Accompagno sempre mia moglie quando va dal medico; le do il mio supporto morale. Ma per fare la Marconiterapia in cabina ci va da sola ed io aspetto in sala d'attesa. Leggo tutto quello che trovo, per passare il tempo.
Ieri mi è capitato per le mani un numero piuttosto vecchiotto di GEO, una bella rivista tedesca scritta da gente molto obiettiva e competente. Ho letto la storia di Ötzi, la mummia di circa 5400 anni orsono trovata sepolta nei ghiacci al confine tra l'Alto Adige ed il Süd Tirol, cioè a dire tra l'Italia e l'Austria, mummia che adesso si trova nel Museo di Storia naturale di Bolzano.
L'articolista si sofferma con dovizia di particolari su quello che dovrebbe essere stato l'ultimo pasto di Ötzi, avena e cicoria, con qualche mirtillo. Se ne deduce che il nostro vecchio amico abbia passato le ultime ore nei boschi, mangiando bacche ed erbe che trovava a portata di mano. Nessun arrosto, nessun pasto caldo.
Io mi sono fatto un'idea. Ötzi era un cacciatore di frodo. Si inoltrava nei boschi forse di notte approfittando dell'oscurità per raggiungere le postazioni migliori e più nascoste agli sguardi delle prede e degli altri cacciatori. Aspettava "il passo" della selvaggina, come si dice in gergo venatorio, cervi certamente, antilopi, stambecchi: con una di quelle bestie mangiava tutta la famiglia ed avanzava carne da vendere ai vicini per fare qualche buon baratto.
Ötzi doveva essere piuttosto bravo se a qualcun altro è saltata la mosca al naso, ed è venuta la voglia di farlo fuori. Sulla sua mano destra, infatti, tra pollice e primo dito, è ancora ben visibile una profonda ferita da taglio provocata da un grosso coltello oppure da un'ascia. L'assalitore gliel'ha calata dall'alto per colpirlo alla testa ed Ötzi si è difeso come tutti avrebbero fatto, alzando il braccio. Poi deve essere scappato via.
Un paio di giorni appresso però l'assalitore, o gli assalitori, si è fatto più furbo e cauto. Doveva esserci nebbia, oppure ancora il sole non era alto, di certo Ötzi non ha visto partire la freccia, che lo ha trafitto all'altezza della scapola destra. La punta non è stata rinvenuta subito al momento della scoperta della mummia, ma solo all'esame radiografico. Una punta di rame, ben sagomata, penetrata in un polmone. Lo stesso giorno è caduta abbondantemente la neve, e poi di nuovo nei giorni successivi e per tutto l'inverno. Probabilmente il delitto è avvenuto all'inizio della stagione cattiva e per mesi e mesi la neve si è accumulata sopra il cadavere di Ötzi. Poi ha ghiacciato tutto ed il nostro cacciatore è rimasto sotto un paio di metri di ghiaccio, fino a quando il naturale o innaturale ritiro dei ghiacci di questi ultimi anni ha portato di nuovo alla luce il suo corpo mummificato ed estremamente ben conservato.
Lasciatemi fare un pensierino blasfemo. Se a causa di catastrofi naturali o per guerre alcune nostre città in Sicilia o in Calabria, oppure in Campania venissero abbandonate, e mettiamo dopo due o tremila anni in seguito ad un terremoto o a disfacimento dovuto all'usura del tempo alcuni palazzi di cemento cadessero in bricciole, quanti Ötzi gli scienziati del tempo vedrebbero affiorare più o meno intatti dal cemento?
E non si tratterebbe di cacciatori di frodo, ma di vittime della malavita organizzata, e non si troverebbero ai raggi x punte di frecce, ma pallottole di Kalashnikov.
Invece io a proposito di questo allegro argomento pensavo, giusto l'altra mattina, che con tutto questo botulino silicone e pezzi di ricambio di plastica e ferro e lega e lo zircone che mettono nei buchi dei denti ... altro che "polvere sei polvere ritornerai": ci vorrà una bella raccolta differenziata anche per smaltire i nostri resti.
RispondiElimina