Io vivo nel disordine psicofisico e pratico; amo il disordine, lo costruisco, mi ci ficco, mi ci crogiolo, mi ci esalto. È la mia religione e la mia scrivania il suo altare: come benedizioni piovute dal cielo vi si ammucchiano, vi si depositano, vi si stratificano ondate di fogli e foglietti, mezzi tovagliolini, ritagli di giornali, mozziconi di vecchie matite a colori, una parola scritta là, un indirizzo mail lì, un elemento di un disegno sotto, un incipit di una poesia sopra e poi astucci colorati, pagine sparse di immortali sudoku brillantemente risolti, eccetera, etcetera, et cetera, et caetera.
Chi vi racconta che l'Altissimo alloggia nei cieli vi prende in giro spudoratamente. Chiedetelo a me che gli fornisco la dimora nel punto più nascosto della mia scrivania. Qui "Egli È" e "Io Sono". Qui Egli ritrova il suo soffio primario e la sua concretezza originale.
Tutto è successo al momento del BIG BANG, quando l'immenso corpaccio informe della divinità è imploso in miliardi di miliardi di pezzettini, intorno a ciascuno dei quali si è aggregata materia in cerca di una meta: pianeti, soli, satelliti, cieli stellati, notti senza luna e tutto quello che si può vedere dei nostri universi paralleli divennero parti staccate del dio casinista originale, buono a nulla, amorfo e arruffone.
Pertanto "Io sono Dio" e già lo ero prima che Giorgio Faletti ne facesse il titolo di un romanzo da quattro soldi. Per cui, traballando alla cieca nel mio divino disordine e nel mio sovrano pasticciare quotidiano, io traggo dal gran casino le forze e la cognizione dell'essere; non cambio mai nulla del disordine ormai bell'e pronto e impacchettato, mi adeguo ad esso, ne divento parte, sono io il disordine primario, io disordine di me, Big Bang di me, divinità di me, perla e porco di me, diamante e pezzo di merda di me, tutto e niente di me.
Dal pozzo buio del mio casino globale emerso al livello di un apparecchio televisivo di 46 pollici di diagonale, pensavo domenica sera all'impari tentativo di alcune residue cellule divine di ottenere una forma intellegibile e in qualche modo appagante e vincente.
Invece niente: il casino, figliastro bastardo del caos iniziale, cuginastro del casotto che vive a sbafo nei piani bassi della mia scrivania, partoriva soltanto caccolette puzzolenti e innocue flatulenze.
E più si confondevano i due colori dominanti, l'azzurro e il rosso, col verde vomiticcio di quello che doveva essere il piano di un'altra scrivania più larga della mia ma altrettanto incasinata, più io mi sentivo autore e attore unico di una rappresentazione scontata, di un déjà vu di squallida qualità e fosca memoria.
Là, su quella superficie color mutanda strapazzata, si consumava un sacrificio antico e blasfemo, impietoso e coatto: la lotta del male contro il bene e la vittoria sempiterna del male. E quei rossi vermetti in agitazione adesso andavo a riconoscere quali pupazzetti spagnuoli in mutande, sadici banderilleros torturatori di un misero toro schiumante bava azzurra, azzoppato e sfinito, ridotto a mucca dolente dopo un parto laborioso, munta e stramunta del suo latte fino all'ultima goccia, orbata del suo aureo vitello della vittoria, fatta fessa da quello sciame di vermiciattoli rossi, colore offensivo per gli occhi della mucca, ops del toro, avvezzo ad altri colori più tranquilli e non a quello delle undici mantillas agitatissime, celanti ognuna un lungo sottile coltello acuminato dietro la schiena.
Hanno vinto i vermetti rossi; è caduto il toro nella polvere, trafitto dai mille coltelli. Ha stravinto il male del mondo come sta scritto nei sacri libri.
Io, simulacro sopravvissuto a me stesso e alla mia sciagura, sto col toro tutta la vita, sto sempre col toro, solamente col toro, eternamente col toro.
Ero là... Ordinatamente seduto, come piace a me, a seguire quello che non avrei mai immaginato. Giriamo pagina, riordiniamo le idee perché in questo totale disordine non arriveremo da nessuna parte. Il disordine non paga mai.
RispondiEliminaCiao grande Enzo. :)))
Ho sofferto per te, sapendoti in quella bolgia a vedere quello scempio. Io seduto molto meno ordinatamente di te sul divano buono di casa di mio figlio, tutti insieme per un'unica sorte.
EliminaMemento audere sempre.
Memento mori.
Estote parati.
Rimembranze latine e di parrocchietta.
Dovremo aggiungere un altro "memento":
memento Iberia, memento Kiew.
Spero di rincontrarli presto, molto più freschi di domenica sera.
Ciao grande fratellino:)))
Dici bene... Dopo il 2-0 è stata una bolgia infernale! E noi impotenti e anche un po' increduli. Ci rifaremo. :)
EliminaBuona serata. :D
Se capiterà a loro il momento di stanca dovremo fargli il culo grande quanto la galleria del Sempione, e abattergliene dentro più dei loro quattro insieme alla loro boria.
EliminaCerto, ci rifaremo.:)
Buona serata anche a te.:))
Post che mi ha parecchio interessata ... fino a metà.
RispondiEliminaPeccato, era un gran bel tema, quello del disordine.
Scritto alla grande, rovinato alla grande.
Bell'ingresso in scena, dopo assenza piuttosto lunghetta. diciamo ingresso al secondo atto, come si conviene alle primedonne. Non sto prendendoti in giro, ma ho i miei motivi che poi ti spiegherò.
EliminaLo so era un gran bel tema quello del disordine e stavo scrivendoci qualcosa d'altro, ma poi è capitata la finale dell'europeo pallonaro...
Sì, lo so che di calcio ben poco ti cale, ma sei in cattiva posizione, nu pocorille addietre.
E poi mi rodevano le corna, a me toro, e me le dovevo grattare.
Riprenderò il pezzo non ti spaurire, per qualcosa di molto migliore, almeno spero.
Dimenticavo: amici come prima, of course!
RispondiEliminaMa ti pare!
EliminaPer tutta la vita!!!
PS. Non intendevo con questo dire che sei un toro, né tanto meno una mucca....:)))
qui mi urge difendere Silvia! Ero attenta, a capire e a capire che non capivo, rileggevo, scorrevo e tornavo su. Poi ho capito. Potete essere artisti, poeti, cantori..ma davanti a un pallone e a undici tira"tori" di pallone nun ce capite più niente..e tutto se spoeta.
RispondiEliminaAltra bella entrata in scena, magari alla fine del secondo atto, quando ne manca solo uno e tu entri, dici la battuta fulminante e cala la tela; tutto il pubblico resta muto e pensa: che succederà adesso?
EliminaCome alla conclusione del primo atto di "Aspettando Godot" di Samuel Beckett, quando il fattorino arriva e dice "Godot manda a dire che non verrà questa sera". Di atti ce ne sono solamente due, quindi la tensione è altissima.
Bene, se non ce l'hai nel sangue il tifo calcistico non può interessarti ed è giusto così.
Dici il vero: durante questi europei pallonari noi tifosi abbiamo dimenticato tutto, anche le mogli -pensa che sollievo per esse- vivendo solo di ansie, di gioie pallonare e di dolori, pallonari pure loro.
E ciai raggione Mariagrà, me so scucito de dosso er vestito der poeta e me so messo in mutanne a girà pe casa, vomitanno parolacce su sti cornuti de spagnoli che cianno fatto quattro bozzi, li mortacci loro.
Ma li ripiamo sti cornuti, li ripiamo e je famo un c...così.
Ciao, nun te la pià bella de zio, mo aritorno quello de primma, te lo prometto.
Arrivo che il teatro s'è svuotato, anche l'ultima maschera piano piano se n'é andata, chissà mai se tornerà...
RispondiEliminaMa che fai, pij pel culo? OK, all'epoca non sapevo manco della tua esistenza e tanto meno tu della mia, ma non puoi mettere un titolo così esplicito, e poi parlare di ordine disordinato, per tornare alla fine a parlare del Toro.
Che poi, letta l'apologia del disordine di due giorni dopo, quindi con inversa cronologia, rivedendola qui me so' propio sentito rincoijonito, e so' dovuto tornare su per avere conferma che 'l rincoijonito non ero io. Col il dovuto rispetto, s'intende.
Bene, anche questo (post) è passato, avanti un altro, che poi sarebbe quello prima di questo.
Ciao.