CI VUOLE TANTO POCO
Mi chino,
raccolgo
le poche cose
che ho e vengo
via con te.
Ci vuole tanto poco
per essere felici,
a volte basta un niente:
avevo una caramella
di menta in bocca
da due ore
e non me ne ero accorto.
TI GUARDO PICCOLISSIMA
Ti guardo piccolissima che scompari
all'orizzonte, e quel che è peggio sei tu
che stai ferma, sono io che vado
camminando come il gambero
in un tardivo abbandono, precoce pensi tu.
Io che ti lascio e gemo, e piango fin da adesso
perché ho bisogno del tuo alito,
come della tua ombra, come dell'idea
che tu esisti ancora e ancora
esisterai solamente per me.
Ma perché siamo arrivati a questo non lo sai tu,
non lo so io. Come abbiamo potuto bruciare
in così poco tempo quello che avevamo
edificato in così tanto tempo
non lo sappiamo nessuno dei due,
e perché queste domande non hanno
risposta, e perché io continuo ad andare via,
e perché tu continui a restare ferma
sull'orizzonte. Non respirerò più dal tuo
alito, non lambirò più la tua ombra.
A me adesso non resta che nascondermi
dietro questa finestra aperta sulla curva
della stretta viuzza da dove laggiù in fondo
tra gli spigoli di un paio di palazzi
si vede un pezzetto di strada,
della strada che tu percorri ogni sera
mentre ritorni a casa, per vederti
un istante, e domani ancora un istante,
aspettando di nuovo la prossima volta
per vederti solo un istante.
La seconda ha tutte le caratteristiche struggenti della grande Poesia, ma quel
RispondiElimina"avevo una caramella
di menta in bocca
da due ore
e non me ne ero accorto" è l'essenza della genialità. :)
Quando ho scritto la prima stavo al mare, sotto un ombrellone che a stento frenava la feroce calura. Ero insomma abbastanza su di giri. L'ho scritta sopra una pagina bianca del Sudoku, che ogni giorno mi portavo dietro, ma non ciucciavo nessuna caramella. La frase mi è uscita dalla biro in punta di piedi, e mi è subito piaciuta.
EliminaCiao NIk.:)
La prima è deliziosa, concordo con lo zio Scriba, la seconda, non so perchè o forse si, mi ha fatto tornare in mente una canzone che adoro, cantata da Mina. E' "Se telefonando", ha delle parole striggenti come la tua bellissima poesia. Hai il potere di farmi visualizzare, senza fatica, ciò che scrivi. Daje Vincè!:D
RispondiEliminaAnche io adoro quella canzone di Ennio Moricone e l'interpretazione della immensa Mina. Non ci vedo tanta somiglianza ma questo è il bello della poesia, suscitare sensazioni, come la pittura, come l'arte in genere.
EliminaSe questo riesce pure a farti visualizzare senza fatica ciò che sta scritto ancora meglio.
Ciao Mariagrà.
Ennio Morricone ha scritto la melodia, ma non dimentichiamo il paroliere, Maurizio Costanzo.
EliminaVerissimo, ma non mi veniva.:))
Eliminaemh...era strUggenti
RispondiEliminaMe pareva nfatti, me pareva propio, ma avevi scritto così bene che nun ciavevo fatto tanto caso:))
EliminaScelgo la prima per l'essenzialità del concetto e l'originalità della conclusione -però io l'avrei intitolata "vengo via con te"-
RispondiEliminascelgo la seconda per l'efficace visualizzazione delle immagini, come dice bene emmegì.
Il titolo della seconda, invece, è bellissimo :)
"Essenzialità del concetto", è un respiro.
Elimina"L'originilalità della conclusione", l'ho scritto rispondendo a Nik, mi è uscita così dalla biro. Sono le cose spontanee le migliori.
Hai ragione: "vengo via con te" è migliore, la inserirò nella raccolta con questo titolo che preferisci.
Quello della visualizzazione delle immagini è la cosa che mi riesce di fare con naturalezza, forse perché io penso con immagini, oppure a immagini.
OK per il titolo allora. Sehr gut Prof:)))
La prima poesia è l'essenza d'amore trattenuta da pochissime parole.
RispondiEliminaSarebbe bellissimo seguire l'impeto di un momento senza porsi alcuna domanda.
E irrealizzabile.
La seconda è pura sofferenza.
L'ho letta e non riuscirò a rileggerla.
Mi ha fatto immaginare un distacco che non credo riuscirei a sopportare.
Bravo Vincenzo, ti scopro poco alla volta.
Buona serata
Sulla prima concordo. Seguire il proprio istinto senza chiedersi nulla è quasi impossibile: in una delle tante anticamere e dei troppi corridoi del cervello si aggrappano alle pareti e si ricorrono tantissime domande, non le riesci mai a frenare e la bellezza dell'attimo fuggente è rovinata.
EliminaSì, la seconda esprime la sofferenza di un distacco voluto, malgrado la volontà di rimanere. Sembra un controsenso, purtroppo non lo è.
Buona giornata.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaLa felicita' si assume a piccole dosi e sta a noi far si che il gusto duri per lungo tempo
La seconda poesia,che trovo meravigliosa,mi ricorda la giovinezza..la stai a guardare mentre ti scivola dalle mani,non la puoi trattenere ma sicuramente la puoi appiccicare agli occhi e al cuore per far si che non rimanga solo un ricordo,questo è quello che interpreto io tra le righe e che mi piace immaginare
Sorrisi :D
Quando ti capita a tiro dovresti avere la necessaria dose di egoismo per prenderti tutta la felicità che in quel momento ti viene messa a disposizione.
EliminaHai trovato una bella metafora. Mi piace l'idea della giovinezza che se ne resta lontano, sulla linea dell'orizzonte, mentre noi ce ne distacchiamo con dolore.
L'ho detto e ripetuto: il bello della poesia e dell'arte in genere è suscitare negli altri sensazioni diverse, tutte giuste, tutte nobili, tutte accettabili.:D
Felicemente colpito. La prima essenziale e, concordo con lo zio, con genialità finale. La seconda sofferta, strutturata per non colpire troppo se non con qualche pennellata di nostalgia. Ciao Vincè
RispondiEliminaIl commento di un artista è sempre felicemente accolto.
EliminaConcordo con le tue osservazioni.
Ciao Rosà.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaChissà se mi leggerai...eheheheheh...
Ti frego queste tue due poesie e le posto nella mia Community di Google plus.
Sono splendide, ciaooooooooo...