venerdì 23 novembre 2012
TATORT 12
ULTIMO ATTO
1.
Non entro nei suoi sogni
per non turbarla,
per impedirle
di nascondermi il suo
segreto.
Aspetto il suo
risveglio
e intanto mi sposto
di lì, vado
nella stanza
del mio amico pittore,
nella casa di Gipi
per entrargli nel sonno
e chiedere a lui
un piccolo favore.
Ma Gipi questa sera
è ubriaco marcio:
giace vestito e calzato
nel suo letto stazzonato
e sporco,
nella sua testa ramingano
cagne azzurre e verdi
sotto cieli rossi,
infiniti;
a colori sogna
Gipi ogni volta
e dorme sodo per non
svegliarsi mai,
per non uscire dal suo mondo
colorato e morbido
dove si sente
al sicuro.
Ma io ho urgenza di parlargli,
di svelargli il mio piano
e solo nel sonno
posso
parlare con lui.
Allora torno da Irene
e dal suo amante.
Dormono sempre
sono molto affaticati;
Irene ama violentemente
squassando i fianchi
del suo uomo
di turno.
Avevano fretta di spogliarsi
e copulare,
la vista del mio corpo
nudo e immobile
all'obitorio
deve averla eccitata
per una scopata macabra;
tutti i loro indumenti
hanno lanciato
lontano.
Dalla giacca di lui
è uscito un depliant:
è la pubblicità della
Galleria Lupert
di Gerard Lupert,
c'è la sua foto
in copertina.
Dunque è lui il gallerista
che acquista il maggior
numero dei miei quadri
e li paga
con bei soldoni.
Anche facile da capire
che Irene preferisca
tenere tutto sotto controllo,
danaro, potere e sesso,
a lei niente
deve sfuggire.
È quasi l'alba e Gerard
è sveglio.
Guarda
il chiarore del giorno
filtrare attraverso
le tapparelle.
Ora lui la sveglia
con due carezze,
ma Irene
scosta la sua mano.
In un attimo è in piedi
in piena azione.
-Che succede se il cretino
ricomincia a dipingere
la sua merda?
Gli chiede.
-Succede che il mercato
gli si rivolta contro
e tutte le sue opere
ancora invendute che stanno
in galleria
sono buone per il fuoco,
questo succede.
-Quanti quadri hai di lui?
-Più di duecento;
adesso almeno sei milioni
di marchi il valore,
fra un mese zero.
Quanti quadri ha ancora
nell'atelier?
-Non meno
di trenta, considerati
anche gli incompiuti,
quindi un altro milione.
-E poi i disegni, le prove
d'artista, vedi
quanto danaro è a rischio
se non riesci a
convincere
quell'uomo a ragionare
e a non fare
l'eroe.
-Lo stupido,
dillo pure chiaramente.
Irene si è accesa
una sigaretta
e fuma nervosamente
e nervosamente
si sposta nella stanza
seminuda
e furibonda.
Si ferma, lo guarda, sbuffa
il fumo verso l'alto.
-E se morisse?
Gli chiede e aspetta
una risposta.
-Tutto il valore
si raddoppia, come sempre
succede quando
un artista muore e finisce
di produrre.
Se si ha l'accortezza
nell'immettere
le sue opere lentamente
sul mercato
e si aspetta qualche anno
si può quasi arrivare
a triplicarne
il valore.
Adesso ho ascoltato
a sufficienza;
adesso torno da Gipi
e spero che dorma ancora.
2.
Ringraziando il cielo
Gipi dorme,
la sbornia deve essergli
scemata, ma adesso
sta già impegnato
dentro sogni promiscui
e si dibatte
con ricordi d'infanzia
e coi rimbrotti che
gli rivolge la vita
alla quale lui intende ribellarsi.
Appare una barca
con dei ragazzi addormentati
a bordo. "Volevamo andare
in Africa a conoscere
il mondo e genti
nuove", mormora nel sogno.
Cerco di entrare
nei suoi sogni, mi faccio forza
ma lui chiude i percorsi,
abbandonandoli
appena io ci entro dentro;
prende nuove strade,
sono strappi convulsi i suoi percorsi
come arrampicate sui monti
e vertiginose discese,
gli tengo dietro
a fatica.
Lui cerca suo padre
nel suo sogno
a singhiozzi;
vedo là in fondo un vecchio
che saluta,
si avvicina
e Gipi parla a lui
e ignora me.
"Non dirmi che sono colpevole",
grida Gipi a suo padre,
"hai colpa anche tu, papà.
Tu volevi essere libero
per i tuoi amici,
per il tuo gioco del pallone,
e soprattutto
per la tua macchina fotografica.
Te l'ho sempre vista a tracolla
la tua Leika.
Ci sei nato con quella al collo, papà?
E io solo a casa con quelle
due femmine guardiane dello zoo
con una sola scimmia parlante.
Io ci morivo dietro i vetri
della finestra a guardare
tutti gli altri ragazzini
che ruzzavano sozzi e sudati,
felici loro
quanto ero infelice io.
Di questo tu non ti accorgevi
nemmeno, e del bisogno
che io avevo di te.
Al bambino che ti veniva
incontro pieno d'ansia
alla sera
scarmigliavi i capelli,
solamente,
e sempre gli dicevi
ciao, bello di papà, hai fatto
i compiti?"
E io adesso guardo
il vecchio che non saluta più
ma piange e va via.
Ora al suo posto
posso entrare io
perché Gipi mi pare immobile
impietrito,
con lo sguardo fisso
sul vecchio che scompare.
-Me lo ha dato Dio
un padre così, dice Gipi.
-Dio non c'entra,
Dio non sa tutto,
Dio non sa niente e ogni cosa
avviene senza che sia
prefissata
in uno schema divino, gli rispondo.
Ma perché gli dico questo?
Perché mi metto
contro di lui
e lo irrito?
Io ho bisogno di Gipi,
lui può fare
quello che a me non è
concesso più.
-Lo cerchi Dio?
Mi sta chiedendo.
-Io vedo cento volte Dio
in ogni frazione di momento,
ma non lo cerco mai.
-Sai dirmi cosa pensi
che potrebbe accadere
domani?
Mi chiede ancora.
Non gli rispondo e aspetto
che parli lui,
mi sembra bene intenzionato.
-E se domani ti svegli
con un orecchio di meno,
o una gamba segata,
o un occhio solo in mezzo
alla fronte come Polifemo, insomma
se domani
la tua permutazione quotidiana
avrà prodotto un mostro visibile, diverso
da quello invisibile
che sta dentro,
tu ci riusciresti a continuare
indifferente
a muoverti, a spostarti,
a fare i tuoi bisogni,
a comprare le tue cose
in mezzo agli altri
come se niente fosse successo?
-Sì, perché anche gli altri
avranno avuto
la loro brava permutazione
quotidiana
e si troveranno
in qualche nuova dimensione
più o meno come
mostri oppure oggetti
mostruosi visibili.
Gli rispondo perché
ho capito dove sta andando
a parare in modo innocuo.
-Ecco, giusto!
Mi fa tutto rallegrato.
-Vedi che tutto funziona
come da sempre ha
funzionato; non c'è quindi
bisogno di mettersi
le mani nei capelli.
-Io sono stato ucciso
l'altra sera, Gipi.
Gli dico.
-Sono io forse ad essere
stato ucciso
e tu sei il mio inquisitore.
-Io sono stato ucciso, Gipi
non tu.
Gli ripeto.
-Menzogna, è una menzogna:
la riconosco al fiuto.
Vedi, mi sono venuti i capelli grigi
per tutti gli anni passati
a raccontar menzogne.
-Sei mai stato innamorato tu, Gipi?
Ride, si tiene la pancia,
devo averla detta grossa.
-Io ho voluto
innamorarmi mille volte,
perché di innamorarmi
avevo bisogno per le
mie fantasie:
ogni nuova donna, nuove
storie, nuovi sogni, nuove
immagini.
Per me fantasticare
è più importante che vivere.
Eh sì! Mille volte
ho voluto innamorarmi
ma non ho amato forse mai,
nemmeno mia madre
del tutto.
-Io sono già morto, Gipi
e ho bisogno di te.
-Tu sei una troia, uomo.
Non stai sopra
e non stai sotto,
non stai prima
né stai dopo;
non sei proprio mai
esistito.
-Mi aiuti o no?
Gli chiedo con voce
concitata.
-Prendi il tuo Cristo
a calci nel culo quanto ti pare,
però dopo pagagli una birra
poveraccio:
rifacci pace fino alla
prossima volta,
chissà che non sia vero
che fa ancora
miracoli?
-Gipi, vai nel mio atelier,
tu sai dove nascondo
la chiave dell'ingresso.
Dentro il cassetto
del tavolo grande
c'è un libretto con la fodera
verde. Dentro ci sono
appunti ed alcune
poesie.
Portati via il libretto
verde, torna qui e telefona
a Irene. Le leggerai l'ultima
poesia.
-Cosa dice sta poesia?
-"Ho scritto il tuo nome
sopra una nuvola
che passava sulla nostra
casa, ma un vento veloce
l'ha portata lontano.
L'ho inseguita ma si era
sciolta in pioggia
sopra un bosco.
Ho cercato il tuo nome
tra gli alberi
ma non ce l'ho più trovato:
era scomparso e col tuo nome
sei scomparsa tu".
-E che significa?
È un codice segreto?
-No. È un inedito.
Solo lei lo ha letto.
Quando tu le dirai
la poesia al telefono,
aggiungerai che te
l'ho data io
prima di morire, perché
io sapevo che proprio lei
voleva la mia morte
e che anche tu
conosci il movente.
-E sarebbe?
-Tanti, tanti soldi.
-E quando glielo avrò detto
che succede?
-Niente. La tua missione
è compiuta.
-E se vuole vedermi?
Se mi chiede un appuntamento
per parlare con me?
-Non ci andare, Gipi,
non ci andare mai.
Rimetti giù il telefono
e non risponderle più.
Esco dal suo sogno
soddisfatto.
Quando riceverà la
comunicazione di Gipi
a Irene verranno i piedi freddi.
3.
Sono tornato sul tetto
della casa dei gerani.
Irene è vestita come sempre quando
rimane in casa, ma gira
nervosa per tutto
l'appartamento,
mentre il suo gallerista
si prepara per uscire.
-Ricorda quel che ti ho detto.
Le dice.
Uscito lui Irene
non fa niente.
Accende una sigaretta
dietro l'altra,
gira per le stanze,
si siede, si rialza,
è nervosissima,
come quando
è indecisa.
Io tutto il tempo resto
sospeso, coi piedi
verso il cielo
e il tetto
della casa dei gerani
a qualche metro
sopra la testa.
La vedo attraverso
le tegole e le
strutture dei pavimenti
nella sua stanza
che fuma
una sigaretta
dietro l'altra.
Fino a tarda sera
quando riceve
una chiamata
sul suo telefono.
Ascolta muta,
assorta,
non risponde;
riattacca il telefono.
Era Gipi,
ne sono sicuro.
Non le avrà per caso
dato un appuntamento?
Troppo breve il tempo
per leggerle la mia poesia.
Non sarà mica matto
a incontrarla,
dopo che mi sono
sgolato per raccomandargli
di non farlo per nessuna ragione.
Mi sposto da lui:
non c'è, è già uscito
non posso rintracciarlo
così in fretta
e mi risposto da Irene.
Lei è già pronta:
ha indossato jeans, una delle mie
camicie e una cravatta;
lo fa spesso, le piace
vestirsi da uomo.
Ci aggiunge un foulard di seta,
va nell'armadio,
apre dalla mia parte
e ne tira fuori il mio impermeabile
beige, che le piace così tanto.
Mette sulla testa un cappello
a falde flosce
molto morbido,
e calza i suoi guanti
di pelle nera.
Va giù nel garage,
mette in moto il Mercedes
e parte veloce.
Sembra conoscere bene la strada.
Va nella Eschersheimer Landstrasse
e pista veloce, dirigendosi
fuori città.
Io sono al suo fianco.
Entro nei suoi pensieri:
nulla,
freddo glaciale.
Avanti a noi l'auto
di Gipi.
Riconosco la targa.
Irene spegne le luci
lo segue al buio.
L'auto di Gipi sbanda,
va quasi fuori strada
dentro un fossato;
finalmente si ferma.
Gipi esce di corsa
lasciando le luci accese
e la portiera spalancata.
Anche Irene ha fermato,
a qualche metro di distanza.
Spegne il motore,
tira il freno a mano,
esce tranquilla,
si tira giù la falda del cappello,
alza il bavero dell'impermeabile
e si tira sul naso
il suo foulard di seta.
Cammina piano, sicura,
dietro Gipi che corre.
Gipi incespica appena entrato
in un bosco, cade in ginocchio,
rimane quasi immobile
in quella posizione,
si deve essere
fatto male
e sembra respirare a fatica.
Io resto accanto a Irene.
Lei gli è ormai vicinissima,
ma Gipi non si volta
verso di lei,
come se non ci fosse.
Lei raccatta una pietra
molto aguzza,
abbastanza pesante.
Gli sosta accanto come
un giustiziere
al condannato sul patibolo.
Poi solleva il braccio
e colpisce con la pietra
l'uomo prono alla testa,
una, due, tre volte,
finché l'uomo precipita
a terra
lordo di sangue.
Addosso gli sta Irene
la pietra lercia di sangue
ancora in mano:
aspetta da quelle membra
rattrappite
una qualsiasi mossa per colpire
di nuovo, più forte ancora.
Sul collo lo tocca:
segno di vita non trova.
Getta
la pietra allora
e tutto intorno si guarda.
Sassi raccatta e rami secchi
per buttarglieli sopra,
per nasconderlo un po'.
Poi di un passo indietreggia
e di nuovo
tutto intorno si guarda
e se ne va,
sicura,
senza fretta,
lungo il sentiero,
lentamente
senza voltarsi mai indietro.
Una moto incontro ci viene
coi fari accesi,
abbastanza veloce su per il sentiero.
Ma io non ho voglia di guardare
quello che fa Irene,
che si nasconde per non
farsi vedere,
e nemmeno guardare il giovanotto con
la giacca rossa di pelle, senza casco,
né la sua ragazza
che si appoggia
alla sua schiena
coi lunghi capelli liberi
nel vento.
Io voglio vedere se Gipi
è ancora vivo,
ma è morto,
assassinato.
Non capisco però:
il suo cadavere è qui
disteso per terra
dentro il bosco,
ma lui dov'è?
Lo guardo da presso,
lo tocco,
mi faccio forza
e lo giro.
Guardo quel volto sporco di sangue,
quegli occhi sbarrati
dall'orrore.
Lo guardo attentamente.
Ma questo non è Gipi,
non è il mio grande amico pittore.
Quel cadavere sporco di terriccio
e di sangue è il mio,
quello è il mio volto,
quello è il mio sguardo,
come la ripetizione
di una scena già vista,
anche i due ragazzi
in motocicletta;
tutto come due sera fa.
Non capisco più niente,
Tutto è così confuso.
4.
-Stop!
Buona la prima, migliore
la seconda, ma come sospettavo
non hai capito nulla.
È di nuovo accanto a me
colui che era apparso dopo il mio assassinio.
Ha un'espressione strana sul viso
tra l'incredulo e lo schifato.
-Ti do ragione,
gli rispondo;
sono più confuso di quando
ti ho chiesto di capire.
Però perché questo morto
sono di nuovo io?
Dov'è Gipi, il mio migliore amico?
Si è salvato?
Intanto sta arrivando
un vagabondo per saccheggiare
il cadavere e spogliarlo di tutto,
anche delle scarpe.
Ci spostiamo altrove,
accanto all'auto di Gipi
con la portiera ancora aperta.
-La riconosci?
Mi chiede il mio interlocutore.
-Certo, è l'Alfa Romeo di Gipi.
-E questo è esatto
ma non come credi tu.
Mi prende per mano,
ci spostiamo nel mio atelier.
C'è silenzio assoluto.
Le luci sono spente
ma io vedo tutto
chiaramente.
-Qui sono le tue opere finite,
ventotto, e le incompiute
quattordici.
Guarda in basso a destra
nei tuoi quadri finiti.
Cosa leggi?
-C'è la mia firma e la data.
-Leggi la firma, ti dico.
Guardo attentamente,
leggo scritto in stampatello: GI-PI.
-Sono le iniziali del tuo nome,
tu ti chiamavi Giorgio
Pini e hai sempre
controfirmato con quello
pseudonimo, e con quello
eri famoso nel mondo
dell'arte.
-Ma io sono entrato
nei sogni di Gipi,
nel suo atelier....
Mi interrompo perché
adesso ricordo
la grossa sbronza che mi
ero preso,
e poi i sogni di Gipi
erano i miei sogni...
......
la barca coi ragazzi....
erano i miei amici e volevamo
raggiungere l'Africa
per conoscere gli africani...
.....
e io discutevo con mio padre
che se ne andava in giro
con la sua Leika a tracolla
("ci sei nato con quella al collo, papà?)
e mi lasciava solo dentro
casa con mia madre e mia
nonna come carceriere...
....
io ci morivo dietro i vetri
della finestra a guardare
tutti gli altri ragazzini
che ruzzavano sozzi e sudati,
felici loro
quanto ero infelice io....
....
-Perché dovevo morire
io ormai lo so, per i soldi dei
quadri che valgono
tre volte tanto ora che il pittore
è morto; ma non capisco
perché non sono fuggito
in quel bosco dopo essere caduto;
perché ho aspettato le mazzate di Irene
come un agnello sacrificale
col capo prono?
-Proprio non ricordi?
-Ignoro cosa devo ricordare.
-Eri in un vicolo cieco:
non volevi più dipingere i quadri
di Irene perché ti avvelenavano
la vita e hai ricominciato
a dipingere i tuoi quadri.
Credevi di farcela, ma l'estro
era andato perduto, e dopo
tre settimane di febbrili tentativi
inutili, hai capito che
non ce l'avresti mai fatta.
-E allora?
-Allora hai deciso di ucciderti,
"meglio morto che schiavo"
lo hai scritto tu.
-Dove? Quando?
-Prendi quel rotolo di tela
grezza. Si tratta di due tele arrotolate
l'una nell'altra.
Aprile, ci troverai un foglio,
il tuo ultimo scritto.
Distendo le due tele
e trovo il foglio.
Leggo.
"Ho deciso di togliermi la vita
perché sono alla fine come artista
e come uomo.
Meglio morto che schiavo.
Gipi".
-Stavi correndo verso il cavalcavia
per aspettare il treno diretto
Francoforte-Monaco
e lasciarti travolgere
e finire in bellezza,
ma la tua auto ha avuto
una panne.
Ti sei messo a correre a piedi
perché avevi pochi minuti
di tempo, ma sei inciampato.
Hai maledetto la tua solita sfortuna
ma poi hai visto quello
che credevi il sicario
e lo hai atteso.
Questo è tutto quanto tu volevi
sapere, Gipi.
-Adesso che succede?
-Adesso ce ne andiamo di quà.
-Dove?
-Non chiedere dove, né come, né quando;
in questa dimensione non c'è
passato né futuro, ma solo presente
infinitamente,
e solo spazio, non luoghi.
-Che cosa sono io adesso?
-Altra domanda inutile.
Comunque ti aiuto ancora:
tu non eri, non sarai e non sei,
tu esisti.
-Posso chiederti qual'è
il tuo nome?
-Akram.
-Resteremo insieme per molto?
-Sempre: io sono il tuo accompagnatore.
Adesso basta domande
noi ce ne andiamo di qui.
Sono felice di stare con Akram,
è come se lo avessi sempre
avuto accanto.
F I N E
RINGRAZIAMENTI E DOMANDE
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questo mio lavoro, tutti senza distinzione, anche quelli che si sono astenuti dal commentare, per la pazienza che hanno dimostrato nel leggere tutta sta roba. Vi sono debitore del vostro prezioso tempo.
Vorrei porre due domandine semplici, alle quali risponderete come al solito con estrema sincerità.
1. Vi è piaciuto oppure no?
2. Avete trovato interessante il finale?
3. Ritenete che possa tentare di cercare un editore, che me lo pubblichi? Non a pagamento è sottinteso.
Ancora grazie a voi, amici miei.
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Carissimo Vincenzo
RispondiEliminanon è con questo commento che risponderò alle tue domandine perché ho tanto arretrato da leggere .
Avevo solo tanta voglia di salutarti e di dirti che mi sei mancato.
Io sto bene e spero anche tu .
Ho dato un bacio alla mia bimba da parte tua .
Un abbraccio grande
Teresa
Ben tornata Teresa, si sentiva la tua mancanza. Sono contento di riaverti a bordo.
EliminaDai un altro bacione alla tua bimba da parte mia.
Aspetto tue nuove.
Ricambio l'abbraccio grande
Ciao.
Non mi ero sbagliata più di tanto un post fa quando scrissi che era meglio farsi ammazzare stando così le cose ...
RispondiEliminaOra rispondo alle tue domande.
Si che mi è piaciuto il tuo racconto!
Akram-virgilio non è che mi piaccia tanto però, quel poveretto aveva già Irene a dirigire la sua vita ed ora anche nell'altra vita avrà un accompagnatore fisso....io sto già soffocando al suo post, ma dico se neanche da morti posiamo esere completamente liberi che senso avrebbe parlare in certi casi di morte quale liberazione? :)
Capisco comunque che ti serviva una figura per guidare lui e noi verso la spiegazione del finale, avrei preferito un finale in cui a morire fosse stato davvero l'amico e che lui in un certo senso avesse vissuto tutto in una sorta di trance....che ne so lo scrittore sei te ! :)
Per la terza domanda non ho le qualifiche giuste per rispondere obbiettivamente, da lettrice ti dico perchè non tentare non ci perdi nulla il racconto è bellissimo e non sto qui a ripetere quanto penso che nei commenti precedenti l'ho già fatto.
E per ultimo un appunto....perchè chiedi a noi se cercare o no un editore? Penso che tu sappia più di noi se ne valga la pena, infondo si dice che siamo i migliori critici di noi stessi.
Fallo nella vita bisogna agire poi quel che sarà sarà, o vuoi tenerlo nel cassetto per farlo pubblicare postumo?
Akram-Virgilio o Akram-angelo custode, a seconda dei gusti e della religiosità di ognuno che legge, era necessario come il deus ex machina che risolve un enigma o che dè la possibilità di risolvere una questione scenica, come appunto era questa storia. Potrei anche immaginarlo come il Nero Wolfe di Rex Stout, laddove, vedi caso, il nostro morto pasticcione potrebbe essere l'Archie Godwin della storia.
EliminaMa è come hai detto tu: avendo immaginato fin dall'inizio questo finale avevo bisogno di una figura, che compare a cose fatte, anche se si dà a capire che era sempre lì presente, per aiutare a chiarire ai lettori, e a chi sennò, come erano andate le cose.
Io non ho trovato di meglio, pur essendomi lambiccato il cervello per trovare un'altra soluzione, ancora più estrosa, ma non sarebbe più stata la mia storia, bensì un'americanata.
Io non ho chiesto a nessuno di trovarmi un editore, ho chiesto se ritenete che valga la pena di darlo alle stampe. Sta tranquilla, Lillina, ho già in mente a chi rifilare sta pizza e penso adesso che è conclusa che abbia una creta valenza. E poi io scrivo per me naturalmente, ma anche per essere letto da un pubblico possibilmente più vasto della settantina che mediamente hanno seguito questa storia.
Grazie per il tuo impegno e i tuoi suggerimenti e i tuoi commenti.
Ciao Vincenzo.
RispondiEliminaHo letto con attenzione l'ultimo capitolo. La prima parte si è svolta in una maniera che già mi immaginavo, sembrava fin troppo semplice ed infatti lo era.In un solo istante ho capito che non poteva finire in quel modo.
Mi sono affezionata a quest'uomo imperfetto.
L'ho seguito passo dopo passo quasi ogni giorno per oltre un mese.
Era solo alla ricerca di se stesso, come un naufrago senza ricordi.
Artefice del suo successo e della sua disgrazia.
Lo avrei preso a schiaffi ogni volta che cedeva ad Irene, perchè non sopporto che un uomo (inteso come persona non come sesso) possa piegarsi così tanto per amore.
Ora ho compreso che è stato per ignavia.
Quando ha cercato di tirarsi su dal girone dantesco in cui era caduto, i troppi errori fatti non glielo hanno permesso.
L'ultimo atto è stato un ritrovarsi dopo essersi perso.
Tutte le domande hanno trovato risposta e il cuore ha trovato pace.
Lasciamo gli umani ai loro rimorsi, se mai ci saranno.
Altrove è più bello, questa è la risposta.
Ci speriamo tutti.
Mi è piaciuto Vincenzo.
E, prima di arrivare alle battute finali e di leggere il tuo breve commento ero pronta a chiederti se lo avresti pubblicato.
Devi.
Fosse soltanto per i battiti del mio cuore che ha accellerato molteplici volte nella lettura.
E per quel piccolo balconcino di gerani che porto con me.
Ti abbraccio e grazie.
Sì, è stato per ignavia. Purtroppo sì, e spesso a noi uomini capita di avere un momento di lassismo, di incapacità reattiva, di lentezza mentale, di fiacca, di pigrizia e se questo momento coincide con l'incontro con una donna forte e volitiva, può capitare -spesso aimé- che ci si adagi sul successo che da costei proviene e la si lasci fare e disfare a suo piacere. Quando poi si cerca di risollevarsi "dal girone dantesco" in cui si è precipitati non sempre va bene, anzi spesso va male.
EliminaIo ho fatto scegliere al mio attore principale la via più disonorevole, cioè il suicidio, non a caso, ma per punirlo della sua scellerata ignavia.
Lo hai certamente capito.
Poteva finire in altro modo?
A me non piaceva un altro modo: umiliare un proprio personaggio, in cui magari ti ritrovi per qualcosa (sono pittore anche io e capisco che a volte si è disposti a dare l'anima al diavolo pur di sfondare) non è facile come sembra, bisogna contemporaneamente umiliare se stessi, e non è cosa da poco.
A chi non piacerebbe stare a letto fino a tardi mentre la bella moglie fa tutto per te?
Forse pure a me. Anche se con lo smisurato -troppo- orgoglio che ho non mi verrebbe mai di accettarne i diktat imperiosi.
Terrò in gran conto l'accelerazione dei battiti del tuo cuore e pubblicherò sta storia.
Perché lo vale.
Ricambio l'abbraccio.
Grazie a te.
AVVISO AI NAVIGANTI
RispondiEliminaIl 13 novembre di notte nell'appartamento al piano superiore si è rotto un tubo della conduttura dell'acqua e durante circa 5 ore più di 150 metri cubi di acqua ne sono usciti, invadendo il pavimento del piano di sopra e poi l'acqua è venuta già nel mio appartamento lungo le pareti, provocando un autentico disastro in questa camera dove adesso mi trovo.
Dato che anche in Germania ci sono i cialtroni, non è stato intrapreso nulla fino a questa mattina. Adesso, tra poco meno di un'ora DOVREBBERO venire a mettere delle pompe elettriche che sarebbero in grado di eliminare l'acqua e l'umidità altissima che c'è in due stanza, più il mio bagno ed anche nella cucina.
Non so cosa faremo noi: se resteremo qui in metà appartamento, ma come si vive col rumore che fanno le pompe? Oppure andremo in albergo, oppure in vacanza.
Il fatto drammatico è che questo lavoro le pompe non lo fanno in meno di tre o quattro settimane. Poi c'è da considerare il tempo della rimessa in sesto delle pareti e del pavimento, minimo un'altra settimana. Considerato anche l'arrivo delle feste di Natale e Capodanno, come se dice a Roma te saluto scuffia, s'arivedemo all'anno novo.
Io non ho un PC portatile, il mio è fisso.
Dovrà essere sbaraccato da qui, forse in un'altra stanza (ne rimangono solo due e già sono piene di impicci tolti dalle due che stanno a mollo)forse spento.
Temo che potrò venire al PC assai saltuariamente su quello portatile di mia nipote, o da mio figlio, ma a me scoccia rompere le scatole a chi lavora o studia col PC.
Il ché significa che voi potrete rispondere coi commenti a questo post finché ne avrete voglia ed io risponderò quando ne avrò la possibilità.
Sinceramente mi dispiace, ma non l'ho ordinata io l'alluvione.
Un abbraccio a tutti voi, che passate di qui.
Sono le 07,23 del 24 novembre 2012.
Spero di potervi contattare almeno per farvi gli auguri di Natale e Capodanno.
Qui chiudo e vi saluto.
Ciao a tutti e grazie per il vostro contributo.
Enzo.
Caspio, mi dispiace davvero!
RispondiEliminaanche in questi casi è difficile trovare le parole.
Cerca di star bene di salute, prova ad avere fiducia
(almeno prova) e fatti vivo appena riesci!
Un cordiale e sincero saluto.
Riccardo
Ci voleva proprio l'alluvione in casa mia per farti portare la tua casetta nel mio orticello. Ben arrivato!
EliminaSpero che non te ne riandrai adesso, hai troppo buon umore!
Mi sono salvato fino a lunedì, poi si vedrà.
Cioè: sono venuti, hanno fatto un sacco di boccacce e poi hanno detto che potevano solo mettere degli asciugatori (so na fava che se devono asciugà) e per ora basta; poi viene la squadra. Sarà l Juventus? Sarà il Milan? Sarà la beneamata Inter? O magari la Roma di Zeman?
Comunque sia io fino a lunedì sto in questa casa e lavoro in questa camera, poi vedremo.
Lunedì pomeriggio ho un appuntamento dal mio avvocato per farmi ben consigliare: qui c'è forse da tirar fuori qualche euro.
Ciao Riccardì, ci risentiamo.:)))
ciao Vince',
Eliminanon volevo darti l'impressione che non ci sono proprio,
e questa era l'occasione giusta anche se preferivo che
non lo fosse;
tu invece fai in modo che questa sia l'occasione giusta
perchè gli altri cacceranno fuori un po' di euro a te ;-)
Non so perché ma sentivo che tu ci fossi, mi sembrava di vedere il caschetto con gli occhiali del fatidico Barone Rosso!
EliminaSto già dandomi da fare per ricevere qualche soldo, non sono mai stato un piagnone, ma nemmeno fesso e non voglio esserlo adesso, perché ci va di mezzo non solo la tasca, ma la salute mia e di mia moglie.
Ciao, e grazie del tuo supporto, assai gradito.:))
Ciao Vincè!
RispondiEliminaBellissimo il finale del tuo libro,sono fiera di averti conosciuto come scrittore,ero certa ci avresti "lasciato" con un enigma ehheheeheheh sei mitico! Una storia velata di mistero come la realtà'delle anime che vagano alla ricerca di un luogo dove riposare sereni,ammesso che ci sia
Per parere mio,sincero né ti quoto alla grande questo tuo scritto ha tutto il diritto di essere pubblicato,non vorrai lasciare nascosta una dote così'in rilievo altri la devono conoscere
Grazie per avermi dato la possibilità'di leggerti,spero di poterlo fare ancora,appena potrai scrivi,scrivi e scrivi ancora
Mi spiace tantissimo per il disastro accaduto a casa tua,posso immaginare il grande disagio Vincè io diventerei matta!
Un abbraccio grande caro Amico,arrivederci a presto e sicuramente ci faremo gli auguri per il Natale,non mancherai ne sono certa
:DD
Ho vero piacere nell'apprendere che la storia ti sia piaciuta fino in fondo.
EliminaLo pubblicherò, vedrai. Poi ti farò sapere.
Quello che è successo a casa mia potrebbe succedere dappertutto; è il modo in cui è stato reagito che fa schifo. Si sono palleggiati la responsabilità dell'intervento tra ditta che deve intervenire, amministratore che non ci vuole rimettere e compagnia assicurativa che vuole vederci chiaro. Così sono passati 12 giorni (in chiaro "dodici giorni") in cui non hanno fatto niente, e qui l'umidità arrivava a quote incredibili e di invivibilità.
Adesso verranno lunedì a dirci -speriamo- come va avanti.
Ma io mi farò consigliare dal mio eccellente studio legale (è quello che cura gli interessi del teatro di stato di Karlsruhe, tra l'altro, ed è così che ci siamo conosciuti, insomma è gente forte) per sapere:
primo, se devo pagare o no l'affitto per questi due mesi;
secondo, se posso andarmene un mese in un luogo di villeggiatura ad esempio nel Bayern, dove conosco posti bellissimi, naturalmente pagato;
terzo, se posso ricevere i cosiddetti "Schmerzengeld" i soldi del dolore, cioè una somma per tutto il disagio, compreso l'attacco alla situazione dell'asma cronica di mia moglie.
Io ci conto, almeno due su tre.
Prima di Natale mi sarei comunque fatto vivo.
E poi sto pensando seriamente di comperare un portatile e che vadano afc tutti.
Ciao Clá, ci si risente e grazie delle tue belle e incoraggianti parole.:DDD
Vincè io credo che i danni da te subiti verranno rimborsati,compresi i giorni di forzata lontananza da casa tua con tutti i disagi che ne seguono e ci mancherebbe,io spero che per loro il conto sia salato,per ben 12 giorni immersi nell'umidità'ma se ne rendono conto?
EliminaBravo!!! Un portatile è quello che ti ci vuole ovunque vai ti segue eheheheh ce l'ho pure io non starei mai senza..
Ciao grazie a te.A presto :DDD
Seguo i vostri consigli, amici miei; ci mancherebbe che perché ho qualche annetto più di voi (ah ah ah ah ah risata sarcastica) mi dovessi sognare di saperne più di voi.
EliminaGrazie della vostra solidarietà, che sento sincera.
Ciao Claudia.
beh, vedo che hai le idee ben chiare e non ti si deve suggerire nulla =D
RispondiEliminaciao nonne', ricordate tutte le pillole mi raccoma'...
artrimenti te perdi per la tedeschia e chi te ritrova più. XD
Te possino! Sapessi che pe le pillole me devo portà un troller apposta!!!
EliminaNun me ce perdo nella Tedeschia, nun te prioccupà, ce mancherebbe.
Ciao e guidalo giusto sto tre ali tutto rosso!
:DDD
AOH, me raccomanno, falli pena' ma soprattutto falli paga'
Eliminaah ah "in cu.. alla balena" ;-D
E speriamo che abbia il cu... bello capace sta balena.
EliminaCiao Riccà.
Caro amico Enzo, purtroppo (come avrai intuito dall'assenza di commenti) il tuo nuovo lavoro è capitato in un periodo in cui non avevo un minuto di tempo da dedicare alla lettura (non sono riuscito a finire l'autobiografia di Rushdie, che pure mi appassiona, e il nuovo libro dell'immenso Jonathan Franzen, iniziato in treno, è fermo da più di dieci giorni a pagina 23...) ma come potrei non darti il mio incoraggiamento sulla fiducia, conoscendoti come ormai ti conosco?
RispondiEliminaCerto che devi provare a pubblicarlo, e ovviamente non a pagamento... :)
Un abbraccio, e (speriamo) a presto!
Sapevo dove eri ed ero contento -pensa tu- nel constatare che eri assente tra i commenti, perché significava che l'opera di diffusione del tuo libro andava avanti.
EliminaSpero e mi auguro che ti sia andato tutto a gonfie vele, come desideravi tu insomma.
Che ti devo dire?
Quando avrai finito di leggere l'autobiografia del grande Rushdie e quando sarai andato oltre la pagina 23 di Jonathan Franzen, di cui ho sentito parlare, se avrai ancora voglia di leggere puo perdere un po' di tempo con questo Tatort in 12 puntate.
Spero di rimanere in contatto con te e con gli altri, farò in qualche modo.
Un abbraccio e tante bellissime cose, caro Nik.
Ciao Vincenzo.
RispondiEliminaStamani ho letto il tuo avviso ma non potevo commentare, non ero a casa.
Fai in modo che i tedeschi sistemino presto la tua casa e che ci si possa ritrovare al più presto.
Non immaginavo che questi ultimi dodici giorni li hai passati in una situazione così precaria.
Spero ti vengano riconosciuti i danni materiali e non solo.
Passare un tempo indefinito in una situazione di disagio permanente è davvero qualcosa che si fa fatica a sopportare.
Psicologicamente e fisicamente.
I tuoi avvocati ti sapranno consigliare egregiamente.
Fagliela pagare.
Io passerò spesso per vedere se ci lasci notizie ma un computer portatile piccolo e comodo lo vedo come un bene di prima necessità.
Ti abbraccio e gli auguri ce li facciamo più avanti.
Io sarò stressata dall'avvicinarsi del Natale.
Tu, spero sarai a goderti una vacanza più che meritata.
Ti abbraccio.
Per il momento sono ancora a casa mia e mi trascino da una stanza all'altra, seguito da Anna Maria, che mugugna qualche invettiva contro chi ci ha messo in questa situazione.
EliminaCi hanno portato due apparecchi che fanno un rumore sordo e che dovrebbero asciugare le pareti, quelle quattro che sanguinano acqua, ma c'è il pericolo che distribuiscano la muffa che si è già formata in tutto l'appartamento, anche in quelle due stanze intonse dall'acqua. Per cui ogni tanto le spengo e buona notte.
Sentiremo lunedì che cosa ci proporranno. Io intanto vado dal mio avvocato.
Vi farò sapere.
Grazie per starmi vicino e per farmi sentire la vostra solidarietà.
Ciao.
Ciao Vincenzo o Enzo(da quello che ho capito ti fai chiamare anche così).
RispondiEliminaHo letto della tua disavventura e credo che se vuoi rimanere nella tua casa in salute e tranquillità, dovrai risistemartela a tue spese, per poi farti rimborsare con gli interessi.
Il tuo finale mi è piaciuto moltissimo, perchè anche se avevo compreso della donna colpevole(colpa del foulard), mi ha meravigliato il tuo spostarti su di un'altra finta vittima; decisamente un colpo di genio.
Credo però che ci sia stato un momento di staticità nella parte centrale del racconto, sembrava pesante, come se stessi cercando un finale che non riuscivi a tirar fuori.
Sarebbe stato divertente far dell'ironia sul commissario accennando qualcosa in più su di lui.
Per il resto credo che sia tutto molto bello, con qualche piccola modifica a mio parere ovvio, credo che sia eccellente.
Te lo dice una piccola appassionata di gialli, devi crderci!
Sto ancora aspettando di andare a prendere insieme a tua moglie e a Mariella una bella cioccolata calda, o preferisci qualcos'altro?
Un baciotto
La Spia
Grazie degli apprezzamenti e delle critiche.
EliminaVeniamo alle critiche, che sono le più costruttive, quando intelligenti e logiche fatte a persona intelligente e logica.
Questo Tatort è stato scritto in due volte distanti anni l'una dall'altra. La prima parte, tutto fino a Tatort 11 l'ho scritta verso la fine degli anni 90.
Non c'erano telefonini, c'erano invece cabine telefoniche e si parla di Marchi e mai di Euro.
Allora avevo previsto di fare dissolvere lentamente nel nulla il mio protagonista -il morto ammazzato- giocando su scarnificazioni sintattiche e grammaticali; avrebbe dovuto a un certo punto parlare per sillogismi elementari.
Qualcosa è avvenuto allora che mi ha fermato, qualcosa nella mia famiglia. Ho perso lo spunto, l'aggancio e ho per così dire dimenticato la struttura del mio finale.
Non potevo ricostruirla dopo più di dieci anni, sono cambiato nel frattempo dentro tanto anche io.
Così ho fantasticato un finale diverso, ma ad effetto.
Ho scritto Tatort 12 giovedì mattina 22 novembre in due ore, senza cambiare una parola o una virgola e senza rileggere l'ho poi trascritto.
Ogni tanto funziona.
Nella parte centrale quella staticità doveva introdurre per gradi alla fase finale, di scarnificazione come ho detto, ma poi non ne ho potuto far niente.
Il finale è stato un getto d'impeto.
Sul Comandante non volevo fare il giallista, come tanti, troppi autori americani che mettono in ridicolo a volte la figura del poliziotto.
Sarebbe stato un vero giallo, ma questo, cara La Spia, non è un giallo, è un poemetto, oppure un giallo triste in versi.
Dovrò comunque riguardarlo prima di presentarlo ad un editore, e mi ricorderò del tuo commento critico e di quello degli altri.
Grazie di avermi letto e ci risentiamo.
PS: qui non è come in Italia, se hai un buon avvocato e lo segui nelle istruzioni vieni fuori dalla melma, letteralmente dall'acqua, senza doverti sbattere a terra come una colomba ferita.
Ciao.
Ammazza che complimento, grazie!
RispondiEliminaAmmetto che mi piacciono più i complimenti che le critiche anche se costruttive.
E' stato proprio il tuo scrivere in versi che mi ha colpito, triste o allegro che sia, l'idea è originale per me ed è piaciuta molto.
Il comandante non necessariamente deve essere messo in ridicolo anzi, avrebbe allegerito la pesantezza del dramma del personaggio, spostando l'attenzione su di sé (sempre secondo me).
Ma il racconto è tuo ed io non dirò altro, se non che, se non lo pubblichi, mi dispiacerà molto.
Ma perchè non mi rispondi per la cioccolata?????
Vedo che la fiducia negli avvocati lì è maggiore di qui, ma ti posso assicurare che sono in gamba anche in Italia, se vogliono!
Ciaooooooo
La Spia
Dalla fine.
RispondiEliminaSe vogliono, appunto, e per farli volere molto devi sborsare tanti quattrini. Qui no, basta una buona assicurazione contro i rischi peritali e io ce l'ho.
La cioccolata? Si può vedere ma c'è tempo.
Preferisco le critiche valide ai complimenti, sinceramente.
Vedi io ho un grande concetto di me, la mia forza e il mio debole forse.
So se ho scritto, detto, fatto, dipinto qualcosa di buono e non mi occorrono applausi.
Ad altri fanno benone a me irritano a volte.
Ma una critica giusta è sempre bene accetta. Quello che non accetto è la stroncatura preconcetta. Lo hai fatto tu, quindi è una porcheria.
Fra poco pubblicherò un pezzetto che ho tolto per mia scelta personale, che già ho postato tanto tempo fa e che la maggior parte di voi non ha mai letto.
Grazie comunque del tuo interessamento e della tendenza cioccolataia!!!.DDD
Ciao:D
Grazie grande lezione da parte tua, per me.
RispondiEliminaMa io ti voglio bene lo sai!
P.s. La sincerità è la cosa che mi piace di più nelle persone, ecco perchè a volte esagero. By, by.
La Spia
Non volevo darti una lezione, Dio me ne guardi! Non sono in grado di darne a nessuno.
EliminaLa sincerità è la base di ogni buon rapporto umano, o almeno dovrebbe, ma a volte essere troppo sinceri ti fa star male, perché non sei creduto.
"È mai possibile che mi stia dicendo la verità? Questa verità?" E ti sei fregato.
Con me potete essere sinceri, io credo a tutto.
Ciao.
Con ordine:
RispondiElimina1. Mi è piaciuto lo stile, il linguaggio lirico e crudo, a tratti disperato, dell’uomo senza corpo. Sarebbe stato interessante vedere come veniva limitando questo tipo di linguaggio al protagonista e lasciando agli altri la scrittura in prosa.
Per valutare ciò bisognerebbe rileggere il tutto per intero, e per cartaceo- nel caso Roscio attuasse quel suo progetto, mi piacerebbe averne una copia!-
2. Il finale non mi è piaciuto, a cominciare dalla prima frase (perché per impedirle? Non è il contrario?)
… Troppo incasinato, preferisco trame più lineari, che non mi facciano s-cervellare troppo, che rispettino l’esiguità dei miei neuroni.
In verità non ci ho capito niente, mi sono incastrata nell’angolo di un ingorgo cronologico. Come può Irene pensare a uccidere il marito, se l’ha appena visto all’obitorio? Bhò!
3. Evvai con l’editore, occhio alle fregature però.
Dulcis in fundo, come puoi vedere dagli orari. Te lo meriti: sei la commentatrice più assidua e la più ostinata nel menare quando non ti va bene. Giusto così.
Elimina1.Non avevo pensato al tuo escamotage, di far parlare solamente lui in versi, ma non mi è venuta quest'idea.
2."Per impedirle di nascondermi il suo segreto". Ovvio direi, vuole coglierla in fallo e non vuole che lei cerchi di fare la furba. In macchina quando cerca di sentire i suoi pensieri infatti non sente nulla, perché lei non pensa a nulla. Forse è un vezzo poetico, non so, veramente non so.
Perché incasinato?
Silvia: il suo accompagnatore Akram gli ha fatto rivedere tutto quello che era successo, cioè quando incomincia lui è già morto e non vede come è avvenuto, ma poi chiede ad Akram, che come dice alla fine è subito apparso accanto a lui di dargliene la spiegazione e viene a saperla solo alla fine, ma non ci capisce un caz, infatti quando vede il secondo morto pensa che si tratti di Gipi, ma lui è più incasinato di te e nemmeno ricorda più il suo nome e il fatto che Gipi fosse lui stesso. Vede in differita, per dire così la sua morte come è avvenuta, perché all'inizio non la descrive, ma parte dicendo più o meno "dunque quel morto sarei io", quindo l'autore cioè io era debitore ai suoi lettori di questa descrizione, ma il morto pensa di avere mandato a morire anche Gipi, mentre Gipi è lui stesso.
Sei incasinata, lo so, perché non sei lettrice di gialli.
Irene vede il marito morto all'obitorio il giorno dopo averlo ammazzato.
Ancora incasinata? Forse se leggi attentamente questa mia risposta stavolta ci arrivi, dai Silvia che non sei de coccio.
A proposito del menare di cui parlo nel preambolo a queste righe: visto che quando non sei d'accordo sacrosantamente meni? Vivaddio che sei così. Sarò masochista, ma a me i calci nelle gengive in questi casi fanno piacere. Valli a capire gli uomini, certi uomini per lo meno. Tu mi capisci? Sempre?
3.Starò attentissimo. Grazie per l'imprimatur.
4.Potrei mandartela io la copia dell'intera faccenda.
Fammici pensare, e calcolare col casino che ho adesso in questa baracca di casa alluvionata.
Ti faccio sapere.
Quindi, alla fne, tra acquetta e fuocherello, più o meno, c'ho azzeccato. Il racconto mi è piaciuto anche se non sono molto obiettivo poichè ho troppo sentito alcuni "passaggi" che mi accumunavano al povero cristo che cerca un'uscita dal suo corpo e dalla sua anima ma si macera ancora, finanche da morto, in mille pensieri. Che dirti, ha bisogno di quella che tecnicamente viene definita "revisione", si consiglia solitamente di rileggere la storia partendo dalla conclusione. Per il resto, l'ho trovato ben scritto, con stile originale e "accattivante": MERITA.
RispondiEliminaPer quanto riguarda "l'alluvione", spero non ti ritrovi impantanato in tutte quelle beghe legali e burocratiche che fanno da corollario a questi eventi qui da noi ed in cui sguazzo come consulente tecnico accompagnato da una cospicua scorta di malox. Ciao, un abbraccio e in bocca al lupo.
Sì l'avevi indovinata tu la fine. OK! Bravo Rosario, ma tra artisti c'è un certo feeling anche via etere.
EliminaForse se lo avessi concluso anni fa lo avrei fatto finire in modo un tantino diverso, ma oggi va bene così.
Grazie di esserti infilato nelle scarpe del personaggio, è come prendere in mano i tuoi pennelli vedendo un tuo quadro, e tu capisci quanto questo possa far piacere.
Nel fango burocratico ci sto letteralmente precipitando: oggi vado dal mio avvocato -uno forte per fortuna- per sapere come uscirne fuori, lordo ma vivo.
Vi farò sapere.
Ciao Rosà.
e quindi siamo alla fine..ma lo sai cosa c'è di bello? Che anche se la fine può essere scontata, è per come è scritto sto racconto che ti incanta. Se ci pensi...perchè si va a rileggere un libro già letto o a vedere un film già visto?..Sappiamo la fine me ci cattura un altra volta. Ecco Vincè...se tornassi qui e rileggessi ancora tatort, lo amerei lo stesso, con la stessa voglia di leggere riga dopo riga, per immaginare le figure..di Irene , di lui...il bosco..i motociclisti..quindi si, sia se riesci a pubblicarlo, te lo auguro naturalmente, sia tu lo lasci qui, grazie per le belle sensazioni che mi ha dato leggerlo. Un abbraccio con affetto. Maria Grazia
RispondiEliminaSe uno mi dice che appena ha finito di leggere un mio libro lo ricomincia a leggere, magari qua e là per riprovare le emozioni già sentite, mi fa un favore grosso così. È il sogno di ogni autore sentirsi dire certe cose, e te ne sono grato.
EliminaÈ come quando ti metti da un parte ad osservare il passaggio di gente in un galleria di fronte a un tuo quadro. Uno passa, guarda e dice: "Che schifo!", Si allontana, poi ritorna, e ritorna, e ritorna, e infine chiede: "Quanto costa?"
Credimi è un orgasmo.
Così quando ci si accorge che la storia che hai scritto ha invaso la coscienza e l'anima del tuo lettore.
Penso che lo pubblicherò, con le opportune correzioni.
Grazie e ciao Mariagrà.
Ciao Vincenzo, come va?
RispondiEliminaDacci notizie, come procede con l'avanzamento lavori?
Spero che ci siano novità positive.
Nel frattempo ti abbraccio.
PS: ieri è stata una giornata di merda, in quel di Parma.
Amala comunque e sempre amala.
Venerdì mattina alle 8,30 vengono e iniziano...cosa? E che ne so. So solamente che saranno 18 giorni 18 dal disastro! Si chiama porconata.
EliminaIo andrò in hotel o da mia figlia Stefania, si deve ancora decidere.
Rimarremo in contatto, perché mia nipote Cristina mi lascia il suo portatile, che carina.
Restituisco l'abbraccio.
PS: meglio mettere una pietra su Parma, mi è sembrato di vedere la squadra di Ranieri ultima fase. Uno schifo il secondo tempo, e tengono fuori Snejider!!!
Amarla si ama sempre, ma che fatica.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaPassavo nella speranza di avere notizie,appena puoi facci sapere eh
Un abbraccio :DD
Cara Claudia, come ho già detto sopra a Mariella, tutto procede "a pen di veltro".
EliminaMejo er romanesco: "a cazzo de cane".
Sapessi che fatica tirar fuori da cassetti roba che non usavi e trovartele davanti e dire e adesso questa dove la metto?
Un casino mentale, uno stress psicologico cui non eravamo preparati. Come a dire fare un trasloco in quattro e quattrotto senza aver organizzato un fico ammosciato e senza sapere cosa succede dopo e quanto dura sta solfa, né alla fine quale sarà il prossimo alloggio.
Non lo auguro a nessuno.
Riabbraccio di rimbalzo.:D
Ciao!
EliminaImmaginavo che non c'erano buone notizie a riguardo, che legnata Vincè..
:DDD
Gli altri hanno scritto un sacco, io dico solo
RispondiElimina1) Sì
2) Sì
3) Sì
Perfetta e gradita sintesi Baol:
Elimina1) Grazie
2) Grazie
3) Grazie
guarda che te curo... =D
RispondiEliminaMe fa sentì mejo sentimme curato da te. Grazzie, nun so più tanto solo.=D
EliminaCiao Vincenzo!
RispondiEliminaCome procede il ripristino?
Spero vada meglio. Tienici aggiornati.
Alla fine cosa hai fatto e dove sei, da tua figlia o in hotel?
Spero da tua figlia così avrai il computer a disposizione.
Un abbraccio circolare.
Malissimo! Sono venuti ieri mattina una ventina di Sioux e volevano mettermi sottosopra casa, ma ho difeso il fortino disperatamente. "Se volete fare tutto in una giornata per risparmiare quattrini, vi denuncio ho detto a chi era il capo". "Ma noi abbiamo un impegnativa e a quella ci atteniamo"
Elimina"Ma questa è casa mia e io qui ci abito"
Hanno fatto quello che gli ho permesso io di fare e se ne sono andati con le penne basse. Ritorneranno la prossima settimana.
Io per ora sono ancora qui, ma stasera vado da mia figlia.
Grazie dell'interessamento e ricambio l'abbraccio a 360°.:)))
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaBravo,hai fatto benissimo ecco..
Per cui ti trasferisci da tua figlia sono contenta che rimani in famiglia,spero che tua moglie si senta meglio
Un abbraccio :DD
Meglio...non so.
EliminaQuando sei da qualche parte e ti capita qualcosa, fai i tuoi bagagli e torni a casa tua, quello che i tedeschi chiamano "Zuhause", cioè un luogo chiuso, sicuro, dove ti senti come una tartaruga chiusa nel suo guscio.
Ma se succede qualcosa a casa tua, nel tuo "Zuhause", dove vai? cosa pensi? come ti trovi?
Male anche a casa di tua figlia o di tuo figlio.
Hai perso quasi la tua identità.
Non lo sapevo e adesso lo so.
Ricambio il tuo abbraccio e ti ringrazio delle belle parole.
Mi mancava anche l'11; letti entrambi, non ci ho messo molto, è stato come scolare tutta d'un fiato una pinta di birra all'oktober fest.
RispondiEliminaE' stato un susseguirsi di emozioni, uno stare appeso per i piedi col sangue che va alla testa e non riuscire a staccare, a dirsi "ma io sono vivo, perché cazzo devo stare coi piedi rivolti al cielo?", con la parte finale (quella del post) che ha stravolto tutto, all'altezza di un giallo della miglior fattura.
Alle domande sintetizzo, come mastro Baol: SI-SI-SI.
Quanto all'accidente che ti è capitato, non ho il minimo dubbio che ne uscirai alla grande; le hai quadrate e non sarà uno tsunami a metterti spalle a terra. Il fatto di non essere in Italia ti è già di conforto, perché qui (chettelodicoafà) riescono a far rotolare anche le palle quadre.
A presto, vado a leggere altri arretrati, oggi anche per non pensare ad altro.
Ciao, un abbraccio.