di incidente!"
Per quanto concerne la storia di Avetrano, se non ci fosse una ragazzina ammazzata quando appena iniziava a vivere, la si potrebbe definire una pagliacciata, dove tutti, ma proprio TUTTI, si divertono a fare i giallisti e i detective.
A cominciare dagli avvocati.
Ma che razza di avvocati ci sono nel Sud Italia? Gente che non conosce l'uso del congiuntivo.
Ieri sera a "Porta a Porta" l'avvocato Daniele Galoppa, difensore di Michele Misseri, volendo dire "faccio una precisazione" ha detto per ben DUE volte di seguito "faccio una PRECISIONE".
Poi ha raccontato balle su come verrebbe trattato il suo assistito in carcere, che, a suo dire, avrebbe saputo da "qualcuno all'interno della Casa di Pena" dell'arresto della figlia Sabrina, lasciando intendere in parole povere che a rivelarglielo fosse stata una guardia.
Stamattina la SAPPE , Sindacato Autonomo di Polizia penitenziaria, in una nota ufficiale ha fatto sapere che il Galoppa non è esperto di cose penali, altrimenti saprebbe che il suo assistito è in regime di isolamento precauzionale a tutela della propria incolumità personale, e che in assenza di divieto può ricevere telefonate e posta dall'esterno.
Avvocaticchi che sbagliano congiuntivi, si confondono sui sostantivi, ma non sui programmi TV, dove li trovi sempre in prima fila e dove dibattono coi colleghi della parte avversa, vedi i legali di Sabrina Misseri con quello della famiglia Scazzi a Matrix due sere fa.
Bruno Vespa ieri sera, con la suprema arguzia che lo contraddistingue, faceva notare che a proposito di Michele Misseri era scomparso l'appellativo "mostro".
Che bello!
Adesso è un povero Cristo, che dorme su una sdraio in cucina e mangia i resti dei pasti della due megere di casa, Cosima e Sabrina: insomma n'omme emmerda, un ratto di fogna, una pantegana di fosso campestre che si sta sacrificando per salvare le sue aguzzine.
MICHELE SANTO SUBITO
Santo e protettore di tutti gli stronzi masochisti come lui, di tutti i coglioni senza spina dorsale, di tutti l'ommene emmerda di cui è infestata la penisola nostra.
Altro dirvi non vò che vi sia grave.
Ho una sola domanda: ma se così forte era il connubio, la collusione, l'unione tra Cosima e Sabrina, com'è possibile che Sabrina appunto per dare una lezione alla cugina sia ricorsa al padre e non a sua madre?
Queste sono cose di donne: che ci azzecca uno che lecca i resti dai piatti come un cane randagio? Che ci azzecca uno che è stato sbattuto fuori dal letto coniugale dalla moglie andare a dare una mano alla figlia?
E perché mentre tutti cercano Sarah scomparsa, rapita, evaporata, disintegrata, Cosima resta in casa e usa il telefono di casa per fare telefonate?
Stava creandosi un alibi?