lunedì 6 maggio 2013
DICONO CHE
Dicono che la mia vita è appesa
a un filo, come quello del ragno che ieri
costruiva la sua tela e che ho reciso
con un colpo secco della mia mano,
ma non ho ucciso il ragno, perché non
si uccidono i ragni; però non si dovrebbero
uccidere nemmeno i poeti,
anche quelli la cui vita è appesa a un filo.
Invece sembra che questo possa avvenire
in un attimo, anche domattina
senza preavviso alcuno, perché a quel che pare
io sono un caso anomalo:
la malattia c'è ma non i sintomi
sentinella, quelli che ti avvertono
quando qualcosa sta per accadere.
Così non resta che contare i cocci
del vaso senza vederlo mai cadere,
e forse è questo il senso dell'immortalità.
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Vorrei tu stessi scherzando, ma so che non è così.
RispondiEliminaQuei cocci sono fondamentali, prenditene cura. Fallo anche per me.
Non sto scherzando, forse sto cercando di esorcizzare il destino, ma mi sembra un insulto alla mia intelligenza.
EliminaCapisco cosa intendi dire con il secondo capoverso: ne prenderò cura, lo prometto; lo farò per te, per tutti e per me.
Grazie del tuo intervento, Euri.
Spero sia solo uno sfogo poetico, e comunque mostrati battagliero e non dargliela vinta, come non l'hai mai data vinta a me! Ciao!
RispondiEliminaVinta non l'ho data mai, come nobilmente ricordi...ma, a proposito, non mi sembra che con te abbia vinto io, diciamo che alla fine si era in pareggio. Ma si riesce a pareggiare con "la scimmia"? E in tal caso che succede? Ciao!
EliminaNel caso di pareggio, puoi avere sempre l'opportunità di vincere la successiva partita! Stammi bene, guerriero! :-D
EliminaP.S. Ero sinceramente in ansia per te, menomale che stamattina ti sei fatto " vivo" :-)
Per il cinquantesimo anniversario del nostro matrimonio Anna Maria ed io abbiamo avuta la sorpresa di vederci arrivare la famiglia di nostra figlia Monica al completo, nonché la mia prima nipote in assoluto, Barbara figlia di mio fratello, con la quale ho da sempre un feeling favoloso. Sono stati tre giorni intensissimi e pieni da mane a sera. Non ho dimenticato gli amici del web, solo che non avevo il tempo materiale di mettermi al PC.
EliminaComunque tranquilla: sono vivo.
A proposito: stamattina è venuta a farci le sue congratulazioni la nostra padrona di casa, persona squisita che ha perfino azzeccato il tipo di orchidea che ama Anna Maria. Parlando del più e del meno è uscito fuori che lei ha fatto già lo stesso interveno al cuore che devo fare io il 23 mattina, con lo stesso professore. Mi ha fatto venire un colpo: mi ha detto che l'hanno tenuta 14 giorni in ospedale!!! E io che pensavo di tornarmene subito dopo a casa. E poi mi ha detto che a lei di catateri ne han fatti sette. Ajo, mi sono detto: qui mi fanno il c***!
Chiaro che il quadro clinico non è lo stesso per tutti, ma mi sorge il dubbio che non tornerò a a casa il 24 maggio, quando tanto tempo fa "l'esercito marciava per raggiunger la frontiera". C'era anche mio padre, e adesso suo figlio dovrà fare in barella due piani in ascensore e un corridoio lungo lungo fino all'ingresso delle OP.
Anche allora il nemico era tedesco.
Cavolozzo fritto! Mica mi aggradano sti ricorsi storici, e il guerriero si permette alcune considerazioni prima della battaglia.
Ma non ti deluderò, Ornella, sta sicura.
Ci conto! E se ti dico che adesso mi sono venuti i lucciconi agli occhi, mi credi? Faje vedè di che tempra so' gli itajani! ( perdona il romanesco azzardato da una sarda, ahahahahahahahah)
EliminaForse ti sei allargata troppo: ricordo che un povero italiano con le mani legate dietro la schiena disse una frase simile ai suoi boia, per l'esattezza "Adesso vi faccio vedere come muore un italiano", e due minuti dopo era morto ammazzato. Non dirò queste parole, ma non mi cacherò addossso, se e quello che intendi. Ma lui non disse "tempra", hai ragione, ritiro l'allargamento.
EliminaCiao.
E infatti intendevo dire che hai una bella forza interiore che ti permette di lottare ed uscire vincitore da questa sfida!
EliminaMi compiaccio del comlimento -o dovrei dire del riconoscimento?- Comunque solo per farti vedere che sono sempre io aggiungo "sponte mea" una correzione al tuo romanesco, non per fare il docente ma perché mi piace vederlo giusto.
EliminaAllora è quasi esatto il tuo, solo un accento di troppo e un aricolo sbagliato. Il testo esatto sarebbe: "Faje vede de che tempra so l'itagliani". Pure una g al posto di una j.
Ma si perdona tutto a una prof sarda in pensione.
Ciao
Più che un complimento...... è un riconoscimento, anche perchè i complimenti a volte sanno solo di leccaculismo. Riguardo al mio romanesco, apprezza la buona volontà... e pensa che faccio ancora ridere quando mi cimento col napoletano, dopo 43 anni che vivo qui! Quindi questa volta vado sul sicuro e ti saluto con un ...a si biri!
EliminaQuesto è sardo e mi piace.
EliminaSo che è una cosa buona, quindi...a si biri pure a te!
Significa "arrivederci", quindi fatti 'sta cacchio di operazione, superala brillantemente e ritorna qui dai tuoi amici :-)
EliminaEseguirò signora!
Elimina:))
In fondo, se ci pensi, è la condizione di noi tutti, sempre.
RispondiEliminaEd è bellissima quella tua ultima frase.
Un abbraccio enorme.
Sì: è la condizione in cui si nasce, o forse che viene posta perché si possa nascere. La si accetta e basta. Ma quanto mi girano le palle!!!
EliminaRicambio il tuo enorme abbraccio.
Una poesia triste, si salva solo il ragno.
RispondiEliminaI cocci si raccolgono quando il vaso è rotto del tutto; prima, si fa di tutto per salvarlo, soprattutto se quel vaso è un vaso antico, e proprio per questo più prezioso.
Tieni duro e non fare scherzi del cazzo.
Ciao.
Hai ragione tu: prima si cerca di salvare il vaso e io infatti sto carcando di preservarlo dal capitombolo.
EliminaSì: è un vaso molto antico...abbastanza antico, dai; forse vale pure qualche cosa...ma sì, salviamolo!
Ciao micione.
Ciao Vincenzo,
RispondiEliminahai detto giusto, la vita è appesa ad un filo, sempre in equilibrio,
bisogna essere bravi, molto bravi per non cadere giù.
Questa storia dei ragni, mi ha fatto sorridere.
Io ho paura dei ragni.
Da sempre se ne vedo uno ho la tendenza ad ucciderli.
So che è sbagliato, ma è l'istinto di protezione che solo a volte mi fa desistere.
Mi ha fatto sorridere perchè, ho una cugina che è come te, non uccide i ragni e se vede farlo si rattrista molto, ho immaginato la sua faccia, ed è grazie a lei se sto più attenta.
Un abbraccio mooooolto forte.
Io non li ammazzo mai, per una questione di principio.
EliminaAnche perché non sono un pericolo, non aggrediscono mai.
Un abbraccio altrettanto forte. Ciao.
Anche io cerco di non sopprimerli
EliminaMi preoccupo solo di prenderli e farli scappare via, se ci riesco.
Sono altri gli insetti fastidiosi che ammazzerei, per la maggior parte bipedi.
E con il dono della parola, ma spesso senza quello del cervello.
Bacio Spia.
Per colpa di certi insetti bipedi io andrei in giro col lanciafiamme, pensa un po' tu. Comunque fossi un ragno verrei a casa tua.
Elimina:))
Anche io voglio pensare che questa sia solo una delle tue magnifiche poesie.
RispondiEliminaTieni duro, immagina di essere un ragno capitato nelle mani di gente che come te non li uccide anche se gli rovina la ragnatela.
La ragnatela questa gente me l'ha già strapazzata. Speriamo che gli basti e che se ne vadano fuori dalle palle.
EliminaCiao.
Stai scherzando vero?
RispondiEliminaDiciamo che sto celiando, è più carino e...antico.
EliminaCiao Manuel.
Ciao Vincenzo!
RispondiEliminaSulla vita non si scherza per cui è la dura,durissima realtà' e la cosa mi scoccia assai,siamo tutti appesi ad un filo per cui dammi il cinque ...
:))))
Ti do un cinque con tutte e due le mani, così diventa un dieci e i numeri dieci, di solito, sono i fuoriclasse.
Eliminail ragno può anche morire,
RispondiEliminama se ha costruito una tela indistruttibile
muore contento ...
va beh ma mica parlavo di te,
parlavo di un ragno.
Tremendo sto ragno che muore contento...ma tu hai mai visto qualcuno morire contento? Si scrive di qualche santo che, morendo, aveva il sorriso sulle labbra, ma io penso fosse una smorfia e comunque non sono un santo.
Elimina:)))
Siamo ragni appesi ad una ragnatela fragilissima. Solo che a volte ci avvertono di quanto siamo in bilico. Non demordere. Tieniti forte e pensa a quanti, sottili e fortissime tele hai tessuto con noi. Siamo così attaccati a te che i più vogliono credere che scherzi. Un abbraccio.
RispondiEliminaQuesta immagine del tessitore che ha raccolto nella sua tela di affetto tanti amici mi piace proprio.
EliminaBella idea, Mariagrà: me t'adaggio.
:)))
Caro poeta,
RispondiEliminatu sai che è dura, sia la vita del ragno che tesse la tela,
che quella dell'insetto intrappolato nella pena.
Non ti dico che non saranno giorni difficili quelli da affrontare, ma non sei solo.
La tua famiglia a casa, la tua famiglia sul blog.
Una miriade di amici e familiari che ti dicono di non mollare.
E di affrontare la bestia per le corna.
Come hai sempre fatto.
Ti abbraccio forte Vincè.
Per natura sono un combattente, anche delle battaglie perse -pe tigna, come se dice a Roma- per non lasciarla vinta. Sui banchi del liceo mi avevano soprannominato "Maracatà" nome appartenente a un mitico cittadino romano di qualche secolo fa che doveva essere un impenitente testardo. Perchè? Perché Maracatà si nun la vince la vo pattà. Capito come?
EliminaLo farò anche stavolta e mi aiuterà moltissimo l'affetto della vecchia originaria famiglia, che mi è arrivato addosso domenica scorsa, e l'affetto della nuova, grande e fresca famiglia del web. A tal proposito vorrei dire a quei cinici che la negano qesta famiglia e questo nuovo legame che non capiscono una mazza del genere umano.
Ciao e grazie a te e a tutti quanti voi.
Oh, nun fa' scherzi te raccomanno...
RispondiEliminae ricorda che alla fine siamo tutti appesi ad un filo,
senza distinzioni ormai...
ciao Pa'!
E tiramelo sto filo, chissà che non sia una corda che tiene stretto qualche cosa di bello e di gustoso e che se la tiri te lo fa cascare sulla testa.
EliminaCiao Riccardì.
Caro Vincenzo, i tuoi versi mi colpiscono per la loro verità diretta (che è per me l'essenza stessa della poesia)e mi risuonano nel cuore e nei pensieri.
RispondiEliminaPer il mio bisogno di leggerezza ti racconto che, quando avevo sette anni, dissero a mia mamma che la mia vita era appesa a un filo. Sappi che mi ci sto ancora dondolando e pensa che con gli anni mi sono anche appesantita.
Insomma, unendomi ai tanti amici, faccio conto sulla forza vitale che intuisco da ciò che trovo sul tuo blog e, conoscendoti da poco, rivendico il diritto di approfondire la conoscenza...
Diritto ampiamente e piacevolmente concesso.
EliminaGrazie di tuttoe ciao.
è una poesia triste..ma racconta tante realtà..un saluto..ciao
RispondiEliminaBen entrata Alessandra. Grazie del tuo commento.
EliminaA Mariagrà si nun fa le cose sue perbene er culo coma na fogna je lo fo io da solo.
RispondiEliminaEppoi ma che ve credevio de famme fora così pe 'n de batticore?
Ma ndove ite, spergiuri!
Nun te prioccupà io a quer crucco me lo magno.
Te saluto e t'abbraccio.