martedì 18 maggio 2010

IO STO CON GOLIA

Ho sempre provato una gran pena per Golia.
Pensate un po': quel poveraccio, grande e grosso, tutte le mattine metteva l'armatura, afferrava le armi e andava davanti al campo nemico a sfidare qualche guerriero, uno, dieci, cento, purché non tutti insieme, mentre i suoi compagni d'arme filistei si rigiravano nel letto, o giocavano a carte o si spidocchiavano.
E Golia a far su e giù davanti al campo degli israeliti, a battersi il petto, a sfotterli a far loro pernacchie. Ma quelli niente, rimanevano rintanati nei loro cantucci.
Sul far della sera Golia, stanco morto e affamato, tornava al suo campo dentro il suo immenso lettone e l'indomani tutto daccapo, inutilmente.
Finché una mattina una voce: "Vengo io. Tu aspetta lì fuori"
Meno male, pensò Golia, e cominciò ad aspettare. Pensava di veder arrivare un cristone, non dico come lui ma almeno bello grosso, muscoloso e ben armato. Invece gli arriva davanti un moccioso a piedi scalzi con una fionda in mano.
Non è giusto! Golia aveva il diritto di scontrarsi con un guerriero maturo, non con un ragazzino.
Quello era un duello impari: il ragazzino aveva già vinto prima di incominciare; Golia aveva già perduto prima di alzare un braccio. Infatti se perdeva l'altro gli avrebbe tagliato la testa e addio mare, se invece vinceva perfino i suoi compagni lo avrebbero preso a fischi e pernacchie per aver battuto un bamboccio.
Guardate l'iconografia: Davide è sempre bello e in piena luce; Golia invece è brutto, goffo con in faccia l'espressione del mafioso.
Era troppo grosso Golia, troppo rozzo, troppo lento, troppo tutto per poter vincere. E poi, nel vedersi davanti un ragazzino, era caduto in preda alla frustrazione, che gli impediva di pensare, di muoversi. Credete veramente che non abbia veduto Davide raccogliere la pietra da terra? Girare velocemente la fionda? Prendere di mira la sua fronte?
Gli bastava tirar giù la visiera, alzare lo scudo, fare un passo avanti con le sue lunghissime gambe e dare una botta di piatto col suo spadone sulla capoccia di quell'impertinente, e addio Dinastia di Davide, addio Gesù, addio Cristianesimo, addio Vaticano.
Ma Golia non fece niente: se ne restò fermo come un palo a beccarsi la sassata in mezzo agli occhi.
Che pena che mi fa, e che rabbia che mi fa quel cacacazzo di Davide!
Ci sto pensando da ieri, da quando è arrivata la notizia degli altri due militari italiani ammazzati in Afganistan.
La NATO manda truppe sceltissime con mezzi blindati studiati apposta, dicono tutti.
Studiati apposta per che cosa? Per far crepare gli equipaggi.
Ma a chi volete mettere paura? I Talebani sanno benissimo che non sparerete mai con la vostra schizzapiselli. E che ci fa quel disgraziato con mezzo busto che emerge dalla torretta davanti a una mitragliatrice che spara sempre dopo, sempre dopo che qualcuno è stato già ammazzato. Ha già la tomba disegnata in faccia quello lì.
Levate di mezzo quei Lince del cazzo! Mandateci i Leopard, i Centurion, gli M 90, bestioni da 70 tonnellate con corazzatura adeguata e personale al sicuro, al riparo. Così se i Talebani sotterrano mine per strada il carro non ne viene distrutto, al massimo perde un cingolo.
Ogni reggimento carristi ha una Sezione cosiddetta "carri sminatori". Sono 5 o 6 carri che hanno davanti applicate un paio di rotaie lunghe una decina di metri, che terminano con pesi metallici con cui premono sul terreno minato. Se ci sono mine magnetiche brillano al contatto col metallo; se ci sono mine a spinta, brillano appena sentono sopra di loro un peso superiore ai 100 chili. Dopo basta, finito e i carri passano indenni.
La volete vincere la guerra oppure fate finta, tanto c'è sempre qualche disgraziato che per un pugno di dollari o di euro decide di andare laggiù.
Ma il Vietnam non vi ha insegnato proprio nulla?

15 commenti:

  1. Pure io ho sempre avuto più simpatia per i giganti che per i nani. Ma con netta predilezione per i Giganti Buoni...
    Se proprio devo scegliere un personaggio della mitologia religiosa, fra Davide e Golia preferisco... mister Jesus.

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  2. A me piaceva il gigante della pubblicità di carosello, quello che gli abitanti del paesello sfigato supplicavano: gi-ga-aaanteeeee, pen-sa-ci...tuuuu!!! e lui arrivava e rassicurava: ci penso io! .. e metteva tutto a posto.
    Adesso c'è il berlu, che fa così, per la serie: NANI CHE SI CREDONO GIGANTI, la categoria peggiore che ci sia.
    Molto meglio i giganti che si credono nani, a riprova del fatto che cambiando l'ordine degli addendi, ogni tanto il risultato cambia, assai!

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  3. a proposito del lince: c'era già stata una polemica sulla loro scarsa sicurezza, ma non c'erano soldi per sostituirli. così scrivevano i giornali, ieri...
    ma se non sei in grado di fare una cosa al meglio, è proprio il caso di farla?

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  4. ZIO: dici benissimo "mitologia religiosa"; in questo caso a me va bene tutto, il nuovo e anche l'usato.

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  5. SIMBA: ricordo benissimo il gigante di carosello; ci pensava sempre lui. D'accordo sul berlu della serie "nani che si credono giganti"; ma a chi ti riferisci quando parli dei giganti che si credono nani?
    Non ne conosco, mi vuoi dire?
    Danke schön.

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  6. Cos'è questa storia della mitologia religiosa? Secondo voi Gesù non è esistito?
    Cos'è il nuovo e l'usato? Stiamo parlando di macchine?
    Giganti che si credono nani si riferisce, IN GENERALE, a tutte le persone che si credono delle merdacce, oppure non si credono niente, e mentre non si credono niente o si disistimano tirano avanti la loro carretta e magari anche quella vicina, di uno che non ce la fa, e quando fanno una pausa trovano il modo di dare una spintarella alla carretta di chi è rimasto senza forze: hai presente quelle persone oneste, buone, che fanno il loro dovere, e anche qualcosa di più, magari fanno anche del bene, senza mettere i manifesti?
    La grandezza dell'umiltà, insomma.

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  7. Ti sembrerà strano ma a queste buone persone non c'ero proprio arrivato. Infatti hai ragione: ce ne sono dappertutto, solo che non si fanno notare. Io ho avuto la fortuna di conoscerne un paio: erano molto affiatati perché erano marito e moglie. Non erano ricchi se non di amore l'uno per l'altro e ce ne avanzava per tutti quelli più poveri di loro, più deboli di loro.
    Alcune cose le ho scoperte dopo che sono morti, anzi, dopo che è morta lei, diciotto anni dopo di lui. Lei era la custode del tempio. C'erano tante lettere e carte in quel comò, quando lo abbiamo svuotato. Non le potevo buttare, così mi sono messo a leggere. Storie di prima che io nascessi, di prima che nascesse mio fratello, di quando loro due erano piccoli e poveri poveri, figlio di un ciabattino lui e di un manovale delle ferrovie lei. Da quando, in pratica, si erano innamorati.
    Tanti piccoli sacrifici, tante piccole buone azioni, fatte in silenzio, senza promozioni o squilli di tromba.
    Poi si erano separati, perché lei si era sposata con un nobile salernitano. Matrimonio corto, durato poco più di due anni e saltato per motivi vari. Quando lei era tornata alla sua vecchia Via Mazzini lui era ancora lì che la aspettava.
    Convivere nel 1925 era una cosa grave, con tutti che ti guardavano come se foste dei ladri colti con le mani nel sacco.
    Si sono sposati 44 anni dopo, senza mai essersi lasciati un giorno.
    Erano mio padre e mia madre.

    Gesù è certamente esistito, ma tutto quello che si racconta di lui è molto mitologico. Diciamo un grandissimo uomo, se dopo 2000 anni ci si fa ancora ammazzare in suo nome.
    Quello che alcuni degli ultimi papi hanno fatto negli anni recenti mi ha fatto pensare alla storia del nuovo e dell'usato. Per usato intendo quanto di paganesimo c'è nel cristianesimo di parte cattolica.
    Basti guardare le liturgie, la simbologia del cattolicesimo e l'inflazione di santi e beati dovuta all'opera del più spettacolare dei papi possibile.
    E non mi pare di bestemmiare se sostengo ciò.

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  8. Cos'ha la liturgia che non va? Io amo certi gesti, certi simboli, le candele (le candele di cera che gocciolano, con la fiamma che trema, e si consuma), l'odore dell'incenso, la spiritualità e l'umanità emanata da certi preti, la devozione e il psss psss delle vecchiette che recitano qualche cosa in latino durante la consacrazione; amo il gesto dell'inginocchiarsi e adoro cantare, soprattutto certi canti(il salve regina in latino, cosa darei per impararlo)
    .. Mi dirai che è tutta suggestione. Può darsi. Ma se fa bene all'anima, che male fa?

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  9. Tutto bello quello che elenchi. Ho anch'io bellissimi ricordi che risalgono alla mia infanzia, quando andavo in chiesa con mia nonna.
    L'odore delle candele esauste e consumate, dell'incenso che inebriava, i canti delle donnette che, quando tutto era in latinorum finivano a voce altissima con "nunca tinora ammé"; e poi l'odore delle tonache delle suorine giovani, come suor Ada, carinissima e gentilissima maestra mia della prima elementare.
    Ho anch'io questi ricordi, ma sono purtroppo solamente ricordi, e suggestioni, come lustrini luccicanti messi davanti agli occhi per non pensare troppo.
    Se non avessi mai avuto l'opportunità di lasciar il mio cervello libero di pensare e riflettere forse sarebbero bastati per tutta la vita a far bene alla mia anima; purtroppo vado avanti con la ragione, e questa si ribella.
    Una liturgia troppo ricca perché questa religione importata dalla Palestina nella Roma imperiale doveva sostituire agli occhi del popolino la fascinosa e gloriosa liturgia pagana. Così ha fatto.
    Questa è solamente la mia opinione, cui non faccio propaganda e di cui non pretendo il copyright.

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  10. A cosa si ribella, la tua ragione? Al bisogno di soprannaturale? Tutto si può spiegare con la razionalità, allora?

    Scrivi: "Se non avessi mai avuto l'opportunità di lasciar il mio cervello libero di pensare e riflettere forse sarebbero bastati per tutta la vita a far bene alla mia anima"
    Quindi chi crede non usa il cervello, secondo te.
    Anch'io mi ribello, ai tuoi ragionamenti.

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  11. Ti ribelli perché non li capisci, e non li capisci perché ti incazzi.
    Ti sembra che io mi ribelli al bisogno del soprannaturale? Chi? IO? Ma chestaiaddì?
    Non si può spiegare niente con la razionalità.
    Si può mettere in dubbio TUTTO con la razionalità.

    Allora -prima che te rincazzi- respira, respira, arirespira. Fatto? Fatto.

    "Quindi chi crede non usa il cervello, secondo te"
    No.
    Usa il cuore, non il cervello.
    Soprattutto usa la fede.
    La fede è la negazione della razionalità, perché IRRAGIONEVOLE.
    Questo è naturalmente solo il mio porco pensiero, non pretendo di scrivere bibbie né vangeli, ma solo rivendico il diritto di dire quello che penso.
    Ho visto la fede infinita di mia madre, che rispondeva alle mie obiezioni:
    "Lo so, lo so, che non può essere; ma io ci credo, ci VOGLIO credere; se non ci credessi morirei qui, all'istante"
    Questa è per me la FEDE.
    Ci vedi qualcosa di razionale tu, in questo atteggiamento? Se sì, spiegamelo.
    A me capita spesso di fare cose irrazionali in questo campo.
    Spesso faccio disegnini strani, tipo un sole mezzo coperto da nuvole, con un titolo "Deus absconditus".
    Sono sicuro che io lo stia disperatamente cercando questo suo nascondiglio.
    Sono sicuro che ancora non l'ho trovato.
    Sono anche sicuro che -se LUI c'è- non voglia che io lo trovi.
    Chi mi spiega perché non vuole?

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  12. Ho capito benissimo, solo che ieri sera non mi sono spiegata bene. Ritento. "Se non avessi mai avuto l'opportunità di LASCIAR IL MIO CERVELLO LIBERO DI PENSARE E RIFLETTERE forse sarebbero bastati per tutta la vita a far bene alla mia anima"
    Di questa frase non ti contesto il contrasto tra ragione e fede, che mi sembra ovvio, ma il concetto di libertà del cervello: secondo me, un cervello può anche arrivare a pensare – sempre che non lo si metta sottovuoto- che l’anima ha bisogno di qualche cosa che proprio LUI, il cervello, non può darle. Una razionalità che ammette i propri limiti, che sono tanti. E arrivare a pensare questo non vuol dire TOGLIERE libertà a quel cazzo di cervello, ma dargliela. Tu stesso ammetti questa esigenza, e la ammetti credendoci, col tuo cervello, libero da paraocchi.
    Io non so se Dio esiste, ma voglio essere “LIBERA DI PENSARE E DI RIFLETTERE” che il treno della mia vita corre sui binari di razionalità e irrazionalità, su due linee parallele che non si incontrano mai, certo, ma che non hanno ragione di esistere separate. E che anzi, se si tenta di separarle si rischia il deragliamento del treno.

    about last question: Sei TU, che non lo vuoi trovare, non LUI che si nasconde. Perchè dovrebbe?

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  13. No, ancora sei incazzata e leggi alla svelta. Chi parla di lesa libertà sei tu, non io. Io dico, e ripetiamolo per la terza volta "repetita juvant"
    -se non avessi avuto L'OPPORTUNITÀ di lasciare il mio cervello libero di pensare e di riflettere..etc"
    Il perno, il centro della frase sta nella parola OPPORTUNITÀ e non nel resto, come fai tu.
    In parole poverissime io intendo dire, che coi miei studi di filosofia e di teologia ho dato piena libertà al mio cervello (non del cazzo, ne vado fiero)di lavorare in assoluta tranquillità e di portarmi alle conclusioni cui è arrivato.
    IL treno della tua vita, della nostra vita, corre sui binari che tu stessa immagini davanti a te: razionalità e irrazionalità. Abbiamo provato già a discuterne, mi pare.
    Un segreto?
    Io voglio che Dio esista, perché voglio rivolgermi a lui come termine di riferimento, non solo spirituale, ma reale.
    Non piegherei mai un ginocchio in una chiesa di fronte ad un uomo come me, ancorché vestito e paludato da sacerdote, per confessargli i miei peccati.
    Solamente a Dio.

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  14. ...e, di grazia, a quali conclusioni è arrivato il tuo cervello imbastito di studi di teologia e filosofia? Che Dio ti si deve materializzare davanti, perchè se non è reale non ti va bene? Bhò!

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  15. Sei in preda all'incazzatura più totale.
    Per esperienza personale sempre meglio togliersi dai piedi quando qualcuno è imbufalito.
    Dio non si deve (che schifo sto deve a proposito di Dio, non trovi?)materializzare davanti a nessuno, figuriamoci davanti a me.
    Deve essere reale -nel senso di realizzabile- la sensazione che da di sé, la sensazione della sua presenza.
    È quello che sto cercando e non trovo.

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