Ranem sedeva su due sedie abilmente accoppiate e contemplava il frigorifero bianco smaltato chiuso in alto col maniglione a scatto. Per lunghi minuti. Poi come poteva si spingeva in avanti, afferrava il maniglione e tirava a sé. Il frigorifero si apriva e Ranem poteva contemplare tutto il cibo contenuto in coloratissime buste di plastica. Solo un paio di minuti di contemplazione. Poi Ranem richiudeva il portellone del frigorifero e rimaneva a lungo a rimirarlo chiuso. Andava avanti così per delle ore, ogni giorno, anche di festa e qualche volte tirava fino a fare le ore piccole della notte. Aprire e chiudere e mai toccare il cibo, mai infilare mani rapaci in quel glorioso tabernacolo.
Perché Ranem non poteva. Ranem era orribilmente obeso. un individuo di 188 chilogrammi in 162 centimetri di altezza, che per sedere aveva bisogno di due ampie sedie rinforzate e accoppiate, una per natica. Era così dalla nascita: 62 centimetri di marmocchio per 11 chili di lardo, estratto con parto cesareo altrimenti avrebbe fatto esplodere le ossa pelviche di sua madre. Adesso a trentun anni era una immane palla di grasso che appena riusciva a grattarsi la testa, e che aveva bisogno di aiuto per potersi fare il bidè.
Ma un professore inglese lo aveva operato e gli aveva tolto i cinque sesti dello stomaco, lasciandogli quello di un bimbo di cinque anni. Niente mangiare, solo bere, come un cammello prima della traversata di un deserto.
Rimase in contemplazione del suo Kelvinator per due anni, schiacciando le chiappe sulle due sedie, mentre la massa adiposa diluiva nell'acqua che beveva in continuazione.
Quando provò ad alzarsi dovettero sorreggerlo perché le gambe erano diventate debolissime. Lo trasportarono con la doppia sedia e lo posero sulla stadera a ponte dove i doganieri pesavano merci e tara. Aveva perduto quasi cinquanta chili, ma c'era un enorme mucchio di pelli che penzolavano come misere bandiere ammainate dalla pancia, dalle natiche, dalle braccia e dalle cosce.
"Queste pellacchie con grasso attaccato pesano almeno altri 30 chili, gli disse l'esimio professore inglese; lei si sentirà leggero come una vispa ballerina mister Eznad El Ranem dopo che io gliele avrò asportate".
Occorsero tre interventi. Alla fine Ranem pesava appena 103 chili e mezzo.
Volle guardarsi allo specchio. Dovettero portarcelo perché proprio non si reggeva in piedi, ma non emise un lamento. Allora lo lasciarono solo nella stanza davanti allo specchio perché godesse dello spettacolo.
Per il poco che aveva camminato durante la sua vita di obeso Ranem era abituato a spostarsi tutto indietro con la schiena per bilanciare l'enorme massa delle sue triple e quadruple trippe. Appena tentò di ergersi di fronte allo specchio precipitò all'indietro come un sacco vuoto, batté la nuca e morì sul colpo senza aver potuto godere dello spettacolo del suo corpo privo di strati di ciccia.
Una vera jella, diciamolo, povero Eznad El Ranem.
Una bella parabola, sintetica ma chiara e chi vuole capirla la capisca, perchè di adipe che frega un'esistenza ce n'è di tutti i tipi.
RispondiEliminaCristiana
Parabola, che bella cosa! In effetti ho solo esagerato una situazione di cui sono venuto a conoscenza avvenuta in un paese qui vicino. Il poveretto è ancora in ospedale.
EliminaCiao Vincenzo!
RispondiEliminaInsomma quando uno nasce con la iella addosso non c'è santo che tenga
Buon fine settimana :)))
Si chiama sfiga nera è a base di collante chimico usato dagli astronauti nello spazio: inalterabile, quando si attacca nemmeno strappando pezzi di pelle te la stacchi di dosso.
EliminaBuon fine settimana anche a te.
Mamma mia che storia Vincenzo.
RispondiEliminaMi dispiace per lui...ma la famiglia? La mamma cosa avrà nel cuore poverina.
È una storia vera, quindi tutta il mio affetto e pensiero va a loro.
Accadono cose inspiegabili a volte, però potrebbe anche succedere il peggio come tu ci hai raccontato, meno male che non è stato così.
Ma sei davvero tremendo...a volte! ;-)
Ti abbraccio caro Vincenzo.
Tranquilla, me la sono inventata, lo puoi capire anche dal nome speculare del soggetto. Però so -per averne diretta conoscenza- di una persona che simili operazioni ha subito e adesso sta veramente male, peggio di prima, con cento complessi.
EliminaTi abbraccio S.Pia.
Ho un'allieva bulimica, quando la accompagno a tirocinio devo farla sedere dietro perché davanti non ci sta.
RispondiEliminaHo la gomma dietro usurata.
A parte le battute, credo che i disturbi alimentari siano di competenza psichiatrica. Una cosa che non mi è chiara invece ė questa: un tempo queste malattie non esistevano o non erano riconosciute?
Buona quella della gomma...mi hai costretto a pensare, pensa un po'!
EliminaI disturbi alimentari sono disturbi psichici, certamente, di competenza degli specialisti.
Un tempo non si aveva la minima idea della psiche umana -neanche oggi poi tanta- e non si riconoscevano come malattie certi disturbi, ad esempio la depressione. Una mia cugina divenne obesa a nove anni e i miei zii non la portarono nemmeno una volta dal medico. Quando da adulta visitò un centro specialistico all'Uni della Sapienza, le dissero che non si poteva fare niente, in sostanza erano talmente specializzati che non ci capivano nulla.
Solo negli ultimi 20 anni si è fatto qualcosa, ancora poco, ma si incomincia a vedere un'uscita dal tunnel.
Tutto bene? Un abbraccio.