mercoledì 25 febbraio 2015
ELENA V.
Non so perché mi sei venuta in sogno
così com'eri, così come eravamo,
io pedalando il mio triciclo nuovo
attraversavo la strada; avanti a me mia madre
e il mio fratello grande
e allora tu sei uscita dal tuo portoncino
di legno azzurro per giocare sul largo marciapiedi
come facevi ogni giorno, ogni mattina.
A me si è fermato il respiro nel vederti
e i piedi si sono inchiodati sui pedali.
Poi tutti che gridavano e accorrevano
e lo stridio dei freni e il suono disperato
delle trombe dell'autotreno
e mia madre con le mani nei capelli e il più veloce
di tutti mio fratello che mi agguantava
per la vita e mi portava lontano di gran corsa
e il rumore di ferro schiacciato
e il mio triciclo nuovo appiattito sull'asfalto
e tu che piangevi senza fermarti mai.
Pensa quanto sarebbe stato meraviglioso
se fossi morto quella mattina del 1938
con te negli occhi miei che piangevi per me.
***
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Vincenzo che meraviglia!
RispondiEliminaDelicatissima e dolcissima questa poesia.
Forse il primo amore, quello che non si scorda mai.
Bacissimi mio splendido amico.
È stata quella la prima volta che il mio piccolo cuore aveva accelerazioni. Abitavano di fronte a noi e io ogni mattina mi affacciavo alla finestra della mia cucina per guardare quando si apriva quel portoncino azzurro, per vederne uscire lei. La prima volta non avevo ancora tre anni; poi ogni giorno per più di due anni e mezzo, quando si trasferirono a Roma.
EliminaIl giorno dopo della mattina dell'autotreno lei venne a chiedere a mia mamma se io avessi avuto paura. Non lo chiese mai a me.
Bacissimi Pia.
Se tu schiattavi e a tua madre fosse venuto il minimo sospetto del perché avevi inchiodato, avremmo avuto due cadaveri e una in galera a vita. Pensa quanto sarebbe stato meraviglioso. ;)
RispondiEliminaBella interpretazione, Franco.
RispondiEliminaIn effetti mia madre mi bombardò di domande: "ma perché ti sei fermato? Ma cosa avevi visto? Di che avevi paura?" E questa fu la password per aprire la cassaforte. Io allora ero orgogliosissimo di essere un maschio, senza paura e senza macchia.
Paura io? Mai più. "Avevo ceduto Elena". "Quale Elena?", ma lo sapeva benissimo.
"Elena mia". Mi prese per il cravattino, gridandomi nelle orecchie che da quel momento in poi avrei marciato sempre davanti a lei, mai dietro, e che potevano uscire fuori tutte le Elene del mondo ma io dovevo camminare spedito fino al marciapiedi di fronte.
Se fossi schiattato col triciclo avremmo avuti due cadaveri: il mio e quello di mia madre, puoi starne certo.
Vincenzo, il primo amore non si scorda mai ma se fossi morto quella mattina del lontano 1938 l'avresti scordato eccome... Vincè a te le donne ti fanno perdere la testa!
RispondiEliminaBella la tua poesia.
Un abbraccio
Pensa che ci siamo rincontrati tantissimi anni dopo in un ristorante di Milano. Io, sposato con una bambina di un anno, e lei con un maschietto di tre. Suo marito era un ufficiale, mi disse. Stavo parlando con un amico con cui pranzavo e mi è uscito fuori "Civitavecchia". Mi chiese se conoscessi bene quella città. Risposi che era la mia città natale.
EliminaAnche la mia. Io a´bitavo in Viale Baccelli, aggiunse.
Ricordo che in quel momento mi è venuto un lampo.
Si chiamava da ragazza -per caso- Elena V.?
Sai che mi rispose?
E tu sei Enzo Iacoponi.
No, il primo amore non si scorda mai. Nemmeno lei mi aveva dimenticato. E come te lo scordi uno che per un pelo si lascia schiacciare da un camion per guardare te?
Un abbraccio Xavier, naturalmente.
Sembra impossibile, ma queste cose avvengono,
RispondiEliminae menomale che hai potuto raccontarla, come sai fare tu.
Cristiana
E vissero tutti felici e contenti.
Avvengono e quando le racconti la gente pensa che tu inventi le favole. Ma è andata proprio così.
EliminaE vissero tutti felici e contenti, ognuno a casa loro, e proprio per questo erano felici e contenti, Cri.
il primo amore è sempre un po' magia...
RispondiEliminaE la magia diventa tanta, Annika, se pensi che gli innamorati facevano sei anni in due. Sento qualcuno che mormora "ma che razza di amore era quello?" Un amore che 27 anni dopo era ancora vivissimo. Io sono certo che lei da qualche parte sia ancora e che ricordi quel moccioso, come io ricordo quella bambina bionda e paffutella.
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