Se avessi avuto un vascello
ancorato nel mio piccolo porto
questa notte avrei alzato le vele
e solcato il mare negro e furibondo
falciato da freddissimi venti:
libero, solo, privato di angosce
verso un orizzonte sempre lontano
da non raggiungere mai.
Ma invece di un porto ho un garage,
il suolo è di cemento, le mura di tufo
e a togliere cielo dalla vista
un tetto di amianto ondulato,
tutto molto borghese e poco o niente
sapore avventuroso.
Ma ci si può inoltrare nell'ignoto
anche guidando un'automobile nera
con cerchioni cromati, se si vuole,
purché si abbia il coraggio
di marciare a fari spenti, guardando
il buio della superstrada come fosse
una oscurità marina,
e basta lasciare i finestrini aperti
e schiacciare a fondo l'acceleratore
perché la pioggia ti penetri la pelle
come la spuma del mare.
Un tuffo nel mistero,
nell'assoluto imprevedibile e nascosto,
un rischio cercato per puro gusto
dell'orrido e del disastro incombente.
Ma poi purtroppo tutto deve finire:
luci blu lampeggianti mi inseguono,
polizia o pompieri o ambulanza, non so,
mi conviene accendere i fari e le luci
di posizione e rallentare la corsa.
E solo attraverso la luce dei fari
riconosco i fiocchi di neve che a migliaia
mi turbinano incontro, e che già hanno
ricoperto la strada. L'ambulanza
mi sorpassa veloce col suo carico triste
e disperato. Non riesco più a spegnere
le luci adesso che mi accorgo che il volante
vibra niente affatto tranquillo tra le mie
mani per via del fondo stradale
sdrucciolevole e ghiacciato.
Ma è stato bello come un sogno,
come un incantamento, come
la liberazione dalla solitudine e dalla noia.
Idea balzatami fuori dalla testa e poesia scritta di getto, una parola dopo l'altra questa mattina senza interruzione, alla rilettura di un commento di Silvia del 5 dicembre 2010 a un mio post della stessa data dal titolo "Viaggiavo solo di notte".
Bello il commento, buona l'idea rubata.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaBuona la prima... Così si suol dire,tutto quello che nasce spontaneo e immediato ha fascino particolare
Vivere le emozioni di getto anche quelle più pericolose ci fanno sentire un po' eroi,padroni della nostra vita,ma il rischio e' troppo grande e' un po' come dire meglio viere un giorno da leoni o cento da pecora?
:)))
Verissimo Claudia! Stavo cercando un vecchio post e mi sono imbattuto in una mia poesia, dal titolo "viaggiavo solo di notte", in calce tra i commenti uno di Silvia, che mi ha acceso la lampadina. Ho scritto al volo senza pensare, mettendo solo i capoversi, e poi ho riletto. Mi è piaciuta e l'ho lasciata così.
EliminaVivere pericolosamente era, se non sbaglio, uno dei motti di D'Annunzio, come "memento audere semper", motto delle squadriglie MAS e poi, purtroppo, della X MAS della Repubblica di Salò.
Meglio vivere un giorno da leoni, che domanda. Peccato che duri solo 24 ore....
:)))
Beh, diciamo che non ti ha influenzato per nulla un certo Battisti...
RispondiEliminaCiao Vincè!
Non conosco la canzone di Battisti che avrebbe potuto/dovuto influenzare. Di che parla Mariè?
EliminaCiao Bella.
Dopo te la posto quando torno a casa.Ma tu su mourinho che forse torna non hai nulla da dire? Io ho gia scritto in post dal sottotitolo/ torna sta casa aspetta solo te. Nel mio idioma ... Baci mariella dall'iphone.
RispondiEliminaCado dalle nuvole!!! Ma da dove viene sta notizia? È per questo che stanno facendo acquisti di gente quasi mai prima "nomata"?
EliminaFosse vero non vorrei trovarmi nelle mutande di Galliani
ah ah ah ah ah ah ah ah!
Sì grazie, postami la canzone.
Ciao e baci Mariella dall'iphone.
Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi
Eliminaritrovarsi a volare
e sdraiarsi felice sopra l'erba ad ascoltare
un sottile dispiacere
E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
dove il sole va a dormire
Domandarsi perche' quando cade la tristezza
in fondo al cuore
come la neve non fa rumore
e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte
per vedere
se poi e' tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
qualcosa che
e' dentro me
ma nella mente tua non c'e'
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
tu chiamale se vuoi
emozioni
Uscir dalla brughiera di mattina
dove non si vede ad un passo
per ritrovar se stesso
Parlar del piu' e del meno con un pescatore
per ore ed ore
per non sentir che dentro qualcosa muore
E ricoprir di terra una piantina verde
sperando possa
nascere un giorno una rosa rossa
E prendere a pugni un uomo solo
perche' e' stato un po' scortese
sapendo che quel che brucia non son le offese
e chiudere gli occhi per fermare
qualcosa che
e' dentro me
ma nella mente tua non c'e'
Capire tu non puoi
tu chiamale se vuoi
emozioni
tu chiamale se vuoi
emozioni
EMOZIONI (LUCIO BATTISTI)
Cercala su YOU TUBE, cosi potrai ascoltarla.
EliminaE' inutile che io ti lasci il link visto che su blogspot non si riesce a postarli.
E' una delle mie canzoni preferite.
Bella la conosco, ma non ricordavo il verso del guidare a fari spenti nella notte. Battisti ha musicato con musica immortale versi bellissimi di Mogol, che è un poeta vero.
EliminaIl mio era un altro argomento, anche se questa non appartiene alla categoria delle mie migliori poesie, secondo me.
A volte rubare un'idea non è un male,
RispondiEliminaspecie se si arriva a scrivere cose così belle.
Poi se a Silvia piaceva l'idea sicuramente avrebbe fatto prima lei, inoltre l'ispirazione da qualche parte deve arrivare, o no????
Ciao Vincenzo
Infatti Silvia nel commento dice che avrebbe voluto scriverci un post lei, ma io l'avevo buggerata scrivendo prima quella poesia. Adesso cercavo non so più cosa e ho ritrovato poesia e commento. Mi è venuta l'idea dal suo "accorgersi una volta accesi i fari che stava viaggiando in una bufera di neve". Vero è che lei i fari si era dimenticata di accenderli, per meglio dire non si era accorta di averli spenti. Uno di quei giorni -rari- in cui non pulisce bene gli occhiali.:)))
EliminaGrazie a Silvia per la sua idea.
Non c'è di che.
RispondiEliminaNon si chiama rubare, ma assorbire.
Mi piace fino ad "avventuroso".
Pure io ho scritto una poesia, l'ultimo pomeriggio di neve.
Bene ho assorbito il tuo pensiero, succede in casi di stretta empatia, ci si influenza a vicenda.
EliminaHai ragione. L'ho riletta: la poesia finisce ad avventuroso.
Sai che faccio, caro il mio editor?
La inserisco nel nuovo gruppo di poesie nuove che sto raccogliendo, unite ad alcune vecchie da salvare per farne una nuova raccolta.
Grazie della critica costruttiva.
Perché non la posti la tua poesia di un pomeriggio nevoso?
perchè no?
Eliminala intitolerò "l'ultima neve di primavera"
Bello il titolo: adesso mi metto ad aspettare il testo.
EliminaSperiamo sia un po' ermetico, come piace a me.
Ciao e tanti auguri per la Pasqua a te, a G. a F. a A.
e al coministaccio.
bella la poesia e se permetti bello il gesto. Avresti potuto non dire che te l' aveva ispirata Silvia in un vecchio commento, ma tu da signore quale sei invece lo hai fatto. Non é da tutti e non é da poco, soprattutto in un mondo dove spesso ci si prende meriti che non si hanno. Te saluto.
RispondiEliminaT'aringrazzio der riconoscimento de corettezza, ce mancherebbe puro che me pjo robba che nun è la mia!
EliminaEppoi hai sentito a Sirvia? Me dice che nun ò arrubbato gnente ma me lo so assorbito. Un po' me puzza: siccome la conosco bbene nun vorrebbe che lei nun penzava a la carta assorbente, ma magara a la carta gienica!
Però che voi in arte e in letteratura abbisogna da dì la verità: è na specie de vanto, de aroganza, de sfrontatezza; sarebbe a dì tu hai scritto na cosa senza volé fa male e io, guarda 'n po' ciò fatto na poesia. Comunque è ita proprio accussì: ho letto er commento de Sirvia, m'è venuta st'idea e me so scritto la poesia, e poi je l'ho voluto dì, ner senzo tu me dai puro l'ispirazzioni bone nun me fai solo venì er mar de panza. Ma semo amichi e se volemo bbene.
Come co te, che se sempre così carinella quanno me fai li commenti.
Tanti auguri de pasqua a te, li fij tua e er manzo tuo Gaetano. Dije da parte mia che cià 'n ber culo avette trovata.
Ciao Mariagrà.