mercoledì 15 maggio 2013

UOMO SODO

Si alzava tutte le mattine alle cinque e lavorava al suo romanzo, una sorta di autobiografia dove ogni personaggio portava dentro di sé una parte dell'autore; una beatificazione ante mortem di un uomo di cui nessuno si era mai interessato, una rivincita sulla sorte, perché quel romanzo sarebbe stato un capolavoro, il più letto dell'anno e lui, dalla sera alla mattina, di colpo famoso e ricercato da tutti i leccaculo della nazione. Una ricompensa per tutti i culi che aveva dovuto lui per primo spalmare di saliva per guadagnare lo straccio di stipendio che gli aveva consentito una vita decorosa.
Ci dava d'impegno come avesse un patto col diavolo, una data di scadenza prima di crepare. Oramai era agli ultimi capitoli e ogni volta che arrivava la sera, finito di ricopiare sul word del suo PC le pagine che quotidianamente scriveva a mano sopra un grosso quaderno, gli veniva il magone per dovere staccare e andarsene a letto, come se stesse compiendo un tradimento.
Si rendeva conto che stava trascurando tutto e tutti, in primo luogo sua moglie Elena, che giorno dopo giorno diventava più triste, ma non ci poteva mettere una pezza: nella vita ci sono priorità e il suo romanzo era adesso la principale.
Aveva trovato un editore, cui aveva inviato la prima parte in visione, una cinquantina di pagine. Aveva atteso la risposta col cuore in gola. Dopo un mese gli era arrivata una bozza di contratto con una lettera di accompagnamento dove si raccomandava di concludere l'opera prima delle vacanze estive, cioè prima di agosto. Non poteva, non doveva mollare e che sua moglie e i suoi due figli pensassero quel che volevano.
Quella mattina però era molto nervoso e questo comprometteva il suo lavoro. Il motivo del suo nervosismo erano le insolite cose che stavano capitando: alle sei Elena era già in piedi che ciabattava per casa, stranissimo per lei che dormiva oltre le otto ogni giorno. Poi c'era il telefono che squillava in continuazione: un tormentone. Elena parlava fitto fitto ogni volta, abbassando la voce. Sicuramente con Marco, il primogenito, al quale sempre raccontava le sue pene giornaliere vicino a un uomo che la trascurava per il suo computer. Ma aveva telefonato anche Filippo, cosa assurda a quell'ora, mai successa. 
Sta a vedere che ha chiesto aiuto ai figli per risolvere questa situazione, pensò. Non sarebbe stata la prima volta, era già capitato in un paio di occasioni. Risultato: si era trovato la casa invasa da figli, nuore e nipoti, che facevano finta di nulla. Succederà ancora, si disse; magari oggi, ma chi se ne frega.
Per far capire a Elena che non c'era niente da fare chiuse la porta del suo studio. Gli sembrò che lei avesse apposta alzato la voce per fargli intendere che stava tramando contro di lui. Non poteva fregargli di meno, ma intanto aveva perso la concentrazione, aveva perso il filo, insomma non gli riusciva di mettere insieme due frasette.
Cazzo! Sta riuscendo nel suo intento. 
Doveva reagire, gli occorreva un caffè bello forte.
Aprì la porta dello studio e uscì nel corridoio. Andò sparato in cucina. Lì dentro, in piedi col suo cellulare incollato all'orecchio, stava Elena vestita di tutto punto come per uscire. Alle otto! E perché così elegante? Cosa diavolo avrà in mente stavolta?
Mentre si preparava il caffé cercando di non guardarla suonarono alla porta. Era Marco.
Succedevano tutte oggi le cose strane: Marco indossava un vestito che non gli aveva mai visto e una cravatta. Una cravatta! Ma se le odia e non se ne mette mai una! Lo salutò con un buffetto e si richiuse nello studio col suo caffè bollente.
-Ecco, lo vedi cosa fa? sentì Elena dire al figlio.
Un attimo dopo Marco aprì la porta ed entrò.
-Non sei ancora vestito papà?
-Ma che diavolo volete tutti quanti? Perché dovrei essere già vestito?
-Hai dimenticato che giorno è oggi, papà?
-Sabato.
-No, papà è domenica.
-Che differenza fa? Un giorno vale un altro.
-No papà è il giorno delle vostre nozze d'oro.
-Cosa?
-Hai capito bene, papà: cinquanta anni che siete sposati.
Era rimasto di stucco. Cazzo, gli era proprio passato dalla testa.
-Naturalmente non hai nemmeno pensato a regalarle dei fiori.
-Ma se nemmeno mi ricordavo il giorno come potevo pensare ai fiori?
-Li ho presi io e sono in macchina. Scrivi questo biglietto di auguri.
-E che ci scrivo?
-Quello che ti pare, non sei tu lo scrittore della famiglia?
Ma non gli veniva fuori niente dalla penna, buio pesto.
Richiuse mestamente il quaderno del suo manoscritto. Neanche parlarne quel giorno di scrivere un paio di righe. Ma due parle sul biglietto le scrisse alla fine e si cacciò il biglietto in tasca.
Doveva farsi la barba e farla in fretta, già sentiva per le scale il chiasso dei due figli di Marco, che arrivavano insieme alla madre. Si infilò nel bagno e chiuse la porta con rabbia. La riaprì immediatamente uscendo dal bagno. Raggiunse la moglie in cucina.
-Auguri Elena, e la baciò sulle guance.
         


13 commenti:

  1. ah ah ah
    sembrerebbe quasi autobiografico!

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    1. Era provocatorio e certamente NON autobiografico, per fortuna: a simili livelli di bassura non sono mai approdato.
      Tranquilla: a me le date importanti, nascite e anniversari, di parenti stretti o meno stretti e di amici e amiche non sfuggono mai nel dimenticatoio.

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  2. Ciao Vincenzo!
    Gh gh gh gh molto autobiografico,però dimenticarsi del 50' anniversario e positivo per me,vuol dire che tutti questi anni insieme non hanno portato noia ... Sarebbe impossibile non ricordarsi....
    Abbracciio :)))

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    1. Che fai, provochi? Vuoi mettere 50 anni! Sono un'eternità e ne succedono di tutti i colori. Noia? è la nemica minore e meno insidiosa. C'è e te la gratti, poi dopo un po' passa. Ma i contrasti e gli spigoli dei due caratteri che si contrappongono ad ogni occasione, elevandosi a potenza per ogni figlio/a che ti danno l'opportunità di confrontare il tuoi metodi personali a quelli dell'altra persona, sul tema eternamente in competizione, sono il guaio quotidiano. Poi l'abitudine. Parlo di quella cosa là. L'abitudine è la nemica massima, perché -come sosteneva mia nonna- l'amore di un uomo/diuna donna lo si conquista a tavola e lo si cementa a letto. Inventarsi sempre qualcosa di nuovo, una variazione, un qualcosa che potrebbe anche sembrare insignificante ma che alla fine ha un'enorme importanza.
      Io l'ho fatto, perché questo è compito del maschio, e l'amore non si è inaridito, tutto qui. Ma ci vogliono fantasia e buona volontà.
      Ricambio:)))

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  3. Trattasi di assoluta, totale, garantita fantasia.
    Se di biografia si trattasse, sicurissimamente non è "auto".
    Il personaggio qui raccontato, per ottenere qualcosa, "avrebbe" leccato culi a iosa: quando mai!
    Il tizio del racconto "avrebbe" dimenticato i 50 anni di matrimonio: il nostro, quando farà una sua biografia, inizierà dal primo vagito, se non addirittura dal momento del suo proprio concepimento, e lo farà con dovizia d'informazioni in presa diretta.
    Quanto poi ai figli che gli fanno da simil badanti... eddài, se vogliamo scherzare, scherziamo, purché sia chiaro che di uno scherzo si tratta.
    Forse l'unica cosa accettabile del racconto è l'ultima riga: il (casto) bacio sulle guance di Elena fotografa abbastanza bene la sua ritrosìa a "smancerie" senza un immediato seguito sodo.
    Vabbé, visto che gli auguri non sanno di rame, li faccio anche al protagonista del racconto, visto che all'altro personaggio li ho fatti al momento opportuno.
    Ciao, Vincé, un caro saluto unito alla gioia di vedere che il malanno non t'ha imbrigliato la fantasia.

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  4. Mi congratulo con me stesso nel vedere che ho amici che hanno una così grande considerazione di me.
    Hai azzeccato tutto: io ho scritto l'esatto contrario di quel che è capitato a me. Figurati che erano almeno cinque anni che aspettavo questo giorno. Ho finto di sembrare sorpreso dalle "sorprese" di quel giorno, ma sarei stato molto, molto sorpreso se tali sorprese non ci fossero state (confido che tu ci capisca nel bisticcio delle parole, ma sì, tu sei in gamba).
    Non scriverò mai una autobiografia, non cercherò di adularmi né di denigrarmi, ma scrivo già di me, solo che lo faccio romanzando il tutto. D'altra parte ogni autore é autobiografico, basta che descriva un sentimento, una situazione particolare; come potrebbe senza aver mai provato un sentimento simile, aver vissuto quella situzione particolare o qualcosa di simile? Basta che descriva un interno di un appartamento: gli scapperà per forza di metterci qualcosa, mobili o cose, che ha già visto a casa sua o dei suoi genitori.
    Come pure un pittore. Come potrebbe mai un pittore tedesco o inglese dipingere un cielo al tramonto sul mare come quello che vediamo noi che vediamo il sole scendere nelle acque del Tirreno o del Ligure.MAI.
    Grazie degli auguri e della costatazione che il malanno, come lo chiami tu, non mi ha ancvora fregato del tutto.
    Ciao micione. :))))

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  5. Embè? Ma ti pare il modo? Volevo sapere che cosa c'era scritto sul bigliettino.
    Si chiude così? Ti sei inventato tutto sto po' po' di roba e mi freghi sul finale?
    Sai che avrei fatto io se mio marito si fosse dimenticato dell'anniversario? Gli avrei spaccato il PC in testa.
    Bella storia Vince. Ma uomini così ce ne sono eccome. Non tu, questo è chiaro.
    Ci sono quelli che non hanno voglia nemmeno di fare gli auguri e di sprecare parole.
    Gli darei fuoco.
    BACIO

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    1. Mi piace maledettamente mi piace interrompere sul più bello o quando meno te lo aspetti e lasciare la gente a bocca asciutta. Puoi sempre riflettere sulla storia, dopo che ti è passata l'incazzatura, e crearti il TUO finale, che sarà sempre migliore di quello pensato dall'autore, vuoi mettere?
      Nel bigliettino c'erano le solite parole, penso. Non serve il bigliettino con la moglie se le vuoi bene, mai. Soprattutto quando lei vuole bene a te.
      Mia moglie mi avrebbe piantato in tronco.
      Esistono e come se esistono purtroppo.
      Se tutte la pensassero come te farebbero affari d'oro le fabbriche di lanciafiamme.
      BACIO.

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  6. Accidenti, io tifavo per il personaggio e il suo fregarsene di tutto e di tutti.
    E' stato un tiro basso inventarsi un anniversario tutto d'oro!

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    1. Per dare maggior risalto al totale menefreghismo del personaggio. Ma così arido e trascurato penso che me lo potevo solamente inventare.
      Lo spero.

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  7. Quien sabe, aveva da compiere la sua "lenda pessoal"...

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  8. Ma è la tua storia?...

    Leggendo queste righe ti ho riconosciuto, o meglio o immaginato che fossi tu! Certo che uno scrittore che non sa cosa scrivere su un biglietto da dedicare alla moglie è imperdonabile. Ehm..non si poteva scrivere? era talmente personale, intimo e quindi impossibile da condividere con noi?...e ci lasci sulle spine cosìììììììì?? dai su..svelacelo! :))

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