Oggi è il giorno della memoria, della Shoah, dell'Olokaust; oggi è il giorno dei sei milioni di ebrei trucidati nei campi di sterminio nazisti.
Basta ascoltare la radio italiana o tedesca, per chi come me vive in Germania; basta accendere il televisore, RAI, Mediaset, ARD, ZDF, insomma tutti celebrano questa giornata.
A me viene da fare una sola considerazione, senza nulla dire di un'Olocausto di cui sembra si sappia tutto o quasi, di cui tutti hanno già parlato, e cioè: sono passati 66 anni dall'apertura dei cancelli dei campi, da quando il resto del mondo ha ufficialmente preso visione dell'Orrore. I superstiti sono stati curati, rimessi in piedi, riportati ai luoghi, la maggior parte, da cui erano stati strappati. Hanno parlato, hanno raccontato, hanno scritto, hanno documentato, sono apparsi in trasmissioni televisive, insomma hanno testimoniato. Quanti di loro sono vivi oggi? Ma soprattutto, quanti oggi già mettono in discussione che mai sia avvenuto l'Olocausto, malgrado la presenza di questi testimoni? Mi vengono in mente un paio di eclatanti esempi: un vescovo cattolico (sic!), un imbecille iraniano che studia alacremente per diventare delinquente.
Mi chiedo: cosa succederà fra cinque, dieci, venti anni quando anche gli ultimi superstiti della Shoah, i bambini che abbiamo visto mille volte in un filmato nazista, reperto che non hanno fatto in tempo a distruggere, denudare il braccino e mostrare alla cinepresa il numero marchiato nella carne; cosa succederà quando anche gli ultimi di quei bambini saranno morti? Chi testimonierà in futuro il tentato sterminio di un'intera razza?
È di oggi la notizia delle parole della guida suprema religiosa iraniana, Ali Khamenei, sull'inesistenza della Shoah e sulla certezza che un giorno, quanto prima, i popoli vicini vedranno la distruzione di Israele. Ripete Khameini i nobilissimi concetti, che Mahmoud Ahmadinejad da tempo scandisce al mondo.
Oggi siamo in tantissimi a ricordare, in tanti, come ho detto, a testimoniare con la propria presenza, il proprio braccio tatuato. ciò che veramente è accaduto, ma poi?
Io dico che qualcosa ancora si debba fare, chessò una letteratura sulla Shoah, scritta, per meglio dire romanzata. In fin dei conti noi conosciamo la Campagna di Russia napoleonica anche attraverso la narrazione che ne fa Tolstoi in Guerra e pace. Peccato che non ci sia nessun Tolstoi a disposizione; ma si potrebbe tentare.
Per quel che mi riguarda ho deciso di riferire ai miei figli ed anche ai miei nipoti quello che io so di sicuro, che mi ha raccontato la mia carissima compagna di liceo Paola De Benedetti. Lei nei campi non c'era stata, aveva vissuto nascosta con la sua famiglia presso amici sicuri, che avevano rischiato la vita per salvarli. Era una ragazza non bella ma estremamente intelligente e piena di umanità. Non aveva perduto il suo amore per il prossimo, la sua fiducia negli uomini malgrado da ebrea avrebbe dovuto scansarli tutti urlando.
Aveva fiducia nel futuro. Eravamo nel 1950; da poco esisteva lo stato libero di Israele e questo per Paola era il segno che il mondo stava di nuovo ritrovando un ordine ed una logica. Ben presto la civiltà avrebbe preso il sopravvento sulla barbarie. Sicuramente è ancora viva e sicuramente ancora brilla dentro i suoi occhi quella luce, che me la faceva sembrare bellissima allora, perché era bellissima quando parlava del futuro radioso per l'umanità, era la più bella di tutte.
Per fortuna esistono quei filmati! Ecco, anche tra 10, 20, 100 anni bisogna continuare a mostrarli e parlarne! Io penso che l'umanità, quella civile ovviamente, non farà mai abbastanza per porre rimedio a quella che è stata la tragedia della Shoa.
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