Luca buttò le gambe fuori dal letto con rabbia. Come al solito non aveva sentito la sveglia. Proprio oggi che aveva i minuti contati. Tanto valeva mascherarsi subito e fare innanzitutto un salto in Banca per prelevare i quattro soldi che gli sarebbero serviti.
Mascherarsi! Gli veniva da ridere: aveva deciso da un pezzo di indossare la diagonale smessa da sottotenente di complemento per recarsi alla festa dove l'avevano invitato. Era in congedo da otto anni, ma non aveva messo su un grammo di ciccia dai suoi anni migliori, e poi già l'aveva provata un paio di volte, quando voleva fare uno scherzo alla ragazza: lui il servizio militare lo aveva fatto tra i Carabinieri e lei sniffava. Le aveva detto che l'avrebbe arrestata prima o poi. Uno scherzo lo si può sempre fare, ma a pensarci bene meglio non strafare, non si sa mai che reazione poteva avere quella matta. Così aveva lasciato la bella diagonale nera con gli alamari argentati dentro l'armadio.
Anche indossarla per il Carnevale poteva essere un rischio: vilipendio della divisa o chissà quale accusa avrebbero tirato fuori, ma l'idea gli era sembrata bellissima e oramai chi gliela strappava dalla testa? E poi era una festa privata nella villa di un'amica di amici suoi, non in un locale pubblico; la cosa non avrebbe avuto nessuno strascico.
Dovette fare un salto in cantina dove teneva la scarpiera. Lì c'erano un paio di scarpe di cuoio nere, scarpe di ordinanza, che non calzava quasi mai. Luca usava le Nike durante l'inverno e i sandali nei mesi più caldi.
Indossata la divisa calcò il berretto con visiera e si rimirò allo specchio: i capelli erano un po' troppo lunghetti, ma non ci avrebbe fatto caso nessuno; bastava bagnarli un po' e lisciarli ai lati della testa.
Uscì claudicando appena per via delle scarpe un po' dure cui non era abituato.
Sul portone un gatto nero quasi gli saltò addosso. Luca scartò di lato con abilità velocemente. Guai se quel gatto fosse riuscito ad attraversagli la strada e dio ci salvi a toccarlo: Luca era terribilmente scaramantico e odiava i gatti. Gli sembrò che un paio di quei pelacci fosse rimasto attaccato ai suoi pantaloni e vi picchiò sopra energicamente col palmo di una mano finché non fu certo di averli ripuliti.
Andò con cautela verso la sua macchina. Qualcuno aveva parcheggiato così male che dovette manovrare per alcuni minuti per essere sicuro di uscire dal suo posto senza fare graffi sulla carrozzeria. Ancora un contrattempo, stava perdendo la pazienza e questo avrebbe significato una cascata di parolacce e di bestemmie di cui non sentiva la necessità.
Il traffico era assai sostenuto e caotico, sembrava che si fossero dati convegno per strada tutti i fannulloni della città, quelli più scarsi al volante, quelli più imbranati. Gli occorse il doppio del tempo normale per arrivare sul piazzale della Banca. Trovò un parcheggio in una zona dove normalmente era proibito lasciare la macchina, ma pensò di fare in fretta, in fin dei conti doveva prelevare pochi soldi al Bancomat, nessuna operazione con lungaggini e perdita di tempo. Attraversò il piazzale correndo. Una giovane donna, mascherata da olandesina con le treccine bionde tirate in su e gli zoccoletti ben noti, lo guardava con un sorriso sulle labbra.
Sono un bell'uomo in una bella divisa, pensò Luca e ricambiò il sorriso.
Dalla Banca uscirono correndo due Pierrot con una maschera nera sul viso: entrambi avevano dei sacchetti di plastica in una mano e nell'altra una pistola giocattolo. Quello davanti si fermò di colpo spalancando la bocca, quello dietro un po' più robusto alzò immediatamente la pistola giocattolo e sparò.
Luca era rimasto fermo a braccia incrociate e gli sembrava che il tempo si fosse improvvisamente fermato. I due Pierrot erano corsi via, l'olandesina era inginocchiata a terra con le mani davanti alla bocca e gridava come una pazza. Ma che diavolo stava succedendo? E poi quella pallina nera che era uscita dalla pistola giocattolo e che era diventata sempre più grande che voleva dire?
-Non sono arrivato in tempo, disse l'uomo giovane che stava fermo vicino a Luca. Dovevo custodirti ma ho perso l'attimo. Quando sono arrivato era già successo.
Questo era il mio angelo, immaginò Luca.
-Dove sono le ali? Tu non hai le ali?
-Queste sono baggianate che vi dicono da piccoli. Mi dispiace per come è andata, ora dobbiamo sparire da qui in fretta; abbiamo molta strada da fare.
-Sai che l'ho vista arrivare?
-Cosa hai visto arrivare?
-La pallottola.
-Non hai visto arrivare quello che pensi tu.
-Ti dico che l'ho vista, una cosa piccola e nera, che diventava sempre più grande fino a coprire tutta la visuale.
-Quello che hai veduto era la fine della tua vita. Adesso andiamo.
Luca si girò e guardò verso il basso, nella direzione dove stava guardando l'olandesina, là dove stavano accorrendo tante persone e si vide, cioè vide disteso a terra immerso nel suo sangue un corpo umano vestito da ufficiale dei Carabinieri.
-Allora, ti muovi? Chiese l'angelo.
E Luca finalmente si staccò da quella visione e lo seguì.
Vincenzo scrivi in maniera meravigliosa, ma ti prego non incolpiamo i gatti per quello che è successo , soprattutto quelli neri...
RispondiEliminaLi amo così tanto..ahahahah...
Un abbraccio speciale!
Grazie per l'apprezzamento. Io sono un felide di natura felina, figlio di una madre che adorava i gatti, vissuto sempre con almeno un gattino in casa. Potrei raccontarne di storie di gatti, le ho messe dentro i miei due romanzi pubblicati. I gatti neri sembrano pantere in miniatura e sono affettuosissimi. Non è vero che i gatti non si affezionino ai padroni, ma è certo che percepiscono immediatamente a pelle chi li ama e chi no e si comportano in conseguenza.
EliminaMa la credenza popolare parla di scalogna portata dai gatti neri e il nostro Luca è uno che a certe cose ci crede. Tutto qui Nella. Buona settimana.
Ecco, la storia di Luca diventa sempre più interessante. E con maggiori spunti di riflessione. E poi ci ritrovo per intero Enzo lo scrittore. La sua maniera feroce di descrivere gli eventi, senza nessuna tregua. Mentre il personaggio principale della storia prende più corpo ad ogni episodio e ci appare così com'è, con tutte le sue miserie ed i suoi limiti. Esattamente come noi.
RispondiEliminaBuon lunedì di Pasquetta, ENZO.
Sì, hai ragione un po' mi rassomiglia.
EliminaIl mio modo di scrivere lo conosci ormai. Io so scrivere solo così con immediatezza. Una volta li buttavo giù a penna su un quaderno sti racconti, adesso li scrivo direttamente sul blog. Mi diverto di più. Poi rileggo e, a torto o a ragione, non trovo niente da cancellare oppure omettere. Chiudo e invio. Più facile di così.
Ho in mente un altro episodio, che tu ci creda o no. Poi lo scrivo.
Ciao sorella maggiore d.s.d.M.
Non solo ci credo. Ci conto sul prossimo episodio :-)
EliminaTu sì che mi conosci:-)
EliminaAllora è questa l'idea che ti sei fatta della morte, non la luce, come dicono gli 'illuminati' che hanno visitato l' aldilà, ma il buio. Mi sembra più credibile,.
RispondiEliminaAspetto ciò che ci racconterà Luca, hai visto mai, una terza dimensione...
A me basterebbe ritrovare i miei cani.
Cri
Una parete liquida di buio incombente. Ignoro cosa ci sia al di là e SE ci sia qualcosa, ma come dicono i miei amici crucchi "lassen wir uns überraschen", cioè lasciamoci sorprendere.
EliminaStai tranquilla Cri, se qualcosa c'è ci saranno i tuoi cani, ci saranno i miei gatti e ci sarà Ala, la splendida setter irlandese che tanta gioia mi ha dato.
Abbi fede Cri. Sono là che ci aspettano dentro un raggio di sole.
Vin
spero tutto bene.
RispondiEliminanon c'è problema Riccardì. Io tiro avanti, anche Luca a quel che pare.
EliminaCiao Vincenzo!
RispondiEliminaPreferisco immaginare l'episodio finale come una dama che mi viene a prendere durante il sonno,tranquilla,beata e vecchia,quasi antica io,speriamo si avveri perché ho il terrore del dolore,delle malattie e sopratutto dare la mia mancanza a chi amo
Vincenzo i tuoi racconti sono sempre molto interessanti, tu hai questa grande dote della scrittura,passi da eventi drammatici a quelli gioiosi per questo mi piaci assai
Ti abbraccio forte bell'omo! Buon fine settimana :))
Ti consiglio di non pensare troppo a quella dama, beata e vecchia, che ti prenderebbe nel sonno -splendida fine- perché se incominci a pensarci adesso che sei ancora troppo giovane finirai col fartene un incubo quando le forze scarseggieranno.
EliminaSono solo curioso di vedere se potrò ancora vedere qualcosa un secondo dopo. Non mi pongo comunque quel problema, perché se la seconda vita esistesse davvero lo constateremo dopo quel fatidico momento; se invece tutto finisce in quell'attimo non occorre preoccuparsi: non ci si deve preoccupare del nulla.
Sperare intanto si può, e chi crede creda, dato che ha questa fortuna.
Un vigorosissimo abbraccio anche a te, bella donna! Buona domenica Claudia.
Ahhh Vincenzo sapessi quanto non ci penso..amo troppo la vita,ovvio che nei nostri svariati pensieri capita anche quello ma lo faccio con molta superficialità,come dici tu c'è ancora tanto di quel tempo..lo spero neh
RispondiEliminaGrazie caro amico,buona domenica anche per te
Un bacio :)))
Sì, c'è ancira tantissimo tempo per me, figurati per te!
EliminaSe ti passa quell'idea per la testa facci una bella risata e toccati le natiche con le prime due dita incrociate di entrambe le mani. A voi donne gli scongiuri fatti così funzionano sempre; noi maschietti soppesiamo le nostre biglie, ma il risultato è identico.
Una bellissima domenica ti auguro, bella femmina.
E ricambio il bacio, ci mancherebbe :)))
Arrivo tardi ma in tempo. E' sempre un piacere leggerti e scoprirti diverso. Incontreremo un pierrot un giorno. Ci porterà da qualche parte, chissà.. spero solo non sia tra i millemila posti già immaginati. Oppure non ci porterà affatto. Motivo in più per goderci questa vita respirandola a fondo. Con gusto.
RispondiEliminaTu sei sempre in tempo, memento.
EliminaIo me la immagino così, come l'arrivo di un misterioso pierrot, coperto o meno il viso da una maschera. Fino allora me la vivo e me la godo, visto che`è l'unica che ho e che forse avrò. Ti cito perché l'espressione mi piace molto: "questa vita me la respiro a fondo, con gusto."
Ciao, amico mio.