A Roma la settimana scorsa una banda di quindicenni italo-rumeni ha sequestrato e violentato una ragazzina di tredici anni. L'hanno gonfiata di botte perché dopo essersi sfogati per la via naturale, lei si era rifiutata di sollazzare ciascuno di loro col sesso orale. Non c'è bisogno che torniate indietro, avevate letto bene: la ragazza aveva tredici anni, il più vecchio dei suoi violentatori quasi sedici, il più giovane tredici. Tutti presi perché la ragazzina ha avuto il coraggio di confessare ai suoi e poi ai carabinieri; il sedicenne è in galera, altri tre agli arresti domiciliari, il tredicenne non è condannabile perché sotto i quattordici anni; però il suo pisellino lo ha intinto nel brodo anche lui.
In una scuola italiana, scuola media suppongo, di una città italiana tre o quattro ragazzi di circa quattordici anni hanno violentato -durante una lezione, mentre il professore seduto in cattedra interrogava un alunno- una bambina di tredici (risulta essere l'età più pericolosa al momento). Un gruppo di altri ragazzi faceva da barriera perché nessuno vedesse e potesse intervenire. La Preside non ha denunciato il fatto. La ragazza ha confessato quanto le era capitato alla sorella più grande. La Preside si è difesa adducendo come scusa la tutela del buon nome della scuola; l'insegnante presente in aula durante lo stupro, ha testualmente fatto mettere a verbale di non essersi accorto di nulla, dato che era concentrato nella interrogazione. Doveva trattarsi sicuramente di una interrogazione sui massimi sistemi.
Preside e insegnante sono stati denunciati e sospesi -vivaddio- dai loro incarichi.
A Roma, Firenze, Torino, Milano coppiette che un tempo andavano in camporela, come quasi tutti noi abbiamo fatto nei nostri tempi più liberi e felici, non lo possono fare più. Bande di extracomunitari assatanati di femmine sono ovunque, nascoste nel buio. Nemmeno in macchina è più sicuro. Resta la solida camera d'albergo a ore, per chi ha soldi da buttare, altrimenti andarsene in chiesa a recitare una novena: non si sfogano i sensi ma si guadagnano bonus per la vita eterna.
Non passa giorno che le nostre TV, nazionali, regionali o commerciali, non ci diano notizie e ampi particolari di ammazzatine in ogni angolo di strada. Per futili, extra futili, magari inesistenti motivi. Basta non augurare "salute!" a chi starnutisce per trovarsi con una pallottola calibro nove in testa: il raffreddore se l'era preso quello sbagliato, incazzato e feroce da mattina a sera.
Per non parlare di delitti contro il capitale: effrazioni, scassi, furti rapine e chi più sa più racconti. Le ditte che fabbricano porte e infissi corazzati fanno affaroni, non c'è stata crisi per loro, né si prevede in futuro una congiuntura.
Mia figlia, che vive in una splendida cittadina in provincia della civilissima Udine, ha speso una cifra per due porte ed infissi per sei finestre super corazzati. Hanno un cane e non si sentono al sicuro. Ogni volta che vengono a trovarmi qui in Germania dove abito a lei e a suo marito cadono le mandibole per terra: noi abbiamo le porte col vetro smerigliato. Basterebbe una pedata e i malfattori sarebbero dentro casa nostra. Tutte le porte sono così a Maximiliansau, a Karlsruhe, a Francoforte ad Amburgo, insomma qui in Germania nessuno teme quello che temono gli italiani a casa loro. Forse non ci sono delinquenti in Germania? E come se ci sono, e quanti ce ne sono, specie adesso che con le frontiere senza più controlli dalla parte della Polonia entra mezzo mondo: Russi, Rumeni, Bulgari, extraterrestri, insomma tutto il meglio ed il peggio del genere umano che sta all'Est. Dalla Francia e dall'Austria entrano tutti quelli che ancora mancano per completare il quadro generale delle popolazioni. Allora? Tutti buoni, con la tessera da boy scout e le bandierine nazionali da agitare nei prossimi mondiali? Ma per carità! Tantissimi lazzaroni e figli di puttana. Però qualcosa non quadra: perché allora questi lazzaroni e figli di padre ignoto non delinquono trovando un terreno così fertile e nessuna resistenza blindata?
Per una serie di motivi.
Primo: se un cittadino di questa nazione prende un telefono o telefonino e fa il 113, non si sente rispondere "mi descriva il rumore che ha sentito"; oppure "quanti pensa che siano fuori della sua porta che tentano di entrare?". Al probo cittadino tedesco basterà tenere aperto il telefono o il cellulare e loro già sanno chi è che chiama e il suo indirizzo, via computer, via satellite. In meno, molto meno di cinque minuti arrivano almeno due auto a fari spenti e senza sirene.
Secondo: una volta in manette, i malfattori vengono portati in galera e lì restano fino al processo, che di solito in caso di flagranza non tarda più di tre mesi. Nessuno si sogna di scarcerarli e mandarli a prendere il sole sui monti, o in un albergo del Mar del Nord, in attesa del processo.
Terzo: al processo si beccano dai tre ai cinque anni e se li fanno in galera, e nessuno protesta.
Quarto e forse primo motivo: nessuno meglio dei malfattori sa dove debba delinquere per essere sicuro di farla franca. Qual'è il paese del bengodi per tutti i delinquenti? Dov'è che possono tranquillamente borseggiare, rapinare, stuprare e tutti gli altri are che ci sono, non rischiando altro che un paio di settimane di carcere? Dov'è che una volta condannati possono continuare a stare a piede libero aspettando il processo d'appello? E poi quello ci Cassazione? Dov'è che possono aspettarsi da un momento all'altro la scarcerazione per condono?
Queste cose i nostri amati politici vincitori e vinti le sanno oppure sono troppo presi a raccontarci cazzate alla TV pubblica e privata?
Ma non sono solamente loro i colpevoli di tutto questo degrado, colpevoli siamo noi, genitori e maestri che abbiamo mollato i pappafichi e calato le brache. Figli che girano con le macchine dei padri, che devono andare a piedi al lavoro, non sono cose che accadono saltuariamente, direi invece assiduamente e con regolarità quasi quotidiana; insegnanti che cacciano la testa sul registro pur di non vedere quello che a pochi metri da loro sta succedendo, che non ascoltano gli strilli di una disgraziata e della sua amica che tenta di salvarla non sono più un'eccezione; poliziotti forse esausti dal troppo lavoro, o schifati dal non essere pagati a sufficienza né sufficientemente protetti, che al telefono girano in tondo invece di scattare come molle verso la più vicina auto di servizio sono diventati la regola dolorosa; carceri stracolme, giudici stanchi e sfiduciati (tanto tra qualche mese questi sono di nuovo liberi), che lavorano male, sono ormai la maggioranza nei nostri tribunali.
E i politici? Fanno i politici, cioè fanno chiacchiere, chiacchiere e chiacchiere.
Io appartengo alla generazione degli anni trenta, quelli che eravamo troppo giovani per andare in guerra, in quella guerra di distruzione, e troppo vecchi per non capire cosa stava succedendo. La mia era la generazione dei "nasi per aria". Questa la possono capire soltanto i miei coetanei. Ma ve lo spiego: in quei tristissimi anni la morte veniva dall'alto. Non te ne accorgevi, ma all'improvviso sbucando fuori da una nuvola bassa o da dietro una collina quasi senza far rumore ti piombava addosso il caccia americano. Prima di sentirne il rumore vedevi le due fiammelle ai due lati dell'elica circa a metà delle ali: poi il lacerante crepitio, e contemporaneamente tu sentivi le pallottole sibilarti intorno alle orecchie, che dopo alcuni minuti ancora fischiavano ossessivamente. Buon segno, voleva dire che ancora eri vivo. Così tutti noi, ragazzi degli anni trenta, andavamo a scuola, o tornavamo a casa o insomma sempre mentre ci muovevamo all'aperto, tenevamo la testa alta e il naso all'insù, verso il cielo che era diventato nemico e assassino.
Ci abbiamo messo qualche tempo alla fine della guerra a riportare il naso in basso. A guardare i disastri, le macerie, le case distrutte, i ponti crollati, le strade impraticabili con buche dappertutto, non come le buche di oggi dovute alla trascuratezza e alla noncuranza degli amministratori locali, ma buche delle bombe. Ed eravamo felici, noi ragazzi degli anni trenta, felici di avercela fatta, di essere ancora vivi, e quando siamo tornati a scuola e ci siamo contati -mancava qualcuno, troppi- avevamo solo voglia di imparare e di fare bene e nessuno chiedeva soldi a papà, perché soldi ce ne erano pochi. Studiavamo, andavamo sempre a piedi e ringraziavamo il Signore, che ci aveva salvata la pelle.
A voi sembrerò un bastardo, ma io vi dico che quello che oggi occorrerebbe è proprio tornare a desiderare di vivere dopo una guerra; cioè occorre una bella guerra che ci faccia capire, anzi che vi faccia capire, perché io lo so e lo ho capito allora, quanto sia bella la vita.
Eh no, caro, concordo con TUTTO ciò che scrivi tranne che con la conclusione: ci manca solo una bella, sana, robusta, infinita guerra, come è piaciuto a quel fantasioso di Bush di chiamare quella in Iraq, portandogli, quello stupido aggettivo, ovvia sfiga, tant'è vero che non è ancora finita.
RispondiElimina... scoppiasse una guerra adesso, in occidente, con le armi che l'homo sapiens è riuscito a inventare, nel day after di essa temo non ci sarà niente da guardare, nè sopra nè sotto, e nessuno a desiderare di vivere
Ma era un paradosso, o almeno voglio sperarlo .. per te e per noi..
(in caso contrario, non sembreresti, sei)
Infatti: era un paradosso e una provocazione. Qualsiasi merda di spettacolo politico è preferibile ad una guerra.In sostanza io volevo solo dire: mi piacerebbe che almeno i giovani e giovanissimi tornassero ad avere entusiasmo nella vita, ad alzarsi dal letto contenti ogni mattina e stiracchiandosi vedere le cose belle che essa offre. Basterebbe per farli stare tranquilli fino alla sera, e per non fargli combinare troppi casini.
RispondiEliminaanch'io non sono d'accordo sulla guerra, anche se ammetto che qualcosina potrebbe insegnare a qualcuno. Il problema è che molto probabilmente, tra i politici che sparano cazzate in tv, ce n'è anche qualcuno di quelli della generazione "nasi in sù" che evidentemente non ha capito nulla nonostante la guerra, ergo.....
RispondiEliminaquanto alla civil germania, se non ricordo male, credo di aver letto proprio qui un post che riguardava la questione stupri, che non era esattamente un elogio alla civil giustizia!
Vero, verissimo Andre. Nessuno riesce a capire tra i commentatori tedeschi sui giornali ed in TV, perché certi delitti siano considerati quasi di serie B; lo stupro di bambini è uno di quelli. Sembra che nella Giustizia tedesca ci sia un cassetto dove vengono nascoste certe cose. Uno stupratore (al 90% sono bambini, quindi un pedofilo) viene punito con la stessa severità di un rapinatore, ma poi scontata la metà della pena viene rimesso in libertà. In linea di massima, questo avviene per tutti i delitti, anche per l'omicidio -non il killeraggio per fortuna-; cambiano i tempi: per un omicidio bisogna aver scontato tre quarti della pena. Ma qui entra in ballo il dio danaro ed il dio contribuente: tutti quelli che stanno in galera sono mantenuti a spese dello stato, cioè dei contribuenti. Questo da un tremendo fastidio, quindi fuori per quanto è possibile. Lentamente per alcuni delitti -vedi rapine, cioè delitti contro il capitale- meno parsimoniosamente altri, cosiddetti delitti occasionali difficilmente ripetibili, come un delitto per gelosia. Ma un atto pedofilo non mi si venga a dire che è un delitto occasionale difficilmente ripetibile, perché quello esce di galera e delinque immediatamente di nuovo. La statistica di questi casi lo conferma: non passano nemmeno cinque settimane, che il pedofilo torna prepotentemente in azione.
RispondiEliminaSì, questo è un manco nella Giustizia tedesca. Tutti ne parlano ma nessuno ci mette sopra una bella pezza. Ci si domanda inquietamente perché.