Il cane raggiunse l'uomo e si fermò a qualche passo da lui:
aveva annusato la morte, ma l'uomo non era malato.
Si era fermato solo per prendere tempo, perché
era in anticipo sull'orario del treno. Ricominciò a camminare
con passo lento, strascicando un po' i piedi. Il cane lo seguì
tenendosi a qualche passo da lui. Non voleva
arrecare disturbo, ma nemmeno voleva rimanere
a tiro del suo bastone, o di qualche pietra: era un randagio
e conosceva la vita. L'uomo non sembrava dispiaciuto
della presenza del cane: camminava a fatica
appoggiandosi al grosso bastone, non era ammalato
ma zoppicava in modo vistoso. Arrivò sul ponte
di ferro che scavalcava il grande fiume e sedette
in terra, come fa un viandante quando è tanto stanco,
e lui era sfinito. Il cane si accosciò e attese,
attese che quel resto di uomo prendesse una decisione,
attese finché arrivò il treno, sferragliando veloce.
Quando l'uomo tentò di rialzarsi gli mancarono le forze.
Il treno passò oltre con gran fracasso; il cane sentì
dentro il suo corpo tutte le vibrazioni del ponte, ma non
abbandonò la sua posizione di guardia.
La notte esaurì pian piano il suo silenzio e le prime
luci dell'alba invasero il cielo rivelando colori.
Allora laggiù in fondo comparve il primo treno del mattino.
L'uomo lo aspettava in piedi e attento; scelse perfettamente
il momento e si gettò davanti alla motrice in corsa.
Il cane udì distintamente tutti i rumori mortali di distruzione
e lo stridio dei freni. Rimase immobile, attento; anche
quando arrivarono le squadre dei vigili del fuoco e della polizia
il cane non si mosse, tanto che tutti si convinsero che fosse
appartenuto al suicida. Qualcuno si prese cura di lui
forse adesso gli avrebbero dato una casa e una persona
pietosa che lo consolasse per l'abbandono. Ma al mattino
successivo il randagio era sparito e nessuno lo vide più.
(Poesia nera, scritta ieri 08 07 13 alle ore 20.49 su imprimatur di Silvia)
Che gran bella penna!!!
RispondiEliminaMi piace proprio il nero in poesia.
EliminaHo scritto e postato a puntate su questo blog "Tatort", che era già un nero, e mi sta venendo l'acquolina in bocca.
mamma mia Vincenzo..sono rimasta senza fiato.
RispondiEliminaChe bella storia che ci hai raccontato..triste ma stupenda.
Sei proprio uno scrittore tu..bravissimo!!
Certe cose vengono su spontanee, magari procurate da una recente lettura, come questa dal blog di Silvia. Io non ci penso mai su: prendo una penna e scrivo sul mio quadernone, come viene viene. Una volta le tenevo lì, in contumacia rimuginandomele dentro, adesso le posto sul mio blog chiedendomi se piacerà. Sembra che piaccia e mi fa lieto.
EliminaSono passata a ringraziarti...mica semplice strappare un sorriso ad una persona..Oggi con il tuo commento è stata tutta una risata..
RispondiEliminaIl blog mi piace per questo..per la condivisione, per le persone belle come te che lasciano un loro pensiero..per le emozioni che provo ogni volta che passo a leggerti..
Insomma...se ti avessi ora davanti ti stringerei forte forte..con tanto affetto
Grazie di cuore..:)
Non mi ricordo quello che ho scritto, ricordo che era un lungo elenco di comportamenti, o sbaglio? Ti sei fatta due risate? Mi fa piacere, io sono uno che a quello stupido detto "il riso abbonda sulla bocca degli stolti" ha sempre preferito "il riso fa buon sangue", forse perché sono così facile io alla risata...può darsi che sia quindi per convenienza, ma non credo, una fresca e spontanea risata mi ha risolto tanti problemi e tirato fuori da situazioni a volte difficili.
EliminaTi stringerei anch'io Ale. Come se fosse fatto.
ricordi quando ti raccontai di quel gatto ospite di una casa di riposo negli usa, che "sente" i malati terminali e due o tre giorni prima del decesso si mette al loro capezzale e non li molla fino a morte avvenuta?
RispondiEliminache bisogno c'era dell'imprimatur?
questa è tutt'un'altra storia!
(due apostrofi??)
Mi ricordo ma non mi ha ispirato quella.
EliminaNon c'era bisogno dell'imprimatur, ma era una cortesia da parte mia.
È un'altra storia (un apostrofo solo, mannaggia!!)ma ispirata da quel tuo post. La fantasia è mia, ma la sollecitazione della mia fantasia è tua.
Capito mo?
E comunque grazie, malgrado tu non prediliga i ringraziamenti.