-Parola al servito, disse Dario.
-Piatto, disse Paolo Valente contando i soldi.
-Tre volte il piatto, disse subito Nello Noceroni. Quanto devo mettere? Chiese poi. Come sempre non sapeva fare il conto di quanto doveva mettere sul tavolo.
-È semplicissimo, intervenne Santagostino. Centoventi iniziale, più il piatto che ha fatto Paolo e fanno duecentoquaranta, per tre sono settecentoventi euro.
-Voi siete matti, borbottò Dario gettando le carte.
Paolo Valente si guardò in giro. Santagostino e Filippo a strascico, avevano passato la mano e Dario aveva buttato le carte.
-Siamo solo io e te, disse a Nello Noceroni. Facciamo due piatti e ce li giochiamo?
-Non ci penso proprio, gli rispose Nello. Tutto e subito.
-Allora rilancio.
-Niente rilancio, replicò Dario; ci dovevi pensare subito.
-E adesso che faccio? Chiese Paolo che già aveva il magone.
-Puoi solo vedere.
-Quanto devo mettere?
-Seicentoventi euro. Gli rispose qualcuno.
Paolo ci mise parecchio tempo a trovare tutti i soldi, smaneggiando in tutte le tasche. Era il solito incasinato e pasticcione. Contò le banconote, le lisciò per bene, poi disse:
-Vedo.
E senza aspettare che Nello parlasse scoprì le sue carte.
-Scaletta al jack di fiori.
-Con due carte? Urlò Nello Noceroni.
-È tutta la sera che non mi entra niente e allora ho provato a giocare storto.
-E io adesso con questi tre assi che ci faccio?
-I tre assi pagano sempre, sentenziò Santagostino.
-Un cazzo, s'infuriò Nello. Perché sto scemo gioca di culo, ecco perché.
-Vinci sempre tu e il culo abita a casa tua, gli rispose Paolo Valente.
Giocarono ancora una diecina di mani senza troppo entusiasmo. Ormai la serata era andata in malora e l'atmosfera pokeristica si era guastata.
-Piuttosto che starla a tirare così come la pelle della pancia di una vecchia andiamocene a casa, propose Dario.
Sembravano d'accordo, ma l'indomani era domenica e nessuno doveva lavorare, per questo stavano tirando mattina. Ma la voglia se ne era andata via.
-Che ora si è fatta? Chiese Nello Noceroni.
-Tra qualche minuto è mezzanotte, gli fu risposto.
Ancora qualche mano di poker senza sussulti.
-E se ce ne andassimo a far colazione a Parigi? Saltò su Nello e gli brillavano gli occhi.
-A quest'ora? Provò a protestare Santagostino.
-Andrebbe benissimo invece, intervenne Filippo a strascico; in sei ore siamo arrivati e alle sette facciamo colazione al Moulin Rouge.
-Ma che avete capito? Replicò Nello Noceroni. Andiamo in aereo.
-Adesso? Fece Dario scettico.
-C'è un aereo qualche minuto prima delle due, che dal Flughafen di Francoforte ci porta dritto dritto al Charles De Gaulle. Se siete d'accordo telefono e prenoto.
Sembravano presi dall'entusiasmo.
-Telefona, telefona, che aspetti?
-Facciamo colazione a Parigi.
-A Parigi.
-A Parigi.
-Allora, sta telefonata?
Nello ci mise qualche minuto a trovare la linea giusta. Di sicuro lui a Parigi a quell'ora c'era già andato, perché tutti lo conoscevano bene e sapevano che per meravigliare una ragazza sarebbe volato in Nuova Zelanda o fino alle Isole Salomone.
Lo videro parlare in fretta e prendere appunti. Saltò su come morso da una vipera.
-Abbiamo poco più di mezzora. Hanno cambiato l'orario di partenza: parte all'una e venti e dobbiamo stare all'imbarco non più tardi dell'una.
Presero l'auto di Paolo Valente, perché era una Mercedes SL 350 combi, perché era quella parcheggiata più vicina e perché lui doveva passare da casa a prendere il passaporto. Ci mise un secolo, almeno così sembrò agli altri quattro, ma Paolo era lento, inutile prendersela.
Parcheggiarono nel primo posto auto libero e poi cominciarono a correre, quasi tutti perché Dario e Santagostino marciavano in coda a passo appena appena svelto.
-Fatevi dare intanto le carte d'imbarco, poi facciamo i conti a Parigi. disse Dario.
Quando però arrivarono si accorsero dai musi lunghi che qualcosa era andata storta.
-Che c'è? Chiese Santagostino.
-Il nostro aereo sta già rollando sulla pista, gli rispose Nello Noceroni.
-Qui c'è qualcuno che porta sfiga, esclamò rabbiosamente Filippo a strascico guardando Paolo a muso duro.
-Allora che si fa? Tutti a letto? Si informò Dario.
-Il prossimo per Parigi decolla alle cinque e un quarto. Alle sette potremmo prendere un taxi dall'aeroporto e stare al centro prima delle otto. Ma si tratta di rimanere qui a tirarsi la pelle dei coglioni per quattro ore e a quest'ora non è che ci si possa divertire molto in questo posto.
-Allora fuori una proposta decente, disse Dario, altrimenti tutti a letto e buonanotte Parigi.
Ma erano in stallo: mancava lo schifo di un'idea.
-E se andassimo a buttar giù dal letto Valerio Marri a Colonia? Saltò su Santagostino.
-Ma il suo ristorante adesso è chiuso, disse Nello.
-E chi se ne frega, replicò pronto Santagostino. Lui abita sopra il "Tric Trac", ce lo apre e ci facciamo una bruschetta.
-O un pollo alla diavola.
-O due spaghettini a aglio, olio e peperoncino.
-O cinque litri di cappuccino bollente.
-Allora è deciso, si va a Colonia, concluse Nello Noceroni.
-Un momento, gente, un momento. Strillò Paolo. Il Mercedes sta a riserva dura e io non ho tanti soldi dietro.
-Queste sono cose nuove per chi non ti conosce, gli rispose Nello.
-Fuori dal Flughafen sull'autostrada per Köln c'è il Tankstelle della ESSO, disse Dario. Sei capace di accostare alla colonnina della Super senza demolirla?
Imboccarono la E35 appena fuori l'aeroporto. Nemmeno un chilometro dopo Paolo fermò al distributore. Nello, che sedeva accanto a lui tirò fuori dal portafogli centocinquanta euro.
-Dovrebbero bastare.
-Faccio il pieno allora?
Nello si voltò verso i compagni dei sedili posteriori.
-Vedrete che a sta macchina adesso viene il singhiozzo dal troppo ridere, disse; questo spilorcio il pieno non lo ha fatto mai di sicuro.
-Insomma faccio il pieno? Ripetè Paolo.
-E quanta cazza di benzina ci vuoi mettere, cinque litri? Gli gridò Nello.
Paolo Paga. Rientra di corsa perché fuori fa freddo. Schizza via. Dentro la macchina qualcuno già ciondola con la testa sul petto. Ma Nello Noceroni tiene gli occhi ben aperti. Mai dormire quando il guidatore è un po' matto come questo. Le mani sprofondate nelle tasche, il collo insaccato nella felpa e via.
Paolo forse è un po' matto ma è un guidatore veloce. Conosce solo la corsia di sorpasso e vola giù per le discese e i curvoni larghi della E35 come se in mano avesse una play station e non il volante di una SL di 380 cavalli. Su e giù tra i fusti altissimi di quella ennesima foresta tedesca.
Dopo una settantina di chilometri, all'uscita per Limburg, improvvisamente rallenta e lascia l'autostrada.
-Che cavolo ti piglia? Dove stai andando? Gli fa Nello irritatissimo.
-Ti avevo detto che mi avevano parlato di un locale libero qui a Limburg. Dato che stiamo qui ci do un'occhiata.
-A quest'ora della notte? E cosa guardi, i muri esterni?
-La posizione, il colore della casa, le finestre....
-Visto che siamo qui fermatici davanti, che ti ci faccio una pisciata sull'ingresso, mormora Santagostino.
-Ci vuoi fare una pizzeria? Gli chiede Nello.
-Un ristorante.
-E tu vieni da Francoforte ad aprire un ristorante a Limburg? Esclama Dario.
-Dalla grande città delle Banche e dei soldoni in questo bucio di culo? Sghignazza Filippo a strascico. Tu sei proprio scemo.
-Perché non dici da Roma a Francoforte e poi lui ti apre un ristorante in questa chiavica di paese. Aggiunge Nello tossendo per il gran ridere.
-Voi non capite un cazzo, replica Paolo seccamente.
-Allora faccelo capire tu, che capisci per dieci, fa Dario.
-Voi pigliavate per il culo anche Valerio due anni fa, quando ci ha detto che apriva il "Tric trac" a Colonia. Poi hai visto che roba.
-Vuoi mettere Colonia con Limburg? Gli risponde Nello.
-Questa è una città turistica, risponde Paolo che sta perdendo la pazienza. Qui c'è una cattedrale dell'ottavo secolo.
-E a quelli che vengono in pellegrinaggio tu gli offri le caldarroste, fa Santagostino.
-No, i panini con la porchetta, suggerisce Dario.
Intanto sono venti minuti che vanno a passo d'uomo per le viuzze del centro. Paolo ha abbassato il suo finestrino e guarda ogni cantone.
-Ce l'hai almeno l'indirizzo? Gli chiede Nello.
-Ce l'ho scritto a casa, ma deve essere da queste parti.
-Si capisce, dice Dario facendogli il verso, è sicuramente da queste parti e siccome Limburg non è New York adesso ce lo troveremo di fronte.
-Vai per quella strada, suggerisce Nello.
-Pensi che sia da quella parte? Gli chiede Paolo.
-No, ma da lì si torna in autostrada.
-Si passa pure dal cimitero comunale, dice Santagostino; non avete letto il cartello?
Sembra che Paolo Valente si sia convinto, infatti pigia un po' più il pedale del gas.
-Ferma sta macchina. Te l'ho già detto che mi scappa una pisciata, fa Santagostino.
Paolo ferma la Mercedes e sembra che tutti debbano farne una grande. Adesso sono tutti e cinque sul bordo della strada a gambe larghe e pance in fuori.
-Cos'è quel falò? Chiede Nello sgrullando il batacchio.
-Sento voci di donne, dice Paolo.
-A quest'ora saranno puttane, osserva Nello.
Si stanno avvicinando pian piano col naso per l'insù, curiosissimi.
-Sembrano giovani dalla voce, fa Paolo.
-Giovani puttane, dice Dario.
-Insomma queste sono donne. Quindi dobbiamo mandare Filippo, conclude Nello. Agganciare ragazze è la sua specialità.
-Perché lui? Io non ho bisogno di nessuno, replica Paolo.
-Lo sai perché lo chiamano Filippo a strascico?
-Dimmelo tu.
-La rete a strascico è una rete grande e pesante con tanti piombi che viene trascinata sul fondo del mare dai pescherecci, cosicché non scappa niente. Hai capito? Spiega Nello a Paolo. Quello che i francesi chiamano "dragueur". Filippo è infallibile.
Ma non c'è bisogno del dragatore. Le ragazze si sono accorte del loro arrivo e fanno ampi gesti con le mani.
-Arrivate giusto in tempo, fa una bella alta. Abbiamo cucinato salsicce coi crauti e ce n'è per tutti.
Forse sarà l'ora o magari il buon odore che sale dalle due padelle, ma adesso tutti sembrano avere una gran fame. Siedono in circolo intorno al falò, chiacchierando e masticando. Poi qualcuno si allontana e chi qua chi là. ognuno ha trovato la sua, perché le ragazze non sono puttane ma vogliono divertirsi e non sembra loro vero la comparsa di quei cinque bei maschioni così ben intenzionati.
Quando spunta l'alba sono di nuovo tutti intorno al fuoco che bevono caffè. Non è Montmartre, né la Feldstrasse a Colonia, ma il caffè è buonissimo a quell'ora del mattino.
-Piatto, disse Paolo Valente contando i soldi.
-Tre volte il piatto, disse subito Nello Noceroni. Quanto devo mettere? Chiese poi. Come sempre non sapeva fare il conto di quanto doveva mettere sul tavolo.
-È semplicissimo, intervenne Santagostino. Centoventi iniziale, più il piatto che ha fatto Paolo e fanno duecentoquaranta, per tre sono settecentoventi euro.
-Voi siete matti, borbottò Dario gettando le carte.
Paolo Valente si guardò in giro. Santagostino e Filippo a strascico, avevano passato la mano e Dario aveva buttato le carte.
-Siamo solo io e te, disse a Nello Noceroni. Facciamo due piatti e ce li giochiamo?
-Non ci penso proprio, gli rispose Nello. Tutto e subito.
-Allora rilancio.
-Niente rilancio, replicò Dario; ci dovevi pensare subito.
-E adesso che faccio? Chiese Paolo che già aveva il magone.
-Puoi solo vedere.
-Quanto devo mettere?
-Seicentoventi euro. Gli rispose qualcuno.
Paolo ci mise parecchio tempo a trovare tutti i soldi, smaneggiando in tutte le tasche. Era il solito incasinato e pasticcione. Contò le banconote, le lisciò per bene, poi disse:
-Vedo.
E senza aspettare che Nello parlasse scoprì le sue carte.
-Scaletta al jack di fiori.
-Con due carte? Urlò Nello Noceroni.
-È tutta la sera che non mi entra niente e allora ho provato a giocare storto.
-E io adesso con questi tre assi che ci faccio?
-I tre assi pagano sempre, sentenziò Santagostino.
-Un cazzo, s'infuriò Nello. Perché sto scemo gioca di culo, ecco perché.
-Vinci sempre tu e il culo abita a casa tua, gli rispose Paolo Valente.
Giocarono ancora una diecina di mani senza troppo entusiasmo. Ormai la serata era andata in malora e l'atmosfera pokeristica si era guastata.
-Piuttosto che starla a tirare così come la pelle della pancia di una vecchia andiamocene a casa, propose Dario.
Sembravano d'accordo, ma l'indomani era domenica e nessuno doveva lavorare, per questo stavano tirando mattina. Ma la voglia se ne era andata via.
-Che ora si è fatta? Chiese Nello Noceroni.
-Tra qualche minuto è mezzanotte, gli fu risposto.
Ancora qualche mano di poker senza sussulti.
-E se ce ne andassimo a far colazione a Parigi? Saltò su Nello e gli brillavano gli occhi.
-A quest'ora? Provò a protestare Santagostino.
-Andrebbe benissimo invece, intervenne Filippo a strascico; in sei ore siamo arrivati e alle sette facciamo colazione al Moulin Rouge.
-Ma che avete capito? Replicò Nello Noceroni. Andiamo in aereo.
-Adesso? Fece Dario scettico.
-C'è un aereo qualche minuto prima delle due, che dal Flughafen di Francoforte ci porta dritto dritto al Charles De Gaulle. Se siete d'accordo telefono e prenoto.
Sembravano presi dall'entusiasmo.
-Telefona, telefona, che aspetti?
-Facciamo colazione a Parigi.
-A Parigi.
-A Parigi.
-Allora, sta telefonata?
Nello ci mise qualche minuto a trovare la linea giusta. Di sicuro lui a Parigi a quell'ora c'era già andato, perché tutti lo conoscevano bene e sapevano che per meravigliare una ragazza sarebbe volato in Nuova Zelanda o fino alle Isole Salomone.
Lo videro parlare in fretta e prendere appunti. Saltò su come morso da una vipera.
-Abbiamo poco più di mezzora. Hanno cambiato l'orario di partenza: parte all'una e venti e dobbiamo stare all'imbarco non più tardi dell'una.
Presero l'auto di Paolo Valente, perché era una Mercedes SL 350 combi, perché era quella parcheggiata più vicina e perché lui doveva passare da casa a prendere il passaporto. Ci mise un secolo, almeno così sembrò agli altri quattro, ma Paolo era lento, inutile prendersela.
Parcheggiarono nel primo posto auto libero e poi cominciarono a correre, quasi tutti perché Dario e Santagostino marciavano in coda a passo appena appena svelto.
-Fatevi dare intanto le carte d'imbarco, poi facciamo i conti a Parigi. disse Dario.
Quando però arrivarono si accorsero dai musi lunghi che qualcosa era andata storta.
-Che c'è? Chiese Santagostino.
-Il nostro aereo sta già rollando sulla pista, gli rispose Nello Noceroni.
-Qui c'è qualcuno che porta sfiga, esclamò rabbiosamente Filippo a strascico guardando Paolo a muso duro.
-Allora che si fa? Tutti a letto? Si informò Dario.
-Il prossimo per Parigi decolla alle cinque e un quarto. Alle sette potremmo prendere un taxi dall'aeroporto e stare al centro prima delle otto. Ma si tratta di rimanere qui a tirarsi la pelle dei coglioni per quattro ore e a quest'ora non è che ci si possa divertire molto in questo posto.
-Allora fuori una proposta decente, disse Dario, altrimenti tutti a letto e buonanotte Parigi.
Ma erano in stallo: mancava lo schifo di un'idea.
-E se andassimo a buttar giù dal letto Valerio Marri a Colonia? Saltò su Santagostino.
-Ma il suo ristorante adesso è chiuso, disse Nello.
-E chi se ne frega, replicò pronto Santagostino. Lui abita sopra il "Tric Trac", ce lo apre e ci facciamo una bruschetta.
-O un pollo alla diavola.
-O due spaghettini a aglio, olio e peperoncino.
-O cinque litri di cappuccino bollente.
-Allora è deciso, si va a Colonia, concluse Nello Noceroni.
-Un momento, gente, un momento. Strillò Paolo. Il Mercedes sta a riserva dura e io non ho tanti soldi dietro.
-Queste sono cose nuove per chi non ti conosce, gli rispose Nello.
-Fuori dal Flughafen sull'autostrada per Köln c'è il Tankstelle della ESSO, disse Dario. Sei capace di accostare alla colonnina della Super senza demolirla?
Imboccarono la E35 appena fuori l'aeroporto. Nemmeno un chilometro dopo Paolo fermò al distributore. Nello, che sedeva accanto a lui tirò fuori dal portafogli centocinquanta euro.
-Dovrebbero bastare.
-Faccio il pieno allora?
Nello si voltò verso i compagni dei sedili posteriori.
-Vedrete che a sta macchina adesso viene il singhiozzo dal troppo ridere, disse; questo spilorcio il pieno non lo ha fatto mai di sicuro.
-Insomma faccio il pieno? Ripetè Paolo.
-E quanta cazza di benzina ci vuoi mettere, cinque litri? Gli gridò Nello.
Paolo Paga. Rientra di corsa perché fuori fa freddo. Schizza via. Dentro la macchina qualcuno già ciondola con la testa sul petto. Ma Nello Noceroni tiene gli occhi ben aperti. Mai dormire quando il guidatore è un po' matto come questo. Le mani sprofondate nelle tasche, il collo insaccato nella felpa e via.
Paolo forse è un po' matto ma è un guidatore veloce. Conosce solo la corsia di sorpasso e vola giù per le discese e i curvoni larghi della E35 come se in mano avesse una play station e non il volante di una SL di 380 cavalli. Su e giù tra i fusti altissimi di quella ennesima foresta tedesca.
Dopo una settantina di chilometri, all'uscita per Limburg, improvvisamente rallenta e lascia l'autostrada.
-Che cavolo ti piglia? Dove stai andando? Gli fa Nello irritatissimo.
-Ti avevo detto che mi avevano parlato di un locale libero qui a Limburg. Dato che stiamo qui ci do un'occhiata.
-A quest'ora della notte? E cosa guardi, i muri esterni?
-La posizione, il colore della casa, le finestre....
-Visto che siamo qui fermatici davanti, che ti ci faccio una pisciata sull'ingresso, mormora Santagostino.
-Ci vuoi fare una pizzeria? Gli chiede Nello.
-Un ristorante.
-E tu vieni da Francoforte ad aprire un ristorante a Limburg? Esclama Dario.
-Dalla grande città delle Banche e dei soldoni in questo bucio di culo? Sghignazza Filippo a strascico. Tu sei proprio scemo.
-Perché non dici da Roma a Francoforte e poi lui ti apre un ristorante in questa chiavica di paese. Aggiunge Nello tossendo per il gran ridere.
-Voi non capite un cazzo, replica Paolo seccamente.
-Allora faccelo capire tu, che capisci per dieci, fa Dario.
-Voi pigliavate per il culo anche Valerio due anni fa, quando ci ha detto che apriva il "Tric trac" a Colonia. Poi hai visto che roba.
-Vuoi mettere Colonia con Limburg? Gli risponde Nello.
-Questa è una città turistica, risponde Paolo che sta perdendo la pazienza. Qui c'è una cattedrale dell'ottavo secolo.
-E a quelli che vengono in pellegrinaggio tu gli offri le caldarroste, fa Santagostino.
-No, i panini con la porchetta, suggerisce Dario.
Intanto sono venti minuti che vanno a passo d'uomo per le viuzze del centro. Paolo ha abbassato il suo finestrino e guarda ogni cantone.
-Ce l'hai almeno l'indirizzo? Gli chiede Nello.
-Ce l'ho scritto a casa, ma deve essere da queste parti.
-Si capisce, dice Dario facendogli il verso, è sicuramente da queste parti e siccome Limburg non è New York adesso ce lo troveremo di fronte.
-Vai per quella strada, suggerisce Nello.
-Pensi che sia da quella parte? Gli chiede Paolo.
-No, ma da lì si torna in autostrada.
-Si passa pure dal cimitero comunale, dice Santagostino; non avete letto il cartello?
Sembra che Paolo Valente si sia convinto, infatti pigia un po' più il pedale del gas.
-Ferma sta macchina. Te l'ho già detto che mi scappa una pisciata, fa Santagostino.
Paolo ferma la Mercedes e sembra che tutti debbano farne una grande. Adesso sono tutti e cinque sul bordo della strada a gambe larghe e pance in fuori.
-Cos'è quel falò? Chiede Nello sgrullando il batacchio.
-Sento voci di donne, dice Paolo.
-A quest'ora saranno puttane, osserva Nello.
Si stanno avvicinando pian piano col naso per l'insù, curiosissimi.
-Sembrano giovani dalla voce, fa Paolo.
-Giovani puttane, dice Dario.
-Insomma queste sono donne. Quindi dobbiamo mandare Filippo, conclude Nello. Agganciare ragazze è la sua specialità.
-Perché lui? Io non ho bisogno di nessuno, replica Paolo.
-Lo sai perché lo chiamano Filippo a strascico?
-Dimmelo tu.
-La rete a strascico è una rete grande e pesante con tanti piombi che viene trascinata sul fondo del mare dai pescherecci, cosicché non scappa niente. Hai capito? Spiega Nello a Paolo. Quello che i francesi chiamano "dragueur". Filippo è infallibile.
Ma non c'è bisogno del dragatore. Le ragazze si sono accorte del loro arrivo e fanno ampi gesti con le mani.
-Arrivate giusto in tempo, fa una bella alta. Abbiamo cucinato salsicce coi crauti e ce n'è per tutti.
Forse sarà l'ora o magari il buon odore che sale dalle due padelle, ma adesso tutti sembrano avere una gran fame. Siedono in circolo intorno al falò, chiacchierando e masticando. Poi qualcuno si allontana e chi qua chi là. ognuno ha trovato la sua, perché le ragazze non sono puttane ma vogliono divertirsi e non sembra loro vero la comparsa di quei cinque bei maschioni così ben intenzionati.
Quando spunta l'alba sono di nuovo tutti intorno al fuoco che bevono caffè. Non è Montmartre, né la Feldstrasse a Colonia, ma il caffè è buonissimo a quell'ora del mattino.
A me capita spesso dopo, un tresette al Divino Amore, di prendere un charterino per Bergen, la colazione a base di balena è una fiaba.. ma è più facile che non racimoli più di sette/ottocento euro rovistando nelle tasche e allora, con i compagni di brigata, ripieghiamo sulle allegre comari dell'Ardeatina che verso le tre di notte, abitualmente, saltano arrosticini alla brace accogliendo viandanti che hanno perso l'aereo. Il tutto alla faccia di quelle quattro zoccole che col fuocherello al massimo ci si scaldano le chiappette scoperte..
RispondiEliminaA Limburg io c'ero; le ragazzine erano in gita e insomma avevano abbastanza voglia di passare una serata diversa.
EliminaPerò nello scorso millennio ricordo proprio a febbraio a Civitavecchia una mangiata di ricci di mare con le due più famose signore di quella città. Offrirono tutto loro, ma la cosa finì lì. Noi eravamo quattro ventenni sbarbati e odorosi del pulito delle nostre mamme e loro due ci trattarono come bambini. Fu molto carino e i ricci erano squisiti.
Ahi le donne le donne, i loro caldi segreti che fanno Achille e gli Ettore alla pari donando gioia ch'è un attimo che insegue e si fa eterno
RispondiEliminaCi sono anche Cassandra, ma non vale
Beh, io tra Achille e Ettore ho sempre privilegiato Ettore, il "prode Ettorre" che magari alla fine crepa ma non gliele manda a dire a quell'antipaticone di Achille.
EliminaIo avrei preso sia Ettore che Achille, nei giorni pari Ettore e in quelli dispari Achille, la domenica riposo assoluto.
RispondiEliminaIl tuo racconto mi è piaciuto tanto, sono contento di sapere che stai un pochino meglio la tua assenza si è fatta sentire.
Un abbraccio :-)
Ettore e Achille come Bartali e Coppi, Valentino Rossi e Marquez -ma non Renzi e Berlusconi, non vale-; sì a giorni alterni li avrei presi pure io.
EliminaSì, sto un pochino meglio, soprattutto oggi che brindo al mio 81° compleanno.
Auguri a me e a tutti.
A te un grandissimo abbraccio :))
AUGURI AUGURI AUGURI :-) Sei una grande quercia Vincenzo!
EliminaUn abbraccio grandissimo.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE :-) E tu sei un grande amico!
EliminaRestituisco l'abbraccio con vigore.
La prossima volta si potrà andare all'Eur.
RispondiEliminaMagari costa di più che Parigi.
Ma si sentiranno più a casa...
Tu lo sai che io amavo Odisseo.
Davvero? Ma tu sei mai stata all'EUR in una qualsiasi ora del giorno passando per la Cristoforo Colombo? Hai mai azzeccato due semafori verdi consecutivi?
EliminaE poi, da brava e diligente polentona cosa hai fatto, ti sei fermata al rosso?
E quando sei ripartita, il giorno dopo?
Te lo racconto in privato quello che mi è successo tanti anni fa.
Per ora auguri per questo bellissimo 9 di febbraio nevoso e ventoso assai.
Ciao sorella grande della sorellina di Maria.
Auguri a te di buon compleanno in questo bellissimo e freddissimo nove febbraio! Io non guido amico caro!
EliminaLa popolazione terrestre ti ringrazia e applaude, Mari. Finalmente una donna intelligente che si fa scarrozzare festosa e non inquina l'aura nè accartoccia gratuitamente carrozzerie altrui, né tantomeno ostruisce il traffico, né tampoco mette sotto le ruote pedoni inconsapevoli e sfortunati. Un applauso lo faccio anche io.
EliminaE grazie per gli auguri, sorella maggiore, grazie grazie.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaBella quest'avventura tra uomini. Credo che al giorno d'oggi, forse, al mattino dopo una terribile ubriacatura...si sarebbero svegliati ben ripuliti e spennati.
Augurissimi, ti ho mandato gli auguri anche si G+.
Baci.
Alcune avventure tra soli uomini mi sono sempre piaciute, anche se alla fine ci scappava sempre il pecoreccio. Incontrarono costoro ragazze implumi, vogliose di divertimento e si salvarono, con qualche problema di colesterolo in più, ma sazi e senza occhi tropüpo cerchiati.
EliminaGrazie per gli auguri, splendida sorellina della gran sorella.
Un abbraccione.
Bella questa avventura, sembra una storia degna di un libro!
RispondiEliminaImmagina che casino se fosse successo oggi: secondo me avrebbero spumato tutti i protagonisti senza pietà.
Con G+ ho avuto problemi perciò approfitto e ti faccio qui gli auguri!
Bacioni
I tuoi auguri sono sempre ben accetti, Mel
EliminaGrazie e bacioni.