sabato 29 giugno 2013

IL MIO PRIMO TERRONE

Rinuncio momentaneamente a scrivere il post che avevo in mente costrettovi da una diatriba alquanto comica se non inducesse al pianto l'uso improprio del termine terrone, quando viene proferito con lo stesso tono dispregiativo e discriminatorio del tedesco Gastarbeiter.
Quando ero un cittadino italiano residente in Italia non mi ero mai accostato per fare amicizia
a gente del sud. Non ne avevo avuto occasione e nemmeno l'avevo cercata.
Del mio primo terrone parlo in una mia poesia, "Maggio 1971". Era di Bisceglie, si chiamava Giovanni LPPL (tolgo le vocali e lascio le consonanti) e guidava stanchissimo una Fiat sulla quale sedevo anche io. 
Con un vezzo poetico finivo la poesia dicendo di non averlo più incontrato nelle mille contrade dove la sorte mi aveva tradotto. In effetti lo rincontrai tre anni dopo a Francoforte in una situazione drammatica e surreale. Ero disoccupato e accettavo ogni lavoro. Qualcuno mi aveva mandato ad Amburgo con un camion a trasportare delle merci, ma al ritorno mi aveva pagato la metà del pattuito con un assegno. Era di sabato e le banche erano chiuse. Avevo un pezzo di carta in mano con sopra scritta una cifra; a casa e indosso nemmeno uno schifoso pfennige. Nemmeno sufficiente benzina nella mia macchina per cui me ne andavo a piedi, morto di freddo e di fame, perché l'ultima volta che avevo mangiato -cogli ultimi soldi- era stato in un Tankstelle in autostrada il giovedì sera. Fame atroce, calorie zero e una rabbia infinita addosso, mentre stavo per compiere i miei primi quaranta anni solo come un verme.
Me lo trovai davanti all'improvviso. Mi riconobbe subito, al volo. Mi abbracciò come se avesse incontrato un vecchio amico d'infanzia e non il passeggero occasionale di una notte. 
-Qua bisogna festeggiare, mi fece. Entriamo in quel locale e ci beviamo una bottiglia di vino buono insieme, che con questo freddo ci fa solo bene.
-Non se ne parla, gli risposi. Ho lo stomaco vuoto.
E gli raccontai la storia dell'assegno.
Fece un salto in aria, poi un altro.
-Da quanto tempo non mangi?
-Dall'altro ieri sera, due Würstel e una Schnitzel sull'autostrada vicino Colonia.
-Ma tu sei matto! Non si può, non si deve. Andiamo a casa mia.
Abitava non troppo distante e ci andammo con la sua auto, una Giulia 2000 quasi nuova.
Cucinò lui, un chilo di spaghetti  con un sugo a base di cime di rapa della sua terra e pomodori pelati San Marzano. Una delizia in quelle condizioni. Un chilo di spaghetti in due! Per mia fortuna avevo fatto il camionista per due anni ed ero abituato a porzioni enormi, ma per un pelo non mi sentii male, tanto era vuoto e impreparato il mio stomaco.
Insistette perché rimanessi a dormire da lui e non volle mai un centesimo indietro. Rimasi lì tutta la domenica, e lui cucinò a pranzo e a cena, due bisteccone ai ferri e naturalmente pasta a gogò.
Il lunedì mattina mi portò in Banca e ci lasciammo con l'impegno che ci saremmo incontrati alla sera. Venne lui da me. Mi aveva trovato un lavoro senza che io glielo avessi chiesto. Ci ho campato due anni. Guai a parlargli di sdebitarmi.
Sposò una tedesca e le fece mettere al mondo due bambine. Aprì un'officina meccanica perché era molto apprezzato e richiesto come riparatore di qualsiasi tipo di auto. Siamo rimasti amici fino al giorno che un brutto male se l'è portato via. Ancora adesso mi sento con le ragazze. Anche la madre se ne è andata, troppa tristezza da sola, mi dice la più grande delle due.
Questo è stato il mio primo terrone, Dio gli dia pace. Amava i suoi simili ohne wenn und aber e amava le bestie, soprattutto i cani. Diceva che sono intelligenti quanto i cristiani e qualche volta di più, altro che stupidi cani, e soprattutto sosteneva che i cani sono molto più onesti e sinceri dei cristiani.
Giovanni LPPL era un buon cane, il migliore che io abbia conosciuto, che Dio l'abbia in gloria, ed era un terrone, un uomo del profondo sud, uno della buona e laboriosa gente del sud.





19 commenti:

  1. Fetente, mi hai fatto venire i lucciconi agli occhi che a stento riesco a scorgere le lettere sulla tastiera! Siamo nel 2013 e c'è gente che non ha ancora imparato che certi pregiudizi andrebbero superati, che il genere umano non si divide tra terroni e polentoni, bianchi e neri, etc etc ma tra persone generose, sensibili, solidali, oneste e persone dall'animo arido, egoiste, disoneste, e tutto ciò indipendentemente dalla luogo in cui si è nati, dal colore della pelle o dalle proprie inclinazioni sessuali!

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    1. Sottoscrivo senza togliere una virgola né aggiungerla. La nostra amica comune ha un guaio: non sa fare un passo indietro quando lo ha fatto troppo in là; non è stupida, al contrario è troppo intelligente, ma gestisce male la sua intelligenza e se ne fida troppo. A volte invece sarebbe meglio dubitarne, così, tanto per non esporsi a figuracce, per esempio.

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    2. Che poi, avere la capacità di ammettere che si è fatto un errore, anche una semplice gaffe, senza casomai rendersene conto inizialmente, rende una persona ancora più stimabile! Ma chissà, forse questo lo si impara con gli anni, e lei è ancora piccolina.... :-)

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    3. E allora circola nelle sue vene un po' di sangue terrone! Perchè, quanto a capatosta, tra sardi e calabresi non so a chi dare il primato! ahahahahahahahahahah

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    4. Può darsi che tu abbia ragione. In effetti quando avvampa di collera -a torto o a ragione- non si comporta come una brava nordica. Parlo per esperienza, dico 50 anni con una friulana DOCG mi hanno insegnato come si incazzano i nordici, mentre la nostra amica oltrepassa i limiti come potrebbe fare un siciliano incazzato o un napoletano. Ci sará nel suo sangue qualcosa e forse lei lo sa, ma non ce lo dirà mai.

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  2. Spero di essere la ennesima "terrona" che non ti faccia cambiare idea.
    Tra parentesi sono molto amante della terra.
    ciao!

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    1. Come sottoscrivevo sopra al testo di Ornella, pr me non esistono terroni né polentoni. Solo tra amici veri, per farci due risate, senza astio né pregiudio alcuno.
      In Deutschland ho conosciuto una gran massa di gente del profondo sud e non c'era nessun delinquente, perché quelli che sono emigrati avevano solo voglia di lavorare onestamente.
      Comunque la bontà e la cattiveria sono equamente distribuite, grazie a Dio.
      Se non fossi stato artista e scrittore avrei voluto nascere contadino. Parlo sul serio.
      Ciao!

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    2. Non ne dubitavo!
      Io ho finalmente coronato da qualche anno il sogno di avere un pezzettino di giardino e quindi mi dedico con amore e dedizione al mio minuscolo orto che anche quest'anno, spero, mi darà qualche buon pomodoro dal valore inestimabile.

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    3. Purtroppo cambiando casa abbiamo dovuto abbandonare un grosso giardino, che Anna Maria aveva personalmente curato negli ultimi 34 anni. Lei ancora non si è ripresa dalla botta. Le manca il giardino e l'enorme terrazza (otto metri per tre) che avevamo là. Sto pensando di cambiare di nuovo casa entro un anno. La vedo ogni giorno più triste e spaesata.
      Ci devo pensare.

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  3. Entro in punta di piedi anch'io, sperando di creare poi fra noi, un po' di confidenza.
    Son nata a Genova e vivo a Como e di terrone ho il sangue della mia nonna paterna, che era di Orano.
    Ho una lunga storia di cani che 'puntella' la mia vita e li amo, forse esageratamente.
    A presto.
    Cristiana

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    1. Si è avvertito appena il rumore del tuo passo....
      Un quarto di sangue terronico nlle vene? Fa ben sperare! Occorre sempre una giusta mescolanza di ingredienti per ottenere un buon sugo.
      Mia madre adorava i gatti; mio padre i cani. Indovina cosa avevamo in casa?
      Come hai fatto a indovinare? Eppure mia mamma non era un comandante sul cassero, né mio padre un esecutore, ma sai com'è, meglio far contenta lei, che poi è quella che cucina....
      Ho avuto gatti meravigliosi e un setter irlandese femmina dal pelo fulvo e lungo come una bella donna.
      Potrei ricordarla in un poster la mia Ala.
      Mi hai dato un'idea.
      A presto.

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  4. Un caloroso saluto dalla terronia, la mia Calafrica è felice di aver come amico residente in Tedeschia.

    (oh mica commento perchè hai scritto un post sui terroni, ma qui oggi piove...e non sono in spiaggia, quindi ho acceso il pc)
    Un abbraccio, bona la pasta con le rape, però io non ci metto i pomodori.

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    1. Ho avuto quattro amcici grandi: un sardo di Orgosolo, un siciliano di Palermo, un napoletano verace e un calabro di Reggio. Non tutti insieme per fortuna altrimenti non li avrei potuti sopportare. Qui in Cruccolandia un calabro di Bocchigliero, provincia di Cosenza. Gente forte e sincera, cosa importantissima, perché agli amici si rivelano i segreti (vero Silvia?), segreti che non vai a dire nemmeno in confessione, nemmeno a tuo padre.

      Non rispondo perché qui piove e fa freddo, stai tranquilla: rispondo perché mi va.
      Non ci metti i pomodori? Male, malissimo! Metticeli e cambia gusto, diventa più scorrevole nel gargarozzo.
      Un abbraccio anche a te.

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  5. Vincenzo sei tornatooooooo!!!!!!
    Si festeggia?????
    Bello, anzi bellissimo il tuo racconto e grazie perchè mi hai risparmiato di chiederti le doverose traduzioni.
    Certo che le cime di rapa con i pomodori San Marzano, non si possono proprio sentì!
    Comunque de gustibus.
    Baciooooooo!!!!!!!!!!

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    1. Non mi sono mai assentatooooo!!!!
      A far festa ci sto sempre a prescindere!
      Il prossimo lo faccio in cruccolese misto a romanesco e ti voglio vedere....ah ah ah ah ah!!!
      Non le devi sentire, le devi mangiare e gustare: sono deliziose sugli spaghetti al dente come si deve, con giusto sale e basta, tanta fame e tutto diventa squisito.
      Adesso non dire che solo con una gran fame si riescono a mangiare. Sono proprio buoni, e io ho i gusti delicati e difficili, anche se con la fame che avevo quel giorno avrei potuto mangiuarmi un cavallo vivo incominciando dalla coda.
      Ricambio. Ciao.
      E buona domenica!!!

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  6. Io terrona lo sono dentro e fuori. Sicula, di Messina quattro figli con un uomo della Sardegna. Mamma che a dispetto di 40 anni di romanità ancora oggi mi parla in dialetto. Cosa vuoi farci Vincè certi muri sono duri a cadere. La mancanza di intelligenza é trasversale, come se dice aRoma...ndo cojo cojo...

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    1. Tu oramai sei romana de diritto e lo parli puro bene assai. È chiaro che la tu madre te parla ner dialetto suo, mica se lo deve da scordà. Noi pure drento casa parlamo solo italiano tra de noi.
      Je dava de brutto er sardo....e magara eri tu che profittavi:)
      ah ah ah ah ah ah!!!

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  7. Rientro nei canoni della terrona,a pieno titolo, con tutti i difetti e qualche pregio:amo il sole la terra il mare,il mio mondo,insomma,che mi manca sempre di più,man mano che gli anni aggiungono più ricordi e nostalgie che speranze.Emigrante da sempre,testarda e generosa,come sappiamo essere noi calabresi,ma non solo.Con il sogno del ritorno e le delusioni,ogni volta che ci provo.
    Mi ha fatto piacere leggerti e spero di non essere stata invadente.Ciao

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