domenica 30 marzo 2014

ICH WEISS ES NICHT


Volo tutte le notti
come una libellula senza quartiere,
come un segno scuro tracciato
sopra un foglio di carta.

Cambia direzione ogni notte 
questo continuo volare.

Un tremore da vecchio malato
m'invade le mani
che cercano di coprire i miei occhi.

Non so perché tutto questo avvenga.


Non lo so.

Woher sollte ich es wissen?



venerdì 28 marzo 2014

ALBA IN UN PICCOLO PAESE



Mi sorprende seduto alla mia scrivania

l'inizio di questo giorno
avanzando sornione attraverso
i rami spogli dell'albero di gelso di fronte
alla mia casa nuova,

alcova di cicale d'estate
adesso è muto.

Aspetto che si spenga il lampione
a lato dello sterrato
e che il vicino
metta in moto la sua utilitaria
per chiudere le imposte.





mercoledì 26 marzo 2014

SULL'ORLO DELL'ORIZZONTE


Mani che tremano mentre mi tocco
la pelle del collo distesa
come un tamburo;

pioggia che cade intorno al mondo,
scroscia dentro di me raggomitolato
in un angolo;

pensieri aggrappati a uno spicchio di vita
da buttare ormai come una caramella succhiata
che non sa più di niente.

Cammino sull'orlo dell'orizzonte
cercando la luna, che però non c'è.






martedì 25 marzo 2014

BOOMSTICK AWARDS 2014


Boomstick Awards 2014



Ordunque, siamo arrivati alla terza assegnazione del Boomstick Award, suo malgrado prestigioso premio che non manca mai di scatenare rivalità e invidie e gne gne gne. Incredibile, ma vero. Spero vivamente che la cosa si ripeterà anche quest’anno. La tradizione è importante, sapete…
Perché un Boomstick? Perché, come ho sempre detto, il blog è il nostro Bastone di Tuono! Perché ci piace essere arroganti e spacconi come Ash e perché, in definitiva, le scuse melense e il buonismo di facciata ci hanno stancato.

Ed ecco le mie nominations:
ZIO SCRIBA, alias Nicola Pezzoli. IL LINKAZZO DEL SKRITORE: perché è un fior di scrittore.

BAOL -VORREI ESSERE UN BAOL: per i suoi post, che sono dei pezzi di nero eccellenti, che scrive di tanto in tanto.

MONDO D'ARTE S.PIA : perché capisce d'arte come poche.

MARIELLA - DOREMIFASOL: per la levità delle sue immagini e l'ampiezza della sua immaginazione.

LILLINA - ORA E QUI: per tante cose, ma soprattutto per certe ricette gustosissime.

SILVIA - ADESSO STO SCRIVENDO: per i suoi post bucolici (eccezionali) e per come sa esprimere il dolore.

MIA EURIDICE - LA FAVOLA DI ORFEO: per la profondità e la graffiante arroganza delle sue dodici righe, che spesso sono vere e proprie poesie.

Ecco fatto. Un po' succintamente, ma su questi sette autori di blog ci sarebbe da scrivere trattarelli come quello che Boccaccio scrisse per Dante.
Come vedi Cristiana ce l'ho fatta e ne sono particolarmente orgoglioso.

domenica 23 marzo 2014

È UNA VOCE


Non era vento sui tetti questa notte, non mi sono sbagliato. era una voce che mi suono nella testa da un po' di tempo: mi chiede cose, mi racconta cose, io rispondo, ascolto, taccio; la voce è dentro di me, mi precede e mi segue, mi indirizza e prende spunto dai miei tentennamenti, dalle mie decisioni improvvise, dai miei scatti d'ira, dal mio momentaneo abbattermi sotto il peso delle delusioni, dalle mie esaltazioni alle programmate continue rivincite, dalla loro definitiva attuazione. È una voce che gioisce insieme a me, che a volte compatisce me, che schernisce e deride me quando pensa che me lo meriti, una voce che non mi lascia mai solo, che ha comprensione delle mie debolezze, che esalta il mio orgoglio mai vinto, che mi preserva dal decadere e che mi aiuta a crescere ancora oggi e ancora domani e sempre, perché io non rinuncio a progredire, per questo mi tengo cara la voce misteriosa e continuo a suonarmela nella testa come un vento che scivola monotono sui tetti. 
Adesso la voce mi dice di fare attenzione ai capricci del mio cuore, a non sottovalutarne le esigenze, a non lasciarlo completamente solo. Io mi sono suonato una bella risposta nella testa, proprio questa notte. Ho risposto alla voce che quando io prendo una decisione non torno mai sui miei passi, ma vado avanti. Sono ormai novecentosessantuno mesi che mi regolo così. Non è che non voglio, voce misteriosa, non saprei fare altrimenti. 
Ma forse non voglio... 

venerdì 21 marzo 2014

WENN MORGEN ALLES VORBEI WÄRE


Se dovesse finire domani
chi guarderebbe il cielo con tanta ingenuità?

Se domani dovesse finire
chi respirerebbe nel bosco con tanta forza
suggendo ogni odore, ogni effluvio,
ogni respiro degli alberi?

Se domani finisse
chi penserebbe al mare con tanta malinconia,
chi rievocherebbe il mormorio della risacca
con nostalgia e rimpianto?

Chi si riempirebbe gli occhi di ogni
sfumatura di colori e di tinte e le orecchie
di tutte le tonalità dei suoni?

Se dovesse finire domani
chi desidererebbe con tanta intensità 
il momento di correrti incontro a braccia aperte?

Chi invocherebbe il tuo nome mentre dormi
con altrettanta dolcezza

e chi ti direbbe in un soffio
con un muto singhiozzo "ich liebe dich",
wenn morgen alles vorbei wäre?






lunedì 17 marzo 2014

DESIDERI RAPPRESI



Tacere e ascoltare
il silenzio sonoro delle mie notti
espandersi verso punti infiniti;

camminare scivolando
sopra superfici umide di pioggia
senza bagnarsi i piedi;

affondare le dita nel ventre della terra
e rimanere immobile
piantato a testa in giù, respirandone gli umori
in uno scambio di aliti

e di desideri rappresi.

sabato 15 marzo 2014

REQUIEM PER UN ALBERO DI CILIEGIO ABBATTUTO


Me lo sentivo: il ciliegio di A. è stato ridotto in pezzi di legno poco più di un mese dopo la morte di chi tanto lo amava. Senza pietà. Motivo? Era stato un rivale, un nemico; aveva causato preoccupazione in chi stava col naso incollato ai vetri temendo disastri, ma gioia a chi lo accudiva e questo era compito esclusivo di A. Poteva essere potato, poteva essere salvato, invece no: via di qui.
Come il pino di mio fratello. Alla sua morte, nemmeno dieci giorni dopo fu ridotto in pezzetti e le radici estirpate dal suolo. Me lo telefonò mia nipote piangendo. Motivo? Riempiva il giardino di aghi di pino. Pensare che di aghi di pino son piene le pinete e nessuno se ne lamenta.
Adesso il povero ciliegio, colpevole di chissà quale malanno o incantesimo, è stato ridotto in briciole, mentre il mondo è pieno di ciliegi, che quando fioriscono sono unici e meravigliosi, mai tristi e sempre allegri.
Mi passa per la mente un pensiero veloce: cosa demoliranno di mio dopo la mia morte? Le mie carte? I miei appunti? I miei disegni? Gli ultimi quadri?
Di una cosa però sono sicuro: nemmeno 24 ore dopo sparirà da casa mia il ficus benjamin. Stava meravigliosamente nella vecchia casa, sta male qui, deperisce, sembra intristire. Lo tengo in vita io col mio amore, ma già devo difenderlo da chi vorrebbe distruggerlo.
Lo faranno subito dopo, lo sento.
Che squallore, che tristezza.

giovedì 13 marzo 2014

SOFFITTO MOBILE



Non dormo più di notte,
ascolto il soffitto calarsi sul mio volto,
sfiorarmi i capelli; mi lascia
una bolla d'aria da respirare.

Al mattino torna al suo posto lentamente
e si porta via l'aria.
Per continuare a vivere devo correre
nell'altra stanza, dove posso
riprendere a respirare.

Di giorno sonnecchio
e mi preparo all'insonnia notturna
e al mio soffitto mobile.

È diventato il mio hobby, la
mia passione nascosta,
il mio tormento.

martedì 11 marzo 2014

DECISIONE FULMINEA


Venerdì 7 marzo EJ si alzò dal letto con un diavolo per capello. Quello che lo faceva incazzare era il fatto di non sapere perché fosse così incazzato. Bevve solo una tazza di caffè decaffeinato e uscì di casa. Mise in moto la macchina e senza troppo correre arrivò a Kandel andando a parcheggiare nel cortile riservato ai pazienti del suo cardiologo.
Si appoggiò una mano sul petto: il cuore pulsava regolarmente, poco sotto le 50 pulsazioni al minuto, giudicò EJ. Forse quella visita era inutile, pensò. Invece il suo cardiologo non sembrava affatto contento. Auscultò a lungo.
-Irregolare, disse; troppo irregolare. Deve fare un EKG sotto sforzo.
EJ sentì l'incazzatura arrampicarglisi fin sulla vetta del Cervino: non era niente affatto un esercizio piacevole, ma fece quel maledetto EKG sbavando e sbuffando. Si rivestì e attese. 
Il cardiologo controllò il tracciato senza dire una parola. Poi prese il suo cellulare e digitò un numero. Parlava fitto fitto, usando termini tecnici. EJ non ci capiva niente.
-Martedì prossimo alle 8,30 il professor Gonska l'attende nel suo studio nella clinica dove lei è già stato ricoverato. Non deve mangiare né bere niente.
L'incazzatura di EJ toccava oramai la vetta dell'Everest.
-Devo mettere adesso anche l'apparecchio per le 24 ore?
-Non occorre, sappiamo già abbastanza e poi domani è sabato e qui è chiuso.
EJ non voleva pensarci più sopra e tirò a campare fino a questa mattina, 11 marzo, un bellissimo martedì pieno di sole primaverile, ma EJ aveva l'incazzatura costante che passeggiava sulle creste dell'Himalaya.
Nella clinica cardiologica del St. Vincentius Krankenhaus, dovette ripetere tutte le analisi che aveva già fatto un anno prima: inizialmente controllo delle funzioni della tiroide, poi venti minuti infilato nel tubo, mentre gli venivano monitorate da ogni lato le quattro camere del muscolo cardiaco.
Infine una mezzoretta di attesa tanto per gradire, poi finalmente la sentenza del professore. Spiega con parole semplici, facilmente comprensibili.
-All'interno della cavità atriale sinistra una piccola vena si è messa a lavorare in proprio di tanto in tanto, costringendo il suo cuore a una doppia circolazione. Il pericolo è che si formino trombi ed emboli, che andrebbero direttamente al cervello provocando ischemie.
Ischemia, termine medico fatale in casa di EJ: la causa della morte di sua madre, di suo fratello, di due sue cugine di primo grado.
-Come si può combattere questo pericolo? Chiese EJ.
-Con quotidiane dosi di eparina che diluiscano il sangue.
-Assolutamente escluso, professore. Io soffro di emorragie nasali, che a volte durano delle ore. Lo scorso anno, imbottito di eparina, ebbi un'emorragia di otto ore, che per un pelo non mi causò un infarto.
-Allora bisogna fare un catetere, arrivare alla vena, bruciarla eliminando il problema.
Catetere, altro termine odioso.
-Il guaio è, Herr EJ, che la vena stakanovista non è all'interno della cavità atriale destra dove potremmo arrivare con facilità attraverso un arteria inguinale, ma nella cavità atriale sinistra.
-Nessun percorso diretto?
-Nessuno. Bisogna passare dall'atrio destro, perforare la parete divisoria entrando nel sinistro. Una volta effettuato l'intervento sulla vena si ritira il catetere ed è finito.
-Nessun pericolo di complicazioni? Chiese EJ, che aveva sentito una nota di sospensione nella voce del professore.
-C'è il rischio che a causa della sua età il foro non si chiuda immediatamente.
-Allora?
-Allora si dovrebbe operare d'urgenza a cuore aperto e suturare per evitare un disastro.
-Quale disastro?
-La morte, Herr EJ.
Ripensò che quel problema l'aveva avuto suo figlio sei anni prima, quando aveva 33 anni. EJ ne aveva appena 47 di più.
-E se non facessi niente? Voglio dire niente eparina, niente catetere e rimanessi così?
-Potrebbe andare ancora avanti per anni, oppure capitarle un ischemia o forse più d'una. Se non assume nemmeno eparina il rischio esiste.
-Devo pensarci, professore.
Gonska gli diede un biglietto da visita col numero del suo cellulare.
-Mi telefoni quando avrà deciso.
-Lei esclude che quel foro possa suturarsi da solo?
-Solo il 15% delle possibilità che ce la faccia da solo.

EJ uscì nel sole del primo pomeriggio non più incazzato. Una calma terribile gli aveva invaso le vene come un liquido gelido.
Guidò piano la macchina sull'autostrada. Prima di imboccare il ponte sul Reno uscì dallo stradone e andò a parcheggiare in riva al fiume. Ne percorse una riva andando controcorrente. Non riusciva a pensare a niente. Arrivò fin quasi all'imboccatura del porto fluviale.Tornò indietro osservando la lama del sole che riluceva sulla cresta delle onde che scendevano veloci.
Questa è la vita, pensò EJ; c'è un'andata e c'è un ritorno.
Tirò fuori dalla tasca della giacca il suo cellulare e digitò il numero del professor Gonska.
-Ho deciso: vado avanti così, come il Vater Rhein, senza ripensamenti, inseguendo il mio destino.
Richiuse il contatto e accelerò il passo.Non aveva mangiato niente dalla sera avanti ed era ora che mettesse qualcosa sotto i denti.


sabato 8 marzo 2014

UN MANTELLO SULLE SPALLE



La luce opaca di un lampione al posto della luna
in questa notte di nuvole senza pioggia;
la voglia di svuotare le sagrestie
di tutti i santi, di spaccare crocifissi
perché non serve a niente credere
e non vale la pena lasciare
fumo in eredità.

Tutto si allinea e si appiattisce al suolo
quel che abbiamo tenuto sospeso
alitando calore d'amore ad ogni respiro.

Un mantello che penzola
in qualche parte del cielo è pronto
a scendere sulle mie spalle.






venerdì 7 marzo 2014

KEINE SPUR



Sulla terra all'inizio
tutte femmine
e alla fine
pure.

Keine Spur von Männer.

Inutilmente passati in punta di piedi
sopra superfici ghiacciate.

giovedì 6 marzo 2014

DUBBI



Dubbi come chicchi di grano
dispersi dal vento su campi dove mai
ha piovuto, come fiori
che hanno trapassato il cemento,
come creature nate senza gambe e senza
braccia, che respirano solo di notte;
dubbi che non chiudono vecchie ferite,
che non ne aprono nuove,
che resteranno come sola cosa di me
dopo che non ci sarò più.



mercoledì 5 marzo 2014

UNA BOLLA D'ARIA DENTRO IL GRUPPO


Qualcuno uscì dal gruppo scattando in avanti veloce; un altro invece scivolò lento in fondo e si lasciò staccare dal gruppo. Entrambi cercavano la solitudine.
Beata solitudo, sola beatitudo.
C'era chi invece restava nel gruppo, eppure era solo, perché viveva in una bolla d'aria  trasparente e spessa, che attutiva i rumori dall'esterno e impediva ai suoi pensieri di venire fuori e mescolarsi a quelli degli altri. Sembrava felice, ma non lo era perché ogni uomo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole cerca di comunicare, di convivere, di corrispondere con altri. 
E venne il momento che incontrò qualcuno con cui corrispondere e fu felice. Credette di avere incontrato qualcosa di raro e di simile a lui, intelligente e sensibile quanto lui. Ma quando il destino gli fece capire di essere stato ingannato e che solo fumo aveva ricevuto da chi intelligente e sensibile mai era stato, tentò di rientrare nella bolla d'aria che però era andata distrutta per sempre. E intese allora i rumori del gruppo, e sentì allora gli odori del gruppo e capì allora che la beata solitudo era ormai irraggiungibile. 
A volte nascere e vivere è una beffa e una disgrazia: dipende da chi si incontra lungo la strada. 

lunedì 3 marzo 2014

GRAPPOLI


Appendo a questo cielo di cartone
i grappoli di luci colorate
delle feste dei bambini,

le loro lacrime trasparenti
di gioia e di rabbia,
i loro rimpianti quando saranno cresciuti,
le mie domande di adesso:

perché ho abbandonato quella riva spensierata?
Dove ti sei nascosta, mamma
e tu, padre mio?

sabato 1 marzo 2014

AVEVO SEMPRE LE SCARPE ROTTE



Avevo sempre le scarpe rotte
in punta perché scalciavo lontano
i sassi e i barattoli vuoti della mia infanzia.

Sognavo battaglie con lance e scimitarre
nascondendomi tra gli alberi
dell'uliveto davanti a casa mia;
tu non eri ancora nata,
la mia innamorata si chiamava Elena,
era il comandante delle truppe
nemiche e mio fratello mi salvava
dalla punizione del giorno: 
mentendo affermava che la colpa era sua.

Adesso l'eterno bambino respira
dentro un cuore forse di nuovo malato;
Elena è morta di parto e mio fratello
di ischemie. Hanno reciso tutti gli ulivi
e costruito palazzi orrendi come colombaie.

Adesso i tuoi figli si laureano
e la vita mi sfiora velocemente
portandosi via i miei pensieri e il tuo alito.