Quando mio figlio Federico pone quesiti ed inizia ragionamenti con suo padre bisogna drizzare le orecchie: ascoltare bene, tutte le sillabe, e valutare ancor meglio le risposte.
Chicco (Federico all'anagrafe, 2 metri e 2 centimetri per circa 100 chilogrammi, ma per noi solo e sempre Chicco) è capace di parlare per due ore dell'Inter, per quattro ore dei suoi due meravigliosi gemelli, ma quando parla da solo a solo con suo padre parla di problemi esistenziali.
Oggi, in completa solitudine con suo padre -che sono io- ha esordito con una domandina facile facile da 100 euro:
-Secondo te esiste la vita dopo la morte?
-Di cosa ti preoccupi tu, che hai 37 anni, o vuoi sfottere?
-No, dico sul serio: tu che pensi?
-Io non penso. Io credo di sapere.
-E cosa credi di sapere?
Lui mi conosce e sa che non sparo mai balle su questi argomenti.
-Non voglio confonderti le idee, ma i tuoi nonni me lo hanno fatto sapere, dopo morti.
-I tuoi genitori?
-Ho detto i tuoi nonni.
-Allora? Come te lo hanno fatto sapere?
Non molla più la presa Chicco, è risaputo in famiglia.
-Tuo nonno mi ha salvato la vita una notte a Francoforte dicendomi una sola parola: "frena!"
-Come fai a dire che fosse la sua voce?
-Era la sua voce.
Non chiede mai due volte. Si fida di me. È uno dei pochi ormai, ma Chicco si fida ciecamente di suo padre. È un gran bravo ragazzo, l'ultimo, il cacanido, forse il migliore.
-E la nonna?
-Ha esaudito un mio desiderio. Le avevo chiesto di darmi un segno e lei me lo ha dato.
-Inequivocabile?
-Hai detto la parola giusta.
-Tu ci hai creduto? Voglio dire, ti ha convinto il segno?
-Al mille per mille.
Tace. Soppesa la prossima domanda. Giuro che non so quale possa essere.
-Dì un po', papà: secondo te che succederà dopo la morte?
-Quanto tempo dopo?
-Subito dopo, appena si è morti.
Lo avevo capito che volevi saper questo, ragazzo mio. È una vita che ci sto pensando. Sono lieto che incominci a pensarci tu.
-Ti dico tutto quello che penso: la verità, senza mezzi termini, Chicco. Io penso che la nascita e la morte siano due momenti assolutamente uguali.
Mi sta ascoltando come se fossimo soli in un deserto, e siamo in mezzo a un branco di gente vociante.
-Cerca di pensare al bimbo prima che nasca, tranquillo e felice dentro il suo sacchetto, che succhia il liquido amniotico dove è immerso, nel calore e nell'ombra, ascoltando solo il tum, tum, tum del cuore di sua madre, e il fusch, fusch, fusch del sangue di sua madre; e la voce di sua madre mentre parla a lui, dolcissima e quieta.
Poi, tutto a un tratto si scatena l'inferno. Quasi niente più liquido, una forza terribile lo capovolge, lo serra, lo bracca e gli afferra la testa tenendogliela immobile.
Il tum, tum, tum diventato debolissimo; il fusch, fusch, fusch quasi scomparso; la voce della madre non c'è più, ma ci sono tante altre voci mai ascoltate e tanto frastuono ...e il dolore. Cos'è il dolore? Una forza che gli schiaccia il torace e che lo tira in basso, giù, giù, giù...e poi di colpo...una luce accecante...immensa...voci tante...altissime...mai sentite...e rumori infiniti.
Finalmente qualcosa di morbido sotto di lui...un odore conosciuto sotto le sue narici spalancate...un tum, tum, tum riscoperto e una voce che ha già sentito, che gli dice "sono qui...sono qui...sono io...sono tutta per te".
È il trauma più grande e sta all'inizio della vita, Chicco. È veramente una faticaccia nascere.
-Sì, vabbè, ma la morte sarà diversa: tutto in silenzio, tutto in pace.
-Dici? Secondo me avviene esattamente lo stesso che alla nascita. Prova a pensarci, Chicco.
Tu lasci la tua luce, i tuoi rumori, le tue puzze, i tuoi odori, con i quali hai convissuto decine di anni, che riconosci in un attimo...e sei nel nulla, nel vuoto, nel sottovuoto spinto, nel buio assoluto. Sei solo...senza il tuo corpo a difenderti...senza le tue forze a darti coraggio...vedi, senti, annusi e forse pensi...ma quel che vedi, che senti, che annusi è incredibilmente diverso da tutto quello che avevi immaginato.
-Allora?
-Allora non lo so, ma credo che i primi momenti saranno terribili, atroci. Forse schizzerai come un missile accanto ad altri morti in quel momento, che schizzeranno come missili verso di te, gli uni verso gli altri, a formare una nube, un pallone, un'entità, una massa in fuga nell'universo, tutti uniti per combattere il terrore.
Tacevamo entrambi. Pensavo di avergli messo addosso una bella strizza e volevo risollevarne il morale. Aveva una faccia cupa, sembrava un uccello trafitto in volo.
-Coraggio Chicco: hai tanto tempo davanti a te, sei così giovane.
-Stavo pensando a te, papà, quando dovrai combattere il tuo terrore.
È gratificante avere un figlio che ti dice una frase così bella.
Torniamo dalla piscina sudati, scottati dal sole e un po' incazzati perché i due gemellini strillano e fanno casino. AM li tiene a bada a fatica. Sara è esausta e già pensa che dovrà fargli il bagno e buttare tutti i panni in lavatrice. Chicco trotterella accanto a me portando la gran parte dei pacchi e due sdraio.
Io porto le altre due sdraio e sono un uomo felice.
Amico mio, è forse la meravigliosa droga chiamata Inter a renderti così iperproduttivo? Mi assento un attimo e mi ritrovo 3 post in un giorno... :D
RispondiEliminaTranquillo, nessun terrore: ormai lo dicono persino i più illuminati teologi cristiani che la morte è la liberazione dall'Ego, nessun paradiso e nessun inferno per il nostro nomino, cognomino, e codicillo fiscale: l'altra sponda del fiume è (per fortuna) vuota. Raimon Panikkar, gran pensatore (e prete cattolico che nessuno ha mai scomunicato per le cose che dice e che scrive) afferma che dobbiamo immaginarci come gocce d'acqua, e poi chiederci: ma COSA sono io, la goccia dell'acqua o L'ACQUA DELLA GOCCIA?
Con la seconda risposta viene a cessare ogni preoccupazione, ogni terrore, ogni patetico attaccamento all'Ego!
bello, profondo, misurato, senza concessioni alla fantasia, al dogmatismo ideologico da qualsiasi parte provenga, provocatorio (nel senso che ricorda che bisogna anche pure pensarci!), sereno....
RispondiEliminaNon so se corrisponde alla mia idea di aldilà (ancora non c'ho messo pensiero) ma lo trovo....utile....e bello.
grazie
Zio Scriba:
RispondiEliminaNik, non me lo spiego nemmeno io questo spiegamento di forze tutto a un tratto; forse ce li avevo in canna tutti e tre. Boh!
Bellissima l'immagine del prete Raimon Panikkar: fin da adesso vorrei essere l'acqua della goccia.
Andre:
non mi sento troppo fantasioso quando parlo di un argomento di cui ho il massimo rispetto. Quanto al crederci poi o al non crederci quello è tutto un altro discorso, ma a volta è bello fidarsi del proprio istinto e un pochettino anche delle proprie paure.
ma che differenza c'è tra la goccia dell'acqua e l'acqua della goccia? non ci arrivo proprio
RispondiElimina* Pimpa
RispondiEliminaconsiderarsi "la goccia d'acqua" significa considerarsi ora e per sempre un'entità a se stante, separata dalle altre: la tortura dell'ego, con tutte le sue paure ecc.
"l'acqua della goccia" significa che la nostra essenza è la stessa di tutti, e soprattutto che è destinata a confluire in un solo unico oceano indifferenziato, insomma l'idea di aldilà di Panikkar è molto simile al Nirvana che non al meschino meccanismo eterno-premio o eterno-castigo per ogni singolo Ego. Poi non è detto che sia come dice lui, visto che peculiarità di ogni uomo onesto è saper di non sapere, comunque a me come immagine piace molto. Sono assai orgoglioso e individualista nel qui e nell'adesso, ma non sono così abbarbicato alla mia vitaccia da pretenderla, assurdamente, eterna. Ma ognuno è libero di vederla come preferisce, se ciò non arreca danno né violenza agli altri.
grazie, ora ho capito. ci penserò su.
RispondiElimina(però che eri orgoglioso l'avevo capito anche prima)
Nel post dicevo a F. che forse si schizza tutti gli uni verso gli altri a formare "una nube, un pallone, un'entità, una massa in fuga nell'universo"; mi fosse venuta in mente l'idea della goccia e dell'acqua della goccia non ci avrei pensato due volte: via il pallone, via nube, via massa e dentro questa acqua, questo liquido che forse non avrà più fine, chissà.
RispondiEliminaA me è sembrata bellissima.
l'acqua fonte di vita, l'acqua nella quale nuotiamo mentre siamo nel ventre materno, e alla quale ambiremmo di tornare. sarebbe troppo bello. mi viene in mente una bellissima storia che mi ha inviato ieri g.
RispondiEliminaE' un pò lunga, non va bene per un commento. La posto sul mio blog, avevo già una mezza idea di farlo.
L'ho letta e mi è piaciuta. Non sono andato più a fondo col commento al tuo post per via di un tormentante torpore da ingozzamento di antibiotici molto forti.
RispondiEliminaMangio e dormicchio; mi muovo e dormicchio; parlo e dormicchio; dormicchio e dormicchio.