Qualcuno scende insieme a me
dal grosso autobus giallo,
una donna grassoccia
vestita di nero,
che dondola sui tacchi mentre cammina.
Le resto a fianco per un po'.
Lei svolta in una strada in salita
molto corta.
Conosco questo posto: Richard
Wagner Strasse. Qui abitava Renate
subito dopo aver piantato il marito,
al numero 8,
in cima alla salita.
Qui sto anche io una notte lunga
e piena di sudori, di gemiti e di
bevute di whisky.
Renate beve whisky come l'acqua
del rubinetto,
e scopa
dimenando il culo
come una cavalla imbizzarrita.
Quando lei fa l'amore
lo sanno tutti nella Richard Wagner Strasse.
Renate non abita più qui;
nell'appartamento al primo piano
c'è una famiglia di turchi
che mangiano peperoni piccanti
e fagioli lessi, bevono thé bollente e niente
whisky.
Bambini piccolissimi e neri
lanciano strilli acuti
quasi come Renate.
La donna grassoccia che dondola
sui tacchi è già lontana,
ma non la seguo.
Sento adesso una grande attrazione
che mi solleva in alto
oltre il muro robusto
che recinge
un parco con alberi alti e antichi.
È l'Hauptfriedhof sulla Eckenheimer Landstrasse.
Avverto l'esser qui di altri come me,
chiusi nella loro solitudine.
Mi evitano. Li evito.
Me ne vado lungo un sentiero
del vecchio cimitero giudeo.
La donna grassoccia è ferma
vicino a una pietra ovale
piccola e grigia,
deposta a terra.
C'è scritto il nome di suo figlio,
Philipp,
morto a ventitré anni.
Lei singhiozza e si asciuga
gli occhi con un fazzoletto colorato.
Philipp è qui,
ma non vuole lasciarsi
vedere da me.
Voglio lasciarlo solo.
Torno al di là del muro,
nella zona delle battone.
Lungo la Rat Beil Strasse,
a ridosso del muro del Camposanto
e poi più avanti
lungo tutto l'Adickesallee,
davanti agli edifici
della Hessischer Rundfunk,
fino all'incrocio con la Eschersheimer Landstrasse
è il territorio di metà delle puttane
di Francoforte,
quella cacciate dalla Kaiserstrasse
e dal Palmen Garten perché
non reggono più certe tariffe.
Sempre meglio comunque
delle derelitte dell'Untermainkai,
che ti sbatti in piedi
per 20 marchi.
Quasi nessuna sta sola a quell'ora:
a gruppetti di due o tre,
parlano male dei loro lenoni,
fumano Marlboro lunghe
una dopo l'altra,
e intanto fanno
rapidi gesti con le mani alle macchine
che rallentano, per indicare
il prezzo e il tipo di
intrattenimento che offrono.
Una Mercedes 180 C nuova
targata Darmstadt è già la terza
volta che passa;
l'hanno notata tutte ma fanno
finta di niente.
Torna di nuovo, si ferma.
"Tu no. Quella con la mini rossa."
"Gundula, è per te."
Gundula non è molto entusiasta,
si muove piano, e intanto sbircia
il tipo e lo valuta:
età media, benestante,
scontento della moglie,
forse anche mezzo impotente.
"Sono 100 marchi col preservativo;
non faccio niente con la bocca.
Se vuoi parcheggia e andiamo via
con la mia macchina."
L'uomo ci pensa su un momento, poi le chiede:
"Devo pagare anche l'albergo?"
"Non andiamo in albergo,
ho una camera qui vicino."
"Allora sali su questa, si fa prima."
"No, solo con la mia macchina."
"Ma dove lo trovo un posto
per parcheggiare?"
"Mettila al posto della mia;
si fa così. È facile."
"È stronzo invece. Questa macchina
è molto comoda, e non devi spostare la tua.
Perciò sali e dimmi dove
devo andare."
"Non hai capito, bello.
Vengo solo con la mia macchina
e guido io. Se non ti va
cercati un'altra."
Se ne torna già indietro dalle compagne.
"Dove cavolo sta la tua macchina?"
le strilla l'altro dietro.
"Ti sei convinto allora!" gli risponde.
Va verso una fila di auto di lusso
parcheggiate sotto il muro.
Entra in una BMW 323 nera
decappottabile. Mette in moto,
fa marcia indietro e lascia che l'uomo
parcheggi il 180 al posto della sua.
Lui entra e lei parte veloce
verso l'incrocio con la
Friedberger Landstrasse.
Lui vorrebbe dir qualcosa,
ma lei non gli dà retta, gira a sinistra
e fila via decisa.
Lui le guarda le lunghissime
gambe, che sono adesso
tutte scoperte.
Lei gira a destra nello Schlinkenweg,
entra nel cortile di una casa
sulla sinistra. Spegne il
motore e scende.
Lui la segue senza dir più niente.
È un mini di una stanza
con bagno e cucinino.
"Dammi i soldi, poi va a lavarti
e metti questo sul pene."
Gli dà una busta con un preservativo rosso.
Si spoglia in fretta, e quando lui
ritorna è già sdraiata sul letto.
"Io però vorrei parlare un po' con te dopo." le dice.
"Puoi parlare quanto vuoi, ma
sono altri 100 marchi,
anticipati."
"Te ne do ancora 200, ma dopo
voglio parlare con te."
"Perché 200? La metà basta;
io poi non posso stare tanto tempo,
mezzora, non di più."
"Ti do 300 in tutto e stiamo
un'ora. Ok?"
"Cos'è, sei malato?
Non vuoi fare all'amore?
Non ti piaccio?"
"Va tutto bene, eccoti i soldi;
tu dopo però lasciami parlare."
Le va sopra, la scuote un po'
e due minuti dopo
è tutto già finito.
Mi pare che quella è una formalità per
il giovanotto.
Lui vuole solo sfogarsi
con una donna che lo sta
a sentire tutta nuda.
Incomincia subito a parlare,
e parla e parla
di tutti i suoi problemi,
moglie, lavoro, debiti,
colleghi traditori,
e tutto quello che gli viene in mente.
Lei fa sempre di sì con la testa, lo guarda,
pare che lo sta anche a sentire.
Avrà già mangiato Karola, pensa.
Adesso mia madre le fa vedere
un po' di televisione e poi
la mette a letto.
Karola ha solo tre anni. non può
stare troppo alzata.
Stanotte quando ho finito
me la porto a letto.
Lui continua a parlare.
Lei lo guarda sempre fisso,
sdraiata nuda sul letto a gambe larghe;
ogni tanto annuisce.
Tra un pò, le mie domeniche si appelleranno"le domeniche del TATORT". Leggo e guardo un mare mosso con la costa calabra illuminata da un sole tiepido. Penso a quante "anime" vagano in questo panorama, magari leggendo i miei pensieri, guardano i miei atti, ascoltando Ludovico Einaudi attaccati alle mie cuffie. Tutto questo per dirti che che questo tuo scritto si anima al di là del giallo, e questa è la sua forza. Credo tu abbia visto "una pura formalità" di Tornatore, sto vivendo impressioni simili a quelle che mi ha donato quel film. Ciao Vincè
RispondiEliminaCome a chi dipinge suscita un interiore entusiasmo vedere che un suo quadro spolvera ricordi confusi e attiva riflessioni inimmaginabili, così a chi scrive capita la stessa cosa, forse ancora più solleticante -lo dico da pittore- perché i segni a volte lasciano correre la fantasia, mentre le parole inducono alla riflessione la più profonda.
EliminaNon ho visto "Una pura formalità" di Tornatore, ma nella mia cabeza si agitano da anni pensieri complessi,li risolvo dandogli la libertà a volte la più eccessiva e li lascio sfogare. Poi confronto coi commenti e con le critiche dei miei 24 lettori, uno in meno del Manzoni per stima.
Ciao Rosà.
Vincè stai scrivendo qualcosa di eccezionale, i miei commenti mi sembrano banali messi qui sotto, io leggo e intanto aspetto.
RispondiEliminaHo molto pensato oggi sulla fragilità di voi uomini, quanto essa sia a volte ben nascosta sotto false apparenza di forza e sicurezze.
I commenti dei lettori non sono mai banali. Non bisogna scrivere trattati di filologia per commento, basta esternare una sensazione, qualunque essa sia.
EliminaMi rallegra pensare che un mio scritto (oppure ho capito male e ti è venuto in generale?)abbia generato una riflessione sulla fregilità di noi uomini. È sempre bello notare che una donna si accorga finalmente quanto noi maschietti abbiamo bisogno della sua protezione, e non solo quando si tratti di nostra madre, ma soprattutto quando si tratti della nostra donna.
La madre te la da a prescindere e per vocazione, la tua donna te la da per scelta.
Se permetti non ha la stessa valenza.
Non mi è venuto in generale, mi ci hai portato tu. Tra la puttana e il cliente è lui in quel contesto il fragile.
EliminaCi sono arrivato. È vero il fragile è lui; lei fa la puttana forse perché la vita ce l'ha costretta, mai giudicare senza conoscere.
EliminaIn generale un uomo è vulnerabile nella sua sensibilità quanto e più di una donna. La donna poi ha dentro di sé i mezzi per rialzare la testa, l'uomo solo la sua forza fisica e la sua cocciutaggine.
Non sempre, ma sempre più spesso mi pare.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaSempre più' avvincenti queste tue pagine/libro che racconti,io come lettrice ne sono molto entusiasta e incuriosita sempre più'vado alla ricerca di una possibile fine,ma solo per cercare di indovinare l'esito finale,ehehehehe ma l'è dura né quello potrebbe pure avere svolti all'ultimo momento…"conoscendoti"
Ho avuto lo stesso pensiero di Roscio,quante anime vagano intorno a noi libere di leggere i nostri pensieri oltre che a proteggerci e mi piace pensarlo
Ma la signora cicciottella e dondolante sui tacchi,sarà'mica quella famosa Renate? E il figlio magari frutto di un amore mai scordato? O mi sbaglio…
Buona serata e buon inizio settimana :DD
Al prossimo Tatort!
Claudia io invece a questo punto non ho più fretta di scoprire il finale, queste parentesi di storie parallele che si aprono come finestre sul racconto iniziale, mi intrigano sempre di più.
EliminaUff non avevo finito...
EliminaMagari tra un po' il seminatore (Vincenzo) ci porterà a pensare che in una di queste parentesi si possa nascondere l'assassino, oppure le lascerà li apparentemente estranee al delitto per portarci alla fine e rivelarcelo solo a quel punto.
@Claudia. Ma perché ti preoccupi del finale? Che cosa dovrei dire io che ancora lo devo scrivere?:)))
EliminaBello è questo pensare a chissà quante anime ti girano intorno senza procurarti alcun fastidio. È il mistero più intrigante, secondo me.
iiiiiiihhhhhh, ma quanto sei fantasiosa!
Ti faccio sapere che Renate aveva una coscia lunga così e non aveva figli nascosti frutto di un amore mai scordato, mamma mia che fantasia tenebrosa.
Alla prossima allegra pensata:)))
@Lillina. Prima fai la brava e dichiari di non interessarti del finale, poi ci ripensi e dici che sì, insomma, a ben pensare potrebbe essere che...
sei una bella furbacchiona.
Ciao e salutami il tuo cagnetto con la coda dritta.
Vincè non mi interessa più di tanto, sei libero (e mi piace) che ci porti dove vuoi tu, però sotto i capelli tinti ho pure un cervello che ogni tanto pensa :)
EliminaMa davvero? Pensi ogni tanto? Sai uno spettacolo:)))
EliminaSto scherzando. Lo so che vi tingete i capelli anche a 10 anni, questo non indica l'età, ma solo i vostri cambiamenti di umore. Una donna, per esempio, dopo un'esperienza fallimentare va al gabinetto, si libera delle sue feci, fa la doccia, poi cambia profumo ed esce più baldanzosa di prima.
Un uomo si corica su se stesso comprimendosi lo stomaco e guaisce come un cucciolo di cane per due o tre settimane.
E quando finalmente esce di casa ha i calzini puzzolenti perché non se li è più cambiati da quando c'era lei. Non voglio nominare le mutande, per carità.:DD
ahahaha Vincè,lo sapevo che ancora non hai deciso che finale mettere..ovvio che ci sorprenderai quando arriverai alla fine e solo li ti verra' l'idea geniale al momento,così'su due piedi ehehehehheeh
RispondiEliminaMitico!
La fantasia non mi manca.(.in ogni campo così'non do tempo a chi mi sta vicino di annoiarsi)
mi fa piacere che lo hai notato nèèèè, allora con Renate non l'ho azzeccata,mannaggia ho cannato! :DD
@ Lillina eheheeheh è pura curiosità'la mia è come quando inizi a leggere un libro che ti piace tantissimo e vorresti andare all'ultima pagina per scoprirne il finale,lo stesso mi accade qui
Buona serata :DD
Chiaro che non l'ho ancora scritto il finale, ma l'ho in mente e lo sto ruminando piano piano.
EliminaUscirà quando lo sentirò maturo, come una pera che cade dall'albero.
Ciao, e tu spostati da sotto l'albero, perché potrebbe essere una pera gigante...:))
Ciao Vincè!
EliminaAllora se sarà' una pera gigante immagino un finale da urlo ehehehe
Ma scusa..saranno grosse come quelle tre di domenica scorsa?iihihhi :DDDD
GGGGGGGGGGGGRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
EliminaTi giuro che se ti avessi tra le mani ti farei fare la fine dei figli del Conte Ugolino.:DDDD
ahahahhahahahah scusa Vincè ma me l'hai servita su un piatto d'argento la battuta non volevo infierire né io ancora non ho digerito quelle mangiate a Torino…mannaggia
EliminaVabbè prendiamoci una camomilla..puo' servire? :DDD
Ma certo che serve, visto quello che succede nella nostra amata nazione questi problemini si grattano con la mano sinistra.
EliminaCiao:D
RispondiElimina“La sua morte
mi porta a sentire un seno
e chi non lo succhierà mai,
e sulle pareti del mio utero
creatosi quel giorno
incide
con le unghie
di un prigioniero fuggitivo
la conta dei giorni
trascorsi senza di lui
così, con uno scalpello trasparente
la sua morte
ha scavato in me una consapevolezza:
chi perde un figlio
è immancabilmente donna.“
Il mio amato David Grossman ha scritto un romanzo in versi, "caduto fuori dal tempo", per dare voce al suo insopito dolore per la morte del figlio Uri
Chissà, forse la poesia è un linguaggio che meglio di altri sa comunicare ma anche attenuare o filtrare le emozioni più forti ...
Innanzi tutto ben tornata, vuol dire che stai un po' tranquilla e questo è un buon segnale.:))
EliminaLa poesia è tipica scrittura in versi del tuo amato David Grossman, la riconosco anche se di lui ho letto solo un libro, avuto gentilmente in regalo.
La poesia è il linguaggio in cui le emozioni più forti si sublimano e si stemperano in dolcezze e amarezze, o meglio in ricordi di esse. Non puoi scriverlo in prosa, la penna va da sola capoverso quando tu meno te lo aspetti. Poi riguardi e tutto incredibilmente quadra e avvince.
Io l'ho usata in Tatort, come l'ho usata nella storia di Miricron, l'angelo che aveva perduto le ali.
Anche lì Miricron, ma soltanto lui, parla in versi.
Qui lo fa il defunto. Mia teoria: dall'altra parte ci sono mezzi espressivi diversi, come tutto è diverso.
Adesso come fare a far parlare un morto oppure un angelo caduto e rimasto qui perché non ha più ali per tornare lassù?
Li facciamo parlare in versi, usando solo l'indicativo, per arrivare alla fine a un linguaggio scarnificato al massimo.
Spero di riuscirci, Fammi gli auguri, bitte.
Ah ecco svelato l'arcano.
EliminaDa un paio di post in qua mi chiedevo infatti cosa avessero mai fatto di male i congiuntivi all'autore, per essere trattati così.
Sarà anche estro dell'artista o scelta tattica ... a me personalmente provoca prurito alla narice dx ;)
Sto cercando un linguaggio elementare, da morto, speravo che qualcuno dei miei acuti lettori ci arrivasse. Credi a me non è facile immaginare di creare un ambiente di cui si ignora tutto e che probabilmente non esiste, almeno non come noi lo possiamo immaginare. Io provo con il linguaggio, scarnificato all'osso, ma naturalmente, dato che non c'è un narratore in terza persona ma è un defunto che all'altro mondo medita -ma si medita all'altro mondo?- e parla fra sé e sé -ma si parla fra sé e sé?- quindi invento.
EliminaAdesso mi devo inventare un linguaggio che si dissolva lentamente nella nebbia della non esistenza.
Sono curioso di vedere se ci riuscirò e come nel caso ci riuscissi.
Sono al loro posto i congiuntivi prof?
anche io sono curiosa di sapere il finale, conoscere però tutti questi personaggi mi intriga assai...continua e lasciaci immaginare ad ognuno il finale che vorremo ( scusa come ho scritto vincè ma prendo un po di medicine per quest'asma del c...sto male da giornie il coertisone mi da tremore alle mani...ma mi riprendo sa...:D)
RispondiEliminaMi stavo appunto chiedendo: ma che fine ha fatto Mariagrazia? Curalo bene l'asma, ma vacci piano col cortisone. Io sono un esperto -non un espertologo come mi ha battezzato una mia amica carissima- di asma: Anna Maria ce l'ha da quando era piccola. Stava bene solo quando era incinta.
EliminaOra io non ti voglio consigliare questo metodo drastico, ma insufficiente, perché dopo quando nasce er piscione o la pisciona, l'asma si ripresenta più forte e più schifosa che pria.
Il finale arriverà prima della parla FINE, ve lo prometto.
Riprenditi, ciao Mariagrà.
pure a me quanno aspettavo me pesava meno ..mo tutti sti rimedi der ciufolo fanno bene pe na cosa e ne sfasciano nartra...comunque nun ce penso proprio a rimane incinta!! nsia maiiii
RispondiEliminaNun te lo consijo propio Mariagrá, nun fa boiate, famme sto piacere.:)))
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