Ieri sera, più o meno alle 22,40, io e mio figlio Federico ci siamo dati una ventina di cinque e di pacche sulle spalle, ululando come guerrieri sioux che avevano fatto il pieno di scalpi dei visi pallidi.
Noi avevamo fatto il pieno degli scalpi dei milanisti: erano sul terreno del Mezza, sdraiati a pancia all'aria, braccia spalancate, gambe divaricate, occhi a tiro incrociato e lingua di fuori: in una parola DISTRUTTI.
Noi due, in gloria come tutti i diversi milioni di interisti nel mondo, a goderci lo spettacolo della loro boria calpestata, della loro prosopopea sgonfiata e della loro arroganza ridotta in oscena flatulenza. Un godimento senza precedenti e senza fine, gente!
Perché non è stata una cosa semplice. Dalle lande del Piemonte arrivava il flusso di poderose gufate; dalla capitale e da Napoli altre gufate e cori denigratori per un nostro giocatore di colore, che sembra stare sul gozzo a tutti quanti; da Firenze poi era arrivato, forse in groppa ad un cammello, un arbitro inetto, rifilatoci di soppiatto da qualcuno che poco ci ama, e che vede come il fumo agli occhi i colori nerazzurri in cima alla classifica, ormai da cinque anni.
Ed il malefico fiorentino iniziò la sua opera demolitrice ben presto, espellendo quello che per noi era il faro del gioco, un olandese piccolo quanto bravo, un mezzo regalo del Real Madrid, come Cambiasso, che ci hanno dato gratis considerandolo un bidone. Grazie Spagna, grazie Real.
Stavamo in quel momento 1-0 con un gol del "principe" Milito; mancava però alla fine quasi un'ora e un quarto e tutti si aspettavano che il Milan ci facesse a fettine.
Gliene abbiamo fatto ancora uno, e malgrado l'iniquo ghibellino ci abbia fischiato un rigore contro che forse nemmeno c'era, Ronaldinho s'è fatto parare il rigore da Julio Cesar, che lo ha fregato, non muovendosi tra i pali.
È finita 2-0 per l'Inter; 0-2 per il Milan.
Immaginare il Berlusca a Roma, nella sua lussuosa abitazione, circondato dai suoi fidi incensatori, diventare di minuto in minuto sempre più piccolo fino quasi a scomparire sotto il divano, mentre il suo alter ego a San Siro, mister Galliani intendo, prolungava il suo muso da squalo fino a toccare terra è stato un momento di grande beatitudine.
Per un paio d'ore di una serata invernale si possono dimenticare ambasce e dolori addominali, cambiali in scadenza e le stupidaggini a gogò di alcuni politici nostrani e bearsi di un gioco, che è il più bello del mondo, quando vinci, quello che ti manda in visibilio, quando vinci, quello che ti fa sognare, quando vinci, e che ti distrugge la vita (vero milanisti?) quando perdi così, da PIRLA.
Lo ammetto: purchè le cose vadano male a Berlusconi, in qualsiasi campo, io godo sempre!
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