Una delle gradite ospiti del mio blog, Alessandra che molti conoscono, ha manifestato interesse per la pittura scenica e chiesto a me chiarimenti in merito.
Sfonda un portone spalancato.
Chiarisco subito che tutto ciò che compare in una scena teatrale, dalle pareti di una stanza al pavimento, da un fondale agreste, cittadino o di fantascienza, dai mobili alle suppellettili, comprese finestre e porte, esce dal lavoro dei pittori di teatro, in Italia definiti "scenografi realizzatori" per distinguerli dallo "scenografo bozzettista", che è quegli che immagina e costruisce le varie scene in successivi bozzetti, compresi i modellini alla Bruno Vespa di Pota a Porta.
Il lavoro viene eseguito nella sala di pittura, un'area di solito assai vasta, proporzionalmente al volume della scena -più grande è questa più voluminosi saranno fondali e pavimenti- tenendo presente che tutto viene dipinto su teloni distesi e fermati sul pavimento ligneo della sala di pittura.
In questo campo il made in Italy è garanzia di eccelsa qualità, un sigillo DOCG, dato che i migliori pittori di scena siamo noi italiani e tutti desiderano venire in uno dei nostri teatri oppure officine di realizzazione scenica per apprendere i segreti del mestiere. Infatti la pittura di teatro nasce in Italia alla fine del '500 e si sviluppa per oltre un secolo fino ad arrivare al modello di perfezione attuale.
Vero è che già nell'antica Roma, a sentire Suetonio, squadre di pittori di intonaci -affrescatori murali- si dividevano i lavori degli oltre cinquanta teatri della civitas caput mundi, ma la pittura di scena come la intendiamo oggi nasce a Napoli, Venezia e Firenze nel tardo '500.
Anche detta pittura, relativa alla scena di un teatro, rispondeva a uno dei requisiti più importanti della pittura, fino all'avvento della macchina fotografica, cioè la riproduzione assolutamente realistica di immagini, ingrandendole o rimpicciolendole a seconda della necessità.
Come riuscivano i pittori antichi ad ottenere la perfetta somiglianza e l'esattezza delle proporzioni col modello originario in un ritratto? Come riducevano dentro una tela di 70 centimetri per 100 un paesaggio di alcune centinaia di metri di estensione senza falsare masse e proporzioni?
Con la quadrettatura.
Nel caso di un ritratto usavano un tavolo di circa quattro metri per un metro e mezzo. Al centro del tavolo veniva eretto perpendicolarmente un telaio largo 150 centimetri e alto 100. Ogni dieci centimetri dall'alto al basso e da sinistra a destra venivano tirate delle sottili cordelle bianche, ben visibili, che creavano un reticolo. Da uno dei lati corti del tavolo sedeva il soggetto da ritrarre, di fronte a lui dal lato opposto sedeva il pittore che vedeva il suo modello attraverso il reticolo delle cordelle. Davanti a sé il pittore aveva un foglio quadrettato, 20 centimetri di altezza per 30 centimetri, diviso in quadretti di due centimetri di lato.
Traguardando attraverso il reticolo del telaio il pittore riportava ciò che vedeva in ciascuno dei quadretti di 10 centimetri di lato nei corrispondenti quadretti di due centimetri di lato del suo foglio. Otteneva un ritratto di piccola dimensione.
Usando la stessa tecnica della quadrettatura divideva una tela di tre metri per due in quadretti di venti centimetri di lato e otteneva il ritratto di proporzioni doppie rispetto all'originale. Così Tiziano dipinse la pala dell'altar maggiore della Chiesa dei Frari in Dorsoduro a Venezia della Madonna assunta in cielo: una madonna di tre metri da una veneziana quindicenne di poco più di un metro e sessanta.
Per i paesaggi veniva usato lo stesso metodo, solo che il tavolo veniva orientato sullo spicchio di mondo che si voleva dipingere, fermo restando il pittore seduto sul lato corto contrapposto al soggetto voluto.
In teatro il pittore realizzatore riceve un bozzetto, il più delle volte un foglio 30 per 40 centimetri dipinto a mano, o magari un ingrandimento fotografico. La prima cosa che fa è dividere il suo bozzetto in quadretti di due centimetri di lato, partendo dal basso verso l'alto per ottenere le linee orizzontali e verticali.
Quindi si distende a terra una tela di -poniamo- 40 metri di lunghezza per 30 di altezza, un telone medio per capirci, perché si arriva anche a teloni di 60 mtri per 40.
Si fissa la tela a terra con una puntatrice, un punto ogni dieci centimetri. Si spruzza l'intera tela con un impasto assai liquido di acqua, colla e pigmenti bianchi e ocra per avere un fondo leggermente color ocra, dove si lavora meglio che col bianco. Si lascia asciugare. Una volta asciutto si passa alla quadrettatura, quadrati di un metro di lato.
Attenzione.
Si misurano i 40 metri da destra a sinistra o viceversa e si trova il centro del telone. Lo si segna ben chiaramente. Partendo dal centro si misura metro per metro segnando ogni metro, andando dal centro a destra e poi dal centro a sinistra. Poi, partendo dalla base si segnano metro per metro i 30 metri di altezza su entrambi i lati del telone. Usando una squadra di 4 metri per 6 e tirando una cordella dal centro segnato in basso si trova il centro sul lato alto del telone e lo si segna altrettanto bene. Si fa in alto la stessa operazione fatta in basso ottenendo tutti i segni metro dopo metro.
Due aiutanti tengono ben distesa a terra la cordella e il pittore passando con un'asta alla cui estremità inferiore è inserito un carboncino segna la prima verticale sul telone unendo i due centri, inferiore e superiore e dividendo praticamente il telone in due. Dopo segna tutte le verticali e le orizzontali. Alla fine si sarà ottenuta una quadrettaura di quadrati di un metro di lato. A quel punto il pittore realizza sul telone il contenuto del bozzetto, quadratino per quadratino, usando la stessa asta col carboncino. Avrà ottenuto alla fine il disegno su scala di quello del bozzetto.
Finito il lavoro col carboncino si ripassa il disegno con un pennello sottile e un colore non eccessivamente scuro. Io usavo sempre il verde.
Una volta asciugato il ripasso si cancella la quadrettatura del tutto superflua oramai, semplimente sbattendoci sopra una specie di scopettone. I tratti del carboncino scompaiono quasi del tutto.
A questo punto il pittore mette in gioco la sua abilità e il suo sapere artistico e tecnico per realizzare il bozzetto ricevuto e far felice lo scenografo.
Mi auguro di essere stato sufficientemente chiaro e d esauriente.
Un mondo sicuramente affascinante!
RispondiEliminaQuindi ti occupi di questo?
Mi ricordo che la tecnica della quadrettatura ce la fecero studiare a scuola XD
Moz-
Mi occupavo, Miki. Adesso sono in pensione. Non li strapagano quelli che vanno in pensione, ma ogni tanto una telefonata: "Avrebbe un paio di giorni per un lavoretto?" Mai due giorni, minimo due settimane, ma fa piacere sentirsi richiesto, perché buonissimi pittori di teatro non nascono come i funghi. E fa piacere trovare appeso in alto nel foyer un vecchio telone, piccoletto solo otto metri per quattro, che campeggia col tuo nome e cognome e la data 1988 scritta stampatello in basso a destra.
EliminaPoche volte sono vanitoso. Quando passo sotto il mio Prospekt sì.
Enzo
wow...spiegazione decisamente esaudiente..ma non avevo dubbi
RispondiEliminaUn'altra curiosità...ma quanti giorni si impiegano per realizzare una pittura scenica??
Sembra quasi un lavoro talmente elaborato che occorrono mesi...
Cmq mi piacerebbe poter vedere coi miei occhi...anche se con la tua descrizione è un pò come essere stata presente!!
Ps...ma che ci fa Moz da te...che sorpresaaaaaa
Vediamo un po'. Quadrettatura, imprimitura e asciugatura del telone, un giorno.
EliminaRiporto del disegno del bozzetto su tutto il telone, ritocchi e ripasso con colore verde (nel mio caso), si potrebbe fare in mezza giornata, ma tutti la tiriamo per le lunghe fino a sera, quindi ancora un giorno. Prima colorazione di fondo, due giorni -sto parlando di un fondale medio diciamo 40 metri per 30- Un giorno di pausa per fare asciugare bene, Inizio della colorazione della parte più profonda del fondale (il cielo, per esempio), due giorni.
Quattro giorni per fare gli elementi più importanti. Due giorni perché tutto sia asciutto. Due giorni per le figure o gli elementi più importanti e in primo piano. Un giorno per fare asciugare bene. Un giorno per elementi in primissimo piano. Altro giorno di pausa per fare asciugare. Una settimana per fare luci e ombre e dare rotondità -corpo- agli elementi e alle figure.
Insomma un fondale di 40 metri per 30 si fa in un mese, prendendosela comoda. Ma se necessario ce la si deve fare in due settimane. Allora si lavora qualche ora in più, molto più veloci e si asciuga non col tempo ma con asciugatori come per i capelli, solo che sono bestie da un quintale che pompano aria calda, quattro o sei di queste bestie asciugano tutto in due ore, ma fanno un casino della madonna, tale che nessuno può lavorare senza paraorecchi.
PS. Moz è stato una sorpresa assai gradita.
ehm..dimenticavo...
RispondiEliminaGrazie per avermi accontentata con questo post e per avermi citata..sei tanto caro :))
Ma ti pare! È stato un piacere anche per me ricordare i tempi della gloria. Grazie a te che mi hai dato l'idea.
Eliminache lavoro interessante Vincè..che bello..
RispondiEliminaAricicci? E meno male! Me credevo che t'eri persa. Poi vengo da te.
RispondiEliminaSì, un gran ber lavoro cocca mia, l'unico che potevo veramente famme piacé. Te dà la possibbilità de crea, puro se devi sta a da retta a quer cazzo de bozzetto, ma der tuo ce metti tutto. Li scenografi der bozzetto co queli pennelli lunghi 120 centimetri nun ce coiono mai. È tutto un gioco de porzo, inzomma come quanno te lo smaneggi!!! Te saluto Mariagrà:-))))))))