Filippo e Piero non erano amici dai tempi del liceo perché si erano conosciuti quando Filippo stava già all'Università per diventare un medico famoso e ricco come suo padre, e perché Piero al liceo Cavour ci passava davanti in bicicletta per andare a lavorare in tipografia. Per poter fare quel lavoro s'era dovuto rimettere a studiare le regole della grammatica, dato che era analfabeta di ritorno: dopo la quinta niente scuola d'obbligo ma via nei campi a fare il contadino e lì non occorre la consecutio temporum.
Filippo e Piero si erano incontrati la prima volta a un tavolo di poker negli scantinati del Circolo Unione, dove Filippo faceva scappar via la gente gettando sul piatto fogli da 500 euro a dozzine quando bluffava. Ma Piero una sera con tre nove era andato a vedergli un servito, mettendo sul piatto al posto dei soldi che non erano sufficienti l'anello d'oro con brillante che gli aveva regalato suo nonno e che era tutto il suo tesoro.
C'era rimasto secco Filippo con una scala buca: qualcuno osava vedere un suo bluff e lo fregava con tre schifosissimi nove; ma Piero sapeva giocare molto meglio di lui e gli conveniva farselo amico.
"Facciamo coppia fissa e giochiamo a mezzo: i soldi li metto io e tu metti il tuo fiuto, ok?"
Certo che c'era stato Piero e di gran carriera.
Filippo aveva anche un secondo scopo: Piero era circondato di ragazze carine, ma soprattutto era amico di Eugenia, il suo grande amore ancora non corrisposto. Che cavolo ci trovasse Eugenia, figlia anche lei di un grande chirurgo proprietario di due cliniche di lusso, in uno come Piero lo sapeva Dio, ma a lui bastava che gli presentasse la ragazza per cui gli fece vincere un bel po' di soldi prima di chiedergli chiaro e tondo quando gli presentava Eugenia.
Piero un po' ci rimase male, ma in fondo aveva capito. Anche lui si era messo con Filippo con un secondo scopo: a Piero piaceva da matti Filippo. Con le ragazze chiacchierava e basta, ma a lui piacevano i ragazzi, Filippo sopra tutti. Per lui avrebbe dato la vita, se lo sentiva.
"C'è un mio amico che vuole tanto conoscerti", disse a Eugenia un pomeriggio.
"Se è amico tuo che se ne fa di me?", gli aveva risposto lei ridacchiando.
"Lui è diverso, siamo amici e basta".
"Allora fammelo conoscere".
Mentre tornava a casa in bicicletta a Piero era incominciato a vibrare in tasca il cellulare.
"Cosa combini con Eugenia?"
"Ci ho preso un appuntamento per questa sera a casa di un'amica sua".
"Questa sera?"
"Questa sera".
Filippo non stava più nella pelle e Piero si sentì stringere lo stomaco.
"Passo a prenderti dopo cena, gli disse Filippo; fatti trovare al Circolo".
Arrivò pochi minuti prima delle ventuno a bordo del Q7 di suo padre. Puzzava di alcool.
"Ti sei sbronzato?", gli chiese Piero.
"Mi dovevo caricare un po', è troppo importante sta serata".
"Puzzi come un vecchio vagabondo".
"Mezza bottiglia di wodka, che sarà mai".
"Dobbiamo arrivare ad Anguillara, sul lago di Bracciano. Tu così combinato non guidi".
"Allora fallo tu, ma vacci calmo con questa bestia".
Tutta automatica con levette al volante come nella Formula Uno. Piero aveva guidato qualche volta il furgoncino Polo della tipografia. Iniziò con gran cautela, guidando piano, ma quella macchina non andava piano, scappava via. Sulla Cassia già schizzava.
"Apri il finestrino e caccia la testa fuori, ché la tua puzza di alcool mi sta ubriacando".
Passata Bracciano iniziarono a costeggiare il lago a forte velocità.
"Rallenta Piero ché qui è pieno di curve".
"Ormai l'ho capita sta macchina: non ti preoccupare ché la tengo in pugno".
Da una curva sbucò in senso contrario un'auto con gli abbaglianti accesi.
"Tieniti sulla destra, Piero, e tocca leggermente il pedale del freno. Non frenare a morire per l'amor di Dio".
Ma Piero non vedeva più niente e piantò una gran frenata.
La Q7, oramai senza guida, sbandò un po' qua, un po' là e finì la sua corsa dentro il lago.
Durante la sbandata la portiera di destra si spalancò e Filippo si trovò sulla sabbia con le cosce a mollo. Vedeva i fari della Q7 sotto l'acqua.
Adesso uscirà fuori, pensò.
Ma Piero non emergeva.
Si fermarono altre macchine. Qualcuno si buttò a nuoto. Dopo qualche minuto trascinarono a riva il corpo di Piero. Non respirava. In tanti che si davano da fare nessuno sapeva veramente come si soccorre un annegato. Non sembrava ferito, era solo pieno d'acqua.
Arrivò un'ambulanza, ma era troppo tardi.
Verso mezzanotte alla stazione dei Carabinieri di Bracciano arrivò anche Eugenia.
"Perché guidava lui il tuo macchinone? Piero sapeva andare appena con la Polo".
"Non mi sentivo tanto bene, mentì Filippo. Comunque non era ferito e la macchina stava a tre metri di profondità. Poteva uscire e venire a riva che stava appena a una ventina di metri. Non capisco".
Eugenia lo guardò un attimo.
"Piero non sapeva nuotare. Aveva il terrore dell'acqua".
Gli volse le spalle e se ne andò senza salutare.
Che serata di merda, pensò Filippo; peggio di così non poteva finire.
Buonasera Vincenzo,ecco un altro racconto che ho letto tutto d'un fiato.Molto carino grazie!
RispondiEliminaBrava, bada a non farti venire il fiatone:)))
EliminaChissà che storie potevano nascere, con quei personaggi appena abbozzati ma così carichi di promesse (e con il poker sullo sfondo)e sono finite in fondo a quel lago!
RispondiEliminaCiao Vincenzo
Bel racconto, finito male per tutti e tre i personaggi; la chiusa di Flip sembra tratta da un film, protagonista il Bogart di Casablanca.
RispondiEliminaSe Piero avesse confidato le sue cose intime (tipo il non saper nuotare) anche a Filippo oltre che a Eugenia, magari si sarebbe salvato.
Magari sì, ma anche magari no: se avevi già deciso di farlo fuori, c'era il rischio che finisse velinato dai rulli della rotativa tipografica.
Io, leggendo, avevo previsto un finale molto più dolce, in cui la scornacchiata sarebbe stata solo Eugenia (e le sarebbe stato bene, anche solo per la ridacchiata allusiva).
Piero estratto dall'auto gonfio d'acqua come un pallone, Flip, futuro medico famoso, dando retta agli insegnamenti di mastro Esculapio, si era lanciato nelle manovre di respirazione artificiale uora-uora apprese solo con la teoria; pompa che ti pompa con esito negativo, era passato alla respirazione bocca-a-bocca (che a scuola, chissà perché, aveva come 'vittime', sempre teoriche, da salvare solo femmine); insuffla che ti insuffla, a un certo punto si era reso conto che Piero era salvo. Avrebbe voluto mettere fine all'intervento, ma la lingua di Piero si era abbarbicata alla sua, solleticandogli le tonsille, un modo come un altro per ringraziarlo per la vita restituita.
Lo sventurato Flip aveva corrisposto, incredulo.
Eugenia era ancora in attesa a casa dell'amica, Flip e Piero erano volati in Tedeschia e colà si erano sposati, vivendo a lungo felici e contenti.
Ciao, buona serata.
Pa',
RispondiEliminaprometti che il prossimo lo fai finire bene? ^_^
Da stampare e farne delle tovagliette all'americana per i pub e locali serali frequentati dai nostri giovani, che sai come entrano ma non sai come escono.
RispondiEliminaCome sai io nutro una alcool-fobia.
Al volante l'ebbrezza è mortale, però anche se non devi guidare la condizione di ebbrezza ha qualcosa di patetico.
Come dire, per divertirmi non mi basto io, non mi bastano gli amici, ci vuole un estraneo ... che tristezza!
Questo racconto é un grande noir!
RispondiEliminaLeggero, pieno di aspettative che troppo presto vengono recise.
RispondiEliminaÈ sempre molto piacevole leggere i tuoi racconti. :)
RispondiEliminaA proposito... Come va nella nuova casa? Tutto ok?
Un caro saluto. :)
Bel racconto.
RispondiEliminaEVVIVA LO MODERNO MONNO
RispondiEliminaVi sarete accorti, credo che sono sparito. Vi racconto il perché.
Per 14 anni ho adoperato un obsoleto PC, che aveva solo una capacità di 80 Giga, un motore di appena 900 Megabite e una lentezza terrificante. Quando lo accendevo muggiva, ruttava, scoreggiava e sonnecchiava pacificamente, incurante dei moccoli che tiravo giù io. Ma poi partiva e non si fermava MAI. Aveva anche gratuito Word, e un motore Window 98, che era una barzelletta far funzionare.
L'ho relegato in cantina, dietro il motto "casa nuova, vita nuova, PC nuovissimo: un portatile di ultima generazione, con un Tarabite di capacità, 12 gigabite di velocità e un Window 8, che è il non plus ultra.
Ma questo grandissimo stronzo non ha il Word, che devi acquistare e installare per la monnezza di 100 euro, come lo tocchi male si ingrugna e ti volge le spalle.
È improvvisamente diventato tutto grigio, scorreva solamente la freccia della mause e ti saluto scuffia.
Lo porto indietro, ho immediatamente detto io.
NO!!! Urla mia nipote Cristina, lo ha fatto pure il mio e si deve schiacciare qualche tasto qua e là e poi ritorna. È vero qualche volta ritornano, ma il mio no.
Morale: ieri, festa di compleanno di mio nipote Alessandro, tutti a guardare nei loro portatili in Internet per sapere come, e alla fine si seppe: spegnere, riaccendere, rispegnere, riaccendere, arispegnere e a prodotto spento premere più volte F8.
Effettuato e lui, incazzato come un toro, ritornò.
Carlo Goldoni, buon anima, scrisse "Le gioie della villeggiatura", io potrei scrivere "le gioie della modernità", ma ve ne faccio grazia.
@Nina: potevano venir fuori tante storie e forse a me è venuta fuori la più mediocre. Chiedo scusa.
@Gattonero: vedo con piacere che la tua immaginazione è più perversa della mia, ma forse avrebbe dovuto finire così, come hai immaginato tu. Ciao gattaccio!
@Riccardo: promessa solenne, il prossimo lo finisco in piedi lui ed io, intendo il mio personaggio.
@Silvia: come sempre, di fronte a certe situazioni, spunta la madre di due figli moderni. Odio e detesto alcool e droghe al volante, ma non solo: ti garantisco che per un giovane guidatore avere accanto una procace fanciulla in fiore mezza sbronza magari e profumata e attraente porta gli occhi altrove, specie se la fanciulla è in minigonna e non alla strada. Dillo e raccomandalo a F. Mai imbarcare minigonne, ma solo ragazze pantalonate e possibilmente racchie.
@Adriano Maini: grazie tante Adriano, adoro i noir.
@Mariagrazia: sei sempre tanto carina.
@Lenny: la casa va bene, sono io che vado lento, da buon nerazzurro.
@Mariella: sobria come deve essere una vera bergamasca. A proposito, ma bergamaschi sono solamente gli uomini, le donne non sono bergafemmine?
:))
A TUTTI: GRAZIE DI ESISTERE!!!
Non sono bergamasca.
RispondiEliminagh gh gh gh gh
EliminaCavolozzo fritto! Devo aver fatto un po' di confusione, mannaggia...scusa Mariella...scusa Claudia.
EliminaAllora sei tu la bergofemmina....
:))))
Ha ha ha si Vincenzo sono io la bergofemmina:)))
EliminaE allora tanta salute a te!!!
EliminaCiao Vincenzo!
RispondiEliminaEugenia mi sta antipatica..ecco,il racconto anche se triste perché' di felice in questa storia non c'è nessuno,mi piace assai
Buona Domenica sera :)))
Tipico antagonismo femminile, a prescindere dalla tua orobicità. Ma Eugenia è un personaggio di sfondo.
EliminaGrazie, la domenica è finita bene a metà: il Milan ha perso, purtroppo la Juve ha vinto, ma non potevano perdere tutte e due visto che giocavano l'una contro l'altro. Soddisfatto a metà, perciò.
Speriamo che la settimana vada benone.
Lo auguro anche a te. Ciao.
Ma di che?
RispondiEliminaEra per dire che sono una giocatrice di poker
Ciao Vincenzo!
Quanto, ma quanto mi sei simpatica!!!
EliminaHo giocato fino a una diecina di anni fa, poi ho smesso perché sono andati via i miei antagonisti prediletti, quelli che spellavo com più soddisfazione e dai quali mi facevo spellare con più masochistico gusto.
Ci si incontra?
:))
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaIo gioco a carte ogni volta che posso cioè quando mi ritrovo con le mie sorelle, nipoti ecc. quindi in vacanza o quando vengono a trovarmi (siamo abbastanza sparpagliati in Italia e all'estero).
EliminaCome surrogato tutto il resto dell'anno gioco a poker on line, sul sito di pokerstars.it (nome in codice: nina899) a soldi finti. E' bello perché spesso mi ritrovo allo stesso tavolo con mio nipote che vive in Francia, anche lui giocatore. Stesse emozioni che a giocare dal vivo con soldi veri: i miei familiari hanno capito che ho sviluppato una vera dipendenza ma tacciono.
Mi piacerebbe assai giocare con te, e a dire il vero anche conoscerti di persona. Quien sabe?
Elimina
Già: quien sabe?
EliminaVoglio provare ad andare sul sito pokerstars.it: forse ci si incontra, finora non l'ho mai fatto, porque no!
Si vedrassi.
ti aspetto, ci sono tutte le sere o quasi...
EliminaVedremo!
EliminaTu mi fai ritornare la voglia di raccontare
RispondiElimina(miglior complimento di questo io non riesco a generare)
È un complimentissimo, credimi: una gramnde soddisfazione che mi dai!
EliminaAllora riattacca Baol.
:)))
bello, grazie
RispondiEliminaGrazie a te, vuoi mettere!
EliminaE la domanda nasce spotanea,
RispondiEliminama ad Eugenia piaceva giocare a poker???
Due racconti superbi,
semplici ed incisivi, come piacciono a me.
Smackkk!!!
Non ho preso in considerazione tale ipotesi, ma penso di no, troppo stronza.
EliminaGrazie. Sto cercando di sperimentare raccontini veloci di una pagina o una pagina e mezza.
Arismackkk!!!