STANZA 127
Il riscaldamento appena acceso per mitigare
il gelo della stanza; la sera che scende annoiata
su questo lembo di città; un cortile immenso
e vuoto dove si ammucchiano gli attrezzi e i materiali
di un'impresa di costruzioni; una quercia
altissima che ostacola lo sguardo
verso tetti e verso uno squarcio di cielo.
Sarebbe tutto; e tutto immensamente triste
se mancasse il fischio di un uccello notturno,
un richiamo, un invito forse, un segnale
che la vita anche dentro le mura e il silenzio
gelido di un ospedale vuole vincerla su tutto.
BARBARICA
Alberi gementi sotto il vento; poi la pioggia
che allaga la campagna; poi il sole che
prosciuga la terra; tortore che si rincorrono
nel cielo; nuovi amori che nascono.
Questa poesia non ci interessa più.
Questa poesia non ci basta.
Noi vogliamo creare la poesia nuova, quella
dell'etere, che rimbalza da pianeta a pianeta,
quella che dia risposte a domande ancora
mai poste, ancora mai pensate, che forse
non saranno proferite mai, risposte che
rimarranno sospese nel vuoto dell'aria
come lame pronte a recidere.
Noi vogliamo catturare gli umori di suoli
inesistenti, come lombrichi lanciati nel vuoto
a succhiare sostanze immaginarie,
e che a cercare questa nuova dimensione
sia un uomo che navigando a vista
sta arrivando a doppiare la boa degli ottanta anni
non meravigli nessuno: da giovane ho sprecato
la metà dei miei giorni correndo dietro
a futili chimere e adesso devo rifarmi.
Ma la poesia che vogliamo deve essere
universale, buona per tutti, anche per chi
non la vuole ascoltare, per chi ci sputa sopra.
Prendete nota quindi e ricordatevene
quando ascolterete parole che non capirete
e suoni che nemmeno riuscirete a distinguere.
FERIDA
Ferida andava a piedi nudi nei campi,
coglieva tutti i fiori che trovava, ne staccava
le corolle che buttava e infilava i gambi recisi
nella sacca che portava a tracolla.
Ferida calpestava indifferente le tane
dei tassi, lo sterco dei passeri, le pozze d'acqua
sporca e il fango rappreso. Ferida non provava
dolore né schifo. Ferida era una ragazza
che valeva poco; Ferida aveva sedici anni
e non provava dolore se metteva un piede sopra un sasso
o sopra sterpi aguzzi oppure cocci di vetro.
Ferida camminava da più di mezza giornata
senza fermarsi un momento. Ferida
teneva uno zainetto dietro la schiena;
dentro c'era un sacchetto di nylon incartato
in un vecchio giornale, e nel sacchetto il cadavere
insanguinato di un bambino che Ferida
aveva ammazzato appena era nato.
Adesso i seni gonfi di latte le facevano male
ma il bambino non glieli poteva svuotare.
Ferida era una giovane donna disperata
condannata a camminare sempre
e a non fermarsi mai. Nemmeno poteva
chiedere aiuto a sua madre, che era sempre
ubriaca. Suo padre non lo aveva visto mai.
Ferida sentiva il rumore del fiume
dove voleva gettare il suo fardello e affrettò
il passo. Ferida era arrivata al fiume
e ci entrò dentro lasciando che la corrente
l'abbracciasse tutta. Ferida non sapeva nuotare.
VERSI SCIOLTI
Versi sciolti distesi sopra un lenzuolo bianco
appeso ad un balcone; pezzi di un giornale,
di alcuni giornali incollati accuratamente
tra parole e parole, tra punti e virgole.
Qualcuno con un pastello ha zigzagato
da sopra a sotto, da destra a sinistra
e viceversa. Ma le parole resistono
a tutto, imperterrite, mimando i gesti
del poeta che si è liberato di loro,
con sollievo, ma con grande fatica.
I tuoi versi si snodano in una catena di parole dirette, vere, forti, essenziali.
RispondiEliminaSono un canto dal timbro originale e raccontano la forza della vita, gli abissi della vita, il desiderio di andare oltre, trovare nuove strade e parole nuove per rispondersi o per chiedersi Perché.
Una gran bella recensione non c'è che dire!
EliminaHai centrato con la nota finale il mio attuale tormentone: "trovare nuove strade e parole nuove" per porre domande, per rispondere, per poter andare avanti volendo ad ogni costo -giusto o sbagliato- non guardarmi indietro.
Adesso sono curioso se anche tua sorella Teresa troverà quqlcosa di interessante in questi quattro componimenti, sempre che abbia la voglia di venire a vedere.
Sono sicura che non mancherà. E' alle prime armi col computer ma con le parole ci sa fare...
EliminaL'aspetto qui. Mi ha fatto un'impressione molto favorevole.
EliminaCi sono bambini a zig zag e anche versi a zig zag.
RispondiEliminaGrazie per avermi ricordato Grossman.
Ferida invece, mi ha ricordato tutte quelle bimbe non ancora donne che ragazzi non ancora uomini, ci portano via con una violenza inaudita. E mi verrebbe voglia di urlare.
E il secchio è colmo.
Su Ferida concordo in pieno: una ragazza di nemmeno 16 anni accoltellata 21 volte e poi arsa ancora viva come le streghe nel medioevo me l'hanno ispirata.
EliminaConosco la storia dei bambini a zig zag, ne ho uno in famiglia!
Ciao Mariè, sempre ben accetto ogni tuo commento.
Io sono stata una bambina a zig zag. Mi è rimasto addosso.
EliminaCiao Vince, abbraccio della sera.
È bello essere stati bambini a zig zag; ancora più bello esserlo rimasti, credimi.
EliminaCiao Mariè, abbraccio del pomeriggio.
Mo io le belle parole di Nina nun so capace de scrivele, però na cosa me vie da drentro e non trovo versi appropriati pe descrivela. Solo che me sanguina un po' er core Vincè, pe Frida e sopradetutto pe sto vogatore che sta a doppià la boa dell' ottantanni. Mai avrei creduto che na persona che manco so che faccia c'ha l'avrebbe sortito un bene e n'affetto così profonno.Grazie e bona nottata che a la mia c'hai pensato tu.
RispondiEliminaLassa perde de cercà parole dificortose, parla come magni che io te capisco bene assai. Te piagne er cre pe Ferida? Ferida è una de le tante mortammazzate de gni giorno perché ommini più stronzi de la merda nun se ponno sentì più li mejo e allora fanno l'unica cosa che sanno fa, meneno e meneno e poi ammazzeno.
EliminaSta tranquilla la boa la giro e la rigiro.
L'affetto spontaneo viè puro a me quanno sento parole che vengheno dar core come quelle tue, Mariagrà.
Bona serata a te e a Gaetano tuo.
Li capelli griggi stavorta nun m'hanno 'nsegnato 'n cazzo. Avrei dovuto remannà a domani 'ste poesie, 'nvece, cojone, l'ho lette prima d'annà dormì.
RispondiEliminaÈ propio vero, s'envecchia ma se resta curiosi com'era da bambini.
Mannaggia a te, Vincé, già lo so che te godi a vedemme 'n cottura, ma stavorta te frego: stasera 'mpeppata 'e cozze, pesante, dormirò comunque; domani te rileggo, ma domani è n'altro giorno, si vedrà.
Comunque quel giro di boa tu pensa a farlo, perché, a differenza di Ferida, 'sto gatto sa nuotare, se ti fermi prima ti raggiungo e t'affogo colle mani mia. Statti accuorto.
Ciao, all'animaccia tua.
Ce pensavo sai che te sarebbe venuta voja de legge e che poi te veniva er magone e nun combinavi gnente co tu moje!!!!
EliminaA la prossima vorta.
Sai nuotà, allora me verrai a sarvà si me dovessi imbroià co le bracciate le piedate...
Ciao a te e all'animaccia puro tua, perché sinnò solo a la mia?
Io la poesia, qui, l'ho sempre trovata
RispondiEliminaVieni tranquillo allora, che queste fantasie non mi mancano mai.
EliminaCiao Baol.
infatti non mi sono mai preoccupato, aprendo questo blog ;)
EliminaIl riscaldamento appena acceso per mitigare
RispondiEliminail gelo della stanza
a volte è sufficiente un poco più di niente, una fiammella pur fievole, per sentirsi al calduccio, tranquilli.
Più o meno come l'amicizia: non servono grandi fiammate di paglia, meglio un fuocherello costante.
Vedo che sei sulla mia stessa lunghezza d'onda, da tanto tempo ormai.
EliminaLo senti l calore costante che da me proviene? Io sento il tuo e questo è il senso della vera amicizia, lo hai scritto tu tra le righe. Ma la sincerità fa parte della vera amicizia, allora permettimi una domandina facile facile: ma erano tanto belli quei due versi iniziali, ti hanno così soggiogata che non sei riuscita a leggere oltre?
ah ah ah ah!
Una gran bella serata, Silvia insieme ai tuoi.
Ciao.
Chi va piano va sano e va lontano :)
EliminaOK, formichina!
Elimina:)))
Sono tristi le parole che raccontano di Ferida, ma raccontano la realtà attuale. Quante "bambine" si trovano disperate negli stessi panni?..tante!
RispondiEliminaOggi ti scopro poeta...un poeta che come sempre sa emozionare e far riflettere.
Un caloroso abbraccio per te..visto le temperature freddine ^_* Ciao Vincenzo!
Io mi sono scoperto poeta tanti, ma tanti anni fa, quando proprio non ci pensavo. È una bella sensazione sentirsi attaccata addosso adesso ancora la voglia di scriverne. Ma non so se sia voglia, a dire il vero: vengono da sole, senza riflettere, e io le lascio come vengono, senza aggiungere una virgola.
EliminaFa freddone anche qui: abbracciamoci ch ci facciamo caldo a vicenda!
Ciao Vincenzo,
RispondiEliminama cone si fa a non farti domande?
Le tue bellissime poesie esprimo benissimo ciò che senti, le hai scritte tutte quando eri incarcerato???
"Noi vogliamo creare la poesia nuova, quella dell'etere, che rimbalza da pianeta a pianeta, quella che dia risposte a domande ancora mai poste, ancora mai pensate",
ma ti rendi conto di quanto siano originali questi versi? Li ho amati appena ho posato lo sguardo su di loro.
La mia preferita tra le tre??? Assolutamente "Versi sciolti".
Super, super, super...
Grazieeeee!!!!!
Le prime tre sì, quando ero "incarcerato".
EliminaOriginali? Penso di sì, ma io ho immaginato che qualcuno potesse giudicarli stupidi, pensa tu. Li ho lasciati, come lasciavo appesi quadri che qualcuno poteva (e come se lo faceva) giudicarli brutti: è giusto offrire il fianco scoperto alle critiche, è una specie di sfida.
Grazie a te per queste tue bellissime parole, S.Pia.
Stupidi???
RispondiEliminaMa che stai a dììì???
Qualcuno una volta disse:
"Stupido è che lo stupido fa".
Grazie a te carissimo Vincenzo.
Mi cospargo allora la capoccia di cenere per averlo pensato e detto.
Elimina:)))