Un uomo bianco si sveglia una mattina con un forte dolore al torace, sulla destra, in alto. Piuttosto pigramente si veste e aspetta che il dolore si attenui e che poi se ne vada. E`già successo. Ma questa volta non se ne va, anzi sembra aumenti. Prova a fare movimenti spingendo le braccia in alto, perché di sicuro si tratta di un dolore muscolare e se si muove un po' se ne va al diavolo da dove è arrivato. Ma non succede niente, anzi qualcosa succede: appena tenta di respirare a fondo il dolore aumenta e non riesce a riempire i suoi polmoni.
Dopo un po' di riflessioni e tentennamenti l'uomo bianco decide di rivolgersi al suo dottore di casa.
-Che succede? gli chiede il doc.
L'uomo bianco glielo spiega e il dottore lo visita e lo ausculta attentamente.
-Non mi convince. C'è una insolita resistenza al tatto qui su nella zona apicale destra. Facciamo un paio di lastre. Vada a questo indirizzo a nome mio.
Gli fanno due lastre al torace.
-In questa zona si vedono due piccole macchie, gli spiega il radiologo. Bisognerà tenerle sotto controllo.
Il suo medico di base non è però convinto.
Telefona ad un collega, direttore di un centro diagnostico della città.
-Le mando un mio paziente. Lo faccia il più presto possibile perché mi sembra urgente.
Contrariamente alle sue previsioni l'uomo bianco viene ricevuto immediatamente e gli viene fatta una TAC al polmone destro.
-Ci sono due noduli, gli comunica il professore nel colloquio successivo; vede queste due macchie rosse in campo azzurro, sono loro due.
-Di che pensa si tratti?
-Non si può definire così ad occhio la situazione. Torni dal suo medico curante che le spiegherà cosa conviene fare.
L'uomo bianco è già in fibrillazione perché non è uno sciocco e la parola "noduli" gli ha fatto scattare nel cervello un campanello d'allarme.
-Purtroppo potrebbe trattarsi di quel che teme lei, gli dice il suo doc; noduli cancerosi, per questo adesso le prelevo due campioni di sangue che invieremo con le lastre e la TAC al laboratorio della Clinica oncologica dell'Università di Haidelberg.
Da quel momento iniziano le ore della verità, le più lunghe della vita dell'uomo bianco. È entrato in un tunnel misteriosamente buio. Ci sarà un'uscita? Quale sarà questa uscita?
Intanto aspettare fino a lunedì, perché siamo a venerdì sera e di domenica qui tutti fanno pausa, cristiani, ebrei e musulmani.
Il lunedì mattina prestissimo il suo medico gli telefona per dirgli che dovrà tornare al centro diagnostico per fare una seconda TAC, questa volta a pancia sotto perché il laboratorio della clinica oncologica la pretende.
-Che se ne fanno di una seconda TAC? Non è venuta bene la prima?
-La prima l'ha fatta dal davanti, questa la deve fare dal didietro. Vogliono evidentemente vedere sti noduli da ogni lato.
Deve passare l'intero pomeriggio di lunedì dentro il centro diagnostico, perché c'erano altri prenotati prima di lui. È chiaro che in questo momento il suo unico pensiero è farla finita con questa storia una volta per tutte
L'indomani ritelefona al suo dottore per sapere qualcosa, qualsiasi cosa, perché il silenzio e il dubbio è il male peggiore.
-Non è arrivato nessun risultato. Stia calmo perché forse non è un segno completamente negativo questo prolungato silenzio.
-Ma per trovare sto benedetto TPA ci vuole tanto?
-Sono diverse tipologie di cancro, non una sola. Ci vuole tempo e pazienza.
Ma pazienza l'uomo bianco non ne ha più. Ormai sente dentro di sè nascere la certezza della malattia disgregante e fagocitante. Ha visto morire un carissimo amico, un greco forte come Aiace Telamonio e Achille insieme, distrutto da un cancro polmonare in meno di un anno. La mattina`del giorno in cui Paul è morto stava anche lui insieme alla moglie e a Demetrio, il figlio, davanti a una finestra di vetro a guardare quello che rimaneva di un gigante mitico: uno straccio strapazzato pieno di cannule e di fili e di cavi, che in piena cachessia si lamentava lugubramnente vomitando di continuo materia grigio scura. Se ne era scappato via quasi in lacrime l'uomo bianco perché non sopportava la visione di quello strazio.
Non voleva finire in quel modo, non poteva finire in quel modo.
Mercoledì mattina il suo medico gli disse che non c'erano ancora notizie.
-È cancro, disse l'uomo bianco.
-Non è detto, ma potrebbe essere.
-Quanto mi resta da vivere?
-Prima bisogna vedere di che tipologia cancerosa si tratta. Qualche volta è curabile.
-Nel caso non lo fosse, dottore, quanto tempo mi resta di vita normale, non vita biologica intendo, ma vita attiva.
-Bisogna vedere...
-Quanto?
-Di norma da sei mesi a un anno.
-Grazie doc, io resto qui in attesa di notizie.
In quel momento aveva deciso: ho un cancro incurabile, in pratica sono un terminale. Ho sei mesi di tempo sicuri per sistemare alcune cose mie, poi scriverò una lunga lettera. La mattina successiva all'alba uscirò di casa e me ne andrò sul ponte ferroviario sul Reno. Alle ore cinque e cinque minuti passa il direttissimo Landau-Karlsruhe. Basta un salto.
Si sentiva meglio. Ora sapeva di poter gestire la sua morte almeno come aveva gestito la sua vita.
Alle ore otto di giovedì 14 novembre, squillò il suo telefono.
L'uomo bianco lesse sul display il numero della praxi del suo dottore di fiducia. Inghiottì saliva e aprì il contatto.
Il suo dottore rideva.
-TPA assolutamente negativo, lei non è ammalato di cancro.
Invece di esultare l'uomo bianco si sentì vuoto di forze e di idee.
-Se vuole sapere di cosa si potrebbe trattare venga a trovarmi, ma sono già in grado di dirle che sono cose vecchie di anni e assolutamente innocue.
Ma all'uomo bianco non poteva fregargliene di meno.
Era stato malato terminale per quasi una settimana, perché non si è ammalati quando si sta male, ma quando si crede di star male.
Questa è una storia vera, successa a me e terminata questa mattina quando sono finalmente uscito dal tunnel.
-Ci sono due noduli, gli comunica il professore nel colloquio successivo; vede queste due macchie rosse in campo azzurro, sono loro due.
-Di che pensa si tratti?
-Non si può definire così ad occhio la situazione. Torni dal suo medico curante che le spiegherà cosa conviene fare.
L'uomo bianco è già in fibrillazione perché non è uno sciocco e la parola "noduli" gli ha fatto scattare nel cervello un campanello d'allarme.
-Purtroppo potrebbe trattarsi di quel che teme lei, gli dice il suo doc; noduli cancerosi, per questo adesso le prelevo due campioni di sangue che invieremo con le lastre e la TAC al laboratorio della Clinica oncologica dell'Università di Haidelberg.
Da quel momento iniziano le ore della verità, le più lunghe della vita dell'uomo bianco. È entrato in un tunnel misteriosamente buio. Ci sarà un'uscita? Quale sarà questa uscita?
Intanto aspettare fino a lunedì, perché siamo a venerdì sera e di domenica qui tutti fanno pausa, cristiani, ebrei e musulmani.
Il lunedì mattina prestissimo il suo medico gli telefona per dirgli che dovrà tornare al centro diagnostico per fare una seconda TAC, questa volta a pancia sotto perché il laboratorio della clinica oncologica la pretende.
-Che se ne fanno di una seconda TAC? Non è venuta bene la prima?
-La prima l'ha fatta dal davanti, questa la deve fare dal didietro. Vogliono evidentemente vedere sti noduli da ogni lato.
Deve passare l'intero pomeriggio di lunedì dentro il centro diagnostico, perché c'erano altri prenotati prima di lui. È chiaro che in questo momento il suo unico pensiero è farla finita con questa storia una volta per tutte
L'indomani ritelefona al suo dottore per sapere qualcosa, qualsiasi cosa, perché il silenzio e il dubbio è il male peggiore.
-Non è arrivato nessun risultato. Stia calmo perché forse non è un segno completamente negativo questo prolungato silenzio.
-Ma per trovare sto benedetto TPA ci vuole tanto?
-Sono diverse tipologie di cancro, non una sola. Ci vuole tempo e pazienza.
Ma pazienza l'uomo bianco non ne ha più. Ormai sente dentro di sè nascere la certezza della malattia disgregante e fagocitante. Ha visto morire un carissimo amico, un greco forte come Aiace Telamonio e Achille insieme, distrutto da un cancro polmonare in meno di un anno. La mattina`del giorno in cui Paul è morto stava anche lui insieme alla moglie e a Demetrio, il figlio, davanti a una finestra di vetro a guardare quello che rimaneva di un gigante mitico: uno straccio strapazzato pieno di cannule e di fili e di cavi, che in piena cachessia si lamentava lugubramnente vomitando di continuo materia grigio scura. Se ne era scappato via quasi in lacrime l'uomo bianco perché non sopportava la visione di quello strazio.
Non voleva finire in quel modo, non poteva finire in quel modo.
Mercoledì mattina il suo medico gli disse che non c'erano ancora notizie.
-È cancro, disse l'uomo bianco.
-Non è detto, ma potrebbe essere.
-Quanto mi resta da vivere?
-Prima bisogna vedere di che tipologia cancerosa si tratta. Qualche volta è curabile.
-Nel caso non lo fosse, dottore, quanto tempo mi resta di vita normale, non vita biologica intendo, ma vita attiva.
-Bisogna vedere...
-Quanto?
-Di norma da sei mesi a un anno.
-Grazie doc, io resto qui in attesa di notizie.
In quel momento aveva deciso: ho un cancro incurabile, in pratica sono un terminale. Ho sei mesi di tempo sicuri per sistemare alcune cose mie, poi scriverò una lunga lettera. La mattina successiva all'alba uscirò di casa e me ne andrò sul ponte ferroviario sul Reno. Alle ore cinque e cinque minuti passa il direttissimo Landau-Karlsruhe. Basta un salto.
Si sentiva meglio. Ora sapeva di poter gestire la sua morte almeno come aveva gestito la sua vita.
Alle ore otto di giovedì 14 novembre, squillò il suo telefono.
L'uomo bianco lesse sul display il numero della praxi del suo dottore di fiducia. Inghiottì saliva e aprì il contatto.
Il suo dottore rideva.
-TPA assolutamente negativo, lei non è ammalato di cancro.
Invece di esultare l'uomo bianco si sentì vuoto di forze e di idee.
-Se vuole sapere di cosa si potrebbe trattare venga a trovarmi, ma sono già in grado di dirle che sono cose vecchie di anni e assolutamente innocue.
Ma all'uomo bianco non poteva fregargliene di meno.
Era stato malato terminale per quasi una settimana, perché non si è ammalati quando si sta male, ma quando si crede di star male.
Questa è una storia vera, successa a me e terminata questa mattina quando sono finalmente uscito dal tunnel.
CA@@@
RispondiEliminaSono stata col fiato sospeso per tutto il tempo fino alle ultime righe.
Baci baci baci si vede che sono felice?
Non ti vedo, ma la tua felicità la sento, la capto, la percepisco sovranamente e sonoramente, e mi fa un gran bene, ma graaaaande cooooosì.
EliminaBaci baci baci. Ciao
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RispondiEliminaQuesto commento lo hai scritto mentre ero ancora nel tunnel: è buio forte e non si legge niente.....
EliminaEh, anche a me è capitata una cosa simile qualche anno fa, in realtà dagli esami non risultava niente e forse proprio per questo e anche perché continuavo a stare male mi ero convinto che fosse un qualcosa di subdolo e incurabile, poi quando si è scoperto che non era niente di grave son rimasto deluso.
RispondiEliminaNon ho capito perché ti riferisci a te stesso come un uomo bianco, perché specifichi bianco?
Il dolore al torace ti è passato?
Non ti è venuto da pensare che se morivi così poi la tua biografia non avrei saputo come concluderla?
Non ci sono rimasto deluso: tutte le forze dei miei nervi che mi avevano tenuto eretto e sveglio sono di colpo venute a mancare e mi sono trovato col culo per terra.
EliminaUomo bianco contrapposto a tutto il nero che mi vedevo addosso. Ero circondato da ondate di nero successive. Comunque il pezzo non l'ho né pensato né riletto "un uomo bianco" mi è uscito così, sponte sua.
Di colpo, ci credi? Appena appresa la notizia credo, Dopo qualche minuto, mentre cercavo di realizzare che ero vivo e che avrei vissuto ancora libero e giocondo inculandomi il mondo, ho pensato che il dolore non esisteva più e mi è venuta su una risata dall'intestino crasso.
Mi ci hai fatto pensare tu adesso. Tranquillo la concluderemo insieme e faremo tante altre biografie.....
Posso dire bene? Bene.
RispondiEliminaOra uomo bianco, rimettiti in carreggiata e riprendi a prendere a calci nel sedere il mondo intero.
Che mi piaci solo così.
Bacio
Bene bene bene benissimo!!!
EliminaRicomincio subito ma rispetterò i sederi delle amiche e degli amici.
A proposito: questa pseudo malattia mortale è stata la cartina di tornasole per me: ho conosciuto i veri amici e le persone che mi volevano bene e siete in tanti. Ringrazio tutti, di cuore.
Non me lo dimenticherò mai.
Ricordi quando G. aveva quel coso dal nome impronunciabile nel braccio?
RispondiEliminamentre aspettavamo la visita dall'oncologo ortopedico ci prendemmo qualche giorno di vacanza in val bormida.
ricordo che facemmo la prima camminata con lui che diceva: ecco pensa che forse questa la ricorderemo come l'ultima gita che ho fatto con le mie due braccia, perchè magari mi dovrenno amputare l'arto malato ... e così non potrò più portare lo zaino e lo dovrai portare tu!!
ricordo che pur con l'ansia che ci accompagnava riuscimmo lo stesso a seppellire la profezia con una risata!
E' quella che ti devi fare tu adesso!
Di risate me ne sono già fatte abbastanza. Ricordo quel fatto che mi avevi raccontato. Me lo sono ricordato in questi giorni, sai? Ho pensato; bel culo G. a lui al massimo tagliavano un braccio ma a me dovrebbero tagliare la cassa toracica, sempre sfigato io.
EliminaNon mi sono dimenticato niuente io, che pensavi?
E comunque non azzardarti a prendere a calci nel sedere me, chiaro?
RispondiEliminaMagari na zampata piccola piccola...no?
EliminaNon potrei prendere a calci nessuno dei vostri sederi. Ti rivelo un segreto, senza menzionare la persona.
C'è stata una persona amica, molto amica, alla quale ho rivelato la mia situazione e lei se l'è tenuta per sé. Fin dall'inizio caparbiamente ha cominciato a dirmi di non fasciarmi la testa, perché non ere scritto che io fossi malato di quella cosa brutta. E io l'ho pure insultata perché invece di coccolarmi mi dava schiaffoni. Ma questa persona è rimasta lì, ostinata nel dirmi che non poteva essere quello che sembrava. Era così sicura che mi ha dato forza, una forza incredibile. Ho ricordato quello che avevo fatto io durante le guerra con mia madre, mentre mio fratello era disperso in Russia: le raccontavo cheil mio cuoretto sentiva che fosse vivo e lei è vissuta su questa speranza, che il cuore di un innocente non potesse non dire la verità.
Ho cominciato a vedere un lumino giù in fondo. Potevano essere le candele di un funerale, oppure i lumini di un cimitero, oppure....l'apertura finale del tunnel; e ho resistito. Le parole di fiducia che questa persona mi ha detto mi hanno tenuto sotto braccio e accompagnato. Pian piano ho capito cosa fosse quella luce: era la fine del tunnel e io ero salvo.
Non dimenticherò mai questa persona, che certamente legge adesso queste note, mi ha riempito il cuore.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaTi sei definito uomo bianco per quanto pallore e spavento tenevi addosso? mi incuriosisce assai..
Sono contenta Vincè,tantissimo
Un abbraccio
Bianco perché mi si vedesse tutto il nero della galleria in cui stavo vivendo o forse solamente vegetando.
EliminaSono contento che tu sia così tanto contenta.
Ricambio il tuo abbraccio.
La gioia condivisa ci fa sentire grandi dentro
Elimina:))))
Belle parole. Io mi sento grandissimo!!
EliminaSto piangendo di gioia, Vincenzo, non sto scherzando, sto davvero piangendo di gioia.
RispondiEliminaSono felice, ciao.
Perché sei un animo da artista e ti commuovi, ma c'era da piangere, adeso si deve anche ridere, ti pare?
EliminaCiao.
Certo adeso ritorno a ridere!
EliminaAriciao.
Abbracciati a me che sto ridendo da due giorni come un matto. La gente penserà che mi ha dato di volta il cervello, ma chi se ne frega!
EliminaAririciao.
Dev'essere stato un sollievo così enorme e indicibile che secondo me dovresti festeggiare quel giorno come tuo secondo compleanno... :)
RispondiEliminaUn abbraccio, caro amico.
15 novembre 2013, torno a nascere. Hai ragione tu, amico mio carissimo.
EliminaChe brutto sarebbe stato non potere più avere contatti con gli amici veri, che schifezza!
Per questa volta è andata.
Ti abbraccio anche io.
Veramente la notizia l'ho ricevuta ieri, quindi 14 novembre 2013, ore 9,12 del mattino. Rinacqui.
EliminaCiao Nick, ti voglio bene.
:-))
Iniziato il post, sono andata a leggerne la fine, per vedere se era possibile stemperare l'angoscia che mi aveva pervasa e il bel finale mi ha fatto realmente piacere.
RispondiEliminaSarai frastornato per un po', ma l'importante è essere uscito dal tunnel.
Ho riletto il post e mi ha fatto pure ridere : quando citi il dialogo col dottore , di mercoledì mattina, mi è venuta in mente una vecchia barzelletta in cui un tale, più o meno nelle condizioni dell'uomo bianco,uscito dallo studio del medico, vede passare un carro funebre e grida "TAXIIIIIIIII' "
Cristiana
Lo fanno in tanti, tutti quelli che non reggono le storie dure cattive, le persone buone come te.
EliminaBuona la barzelletta, non la conoscevo.
Baci Cristiana, ciao.
Si dice in Sardegna" Genti maba non di morridi...."( La gente cattiva non muore) e tu, per grazia di Dio, un po' cattivello lo sei! Ahahahahahahahahah Un bacione, ciao!
RispondiEliminaLa mia speranza era quella: l'e cattiva non muore mai. Allora io sarò eterno!!!
EliminaAhahahahahahahah, ricambio il bacione, ciao!
a Pa', a "uomo bianco"... certo che m'hai fatto spaventare!
RispondiEliminaun abbraccio, sono contento ora ;-)
Ciao figliolino. Ma lo sai che ho pensato anche a te? Mi sarebbe dispiaciuto tanto non rivedere più il tuo glorioso simbolo lo Snoopy Barone Rosso. Grande, siamo grandi noi, siamo invincibili.
RispondiEliminaCiauuuuuuuuuuuuuuuuu!!!:-)))
sappi che io passo sempre di qui, solo che dal lavoro non posso lasciarti scritto nulla, e ultimamente non ti sentivo in forma ma non capivo :'-(
Eliminaperò oggi non vedevo l'ora di arrivare a casa per dirti che sono felice...
sei grande, sei invincibile!
:-D
Grazie grazzie grazzzzie!!!
EliminaSiamo invincibili e indistruttibili.
Ciao Riccardino, lo so che leggi tutto, lo so.
:-DD
Meno male… Sono davvero felice!
RispondiEliminaSo cosa vuol dire, ci sono passato con mia madre e il tutto è durato ben più di una settimana. Solo due amici in rete sanno tutta la storia e tu sei uno dei due.
Un abbraccio. :)
Me la ricordo, me la ricordo Manuel, ma non pensavo quando l'ho letta che sarei passato anche io sotto le stesse forche caudine.
EliminaUn abbraccio, Manuel.:-))
Ciao Vincenzo...intanto scusami se ti commento solo ora ma prima non è stato possibile
RispondiEliminaIl tuo post mi ha riportata indietro di due anni quando mi sono sottoposta alla solita visita di prevenzione che oramai non mi faccio mancare
Quella volta trovarono qualcosa di anomalo e mi obbligarono a fare esami più specifici.
Furono gentili e non mancarono di rassicurarmi dicendomi che nel caso fosse stato un tumore poteva essere operabile,ero assolutamente in tempo, di stare quindi tranquilla ecc..bla bla...ma io quelle parole mai le ho udite, la mia mente già era altrove.
Mi vedevo praticamente ad un passo dalla morte e contavo i giorni che mi separavano dalla mia fine cercando di organizzarli al meglio per poter lasciare i miei figli sistemati...
Un calvario lungo venti giorni dove la mia vita è stata completamente sospesa, alternavo i pianti alla rassegnazione...
Arrivata la tanto attesa telefonata che mi comunicavano che era tutto a posto piansi..ma quella volta per la tanta gioia..
Ricordo che improvvisamente sentii l’esigenza di camminare all'aperto, e un passo dopo l’altro mi pareva di vedere tutto quello che mi stava attorno per la prima volta, osservavo il mondo con occhi diversi..ero rinata!!
Quindi comprendo i timori che hai vissuto..la paura...e la gioia ritrovata
Ti abbraccio....e desidero che tu stia sempre bene..il meglio del meglio per te!!
Se ci sei passata conosci i pensieri terrificanti che si ammucchiano dentro la tua testa. Non ho bisogno di chiarire ulteriormente.
EliminaCiao vincenzo. Scusa se manco all'appello dei tanti amici che ti sono stati vicino. Ma affrontare questi argomenti mi viene sempre più difficile. Perdona la mia assenza, è solo vigliaccheria. Sono felice per la " telefonata". Ti abbraccio tanto, tanto.
RispondiElimina