Da due giorni il mondo per gli italiani non gira più, sta fermo a qualche chilometro da Genova, nella città dei fiori. È in corso il 60° Festival della canzone italiana. Che poi è anche il festival del gossip, del cattivo gusto e delle scosciate in primissima fila. Chissà perché proprio davanti a tutti piazzano sempre una figa imperiale, che, tra una canzone e l'altra viene nobilmente inquadrata dal basso, sempre con una coscia appoggiata sopra l'altra. Boh! Ma ogni anno ne trovano una nuova, e si tratta della RAI, non di Mediaset.
Fino all'altro ieri si è parlato soltanto di Morgan e del gran rifiuto della direzione RAI di farlo partecipare. Colpa sua, di Morgan cioè: che ci azzeccava andare a raccontare al giornalista di MAX in una intervista non solo che si drogava, ma che lui poverino lo faceva per curarsi la depressione. Qualche decennio fà un medico svizzero, Jungans o qualcosa di simile, aveva iniziato in una clinica una serie di esperimenti in cui per l'appunto usava cocaina per migliorare il morale dei malati di depressione. Smise dopo qualche mese per le terribili conseguenze: la cocaina dà sul momento uno stato di euforia che risolleva il morale del depresso, ma poi lo lascia nella merda più a fondo di prima, e provoca assuefazione, parola maledetta, che significa schiavitù, impossibilità di liberarsi della droga.
Questo probabilmente il povero Morgan non lo aveva mai letto, si era fermato alle prime tre righe, che sono sempre le migliori di un racconto; poi vengono le altre righe, ma lui si era fatto e non le ha lette.
Ma non voglio raccontarvi di questo, bensì della caciarona che si è fatta di pareri a favore e contrari, come sempre a casa nostra. C'era chi sosteneva, a ragione secondo me, che la RAI ha non solo la funzione informativa ma anche quella educativa trattandosi di mezzo di comunicazione pubblico, per cui giudicava legittimo il comportamento della direzione che aveva escluso Morgan, non essendoci altro da fare. C'erano invece i tantissimi bastian contrari che volevano la beatificazione del cantante direttamente sul fatidico palco dell'Ariston. Perchè mai, malgrado la confessione? Perché lo fanno tutti. Ma questo è da provare e poi se tutti lo fanno solo a Morgan è venuto in mente di farne propaganda. Allora? Allora perché si tratta di un grande artista.
Con quel nome lì, abbinato all'aggettivo grande io conosco solamente un pirata del XVII secolo, su cui sono stati scritti libri, storie vere o inventate importa poco, e girati films ai tempi d'oro della pirateria hollywoodiana. Altri grandi Morgan non conosco e non mi si venga a dire che per aver cantato due o tre canzoni buone, forse, ma conosciute dai soliti quattro addetti ai lavori, e per aver partecipato e concionato a X Factor insieme alla vampiressa nazionale Simona I° la grande, lei sì almeno a tirar su audience, abbia acquisito un colossale bonus da poterci poi campare nei secoli prossimi futuri, perché mi ribello e con me tutti coloro, che di questo Morgan conoscono solamente il ciuffo grigiastro e la barbetta caprina.
Evitata, perché a un certo punto me ne sono fregato, la mina galleggiante Morgan, sono arrivato alla prima serata dello spettacolo più atteso dagli italiani, quasi più dei prossimi mondiali di calcio in Sudafrica.
E finalmente è entrata in scena lei, Antonella Clerici, la cicciona della porta accanto, vestita come un'insalata di pomodori freschi, con le tettone che quasi le toccavano il mento ed i tacchi della scarpe come trampoli nel circo; infatti poverella saltabeccava su quell'immenso proscenio come fosse stata ingessata per una fresca caduta sul ghiaccio.
Non ho niente contro la Clerici, che mi sta anzi simpatica. Ha la mia solidarietà per il modo incivile, assai poco corretto con cui le han tolto quella che era la trasmissione che più le si adattava, La prova del cuoco, per darla a una stacchiona più giovane, più fresca, più...tutto. Al punto da far sembrare la conduzione del Festival un compenso ad Antonella per il posto soffiatole. Allora ditelo, e soprattutto trovate uno stilista che riesca, sempre che sia possibile, a ricoprire degnamente con drappeggi ed abiti più consoni, tutto il lardo debordante della fresca mamma.
Sulle canzoni nessun commento: non sono un critico musicale e per me va bene tutto, perché San Remo resti sempre San Remo.
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