sabato 30 novembre 2013

ABBANDONAI LA RIVA


Lentamente,
liquefatte le pietre dei miei giovani morti,
tra volute di fumi e rami acerbi
alla ricerca sempre 
di vite e di sfondi,
abbandonai la riva del mio mare
e solo un'eco di pianto
mi rimase in cuore.

Ignoro ancora chi pianse
sul mio abbandono di acque e di vigneti,
sul mio pendio deserto di sassi e crepe,
di immaturabili frumenti.

Chiedi di me?
E perché?

Io sono rimasto quel bambino di allora
con gli occhi fissi fuori dal balcone,
aggrappati agli aquiloni 
dei miei sogni

nella sera che saliva dalla piazza.






venerdì 29 novembre 2013

DOPO LA POESIA UN PO' DI SCHIFEZZA


Lo sanno tutti i miei lettori che io in politica sono un inguaribile incompetente, ma a me sembra che siamo in tanti ed i più stanno seduti sugli scanni del nostro Parlamento e del nostro Senato.
A scanso di equivoci parliamo subito di ciò in cui credo.
Credo che effettivamente ci sia stato dal 1994 ad oggi un accanimento della Magistratura nei confronti di Silvio Berlusconi e non perché fosse un fascista o un rivoluzionario, ma perché nei suoi intenti c'era, prioritario, quello di riformare la Giustizia e punire quei giudici che avessero commesso errori, mandando in galera gente innocente. E poi la separazione delle carriere e quisquiglie di questo genere. Intaccare l'intangibilità della casta, cioè.
Dagli all'untore!
Così, di colpo, quello che era fino allora stato giudicato un probo cittadino è diventato il delinquente da perseguire.
"In Ordnung, zugegeben", ok ammettiamolo.
Ma Berlusconi ci ha messo tanto del suo: la cocciutaggine, la caparbietà, l'arroganza e, permettetemelo, l'assoluta mancanza di intelligenta politica e, permettetemi anche questo, la poca intelligenza in senso lato.
Che non fosse un'aquila lo avevamo capito, ma che fosse cretino, no.
Ragiono terra terra.
Se io mi sono convinto che una certa Magistratura che conta mi vuole eliminare io non aspetto che sia lei a farlo, andando incontro a processi dopo processi, ad accuse di reato le più variegate, le più infamanti, ma mi dimetto, mi tolgo di mezzo, togliendo automaticamente a loro di mano il bastone con cui intendono colpirmi e massacrarmi. In una parolaccia: glielo metto nel culo.
Una volta tornato ad essere il cittadino Berlusconi, l'imprenditore Berlusconi, posso fare i miei passi come meglio credo certo che non avranno motivo di temermi, e che quindi mi lasceranno in pace.
Invece il vecchio stronzo che fa? Si abbarbica alla sua poltrona come un martire che vogliono trascinare al macello, dice e fa una corbelleria dietro l'altra, spacca il suo partito, rinnegando la politica che lui stesso aveva predicato fino a qualche mese prima, dando l'idea chiara di quanta confusione ci sia oramai nella sua testa.
Basti guardare come stia gestendo la questione che gli è scoppiata in mano Galliani-Barbara Berlusconi, nel suo amatissimo Milan, querelle nella quale non è stato capace di fare il benché minimo intervento, per convincersi che l'uomo è in completo decadimento mentale. Ora gli toccherà sborsare una cinquantina di milioni di euro di buonuscita per un servitore onesto, Galliani, dopo ventisette anni e dieci mesi di servizio come amministratore delegato.
E questo per non avere avuto la capacità, lui uomo delle grandiose decisioni, di affrontare una semplice lite in famiglia con la figlia che scalpita, dopo avere già commesso una caterva di errori, vedi la bocciatura di Tevez, che Galliani aveva in pugno, e le fusa a letto con Pato, che una volta finita la voglia amorosa viene sbolognato per quattro soldi in Brasile.
L'uomo è al caffè, non alla frutta; ha fatto già il ruttino e sprofonda in poltrona nel sonno dei vecchietti.
Dice: ma è chiaro, si chiama senilità.
Sì, però purtroppo una massa di almeno nove milioni di italiani -non di imbecilli, ma di gente che ripone in questo ectoplasma tutta la fiducia nel suo futuro- crede in lui ed è pronta a fare chissà quale gran casino, avendo bevuto la frottola del complotto comunista.
Il guaio è che su Berlusconi il PD si spaccherà e si sfascerà, almeno  quando arriverà il sosia di Berlusconi, Matteo Renzi, che entra in gioco con le stesse carte con cui entrò l'allor giovane Silvio nel 1994: gli è tutto rotto, gli è tutto da rifare, gridava Gino Bartali, un altro toscano; e Matteo Renzi grida che gli è tutto da rottamare.
Povera patria mia, pura, corrotta e massacrata.










lunedì 25 novembre 2013

TOCCARE CON LA MANO


Voglio toccare con la mano
la tua parete nuda,
bagnata, in ombra,
niente di più.

Voglio guardare da vicino
se nuove crepe si aggiunsero
a quelle
che già vidi.

Guardare e toccare
un attimo solo,
poi me ne torno qui
dietro la mia parete barcollante, 
che tu tocchi e guardi
ogni momento.



venerdì 22 novembre 2013

DAVANTI ALLO SPECCHIO



Sorridermi allo specchio
di primo mattino
evitando
di guardarmi negli occhi;
fare smorfie con la bocca
fingendo di controllare
la lunghezza della barba,
la ruga nuova sulla fronte,
i capelli caduti
nella notte,
e continuare ancora a sorridermi
per ingannarmi
anche in questo giorno odioso
come ieri.

Indago il mio pensiero
chiuso in spazi ristretti,
preda e vittima
di continue invasioni.

Ne prevedo il futuro.

Del passato 
non ricordo più nulla.

lunedì 18 novembre 2013

PIOGGIA




Pioggia
poco avanti l'alba.

Non fa rumore.

Beve l'ultima luce dai lampioni,
falcia tra i miei pensieri
precari della notte.

A occhi aperti sul soffitto infinito.

Rimbocco la coperta.
Giunge il sonno
a spegnere
il mio deserto.


giovedì 14 novembre 2013

USCIRE DAL TUNNEL


Un uomo bianco si sveglia una mattina con un forte dolore al torace, sulla destra, in alto. Piuttosto pigramente si veste e aspetta che il dolore si attenui e che poi se ne vada. E`già successo. Ma questa volta non se ne va, anzi sembra aumenti. Prova a fare movimenti spingendo le braccia in alto, perché di sicuro si tratta di un dolore muscolare e se si muove un po' se ne va al diavolo da dove è arrivato. Ma non succede niente, anzi qualcosa succede: appena tenta di respirare a fondo il dolore aumenta e non riesce a riempire i suoi polmoni.
Dopo un po' di riflessioni e tentennamenti l'uomo bianco decide di rivolgersi al suo dottore di casa.
-Che succede? gli chiede il doc.
L'uomo bianco glielo spiega e il dottore lo visita e lo ausculta attentamente.
-Non mi convince. C'è una insolita resistenza al tatto qui su nella zona apicale destra. Facciamo un paio di lastre. Vada a questo indirizzo a nome mio.
Gli fanno due lastre al torace.
-In questa zona si vedono due piccole macchie, gli spiega il radiologo. Bisognerà tenerle sotto controllo.
Il suo medico di base non è però convinto.
Telefona ad un collega, direttore di un centro diagnostico della città.
-Le mando un mio paziente. Lo faccia il più presto possibile perché mi sembra urgente.
Contrariamente alle sue previsioni l'uomo bianco viene ricevuto immediatamente e gli viene fatta una TAC al polmone destro.
-Ci sono due noduli, gli comunica il professore nel colloquio successivo; vede queste due macchie rosse in campo azzurro, sono loro due.
-Di che pensa si tratti?
-Non si può definire così ad occhio la situazione. Torni dal suo medico curante che le spiegherà cosa conviene fare.
L'uomo bianco è già in fibrillazione perché non è uno sciocco e la parola "noduli" gli ha fatto scattare nel cervello un campanello d'allarme.
-Purtroppo potrebbe trattarsi di quel che teme lei, gli dice il suo doc; noduli cancerosi, per questo adesso le prelevo due campioni di sangue che invieremo con le lastre e la TAC al laboratorio della Clinica oncologica dell'Università di Haidelberg.
Da quel momento iniziano le ore della verità, le più lunghe della vita dell'uomo bianco. È entrato in un tunnel misteriosamente buio. Ci sarà un'uscita? Quale sarà questa uscita?
Intanto aspettare fino a lunedì, perché siamo a venerdì sera e di domenica qui tutti fanno pausa, cristiani, ebrei e musulmani.
Il lunedì mattina prestissimo il suo medico gli telefona per dirgli che dovrà tornare al centro diagnostico per fare una seconda TAC, questa volta a pancia sotto perché il laboratorio della clinica oncologica la pretende.
-Che se ne fanno di una seconda TAC? Non è venuta bene la prima?
-La prima l'ha fatta dal davanti, questa la deve fare dal didietro. Vogliono evidentemente vedere sti noduli da ogni lato.
Deve passare l'intero pomeriggio di lunedì dentro il centro diagnostico, perché c'erano altri prenotati prima di lui. È chiaro che in questo momento il suo unico pensiero è farla finita con questa storia una volta per tutte
L'indomani ritelefona al suo dottore per sapere qualcosa, qualsiasi cosa, perché il silenzio e il dubbio è il male peggiore.
-Non è arrivato nessun risultato. Stia calmo perché forse non è un segno completamente negativo questo prolungato silenzio.
-Ma per trovare sto benedetto TPA ci vuole tanto?
-Sono diverse tipologie di cancro, non una sola. Ci vuole tempo e pazienza.
Ma pazienza l'uomo bianco non ne ha più. Ormai sente dentro di sè nascere la certezza della malattia disgregante e fagocitante. Ha visto morire un carissimo amico, un greco forte come Aiace Telamonio e Achille insieme, distrutto da un cancro polmonare in meno di un anno. La mattina`del giorno in cui Paul è morto stava anche lui insieme alla moglie e a Demetrio, il figlio, davanti a una finestra di vetro a guardare quello che rimaneva di un gigante mitico: uno straccio strapazzato pieno di cannule e di fili e di cavi, che in piena cachessia si lamentava lugubramnente vomitando di continuo materia grigio scura. Se ne era scappato via quasi in lacrime l'uomo bianco perché non sopportava la visione di quello strazio.
Non voleva finire in quel modo, non poteva finire in quel modo.
Mercoledì mattina il suo medico gli disse che non c'erano ancora notizie.
-È cancro, disse l'uomo bianco.
-Non è detto, ma potrebbe essere.
-Quanto mi resta da vivere?
-Prima bisogna vedere di che tipologia cancerosa si tratta. Qualche volta è curabile.
-Nel caso non lo fosse, dottore, quanto tempo mi resta di vita normale, non vita biologica intendo, ma vita attiva.
-Bisogna vedere...
-Quanto?
-Di norma da sei mesi a un anno.
-Grazie doc, io resto qui in attesa di notizie.
In quel momento aveva deciso: ho un cancro incurabile, in pratica sono un terminale. Ho sei mesi di tempo sicuri per sistemare alcune cose mie, poi scriverò una lunga lettera. La mattina successiva all'alba uscirò di casa e me ne andrò sul ponte ferroviario sul Reno. Alle ore cinque e cinque minuti passa il direttissimo Landau-Karlsruhe. Basta un salto.
Si sentiva meglio. Ora sapeva di poter gestire la sua morte almeno come aveva gestito la sua vita.
Alle ore otto di giovedì 14 novembre, squillò il suo telefono.
L'uomo bianco lesse sul display il numero della praxi del suo dottore di fiducia. Inghiottì saliva e aprì il contatto.
Il suo dottore rideva.
-TPA assolutamente negativo, lei non è ammalato di cancro.
Invece di esultare l'uomo bianco si sentì vuoto di forze e di idee.
-Se vuole sapere di cosa si potrebbe trattare venga a trovarmi, ma sono già in grado di dirle che sono cose vecchie di anni e assolutamente innocue.
Ma all'uomo bianco non poteva fregargliene di meno.
Era stato malato terminale per quasi una settimana, perché non si è ammalati quando si sta male, ma quando si crede di star male.
Questa è una storia vera, successa a me e terminata questa mattina quando sono finalmente uscito dal tunnel.
 







martedì 5 novembre 2013

EQUILIBRI SEGRETI



Un aquilone dorato
ancorato al balcone del sole
precede l'aria calda dei colombi;
dalle vette del vento
erigono rami a spirale
i voli angusti degli uccelli notturni.

Appesi alla grondaia
rivoli d'aria
lambiscono la sera.

Fluttua come piuma

sa di equilibri segreti.



sabato 2 novembre 2013

NOTTE



Notte.

Ti adombri di suoni
che non fanno rumore,
di luci appena
spente,
di colori sbiaditi,
di parole scordate, mai dette,
di dolori riesumati
voraci e cruenti
come li ricordavi.

Ti abbeveri
nella disperazione di chi ha disperso
la sua serenità.

Fino all'alba del giorno nuovo
che tutto appiattisce
con la sua luce violenta.


Maximiliansau, 02. 11. 2013