L'avevano chiamata Karolin il 21 agosto quando era nata, ma l'avrebbe potuta chiamare Karamel sua madre, una donna di 42 anni al suo secondo figlio, e suo padre, un giovanottone di 27 anni, e metterla accanto a suo fratello Laurent, che c'era diventato matto per quella sorellina, così tanto attesa e inaspettatamente arrivata quando già non ci pensava più.
Cresceva vispa e gioconda, come dovrebbe essere ogni bambino su questo pianeta massacrato dai mercati, dai profittatori e dagli egoisti, ma lei che ne poteva sapere del letamaio dove le era capitato di finire? C'era capitata e ci stava benissimo, con le sue dosi di latte materno, con l'amore di tutti quelli che la guardavano vivere e crescere, con la speranza che quando fosse diventata adulta qualcosa finalmente in meglio ci sarebbe stato per tutti anche in questa terra teutonica, che non è più l'Eldorado di cinquanta anni fa.
Ma lei che ne poteva sapere? Ciucciava beatamente anche nel sonno e, appunto, dormiva come dovrebbe capitare ad ogni bambino in ogni continente del nostro pianeta, senza affanno, senza problemi, senza malattie. Almeno sembrava.
Ma qualcosa c'era di strano: ogni tanto un sobbalzo e questo capita a tanti, tantissimi lattanti soprattutto nel sonno e tutti dicono: ha sognato qualcosa che le ha messo paura. Ma cosa può mettere paura a chi ancora non la conosce sta paura? Ma poi ogni tanto una serie di respiri ravvicinati e reiterati, una specie di puf puf puf di Paperino alla rincorsa di Qui, Quo e Qua. Ma Karolin non rincorreva nessuno, probabilmente era affetta da qualcuna di quella malformazioni neonatali, che vanno a posto da sole dopo i primi tre o quattro mesi; lo aveva diagnosticato anche il pediatra dell'ospedale dove era nata, lo aveva confermato la pediatra che l'aveva in cura fin dalla prima settimana. Ma tutti i genitori sanno che i Babies sono in grave pericolo le prime 12 o 16 settimane, poi tutto passa.
Sapevo che era nata, perché mi ricordavo la mamma col pancione prima di partire per le mie vacanze, quando ero andato a salutare mia figlia. La signora abitava alla porta accanto ed era una donna piena di iniziative anche col trippone.
Poi al ritorno in Germania mia figlia ci aveva detto che era una bambina, come previsto, che pesava alla nascita quasi quattro chili e che era bellissima.
Di solito non mi interesso dei babies degli altri, a meno che non siano costoro ad invitarmi a dare un'occhiata al loro marmocchio. Lo faccio per cortesia, dico "bello, bellissimo, genitori fortunati" e intanto penso "tenetevi il piscione vostro, io ne ho avuto abbastanza dei miei". Questa volta, ai primi di dicembre, eravamo andati a passare una giornata da nostra figlia, complice il disastro alluvionale capitatoci in casa, ed è arrivata la signora della porta accanto insieme a Laurent (pronunciato alla francese Loràn), spingendo la carrozzina. "La volete vedere?". E tu come fai a dire di no, visto che lei si è così interessata della nostra sventurata situazione. E allora Laurent prende il fagottino e lo mette in braccio ad Anna Maria, che fa come ogni donna fa quando tiene fra le braccia un neonato, lo carezza piano piano e fa quei versi che solo le madri trovano nel loro repertorio. Poi Laurent la mette in braccio a me, a me che sono un orso, una specie di orco mangia bambini, per scherzo, ma mi piace fare grrrr ai miei nipoti, come l'ho fatto ai miei figli. Ma con Karolin non l'ho fatto: mi guardava con gli occhioni spalancati e sembrava chiedersi "Ma questo chi sarà mai?", uno sguardo così a tre mesi. E mi ha fatto tanta tenerezza e adesso penso che non avrebbe mai dovuto mettermela in braccio Laurent, perché l'ho sentita palpitare, lei che aveva solo una settimana da vivere.
È morta la mattina dell'otto dicembre, giorno della Madonna per chi ci crede. È morta nel sonno senza che ci sia stato niente da fare. Quando il Notarzt è arrivato e ha cercato di rianimarla era ancora calda, ma non ha più dato segni di vita, non ha reagito a tutti gli stimoli messi in atto dall'ambulanza speciale per piccoli e piccolissimi bambini attrezzata come una mini camera operatoria.
L'unica cosa che potrebbe a questo punto dare sollievo è il pensare che probabilmente, qualora fosse sopravvissuta, sarebbe rimasta cerebrolesa, dato il troppo tempo rimasta senza ossigeno.
Ieri c'è stato il funerale. C'era mezzo paese, tantissima gente, giovani e giovanissimi, gente che non tratteneva le lacrime, perché i bambini non devono non possono morire, i bambini devono vivere e basta.
La madre era la figlia del sindaco, anche questo conta, perché la conoscevano tutti. C'era anche la banda municipale che suonava musica sacra; c'era il coro della chiesa cattolica, c'eravamo tutti e c'era anche Karolin dentro una piccola "Sarge", una piccola bara di cedro. come si usa qui.
Non c'era più posto nella piccola chiesa del cimitero di Maximiliansau, e quasi tutti stavamo fuori. E pioveva, pioveva come Dio la mandava, mentre aveva fatto tempo bello fino a un'ora prima.
Sembrava che fosse stato fatto apposta, che qualcuno avesse voluto ordinare quella pioggia mesta e silenziosa.
E pensare che io salto sistematicamente ogni sepoltura, anche di alcuni amici miei, che conoscevo da anni; ma questa volta non potevo mancare, perché l'avevo tenuta in braccio due minuti e ne avevo sentito il calore e visto i suoi occhi che mi guardavano, non potevo fare a meno di essere lì, pioggia o non pioggia, e poi all'inferno tutto e tutti. Cosa conta incazzarsi se le cose vanno male, se a casa hai le pareti che trasudano acqua lercia, se devi andare a destra e a sinistra a casa dei tuoi figli ancora per chissà quanto tempo, cosa importa ora che un angelo bello come Karolin se n'è andato via in punta di piedi?
Come si vorrebbe che fosse solo un racconto, quando si leggono cose così. Ma in fondo ogni racconto è vita, e ogni vita è un racconto. E dei racconti della vita fanno parte anche cose così.
RispondiEliminaPoco da aggiungere alle tue struggenti parole, caro Enzo, solo un dolce pensiero per la piccola Katrin.
Grazie a nome di Karolin. Questa volta purtroppo non ho inventato niente, solo fatto la cronaca del mio dolore, e di quel che ho capito del dolore degli altri.
EliminaCiao Katrin, salutami la mia cuginetta ♥♥
RispondiEliminaHai anche tu una cuginetta morta da piccola?
EliminaIo pure, e furono giorni allucinanti.
La chiamano "morte in culla", e non credo che la scienza abbia ancora scoperto la causa di questa sindrome. Ogni tanto fanno cambiare la posizione del neonato al momento della nanna (ai tempi dei miei figli a pancia sotto, qualche anno dopo su un fianco, ora va di moda la posizione supina ... mah! secondo me semplicemente brancolano nel buio!)
RispondiEliminaChissà, forse sono bambini speciali, che vedono nel futuro e quindi saggiamente decidono di tornare da dove sono venuti.
Una preghiera per la piccola, innocente karolin.
Ho appreso adesso da mia figlia la storia della posizione "nuova" dei neonati nel letto. Non ci potevo credere: noi siamo cresciuti da genitori coll'incubo del rigurgito e del soffocamento del bambino, per cui sempre a bocca sotto, guai altrimenti.
EliminaLa storia della posizione su un fianco la leggo da te per la prima volta. Sinceramente faccio fatica a capire come si possa tenere un bimbo su un fianco: non sono mica fasciati, come si usava ai miei tempi, quindi se sta su un fianco un secondo e mezzo dopo o sta a pancia in su o a pancia in giù.
Basta, li puoi mettere come vuoi anche appesi per i piedi come pipistrelli ma se devono morire ti muoiono così, in un amen.
Sulla "morte in culla" non ha una spiegazione nessuno. Dall'abduzione della salma di Karolin non è stato riscontrato niente di patologico.
Karolin ringrazia certamente anche te.
Ecco, mi ero così emozionato che ho sbagliato anche a scrivere il nome, io che dovrei conoscere l'importanza dei nomi.
RispondiEliminaChiedo scusa: Karolin.
Figurati. Il nome conta solo da noi. Lassù dove è andata usano metodi migliori per chiamarsi e riconoscersi, sono pronto a scommetterci.
EliminaMore solito, commosso.
RispondiEliminaMi associo solo al pensiero di Silvia, in merito ai bambini preveggenti, e me ne vado.
Ciao.
Ben tornato vecchio micione. Immaginavo che avresti concordato con Silvia sulla preveggenza di certi bambini. Un po' comincio a conoscerti.
EliminaCiao, alla prossima.
Ciao Vincenzo,
RispondiEliminatriste storia questa, una bimba che ora in cielo è già un angelo.
Voglio abbracciare forte i genitori e il fratellino,
la sofferenza per loro è grande,
però credo che, per quel che può valere, avere amici come te e la tua famiglia sia una grande cosa.
La Spia
Cara Anonima La Spia, credo che in questi casi l'amicizia conti poco, nei primi momenti c'è solo un'immensa solitudine, un gelo dentro, che non riesci a sciogliere e che forse nemmeno vuoi sciogliere.
EliminaDopo gli amici veri contano, ma solo quando da soli si è creato un pieno che riempia il vuoto, e il pieno è solo l'amore immenso che hai per questo esserino che se ne è volato via.
non volevo dire nulla...
RispondiEliminaho letto come tante altre volte e volevo stare in silenzio
perchè queste cose fanno stare talmente male che qualsiasi
parola è superflua...
qualcosa dovevo dire per far sapere che ci sono anch'io.
Ciao Riccardì, hai fatto bene amico mio.
EliminaAnni fa ho perso un nipotino di otto mesi, figlio di mio cugino, nello stesso modo.
RispondiEliminaE' qualcosa di terribile.
Ogni altra parola è inutile.
Piccola Karolin, ti abbraccio anche se, sono sicura, ovunque tu sia, stai una meraviglia.
Conosco quel dolore. Purtroppo lo conosco. Resta anche passati tantissimi anni. Non ha mai fine.
EliminaCiao Vincè
RispondiEliminaUn dolore indescrivibile che lascia un solco nell'anima che non si rimargina nemmeno si potesse vivere altre cento volte...
Hai detto con due parole quello che io intendevo dire col mio post.
EliminaTi ringrazio, come ringrazio tutti voi.
Buon Natale Vincenzo,a te alla tua famiglia
RispondiEliminaTi auguro ogni bene
Claudia
Grazie, sei la prima e questi sono i miei primi ringraziamenti.
RispondiEliminaNaturalmente contraccambio a te e ai tuoi, Buon Natale!
Ciao Claudia.
Ciao Vincenzo.
RispondiEliminaVabbè io te li faccio gli auguri e ti tengo stretto, amico mio.
Buone feste a te e alla tua famiglia.
Medaglia d'argento, Mariè.
EliminaAnch'io ti faccio gli auguri e me te tengo stretta, gli auguri naturalmente anche alla tua famiglia, e speriamo che il prossimo anno sia l'anno dei forti e non delle mezze tacche. Guardiamo aventi e vediamo positivo una buona volta.
Ciao Mariè.