2.
Irene dorme ancora,
e il Comandante aspetta alla sua porta.
Deve suonare molto:
più spesso, più a lungo;
è sempre più nervoso.
Ma Irene ha il sonno duro alla mattina.
Lui scende i sei gradini,
va alla grossa BMW,
prende qualcosa, scrive;
torna alla porta color verde cupo,
infila il biglietto sotto alla fessura,
scende di nuovo.
E allora Irene apre la porta.
Non saluta nemmeno.
Il Comandante
le dice che prima di andare all'obitorio
ha bisogno di lei
al Commissariato.
Irene non risponde.
Rientra in casa,
lascia la porta aperta
e il Comandante entra
dietro di lei.
Per prepararsi a uscire
Irene può impiegare
pochi minuti o un'ora.
Questa volta
esce subito dalla sua camera,
non ci rimane nemmeno un quarto d'ora.
Indossa un vestitino azzurro chiaro
ricamato intorno al collo,
con le maniche lunghe;
ci infila sopra una giacca nera
a doppio petto;
le scarpe sono nere coi tacchi bassi.
Vanno via con la grossa BMW.
Il Comandante guida veloce,
lei guarda avanti fisso,
respira piano
che quasi non si vede.
Fino al Polizei Präsidium
nessuno dice niente.
Dentro il suo ufficio
il Comandante la fa sedere
su una poltrona rossa.
Lui resta in piedi.
Le offre una sigaretta,
ne accende una anche lui.
Aspira profondamente,
trattiene a lungo il fumo nei polmoni,
lo fa riuscire dal naso,
e intanto pensa
a lungo
prima di parlarle.
Poi le chiede
di raccontargli la storia
della vita passata insieme col marito,
dal nostro primo incontro
a Francoforte,
in quel Caffè nella Goetheplatz,
poi via via fino
all'ultima sera.
Irene lo guarda un po'
prima di rispondere.
Spegne la sigaretta,
accavalla le gambe,
congiunge le mani sulle ginocchia,
se ne sta un po' così
chiusa come in un guscio.
Poi tira fuori dalla sua borsetta
un'altra sigaretta,
l'accende,
soffia in alto un po' di fumo
e incomincia
a raccontare.
Parla con voce bassa, fioca fioca,
si ferma spesso,
cerca le parole.
Quel che racconta
è la sua parte di vita
passata insieme a me,
e forse è proprio questo
che il Comandante
vuole ascoltare da lei.
Quello che Irene adesso gli racconta
in parte è vero, il resto
è tutto inventato, però.
Conosco bene Irene.
Conosco ogni cosa di lei:
tutte le volte,
quando più le fa comodo,
lei si inventa
la sua realtà,
e agli altri solo
questa racconta,
non la riguarda il resto.
Lei sta sulla scena
e fa come un attore che butta via il copione
e si riscrive la parte:
recita a soggetto
la sua storia privata,
e la racconta così bene
che alla fine anche lei ci crede.
Adesso, per esempio, guarda il Comandante
dritto negli occhi
e gli racconta delle gran botte
che io una sera le ho dato,
ma non gli dice
perché ne ha prese tante.
Succede una settimana prima
di quando il sicario vestito con un
impermeabile chiaro
colpisce con la pietra
il cranio dell'uomo
che poi muore.
Irene torna a casa
a notte fonda, mezzo ubriaca
e mezzo piena dei baci del suo amante.
Io l'aspetto e le chiedo
dov'è stata,
a casa di chi si è presa la sbronza,
e di chi è la puzza
che tiene addosso.
Irene non risponde:
dice che vuole farsi la doccia
e subito si spoglia.
Io l'agguanto per i capelli,
la trascino per un po';
lei tira calci e pugni.
Io la sbatto per terra
a muso in giù:
mi accoscio sulla sua schiena
premendole le mie natiche sul collo,
le torco le braccia con forza,
e per tenergliele ferme
mi infilo i suoi polsi
tra i polpacci e le cosce,
e stringo più che posso.
Lei non dice una parola,
cerca soltanto
aria a bocca spalancata,
e tenta di scrollarmisi di dosso;
ma io spingo giù il mio culo
con tutta la forza,
e intanto mi guardo intorno in cerca
di qualcosa
per picchiarla di brutto.
Per terra sono i miei pantaloni,
accanto al letto, dove
li ho buttati.
Sfilo la cinghia di cuoio
larga tre dita,
e me l'avvolgo intorno
alla mia mano destra,
lasciando libera la bella
fibbia di bronzo ovale,
con la figura di una donna
nuda scolpita sopra.
Un regalo di Irene.
E quella fibbia
io le sbatto
sul culo da destra
a sinistra,
e da sinistra a destra,
con tutta la rabbia che ho nel corpo.
A ogni colpo
tutta la schiena le vibra
e il collo sotto di me;
a ogni colpo muove
il culo
in su e in giù
man mano sempre più veloce,
alla fine in modo così convulso
che a stento trovo spazio
dove colpirla.
Soffre come una cagna:
soffia e
inghiotte aria
più veloce che può,
singhiozza forte,
ma non emette un lamento.
Cieco di furore
la pesto
finché più non si muove.
Adesso dalle reni
alle cosce
tiene addosso
una mappa di segni rossi
e marrone:
venti, trenta impronte di
quella fibbia di bronzo ovale
con la donna nuda
scolpita di traverso.
Qua e là la pelle si è spaccata
e cola sangue.
Così la lascio
e mi rialzo a guardarla.
Stringo sempre la cinghia,
e lei che è svenuta
resta un bel pezzo immobile.
Poi si tira su piano piano
e si chiude nel bagno.
Da allora non ci parliamo più.
Una settimana prima del delitto:
ecco un buon movente.
Ma lei, che non è stupida,
non dice al Comandante
quando è successo,
e non gli dice che l'ho picchiata
brutalmente sul culo
con una cinghia di cuoio duro
alta tre dita
e una stramaledetta
fibbia di bronzo pesante lavorato.
Gli dice solo che le ho dato
un sacco di botte,
che l'ho lasciata
svenuta per terra.
Il Comandante la guarda attento
in faccia,
sul collo, sulle braccia;
non vede segni
e pensa
che è roba di qualche mese addietro.
Ribaltamento della ribalta:
RispondiEliminaadesso il lettore, che si era sin dall'inizio schierato dalla parte del morto ammazzato, gli si schiera contro pensando:
'a stronzo, te sta proprio bene che t'hanno accoppato!
p.s. C'è troppo fumo, sembra di essere in un film di Bogart o in una bettola degli anni 80 nell'infelice era anti-divieto.
Il "ribaltamento della ribalta" è un modo tipico del racconto giallo di confondere le tracce. Che adesso tutti pensino che sia stata Irene ad assoldare il killer va benone.
EliminaPS. Il fumo dei film di Bogart, me lo hai rammentato adesso tu. Io adoravo Bogart, ma tu ti riferisci certamente a Capablanca, un mito. Io ho pensato anche a Il porto delle nebbie, con Jean Gabin, altro mito, altro attore incredibile.
Mi fai un complimento da niente!
Ma io non penso che Irene sia il mandante, mi limito a dire che ogni uomo violento dovrebbe morire di morte violenta, e basta.
EliminaQuando si dice il caso! Ieri ero in hospital, ad assistere papà -come sai-: stavo per l'appunto iniziando un Landsale dopo aver terminato uno Stifter quando è entrato un tipo in camera, chiedendomi se volessi accedere al prestito bibliotecario ospedaliero.
Spinta dalla curiosità sono uscita nel corridoio a perlustrare il carrello dei libri disponibili, non resistendo alla tentazione di prendere qualcosa.
Vedendo che ero interessata ai Simenon, il tipo mi fa: prenda il porto delle nebbie, è uno dei migliori di Simenon e ci hanno fatto anche il film.
Così ho riposto sotto il comodino di papi il Landsale e mi sono immersa nel Simenon, pensando: mi pare d'aver già sentito questo titolo, chissà che non l'abbia già letto.
Invece ora scopro che me l'avevi citato tu.
Proprio oggi parlavo con AM e con mia figlia Stefania dell'ex di mia nipote. Sembrava un bullo, ma non avrebbe mai alzato una mano su Cristina. Mia figlia mi ha chiesto come facessi a esserne sicuro; le ho risposto che quando un uomo, inferocito a torto o a ragione per una risposta "di sbieco" della sua ragazza dà un calcio al televisore nuovo e non contento spacca sul muro un telefonino Samsung da 499 euro vuol dire che lo fa non perché è matto, ma perché sfoga sul muro la sua rabbia e non sulla testa della ragazza.
EliminaConcordo assolutamente con te che uomini violenti andrebbero violentati loro.
Grazie per avermi ricordato l'autore del romanzo "Il porto delle nebbie". Lo lessi una vita fa, nell'altro millennio. È molto migliore del film, anche se manca dell'atmosfera di un eccellente bianco e nero, e soprattutto manca di Jean Gabin. Leggilo con calma, si tratta di uno dei migliori Simenon.
Questa parte proprio non l'ho amata come l'inizio che parla di violenza, fosse anche stata lei dopo le botte non l'assolvo e non riesco a dire a lui ben ti sta.
RispondiEliminaNon so perchè ma trovo che farlo assassinare da lei sarebbe troppo scontato, aspetto paziente per vedere ciò che la tua mente ha partorito per il finale.
Come dicevo sopra a Silvia che adesso i miei pochi ma buoni lettori pensino che sia stata Irene ad assoldare un killer per via delle mazzate prese, a me va benissimo.
EliminaVedremo cosa la mia mente partorirà, ne sono curioso io per primo.
Come sei stato bravo.
RispondiEliminaCerto che ora qualunque cosa tu inventerai, nessuna di noi potrà perdonare un uomo che colpisce così duramente una donna.
Non ci sono giustificazioni che tengano.
Ma io sono arrabbiata anche con lei, che prima cosa non avrebbe mai assoldato alcuno per ammazzare l'uomo che dopo tutta la violenza non è stata in grado di denunciare e poi perchè in realtà per me lei è solo una donnetta.
Miserrima.
Ah, dici che è solo una storia?
No, purtroppo non lo è.
Uomo provocato bastardo trovato.
EliminaUn bel paio di corna sono, a volte, una provocazione, ma io non lo difendo, lo lascio fare e lo osservo mentre lui agisce e mi limito a trascrivere. Non sono più io che invento, ma lui che detta i tempi.
Questa è una storia, ma a tutt'oggi in Italia sono 102 le donne sicuramente ammazzate dai mariti o conviventi, più quelle che sono ancora scomparse e non ritrovate.
Senza contare le violenze nei garage e nei vicoli; senza contare le donne che vengono regolarmente picchiate in famiglia ogni giorno e che non denunciano, come Irene.
Parlarne sempre, almeno.
EliminaVisto che possiamo solo questo per ora, essendo lo Stato il perenne assente.
Sole nelle città, nei vicoli, tra le mura domestiche.
Pochi sono gli uomini che ci sostengono con gesti concreti, con versi.
Come fai tu.
Credo che sia ben poco, comunque almeno far presente che c'è una "robusta" aliquota di uomini che ritengono ignominioso picchiare una donna. Non c'è niente di più facile, avete un terzo della nostra forza, e quando vi arriva una sberla vi mettere una paura boia.
EliminaMa non è il singolo che può far tanto, solo qualcosa, solo denunciare. Lo stato dovrebbe emanare leggi durissime, ma nessuno ci pensa, e intanto le quote rosa sono in costante diminuzione, anche nella famiglia, come dimostrano parecchi di quei 102 casi.
Hai sbagliato due volte: la prima, la donna non si percuote nemmeno con un fiore; la seconda, con un sottopancia di quel calibro avresti dovuto finirla, kaputt.
RispondiEliminaCosì, oggi, sarebbe lei ad aspettare te, anziché viceversa.
Vabbé, è andata così, e tanto vale continuare...
Che poi, i tuoi racconti erano bellissimi da vivo, ma scritti dall'altra parte sono perfino più belli, con quell'alone di mistero che crea un'atmosfera luciferina, una matassa ancora tutta da sbrogliare.
Intanto Irene ottiene un pizzico di simpatia, poraccia, battuta come un materasso solo per avere dato un po' di sollievo al suo amante.
C'è anche da dire che ho avuto difficoltà, nel filmato virtuale, a inquadrare la tua mossa di karate quando l'hai atterrata; poi ho rinunciato alla sua ricostruzione, accontentandomi della sbattitura in primo piano.
Al prossimo colpo di scena.
Ciao, buona serata.
Di fronte a un commento pieno di fantasia come il tuo, che gareggia col testo, non c'è da fare altro che acconsentire.
EliminaSpero proprio tanto di non deluderti.
Ciao, buona serata anche a te.
Ciao Vncè!
RispondiEliminaOrribile picchiare una donna un gesto imperdonabile e non giustificabile in nessuna circostanza
I silenzi di Irene dopo la violenza mi fanno pensare a una vendetta,anche se scontata come soluzione ma credo che lei non sappia perdonare e dimenticare…magari nemmeno era la prima volta!
Buona serata :DD
Ciao Clà!
EliminaForse Irene è una masochista, chi lo sa?
Buona giornata.
Hei, ciao,
RispondiEliminanon ti sapevo così violento...,
queste sono le domande che sono sorte nella mia mente:
perchè tanta violenza?
Qual'era il rapporto tra i due?
Si amavano o era amore e odio insieme?
Come faceva lui a non aver capito prima di un suo tradimento?
Come mai era sbronza?
Perchè non dice la verità?
E soprattutto, lui era vestito da uomo in giacca e cravatta,
perchè allora aveva sul viso un foulard di seta, quasi sempre indice di femminilità?
Non è necessario rispondere alle mie domande, volevo solo farti sapere che me le sono fatte, se ti va rispondi altrimenti non importa,
avvincente il tuo racconto,
un abbraccio
La Spia
Non sono violento io, ma il mio personaggio...
Eliminacredo che fosse amore odio mescolati bene...
forse non riusciva ad impedirglielo...
perché stava a casa del suo amante e forse si vergognava per quello che faceva...forse...ma forse no...le piace bere...
A me piacciono da matti i foulard di seta e credimi non sono affatto femminile io, mamma mia no...
rispondo sempre alle domande come artista, come scrittore e come uomo; chi non lo fa è un arrogante cafone
Ricambio
Ciao
In quanto alla violenza era solo una battuta,
Eliminagrazie per le tue brillanti risposte,
per il foulard ho scritto "quasi sempre",
se eri un'arrogante cafone, non saresti di sicuro stato il mio uomo del blog preferito!
Sono stata abbastanza esauriente?
By,by
La Spia
Bene quel "quasi sempre" non avevo letto bene (la mia mania della fretta, vivere frettolosamente per vivere più a lungo).
EliminaFossi stato un arrogante cafone non mi sarei esposto ad eventuali critiche -e ce ne sono state e ce ne saranno ancora, ma ben vengano- aprendo un mio blog, ma avrei passeggiato nelle praterie altrui cercando di provocare sconquassi.
Essere un uomo preferito anche se in un blog è bello, ed è bello sentirselo dire, anche se sento un murmure lontano, sopra la mia testa, che potrebbe essere una risata oppure un volo di uccelli, tordi, passeri, quaglie o falchi dall'occhio vivo.
Ciao, ciao.
Come puoi vedere dagli altri commenti, e a loro mi aggiungo, davanti alla violenza tutto prende un altro verso..ma ti dirò: questo mi ha colpito forse più degli altri, o meglio mi ha colpito in maniera diversa. Qui c'è violenza si e dolore, frustrazione, e amore tradito, perdita della lucidità e voglia di sottomettere, fartela pagare, come osi tradirmi...ecc ecc ecc. bon..aspetto con ansia..se fa pe di..
RispondiEliminaMe sa che ce se passata pure te...à detto propio tutto giusto assai; adè così che se sentiva lui quanno che se l'è trovata davanti: a sì? e mo t'ammazzo de botte
Elimina"allora signor giudice nun ce viddi più e giù menai".
Ciao Mariagrà.
Lei è stronza e bisognerebbe capire il perchè. Non si piace, si vorrebbe lavare subito. Lui continua ad essere distaccato, racconta senza raccontarsi.
RispondiEliminaA questo punto, come in ogni buona famiglia, è di rito il totoassassino. Sono indeciso..... un'epilogo mi frulla in testa più degli altri: suicidio a pagamento.
Sei in gamba Vincè, fino a quì nulla da eccepire. Ciao
Mannaggia, mannaggia, mannaggia Rosà.
EliminaFuocherello, anzi no acquetta, ma che te possino!:)))