4.
Quel che ha sentito basta
al Comandante. Spegne
l'ultima sigaretta,
fa due passi verso di lei,
poi a bassa voce
dice:
"Se questo è l'uomo
che lei ha sposato,
nessuna meraviglia
se lei è contenta
che adesso è morto."
Lei si alza e gli si pianta
davanti coi pugni chiusi.
"Io non ho detto di
essere contenta,
ma se lei sospetta di me
mi faccia arrestare
senza tante storie."
Il Comandante non le dà risposta,
le lascia la parola,
ché forse vuole
farla andar su di giri;
ma Irene è molto attenta,
ogni parola soppesa,
ogni gesto
calcola, sta in guardia,
quasi non respira.
"Se non c'è altro
andiamo all'obitorio:
voglio lasciarmela dietro
questa brutta storia."
"Suo marito aveva una
assicurazione sulla vita?"
Lei fa una gran risata
buttando indietro la testa.
"Sì, certo, a mio favore."
Lo guarda e ride sempre,
non riesce a frenarsi.
"Di quale importo?"
"Venticinquemila marchi."
Di nuovo una gran risata.
"Pensa proprio che si possa ammazzare
per 25.000 marchi un uomo
che da vivo
ne prendeva 30.000 per un quadro
di medio formato?"
Ha fatto un punto a suo favore
e lo sa, per questo è così contenta;
ma anche il Comandante
è più contento,
forse l'effetto Irene
funziona anche per lui.
La prende sottobraccio,
la guida verso la porta.
"Adesso andiamo all'obitorio,
poi la riporto a casa."
Sto di nuovo insieme a loro nel BMW,
e loro come sempre stanno
zitti. Anche i loro pensieri
scarni,
essenziali.
Irene pensa che è meglio
tacere con quel tipo;
il Comandante
pensa che lei
si tiene dentro il rospo
e non lo sputa.
All'obitorio
finisce tutto in fretta:
scoprono quella salma,
e lei fa un cenno
di assenso con la testa.
Io non sto più con loro:
sono fuori in un parco
con molti alberi alti e un
grande prato.
Qui non ci sono mai stato,
non conosco le strade,
i negozi, i locali, e la gente
è un po' strana.
Chi cammina lo fa così velocemente
che sembra non si vuole
fermare mai,
e chi sta fermo invece pare che
ha voglia solo di stare immobile
eternamente.
In un chiosco vendono Henninger Export
a poco prezzo, in bottiglie da
mezzo litro.
Di fronte, nello Schnell Imbiss,
compri Bratwurst per un marco e sessanta,
Currywurst per due marchi,
Bockwurst per un marco e trenta pfennige,
con molto Senf e un panino bello grosso.
C'è la fila.
Son tutti lì con una bottiglia
mezzo piena in mano,
e un sorriso melenso sulla faccia;
denti poco curati,
un maglione sporco dentro i jeans,
si arrotolano una sigaretta
dopo l'altra.
Uno ha attaccato bottone
con una giovane fiorista
di una Blumenhaus
lì di fianco.
È uno dei meno schifosi:
i jeans sono puliti,
gli scarponi di pelle sono
quasi nuovi, fuma
una Marlboro, la tiene
fra le dita, e non in bocca mentre
parla con la ragazza.
"Viene qualcuno a prenderti quando
finisci?" le chiede.
"Il mio ragazzo qualche volta viene,
se ha voglia, sennò vado a casa da sola."
E pensa: se ti lavi non sei male;
si può vedere, se però ti lavi.
"Fanno un bel film al Roxy", le dice lui,
"poi possiamo farci una pizza
al Don Camillo se vuoi, o in un altro posto,
oppure niente, come ti pare."
"Beh! Se il mio amico non viene. Sai, lui
non viene quasi mai.
Passa di nuovo alle cinque e mezza,
ché io a quell'ora esco;
se il mio amico non c'è ci penso su.
Tu comunque ripassa a quell'ora,
poi vediamo."
"No, io resto qui. Ti aspetto."
"OK. Però te l'ho già detto,
se c'è il mio amico
tu fai finta di niente."
"Se vedo il tipo non faccio casini.
Che macchina ha?"
"Un Passat rosso un po' vecchio
con la targo di Offenbach."
"Se lo vedo non mi muovo."
"Ecco, fai il bravo.", e pensa: speriamo
che quell'altro non viene proprio stasera.
L'uomo beve un lungo sorso di birra
dalla sua bottiglia,
la guarda che mette a posto la vetrina;
lei gli sorride e lo saluta
con la mano, e tutti e due pensano
che questa sera si fanno una bella scopata
se quell'altro non viene.
Due vecchi seduti su una panca a cavalcioni
giocano a scacchi su una
minuscola scacchiera:
muovono figure così piccole
che forse appena
riescono a vedere.
Giocano la partita dei due
ciechi ubriachi.
Il bianco ha due Cavalli
in d5 e f4 e muove
la Donna in h5.
Il nero avanza il Pedone in f6.
Il bianco muove una Torre, poi
arrocca, dopo avanza un pedone in c4,
pulisce i pezzi;
il nero controlla poi arretra
un Alfiere così a caso
e intanto il Re nero è sempre
sotto scacco di Donna in e8.
Poco più in là c'è una fermata
del 21. Quando il Bus arriva
salgo con la gente.
È quasi pieno, parecchi stanno
in piedi: c'è chi legge il giornale,
chi dormicchia,
chi coglie l'occasione per strofinarsi
un po' a una ragazza carina,
che sembra che ci sta.
Chiede scusa, si scosta,
cominciano a parlare
e lei subito ride.
Dovrebbero metterci un letto
per questa gente in calore
dentro ogni autobus.
Così: reparto sonno al centro,
reparto lettura della Bild Zeitung
tutto avanti,
e in fondo reparto copulatori
con intorno poltroncine
riservate a vecchie signore
e a scolari di primo pelo.
Godimento assicurato per tutti
al modico prezzo di un marco e ottanta
pfennige da Oberrad
fino alla Bockenheimer Warte.
Prendo posto vicino a un signore
un po' grigio che somiglia a mio padre.
Non legge, non dorme, tiene
il mento sul petto, e si guarda
le scarpe; ha una barba vecchia
di tre giorni e non pensa a niente
di preciso.
Sento suoni confusi, vedo
immagini sbiadite passargli per
la testa: una faccia di donna giovane
in bianco e nero appare
e scompare rapidamente. Sfumano pareti
verde chiaro, e un pavimento
lucido, grigio
di mattonelle quadrate,
forse
rettangolari.
Ma nessun pensiero
gli prende
una forma concreta
nella testa.
Lo guardo.
Mi va di abbracciarlo.
Lo abbraccio.
Ascolto meglio.
Guardo meglio.
Niente:
la sua testa è piena di
confusione.
Di nuovo pareti
verde chiaro,
un alto soffitto bianco
con luci al neon
grosse e lunghe
messe per traverso
rispetto alle pareti
della stanza,
e il pavimento
con mattonelle grige,
poi una porta a vetri:
una stanza con quattro letti,
e dentro un letto
la donna giovane dal volto
in bianco e nero;
niente colori
ha il suo volto.
Non si muove,
non apre
gli occhi,
non respira più.
Mi stringo al vecchio
signore grigio,
gli sono
tutto
addosso
gli sento
battere
lentamente
il
cuore.
(continua)
Che dire? Tu scrivi, noi leggiamo, ho la netta impressione che stia per nascere un opera colossale (per lunghezza LOL).
RispondiEliminaA sto punto pure se l'avesse ucciso Irene, mi sa che in prigione non ci finirà...quando lo scopriranno sarà già morta di vecchiaia.
Colossale per lunghezza? Siamo a metà, tranquilla. Lo so che normalmente si scrive in un unico soffio, ma sarebbe stata troppo lunga per chiunque, meglio tagliare dove si può fare una pausa.
EliminaSiamo in Germania e non in Italia, dove in carcere ci vanno i fessi e i poveri diavoli che magari hanno rubato un pollo per dar da mangiare ai bambini un brodo caldo.
In Germania, magari per qualche anno, ma in prigione ci vai se sei colpevole. Per un delitto premeditato il massimo sono 25 anni, di cui la metà la sconti di sicuro sempre in galera, poi iniziano i permessi e se dopo scontati i due terzi la tua condotta è stata irreprensibile, vieni scarcerato, secondo la logica dei costi a carico del contribuente che devono sempre essere alleviati.
Io trovo giusto questo sistema e non il carcere a vita, retaggio barbarico e papalino, peggiore di una condanna a morte.
Hei! (o ehi!, boh?), voi due qui sopra, la vogliamo smettere di anticipare sentenze e condanne e modalità e colpevoli e innocenti? Se già alla metà del racconto si comincia a spettegolare su chi e su come, tanto vale pubblicare il Tatort 16 e non ci pensiamo più. Vincé, qui siamo in Italia, e prima della condanna o assoluzione definitiva, che ha gli stessi tempi del carcere a vita, i tapini che ci capitano sotto vengono condannati, assolti, ri-condannati, ri-assolti da tutti quelli che mettono becco nella vicenda, giornali in primis, eppoi i parenti delle vittime, eppoi ancora i parenti degli imputati, eppoi gli avvocati del pro e del contro... La condanna per chi ci casca è già il processo, con tutti gli annessi, i connessi e puro li palinsesti. Comunque, fora de 'sto post, al carcere a vita, per certi delitti, Mastro Titta resta er mejo, per papalino che fosse la mannaia l'affilava uguale per tutti.
RispondiEliminaDetto ciò, parliamo di cose serie, ossia del post.
Irene è chiaramente una paracula, essendo bonazza è una paracula verace.
La sua paraculaggine, legalmente, si chiama astuzia; e l'astuzia va comunque premiata. Mi spiace per il mortocheparla.
Quel Comandante, invece, comincia a starmi sul cazzo, troppo furbetto per i miei gusti (sarà perché siamo in Italia, ma membri, inteso come appartenenti a..., delle forze dell'ordine furbetti ne abbiamo fin troppi; su certi delitti, tipo gli omicidi, si giocano le promozioni, e danno l'impressione di avere tutto l'interesse a tirare le indagini per le lunghe, con continue scoperte d'indizi che li tengano in primo piano, in modo da finire la carriera, partendo da appuntati, con il grado di generale.
In questo post, la mia simpatia incondizionata va al vecchio, all'ultimo incontro, ai suoi pensieri confusi, a quel suo cuore che batte lentamente, come a cercare di accelerare il suo riavvicinamento a quella figura in bianco e nero, per farle prendere corpo e poterla riabbracciare.
Vincé, un bimbo che nasce è motivo di gioia, è il futuro, nebuloso fino alla sua maturità; un vecchio che muore è un'amputazione, un tesoro di sapere e di esperienze che scompare, come uno scrigno gettato in pieno oceano.
Ciao, ci vediamo al 9.
Ehi! Ho sempre scritto così e non mi va di controllare, ma la acca anteriore presupporrebbe un'aspirazione, che nella nostra lingua non esiste. Fine della digressione.
EliminaLa chiacchierata sul sistema carcerario italico era una libera uscita, niente di più. Comunque gattone Mastro Titta è defunto da un bel po' e lasciamolo nella mani di Belzebù, che se lo coccoli lui. Il carcere a vita è anche peggiore, convengo con te obtorto collo.
Irene è paracula per nascita e vocazione, astuta e cinica: gira le frittate sempre per il verso che faccia comodo a lei, e il Comandante ci vorrebbe cascare come uomo, ma come integerrimo difensore della legge ha qualche distinguo; in fondo gli fa piacere poterla scagionare.
Il nostro narratore e vittima si comporta da morto. Non è facile vivere da morto, per uno che ha vissuto fa vivo; ma morti non si nasce, si diventa, e si diventa di colpo senza tirocinio, senza aver frequentato un corso accelerato di preparazione, propedeutico. Zac e sei morto, e adesso arrangiati.
E lui, che stupido non è, si lascia andare provando qua e là, muovendo una pedina, scantonando veloce, tornando alla casa dal balcone dei gerani, poi andandosene a zonzo per sentire che aria tira da morto che cerca di imparare a vivere da morto.
Il sentimento della pietà però non muore mai, se anche un morto lo prova, e io sono con lui e col suo vecchio stanco di vivere, che non riesce a morire, mentre invece la giovane donna è già partita per sempre.
Ciao, arrivederci alla prossima.
Strano, lui comincia a vivere attraverso gli altri, ci sta prendendo gusto ad entrare nei pensieri altrui, si avvicina il momento dell'autointrospezione e dei bilanci. Chissà cosa "racconterà" di se stesso? Ciao Vincè
RispondiEliminaVedo che tra artisti c'è un feeling, un fluido che si aggomitola ai venti e partendo da qui arriva sulle meravigliose coste sicule.
EliminaSta cominciando a capire il suo nuovo stato -vedi sopra la rieposta al commento del Gattonero- sta cominciando a far uso dei suoi naturali poteri: entra nelle zucche degli altri, nei loro pensieri, nei loro sentimenti nascosti.
Ci sarà un'introspezione?
Sì, ma spero che sorprenda te e chi legge.
Ciao, Rosà.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaIl comandante mi ricorda un po' il tenente Colombo,insistente e puntiglioso apparentemente stordito invece molto furbo,sa il fatto suo e a mio parere ha già'capito tutto quanto,più'di quanto si possa leggere tra le righe,la bella Irene per me c'è dentro fino al collo altrimenti a che scopo il morto torna in continuazione in quella casa con i gerani al balcone..sara' che la soluzione è proprio li? Mah….alla prossima!
:DD
Ripeto: non è un giallo, ma quando l'ambientazione è ristretta non si può andare tanto lontano nella ricerca dell'assassino o del mandante.
EliminaDiciamo focherello.
Alla prossima. :DD
Siamo a metà quindi?
RispondiEliminaBene ora sei in fase cinematografica e mi hai fatto respirare aria di grande cinema.
Mi permetti di paragonare il nostro caro estinto all'angelo caduto per amore di Wim Wenders?
Il suo passeggiare solitario e il suo avvicinarsi all'anima della gente me lo ha ricordato fortissimamente.
E quel vecchio, avrei voluto abbracciarlo.
I tifosi della beneamata sono forti, sono fortissimi!!
EliminaL'idea di Tatort mi è venuta quando ho visto il film di Wim Wenders. 1 a 0 per te.
Avevo in mente quell'angelo seduto su un cartellone stradale.
Ma il tutto me lo sono inventato.
Ciao.:DD
Ciao Vincenzo,
RispondiEliminasai non sapevo se scrivere qualcosa sul tuo film, o solo salutarti.
Visto però che sono qui ti dico che, ho una grande confusione in testa, ma neanche tanta, però mi sono chiesta perchè il Comandante non va più a fondo con la donna, ha capito qualcosa, ha capito che lei nasconde qualcosa, forse per proteggere qualcuno?
E il nostro caro defunto perchè è ancora in giro, sta forse cercando qualcuno?
Come avrai notato io vado sempre "al sodo" nelle cose della vita e lo faccio sempre anche qui.
Però spero che adesso si inizi a capire qualcosa di più, altrimenti diventa tedioso, non amo molto le storie a puntate, sono molto impaziente, voglio sapere come va a finire, ma apprezzo la suspance.
E se fai un riassunto????? Scherzo!
Ma quanti siete voi interisti nè???
Basta non vi reggo più e non parlo solo di te!
Ciaooooooo
La Spia
Effettivamente il morto sta cercando di capire qualcosa, ma essendo morto non ragiona come un vivente e quindi deambula in cerca di qualcosa che non gli viene quadrata ma storta. Cercherò di affrettare la conclusione per quanto posso, ma la suspense va tenuta.
EliminaNoi interisti siamo ta-anti
milio-ni di milio-oni
e An-drea Stra-maccio-oni
vuol dire qualità.
Se conosci la musichetta te la puoi anche cantare!:DD
Ciaooooooooooo
Scusa, con chi ce l'hai SPIA?
RispondiEliminaghghghghghhghgh
Cantala pure tu, che ci fa bene a tutti:))
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