Ogni parola che scrivo crateri nell'anima scava, ogni parola che penso io la sillabo silenziosamente; fuori da me la scaglio pezzo per pezzo, lontana, e mai mi volto a guardare dove l'ho abbandonata.
Nina, obtorto collo ti debbo dare ragione. È perfetta. Una delle mie migliori. Mi spiace sbandierare ai quattro venti che sono bravo, ma la falsa modestia è un difetto peggiore. Ne sono privo, per fortuna. Ci sono quadri che rivedo dopo anni e mi suscitano ancora emozioni, quelle dell'inizio, che non dimentico mai e quelle nuove ogni volta che mi riavvicino ad essi. Per le poesie, per i brani di prosa di racconti e romanzi ormai vecchi mi accade lo stesso. Sentire che la poesia realizza esattamente ciò che volevo dire mi riempie di gioia.
Credo di capire il senso del tuo pensiero. Molte cose dobbiamo a noi stessi, ma una è fondamentale: denudare la propria anima ed esibirla a tutti. I poeti, gli artisti questo debbono agli altri, i fruitori della loro poesia della loro arte, per onestà, e che siano gli altri a distillare il succo agro o dolce e a farne l'uso che meglio credono. Non c'è bisogno solamente di medici e di ingegneri, ma anche di artisti, tanto più in questo mondo così crudele e veloce e tentatore.
Ho cominciato tardi, ma sono ancora in tempo per il Nobel della letteratura, vero Eva? Ignoro se io sia un genio, ma sono sicuro di una cosa: sono assolutamente sincero. Questa poesia è stata finita di scrivere alle ore 01,16 di pochi giorni fa, come tutte le mie cose è nata di notte, laddove io posso ascoltare il profondo silenzio dei miei abissi.
non corrisponde a verità la frase: "la parola che penso la sillabo silenziosamente". a me pare semmai il contrario: la sbandieri ai quattro venti, e ai multipli di quattro.
Non confondere le parole che riguardano cose di tutti i giorni con quelle che esprimono gli echi degli abissi della mia anima, Silvia. Sono capace di fare un casino della malora per una scemenza -dici giusto, ti do ragione e mi scuso con te e con gli altri per non essere capace di fingere, perché solo chi finge perfettamente riesce a parlare sommessamente di cose che gli bruciano. Io non ne sono capace: le urlo ai quattro venti e ai multipli di quattro. Ma quando scrivo una poesia come questa ascolto -da solo e in religioso silenzio- il suono della mia più intima essenza. L'assaporo in bocca e ne sillabo le parole che emergono mentalmente, me le suono nel cervello e nel cuore.
Può essere, non me lo sono mai posto questo problema e adesso mi ci fai riflettere. Ma vedi quando un artista crea "veramente" a volte non si rende conto nemmeno lui da dove provenga il tutto e ne resta abbagliato e meravigliato. A me capita e sono quelli i momenti più belli, credimi. Comunque grazie per avere messo il ditino nella piaga, novella Santa Tommasa.
È un vuoto che si riempie di succhi amari, amarognoli, agri, dolci e dolcissimi non necessariamente in questa sequenza, e tu -perdonami "absit iniuria verbo"- che hai la fortuna di intendere e sentire solamente la voce tua interiore mi hai subito capito. È anche una gran malasorte, ma tu hai domato la natura e la domini meravigliosamente. Ciao Xavier
Caspita Vincenzo, ultimamente dai il meglio di te! Complimenti, hai espresso profondamente i tuoi pensieri. Mi è piaciuto soprattutto quel: "fuori da me le scaglio pezzo per pezzo, lontana," proprio come da un cratere! Strepitoso! Tschuss! (Ma come si fa ad aggiungere i due puntini sulla u?)
Cerco di dare il meglio di me, almeno do me stesso, così come sono, senza falsi pudori. Un artista, un poeta è come un attore: è un esibizionista. Si tratta in ogni caso di mostrare le parti più intime e di farne oggetto di riflessione e motivo di emozioni per gli altri, far partecipi tutti gli altri delle proprie emozioni. Questo cerco di fare io. Per mettere i puntini sulla u, come sulla a o sulla o, occorre una tastiera tedesca. Si tratta dell'Umlaut, l'addolcimento di suono che loro hanno e noi no. Pertanto Tschüss come lo scrivo io oppure Tschuess come potresti scriverlo tu. In effetti i due puntini sostituirono una minuscola "e" che sormontava quelle tre vocali in origine.
Semplicemente perfetta!
RispondiEliminaNina, obtorto collo ti debbo dare ragione. È perfetta. Una delle mie migliori. Mi spiace sbandierare ai quattro venti che sono bravo, ma la falsa modestia è un difetto peggiore. Ne sono privo, per fortuna. Ci sono quadri che rivedo dopo anni e mi suscitano ancora emozioni, quelle dell'inizio, che non dimentico mai e quelle nuove ogni volta che mi riavvicino ad essi. Per le poesie, per i brani di prosa di racconti e romanzi ormai vecchi mi accade lo stesso. Sentire che la poesia realizza esattamente ciò che volevo dire mi riempie di gioia.
EliminaCiao Vincenzo!
RispondiEliminaUn atto dovuto a noi stessi
Buona domenica :)))
Credo di capire il senso del tuo pensiero. Molte cose dobbiamo a noi stessi, ma una è fondamentale: denudare la propria anima ed esibirla a tutti. I poeti, gli artisti questo debbono agli altri, i fruitori della loro poesia della loro arte, per onestà, e che siano gli altri a distillare il succo agro o dolce e a farne l'uso che meglio credono.
EliminaNon c'è bisogno solamente di medici e di ingegneri, ma anche di artisti, tanto più in questo mondo così crudele e veloce e tentatore.
Tutto quadra perfettamente.
RispondiEliminaSei un genio, V.
Cristiana
Ho cominciato tardi, ma sono ancora in tempo per il Nobel della letteratura, vero Eva? Ignoro se io sia un genio, ma sono sicuro di una cosa: sono assolutamente sincero. Questa poesia è stata finita di scrivere alle ore 01,16 di pochi giorni fa, come tutte le mie cose è nata di notte, laddove io posso ascoltare il profondo silenzio dei miei abissi.
Eliminanon corrisponde a verità la frase: "la parola che penso la sillabo silenziosamente".
RispondiEliminaa me pare semmai il contrario: la sbandieri ai quattro venti, e ai multipli di quattro.
Non confondere le parole che riguardano cose di tutti i giorni con quelle che esprimono gli echi degli abissi della mia anima, Silvia. Sono capace di fare un casino della malora per una scemenza -dici giusto, ti do ragione e mi scuso con te e con gli altri per non essere capace di fingere, perché solo chi finge perfettamente riesce a parlare sommessamente di cose che gli bruciano. Io non ne sono capace: le urlo ai quattro venti e ai multipli di quattro.
EliminaMa quando scrivo una poesia come questa ascolto -da solo e in religioso silenzio- il suono della mia più intima essenza. L'assaporo in bocca e ne sillabo le parole che emergono mentalmente, me le suono nel cervello e nel cuore.
a meno che rientri in quella storia della postilla di cui parlavo nel commento da me!
RispondiEliminaPuò essere, non me lo sono mai posto questo problema e adesso mi ci fai riflettere. Ma vedi quando un artista crea "veramente" a volte non si rende conto nemmeno lui da dove provenga il tutto e ne resta abbagliato e meravigliato.
EliminaA me capita e sono quelli i momenti più belli, credimi.
Comunque grazie per avere messo il ditino nella piaga, novella Santa Tommasa.
Ma il senso di vuoto rimane...
RispondiEliminaCiao e buon lunedì
Xavier
È un vuoto che si riempie di succhi amari, amarognoli, agri, dolci e dolcissimi non necessariamente in questa sequenza, e tu -perdonami "absit iniuria verbo"- che hai la fortuna di intendere e sentire solamente la voce tua interiore mi hai subito capito.
EliminaÈ anche una gran malasorte, ma tu hai domato la natura e la domini meravigliosamente.
Ciao Xavier
Caspita Vincenzo,
RispondiEliminaultimamente dai il meglio di te!
Complimenti, hai espresso profondamente i tuoi pensieri. Mi è piaciuto soprattutto quel:
"fuori da me le scaglio
pezzo per pezzo,
lontana,"
proprio come da un cratere! Strepitoso!
Tschuss! (Ma come si fa ad aggiungere i due puntini sulla u?)
Cerco di dare il meglio di me, almeno do me stesso, così come sono, senza falsi pudori. Un artista, un poeta è come un attore: è un esibizionista. Si tratta in ogni caso di mostrare le parti più intime e di farne oggetto di riflessione e motivo di emozioni per gli altri, far partecipi tutti gli altri delle proprie emozioni.
EliminaQuesto cerco di fare io.
Per mettere i puntini sulla u, come sulla a o sulla o, occorre una tastiera tedesca. Si tratta dell'Umlaut, l'addolcimento di suono che loro hanno e noi no.
Pertanto Tschüss come lo scrivo io oppure Tschuess come potresti scriverlo tu. In effetti i due puntini sostituirono una minuscola "e" che sormontava quelle tre vocali in origine.
Le parole restano, e lasciano sempre il segno.
RispondiEliminaCome le tue ;)
Moz-
Questa mi piace Miki, mi piace veramente. La sobrietà è uno dei tuoi valori.
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