venerdì 28 novembre 2014

UNA DOMENICA IN UN SEGGIO ELETTORALE TEDESCO

Capita ogni quattro anni e ormai è una tradizione. Mi arriva a casa un invito del Sindaco a presenziare nell'unico seggio elettorale del paesino in riva al Reno dove abito per l'elezione del Consiglio comunale per l'emigrazione e l'integrazione. Finora ho sempre accettato anche perché sono stato tra i primi eletti venti anno fa del primo Ausländerbeirat, come si chiamava allora, cioè Consiglio aggiunto degli stranieri, aggiunto al Consiglio comunale cioè, con nessuna possibilità di intervenire nelle decisioni. Solamente il Vorsitzender, il presidente dell'Ausländerbeirat poteva partecipare e parlare, ma senza diritto di voto. Insomma una vaccata. Ricordo che ti stavano a sentire come si ascolta un bambino ritardato, ti facevano la carezzina, ti davano un lecca lecca e finiva lì. Poi c'è stato il primo cambiamento, in peggio. Nel consiglio degli stranieri venivano non eletti, ma designati dal sindaco due elementi di appoggio, tedeschi al 100%, che dovevano consigliare, ma che di questioni tipicamente straniere non avevano la minima idea, cioè l'avevano ma da tedeschi e quindi vi potete figurare il casotto. Fu allora che io uscii dall'Ausländerbeirat, mi dimisi, adducendo come motivo il fatto che la presenza ingombrante di zucconi impediva un normale dibattito. Di nuovo un cambiamento e questa volta in meglio. Via i tedeschi al 100%; potevano partecipare anche stranieri naturalizzati tedeschi; i consiglieri potevano anche tutti e sette -tanti erano in base alla popolazione di Ausländer nel Comune- con diritto di voto al Consiglio comunale. Ma io avevo ormai die Nase voll, come si dice qui, cioè il naso pieno, insomma i maroni gonfiati di queste storie e declinai l'invito dei miei amici. Ma partecipai alle votazioni sempre come elettore e come rappresentante di lista al seggio. 
Questa volta ero l'unico masculo insieme a quattro fimmene, e l'unico Ausländer, anche se tra le quattro una era una turca nata in Germania e naturalizzata tedesca anche in virtù dello jus soli, che qui è fondamentale e che -bada bene- si chiama esattamente così, in latino. Hai capito Salvini?
Preliminari, apertura del seggio ufficialmente alle 13,00 e attesa dei 708 stranieri abitanti in Maximiliansau. Alle 13,30 il primo avente diritto votava, cioè Vincenzo Iacoponi. Fino alle 15,00 ero l'unico elettore che avesse adempiuto al suo diritto/dovere. Poi sono arrivate mia moglie e mia figlia. Insomma tre voti, tutti e tre da un'unica famiglia, nemmeno un turchetto piccolo così. 
Ma io lo avevo previsto. Qui la regola dice che se non votano minimo il 10% degli aventi diritto il voto non è valido. Non avevo visto nemmeno un cartellone che indicasse la data del voto e per che cosa si votasse; non era stata fatta praticamente nessuna propaganda, se ne erano fregati, per pigrizia alcuni, altri -quelli soggetti alla Moschea e al locale rappresentante dell'Islam- perché costui non vuole gli Ausländerbeirat, o i Consigli aggiunti per l'immigrazione e per l'integrazione. Perché? Perché qui i turchi sono il 90% della popolazione straniera e il campione dell'Islam li vuole sottomessi a lui e all'Islam che lui predica e non ai cattivoni cristiani. Sono espressioni sue non mie.
Quando facemmo il primo Ausländerbeirat, venti anni fa, facemmo stampare manifesti, tanti, e li mettemmo agli angoli delle strade. Andammo casa per casa a sollecitare il voto. Votò il 46% dell'intera popolazione straniera. Si astennero solo i fedelissimi della Moschea, ma furono battuti. Allora nella successiva elezione quattro anni dopo fecero una loro lista e pensavano di vincere. Riuscimmo a trascinare anche i paralitici a votare e vincemmo per 219 voti di scarto. Il pacioccone dell'Islam, del suo Islam naturalmente, fu trombato e se la legò al dito. Quando quelli che avevano fatto tuoni e fulmini nelle prime tre elezioni si allontanarono per motivi vari -un paio sono nel frattempo morti, altri sono tornati in patria- fece la voce grossa e impedì con successo che la gente venisse a votare. 
Alla chiusura del seggio, alle ore 18,00 avevano votato nove elettori, di cui cinque erano italiani e due olandesi. Persino due turchi, ma di quelli che non mettono piede nella moschea. La donna infatti ostentava una splendida capigliatura al vento.
Nove su 708 aventi diritto, cioè 1,27%, cioè votazione nulla e arrivederci fra quattro anni.
Personalmente ci sono rimasto male, come straniero, che gente straniera come me avesse così beceramente voltato le spalle al proprio diritto di esprimere un parere liberamente. Ma noi stranieri in certi casi sappiamo farci conoscere dovunque andiamo, purtroppo. 

sabato 22 novembre 2014

UNA DONNA DIVERSA DA TUTTE LE ALTRE



Marito prima di diventare Marito era Giovanotto spensierato, caciarone e casinista. Giovanotto aveva successo con tutte le ragazze non si sa bene se solo perché Giovanotto era un figo della madonna, oppure perché aveva la faccia come il culo che lo faceva essere il miglior dragueur della sua città; una rete a strascico dove rimanevano tutte impigliate. Giovanotto viveva a sbafo, perché tutti i suoi amici avevano bisogno di lui per agganciare una ragazza e allora offrivano sigarette, biglietti per cinema gratuiti e qualche volta anche la cena. Nonché la benzina per la macchina -il pieno si capisce- per andare a beccare la fanciulla a Santa Severa o a Ladispoli o a Bracciano e perché no a Viterbo. Perché Giovanotto non prendeva mai una portata in faccia, ma anche i picchi più impervi diventavano discese dopo che lui ci aveva messo le grinfie sopra. 
E a Viterbo qualcuna ancora piange.
Finché non incappò in Ragazza romana, una gnocca imperiale ritenuta una corazzata inaffondabile. Giovanotto la affondò ma colò a picco insieme a lei. Insomma si prese una cotta di quella cattive, che non gli fece più vedere oltre il proprio naso. Vedeva il mondo con gli occhi di lei. Ragazza romana voleva l'anello nuziale e lo voleva in fretta. Non si è mai saputo come riuscì a convincere Giovanotto, ma lo convinse. E questo è un fatto.
Un altro fatto è che le donne, anche se hanno una cotta che le faccia sternutire dall'alba al tramonto, rimangono sempre coi piedi piantati per terra. Così Ragazza romana si convinse un poco alla volta che Giovanotto mai l'avrebbe sposata, ma che anche se fosse riuscita a trascinarlo all'altare avrebbe avuta una vita d'inferno, vista la facilità con cui lui rimorchiava. Non poteva dimenticare come aveva fatto a conquistare lei. Così lo piantò -unica a farlo al mondo- e sposò un maggiore della G.d.F. ventun anni più vecchio di lei. Brutto come la fame, ma docile come un gattone.
L'unica cosa di buono che Ragazza romana lasciò in eredità a Giovanotto fu un stelletta da sottotenente di artiglieria sulle spalline di una diagonale. Era riuscita con le sue raffinate arti a convincerlo a diventare ufficiale, ancorché di complemento, perché a lei piacevano gli uomini in uniforme, come dimostrò sposando il suo dinosauro.
La stelletta in sé non sarebbe poi stata gran cosa se non fosse servita a trasferire Giovanotto in un bel paesetto in provincia di Udine. Fu lì, in quel paesetto silenzioso e tranquillo che Giovanotto fece l'incontro che non aveva previsto. In fondo non doveva proprio andare come andò. Una domenica mattina un collega, compaesano di Giovanotto, andò a rompergli le palle con la richiesta urgente di un piacere.
-Tu sei amico mio e mi devi dare una mano, disse l'amico di Giovanotto a Giovanotto.
C'era poco da fidarsi: quando un amico, un collega, un compaesano esordisce con la lagna dell'aiutino ci puoi scommettere che di una fregatura si tratti.
-Che vuoi da me a quest'ora della domenica? Chiese Giovanotto.
-Ho una ragazza molto carina. Questa sera esce con un'amica. Mi dovresti dare una mano e tenere buona l'amica mentre io concludo con la mia ragazza.
Mamma mia! Quando capitano queste incombenze la ragazza da tenere buona è racchia come un topo di fogna, sempre, sempre, sempre.
-Che ha questa? Un occhio di vetro? È zoppa? Le puzza il fiato? Perché proprio io?
-È bellissima, credi a me, ma...
-Ma che?
-Non ci sta con nessuno e poi è alta.
-Quanto alta? È una canna, una pertica, una spilungona?
-Quanto la mia.
-Insomma una mezza canna.
La ragazza del suo compaesano l'aveva vista un paio di volte.
-Ha la puzza sotto il naso? Chiese Giovanotto.
-No, ma te l'ho detto, non ci sta.
Giovanotto pensò che sarebbe stata una serata schifosa, ma volle tentare ancora.
-Fammela vedere da lontano. Non ti prometto niente. Se è decente stasera vengo, sennò ti trovi un altro.
-Vanno a messa a mezzogiorno. Andiamo anche noi e io te la faccio vedere.
In chiesa entrarono per ultimi. Erano in divisa e si dovevano dare un contegno.
-Dov'è? Chiese Giovanotto.
-In fondo a destra. La tua ha un cappotto chiaro.
Giovanotto si girò lentamente, guardando il soffitto con le dorature, poi un altare a sinistra, poi quello a destra. Rapidamente girò il collo e vide il cappotto chiaro.Ragazza friulana stava piegata con la testa coperta da un piccolo scialle. Tutto quello che Giovanotto poté vedere erano le gambe dalle ginocchia alle caviglie.
-Ok, vengo.
Quel che aveva visto gli era bastato.
In effetti Ragazza friulana era più gnocca imperiale questa di quella che lo aveva piantato per il maggiore brutto della G.d.F. e poi parlava a bassa voce e non sembrava avere le unghie della tigre.
Si ritrovarono tutti e quattro quella sera stessa in una sala da ballo. Giovanotto fece finire la serata che peggio non si poteva. Fu arrogante, sborone e villano. Nemmeno lui sapeva spiegarsene il perché. Ragazza friulana  alla fine aveva la nausea di lui. Disse all'amica di non chiamarla più quando c'era quel brutto tipo.
Ma a Giovanotto era rimasta nella testa. Così andò da solo due giorni dopo a casa di Ragazza friulana. Lei ancora oggi non sa spiegarsi perché uscì quella sera, ma uscì con Giovanotto. Forse curiosità, forse destino, forse perché l'erba cattiva attira più di quella buona. Giovanotto sapeva di stare a giocarsi le ultime carte e se le giocò alla grande. Si presentò così com'era, senza pompa, senza sbruffi, semplicemente quello che era veramente, non il formato speciale ragazze da rimorchiare. Forse fu quello che mandò in tilt la volontà di Ragazza friulana che voleva certamente dirgliene quattro e mandarlo afc.
Sta di fatto che quella sera iniziò una storia, anzi la loro Storia, che dura ancora oggi, pensa te.
Tutto sommato Giovanotto doveva ringraziare di tutto Ragazza romana, di averlo lasciato in asso e di averlo convinto ad indossare una divisa da ufficiale. Solo così Giovanotto aveva potuto incontrare Ragazza friulana, e mettersi con lei.
Amore a prima vista? Non si sa. Andò avanti senza fatica né intoppi fino a luglio, quando Ragazza friulana andò in vacanza ad Auronzo nel Cadore mentre Giovanotto si cuccava un Campo militare di esercitazioni di un mese sulla spiaggia di Bibione, che allora era infestata di zanzare e di militari.
Ebbe un mese di tempo per meditare in solitudine assoluta e capire qualcosa. Cosa? Che Ragazza friulana le mancava come manca l'aria da respirare. Quando ritornò dal Campo Giovanotto si recò a trovare subito Ragazza friulana. Ci andò col cuore in gola. Chissà se lei aveva provato la stessa sua sensazione, chissà se aveva voglia di vederlo quanta lui di vedere lei? Lo capì al primo sguardo. Erano pari.
Ecco, quando Giovanotto, diventato Marito poi Padre poi per ultimo Nonno, prova a pensare il momento in cui loro due si erano veramente innamorati Giovanotto è sicurissimo: è successo quella mattina della prima settimana di agosto nella cucina a pianterreno della casa di Ragazza friulana, poi diventata Moglie poi Madre poi Nonna.
Giovanotto, o meglio Marito Padre Nonno, è certo di essere un uomo fortunato. Infatti la bellezza era l'ultima delle qualità di Ragazza friulana, Moglie Madre Nonna. Innanzi tutto la spontaneità, la sincerità, l'educazione, la capacità di accogliere, di dare amore senza chiedere niente in cambio, di donare sicurezza nei momenti duri e tristi, di assorbire tutte le sfumature del carattere del suo uomo, carattere difficilissimo da sopportare, senza fargli pesare lo sforzo che stava facendo ogni volta, di accoglierlo ogni sera al suo rientro in casa con un sorriso e una carezza. Vi pare poco? E mai una protesta, mai un sacrosanto vaffa, mai una girata di schiena o un'alzata di spalla. E dire che i guai erano cominciati subito dopo essersi sposati, al ritorno dal viaggio di nozze, quando Marito si rese conto che sul posto di lavoro gli avevano preparato un trucco schifoso per cui dovette immediatamente cercare un altro lavoro, con Moglie che già aspettava la prima bambina.
Così cominciarono le prime vicissitudini, se volete li potete chiamare i primi guai, che contraddistinsero la vita coniugale di Marito, ex Giovanotto, e Moglie, ex Ragazza friulana. Forse furono proprio quelle vicissitudini che li strinsero e fecero loro superare ostacoli per altre coppie insormontabili. Ci sta pure il fatto che furono sempre soli, lontani dai parenti più stretti di lui e di lei. Dovettero inventarsi il mestiere di marito e di moglie. Marito non lo imparò tanto bene, anzi fa sbagli ancora adesso, ma Moglie lo imparò in fretta, insieme al mestiere di mamma. Quattro figli mise al mondo Moglie e tutti e quattro se li tirò su da sola, mentre Marito faceva salti mortali per portare a casa il necessario. Ma non ce l'avrebbe mai fatta se. ritornando a casa, non avesse trovato un atmosfera accogliente e serena, malgrado i marmocchi e le difficoltà della vita. Soprattutto quando si trovarono in una nazione diversa dalla loro, dove dovettero ricominciare tutto da capo.
Oggi, a distanza di cinquantun anni e passa da quel 5 maggio 1963, Marito pensa che quello sia stato veramente il giorno fortunato della sua vita. Forse Moglie non la pensa esattamente così, visto che tutti gli altri pretendenti -ne aveva in tutto il Friuli se avesse voluto- le avrebbero fatto vivere una vita certamente più tranquilla e meno agitata di quella che le aveva messo sul piatto ogni giorno Marito.
Potrebbe avere ragione lei, ma Marito da buon maschio egoista continua a pensare che lei in fondo se tornasse indietro lo rifarebbe. Almeno Marito lo spera, ma non lo chiede a Moglie.
Tante volte Moglie ha detto a Marito che lui è un uomo diverso da tutti gli altri. Lo dice di sicuro per rimproverargli la mancanza di tante qualità che una donna ha piacere di trovare nel proprio uomo, ma intanto lo dice. Insomma Marito è un uomo diverso da tutti gli altri.
Una cosa è sicura: Moglie è donna diversa da tutte. Per questo è sempre ancora al suo posto. Marito ha avuto fortuna? Macchè, Marito ha avuto proprio un gran culo!

***





venerdì 14 novembre 2014

CRONACA DI UN' ALTRA GIORNATA DA DIMENTICARE

Moglie alle sette e mezza del mattino sempre sveglia. Marito ronfa. Moglie sbuffa. Marito ronfato tutta notte, come ogni notte passata, come ogni notte futura. Nessuna speranza di miglioramento. Marito ronfa e basta. Anche di giorno, davanti a TV. Dopo un po' ronfa. Marito dice che spettacoli scelti da Moglie monotoni e noiosi. Marito bugiardo. Marito ronfa anche durante partita di calcio a SKY. Marito guarda sua squadra su SKY e ronfa. Intanto SKY incassa quattrini di abbonamento in Italia. Da conto italiano intestato a Moglie. Allora Moglie paga ronfate di Marito. Brutta bestia Marito in genere. Chi ha inventato Marito? Ma uomini no? Tutto preparato per fregare donne. Sempre tanto carini e affettuosi prima. Regalato fiori e pensierini anche Marito, prima di essere Marito. Dopo dimenticato. Ogni tanto porta fiore bello bello. Orchidea. Qui gatta ci cova. Quando Marito in genere porta regalo tu non sai ma lui sa cosa ha fatto schifosa assai.
Intanto Marito ronfa di brutto. Moglie non aspetta più. Rumore insopportabile. Moglie butta gambe fuori da letto. Esce disperata da camera. Cucina da riassettare, perché Marito ieri sera rimasto alzato per vedere TV, programma sportivo. Schifezze viste e riviste, commenti stupidi sentiti mille volte. Lui rimasto. Lei cercato di dormire.
Moglie riassetta cucina e prepara caffè e toast. Prepara anche tavola. Marito assente come sempre. Caffè pronto. Toast pronti. Marito finalmente in piedi. Sentito odore di mangia.
Marito attraversa stanza da pranzo come zombi. Va avanti, va indietro, torna avanti, torna indietro. Sbadiglia facendo rumore di animali vari. Va verso bagno. Prima di entrare si ferma. È concentrato, molto concentrato. Forse pensa. Possibile? A quell'ora del mattino Marito pensa? Marito scoreggia. Ah, ecco, finalmente capito concentrazione. Mai scoreggiare dentro bagno, sempre scoreggiare fuori di porta del bagno. Rituale pagano propiziatorio.
Marito resta dentro bagno sempre minimo quarto d'ora. Una volta guardato bene. Marito dimenticato porta semi aperta. Marito guarda dentro specchio, fa bocche, fa boccacce, tante, sempre diverse. Marito parla con specchio, non con figura dentro specchio. Marito rimcoglionito parla con se stesso? Forse, nessuno capisce, nemmeno Marito, che poi nega tutto. Moglie finisce toast e caffè. Marito ritorna. Cerca toast. Guarda Moglie con sguardo severo.
-Dove sono i miei due toast?
-Te li fai da solo così li bruci tu.
Nemmeno coraggio di replicare. Marito va a farsi due toast.
Torna e imburra toast. Troppo burro. Scola su tovaglia. Marito pulisce con manica. Come sempre. Inutile sprecare fiato.
Marito finito. Si capisce da rutto gigantesco.
Adesso Marito entra dentro sua stanza di lavoro e accende PC.
Moglie adesso sa che avrà due ore di tempo per fare sue cose tranquilla. 

Marito sempre davanti al PC. Moglie intanto fatto tutto quello che ogni giorno deve fare. Riordinato cucina. Portato panni da lavare in cantina nel vano lavatrici. Messo panni dentro lavatrice. Acceso lavatrice. Entrata nel box privato. Presa cose che le occorrevano. Tornata in casa. Marito sempre chiuso in stanza di lavoro al PC.
Moglie riempie lavastoviglie. Accende e avvia lavastoviglie. Incomincia a preparare pranzo.
Mancano cose. Moglie va in stanza di lavoro e dice a Marito che mancano cose e che si deve andare al Supermercato. Marito grugnisce. Forse ha capito. Moglie ripete paziente che occorre andare nel Supermercato.
-Adesso? Chiede Marito.
-Sì, adesso.
-Allora mi vesto.
Significa adesso finisco qui, poi incomincio a vestirmi. Moglie si veste in cinque minuti. Marito ancora fermo davanti a PC.
-Allora? Sbuffa Moglie.
-Ok! Ok!
Marito finalmente comincia a prepararsi. Mezzora dopo entrano nel supermercato. 
Marito spinge carrello subito verso zona franca. Sempre quella. Rapanelli freschi, frutta, sempre la più cara che c'è, sempre quella che già è in casa, che Marito non vede mai. E soprattutto vino. Prende subito bottiglia di Chianti Gallo Nero. L'ultima volta era Nero d'Avola. La prossima Barbaresco. Moglie non può sbagliare. Marito compra sempre gli stessi vini rossi. Mai bianchi. Solo rossi. 
Moglie deve andare a prendersi carrello perché serve a lei. Marito nemmeno se ne accorge. Dopo Moglie vede che Marito gira come matto cercando carrello. Finalmente vede lei e corre con occhi sgranati. Poi vede finalmente carrello e capisce. Ma non dice niente. Fa finta di niente. Moglie non chiede perché occhi sgranati. Sarebbe troppo cattivo. Però sarebbe carino ascoltare la scusa. Marito molto fantasioso nel trovare scuse, bisogna ammettere.
Arrivati alla cassa Marito ha molto da fare per rimettere la cose acquistate dentro il carrello. Non paga mai. Non può fare due cose insieme. Nessun uomo può fare due cose insieme, solo una per volta, guai solo tentare due cose. Impossibile. Perché uomini hanno due mani? Moglie ha scoperto perché. La destra per scaccolarsi il naso e la sinistra per grattarsi le palle. Qualche volta invertono: destra per palle, sinistra per caccole di naso.
Forse in un altro sistema solare pianeta con uomini forniti di terza mano che possono anche fare due cose insieme fatte bene. Però a dire il vero sono campioni del mondo di grattate di palle e di scaccolamento del naso. Qualcosa sanno fare, vivaddio.
Tornati a casa Moglie subito in cucina a preparare pranzo. Marito di nuovo davanti a PC.
Alle 13:30 si mangia. Una decina di minuti prima ha sentito odore nuovo e arriva Marito. Sempre la solita domanda:
-Cosa si mangia oggi?
Moglie vorrebbe rispondere "cazzi frittodorati" ma ha avuto educazione religiosa da mamma e nonna un po' all'antica e preferisce tacere.
Marito tocca tutto, annusa tutto, scodella zuppiere che bollono, fa cadere acqua di vapore per terra, non riesce a capire di togliersi dai piedi.
-Prepara il tavolo! Ordina Moglie.
Finalmente si decide. 
Marito mangia facendo rumori con bocca forti assai. Beve vino da bicchiere a calice con succhio tipo formichiere. Moglie guarda schifata lui. Marito guarda TG1 come fosse bibbia o film di De Sica. 
Finito pranzo di corsa su divano. Due minuti dopo occhi chiusi, testa indietro, bocca aperta. Un attimo dopo inizia il ronfo. Moglie gli dà spinta con braccio. Marito fa piccola serie di ronfetti. Guarda TV. Due minuti dopo di nuovo testa indietro, occhi chiusi, bocca aperta e ricomincia il ronfo. Moglie spegne TV, si alza e prende libro. Marito non si accorge di  niente e va avanti col ronfo.
Per cena pasto frugale. 
-Hai già mangiato pasta a pranzo. Risponde Moglie a Marito che chiede perché così poco.
Dopo mangiato c'è TV della sera. Programmi tutti uguali. Ronfo sempre uguale. Praticamente Marito ha ronfato tutto il giorno. Appena posa il culo sul divano lui ronfa, tempo due minuti. Capace di resistere in ronfata anche tutta la serata. Incredibile record che batte ogni sera, prolungando nel tempo la ronfata e  aumentandone i decibel.
Passate le 23 Moglie si alza e si prepara ad andare a letto. Marito sembra finalmente sveglio. Qualche programma interessante. Moglie lavati denti va in camera, si spoglia e si infila sotto il piumone. Moglie sa che dovrà combattere con la sua insonnia almeno per un'ora. Verso mezzanotte arriva Marito. Si spoglia velocissimo al buio e si infila sotto il piumone. Per un paio di minuti fa strani suoni con la bocca spalancata. Poi tace. Pochi secondi dopo Moglie sente ritmico ed infallibile il ronfo notturno.
Maledizione! Questo cane non fa niente tutto il giorno e a letto piomba nel sonno profondo come se avesse scavato una galleria attraverso il Monte Bianco. Io che lavoro senza pause non riesco a dormire e a riposarmi. Moglie guarda da parte di Marito e pensa che forse in un'ora riuscirà a dormire anche lei come il sacripante che le sta al fianco.







martedì 11 novembre 2014

CRONACA DI UNA GIORNATA QUALSIASI

Alle nove del mattino come al solito Moglie si lamenta. 
-Anche oggi hai fatto bruciare toast. Non sai proprio dosare il calore di tostatrice.
-Vuol dire che da domani ci pensi tu.
-Anche a questo devo pensare io?
Marito rinuncia a rispondere. Fiato sprecato. Muso sul giornale, l'articolo non potrebbe essere più interessante.
-C'è da andare a portare fuori i sacchi gialli della plastica, dice Moglie. Fra poco passano a ritirarli.
Marito finisce di bere caffellatte. Rutta veloce.
-Dove cavolo stanno stavolta?
-Al solito posto, in cantina, dove sono sempre stati.
Marito tace. Inutile ricordare a Moglie che l'altra settimana erano nascosti sotto il sottoscala, Moglie negherebbe con mano su Bibbia. Marito si alza e scende in cantina. Guarda come ha riempito 'sti sacchi, proprio da donna. Roba pesante va sotto, leggera sopra, lo sanno anche deficienti. Solo Moglie ignora. Marito stringe cordella e chiude primo sacco. Tenta anche secondo sacco, ma cordella si rompe. 
Cazzo! Sola parola decente da trascrivere, resto bestemmie. Camadoi, camadoi, camadoi! Sacco con cordella rotta trasportato come bambino piccolo, dritto appoggiato al petto. Marito stringe troppo, sacco rotto nel mezzo, roba precipita dentro aiuola. Frau di primo piano guarda senza parole. Faccia brutta brutta. Marito sorride, raccoglie roba precipitata, sorride sempre, porta tutto via, fa grosso mucchio dentro resto di sacco e intanto sottovoce insiste: camadoi, camadoi, camadoi!
Operazione finita, solo contenitori latte non scolati prima, scolati adesso su pantaloni di Marito. Anche marmellata appiccicosa. Marito risale scale sempre salmodiando: camadoi, camadoi, camadoi!
-Tutto sto tempo? Moglie non ha visto sacco rotto. Inutile rispondere.
Marito piglia libretto di sudoku e comincia a riempire numeri. Troppo incazzato. Sbaglia due numeri, tre. Butta via libretto di sudoku. Va in bagno e fa bocche brutte nello specchio.
-Esci che devo fare cosa urgente. Moglie furiosa batte pugni su porta.
Cosa urgente sempre quando dentro c'è Marito.
Marito esce. Inutile protestare.
Moglie entra. Dieci minuti e di nuovo esce.
-Dobbiamo andare a fare la spesa. Niente in casa, niente in frigo.
Marito felice. Finalmente capito cosa serve Marito: portare sacchi gialli per plastica, uscire da cesso per cosa veloce di Moglie, fare tassista per Moglie e facchino, sempre per Moglie.
Tassista e facchino sono pagati alla fine. Marito mai.
Spingere carrello, ecco cosa bella da fare per Marito. Moglie non ancora imparato scrivere biglietto con roba da comperare. Andare zig zag, avanti e indietro, ancora zig, ancora zag, di nuovo avanti, di nuovo indietro, e ancora carrello mezzo vuoto. 
-Prendo carne macinata? Chiede Marito.
-Dopo ripasso io, risponde Moglie.
-Ma sta qui in vetrina.
-Ripasso io, ti ho detto.
Inutile insistere. Ripassa lei, ha detto.
Mezzora dopo arrivati alla Cassa. Tutto messo su nastro, cioè Marito mette tutto su nastro, Moglie legge cose scritte piccolissime su piccola busta di minestra precotta. Moglie stringe occhi come cinese ma non ha occhiali e non vede mazza, nemmeno mezza mazza.
Marito paga e mette roba dentro carrello. Moglie cerca sempre di leggere su busta piccola di minestra precotta. Non vede cazzo, ma tenta.
Marito spinge carrello fino a macchina. Comincia a mettere roba dentro grosso contenitore.
-Abbiamo dimenticato la carne macinata, dice Moglie. Tu vai dentro e prendi due dosi.
Marito ritorna dentro supermercato, compra carne macinata, rifà fila lunghissima alla cassa, paga e ritorna con due dosi di carne macinata.
Adesso tutto è a posto. Ripartono. 
A casa macchina rimessa in garage, tirato fuori grosso contenitore di plastica, Marito porta contenitore e un pacco per le scale. Moglie porta pacchetto con cose per bagno.
Marito si sveste e mette abiti per casa, quelli sporchi di latte e di marmellata, ma tanto lei non vede.
Moglie prepara da mangiare, pasto frugale.
-Altrimenti mi diventi troppo grasso, dice Moglie.
C'è minestrina precotta. Nemmeno adesso inforca occhiali, nemmeno legge più. Minestrina scotta, troppo salata. Marito ingozza e zitto.
Si mette davanti a TV per vedere buono programma. Moglie arriva e cambia canale. Sempre cambia canale, mai chiede. Così vedono programma di merda che piace tanto a lei. Marito in compenso comincia a fare pennichella, che appena mangiato fa tanto bene.
Pomeriggio arriva Figlia.
-Macchina rotta, non so cosa abbia. Devo andare in città al centro in un negozio per comperare scarpe. Non ho più niente da indossare.
Moglie subito dice a Marito.
-Hai sentito? Dobbiamo andare in centro a comperare scarpe.
Dobbiamo? Ma solo Figlia non ha niente da mettere addosso. Ma esperienza insegna mai mettersi contro due donne, uomo morto subito. 
Trovare parcheggio in centro città a quell'ora, cosa proibita. Figlia e Moglie che dicono:
-Noi scendiamo, tu trovi posto poi arrivi.
Mezzora solo per trovare merda di posto fuori mano. Adesso mezzora per trovare Moglie e Figlia. Entrare in ogni negozio. Uscire ed entrare nel prossimo. Mezzora poca, forse un'ora.
Sedute in caffè che lo chiamano perché Marito nel caffè non guardava.
-Tutto 'sto tempo per trovare un parcheggio, protesta Moglie. Giusto arrivato in tempo per pagare, che noi non abbiamo spiccioli.
Alle sette di sera si ritorna. Marito ha piedi che fanno male: camminato troppo.
-Non ho voglia di cucinare stasera, dice Figlia. Vengo da voi.
-Nemmeno a me va di cucinare, risponde Moglie.
Guardano Marito.
-Andiamo a mangiare una pizza, papà?
Marito odia pizza, ma risponde OK!
Doveva essere solo pizza, ma poi Figlia vede tortellini al ragù e Moglie cannelloni. Solo Marito mangia pizza, perché oramai ordinato tre pizze e almeno una deve arrivare.
Marito ingozza pizza, che di sicuro gli rimarrà sullo stomaco per due giorni. Figlia chiede anche insalata e Moglie tirami su. Marito paga e basta.
Di nuovo a casa c'è TV da vedere, ma cosa vedere? Moglie arriva e Marito le passa telecomando. Inutile insistere. Vedere programma di musica che Marito detesta, ma Moglie felice e rimane tutto tempo zitta.
Questo è bello, tanto bello.
Poi Moglie spegne TV e dice a Marito:
-Io vado a letto.
Marito velocissimo in bagno per pisciatina rapida. Poi a letto.
Moglie spegne luce e dice:
-Buona notte.
Finalmente Marito si distende e comincia a sognare a occhi aperti nel buio. 
Sogna il deserto del Gobi, del Sahara, i deserti della luna, di Marte, dell'Infinito.

venerdì 7 novembre 2014

I VITELLI DEI ROMANI SONO BELLI

Con queste sei parole prendevamo in giro i somari in terza media, sì perché non si tratta di lingua italiana come sembrerebbe -e come i somari pensavano, facendo allusioni anche alle pecore e alle capre romane, sicuramente bellissime anche quelle- ma di lingua latina. Parlo anche ai miei nipoti, che hanno avuto per grazia divina l'eliminazione del latino dalla scuola d'obbligo, perché di nessuna utilità. Quel ministro dell'Istruzione pubblica sicuramente aveva avuto ai suoi tempi fieri problemi col latino, ma una Camera di deputati ignoranti e sciocchi ha votato una legge iniqua.
I Vitelli dei Romani sono belli -come si evince da due maiuscole, riferentesi a nomi propri- significa "Vai Vitellio al suono della tromba del dio Romano", come ben sanno quasi tutti quelli che seguono il mio blog, almeno tutti quelli  che hanno una cultura classica.
Non è che io oggi voglia fare rievocazioni dei tempi scolastici della mia infanzia e adolescenza, me ne guardo bene dall'annoiarvi con simili chiacchiere, il fatto si è, come avrebbe scritto qualsiasi scrittorello del tardo ottocento e primo novecento, che queste sei vetuste parole mi hanno suggerito una riflessione su certi blogger che vanno forte sul web di questi tempi. Si dipinge la facciata di una casa per modificarne l'aspetto esteriore, ci si trucca il viso per fare scomparire delle rughe, ferme restando le ombre e le incongruenze che rimangono celate sotto. Insomma si ciurla nel manico cercando di manifestare un se stesso ben diverso, e naturalmente assai migliore, vedi caso, del reale. Ci sono blogger che sembra abbiano scambiato il blog per una esaltazione continua e costante della loro intelligenza e del loro primato su tutti gli altri. Cercano l'applauso dei loro lettori, la loro incondizionata adorazione -e ne hanno di pecoroni belanti e plaudenti-, rispondono indispettiti ai pochi che in qualche modo controbattono alle loro pretese di supremazia intellettuale, e arrivano alla cancellazione dei commenti degli "indesiderati", che sono per l'appunto i disturbatori della quiete dei plaudenti.
Una grattatina alla ruggine, una spruzzata di vernice fresca e la carrozzeria sembrerà nuova di zecca e si potrà vendere il brutto "usato" come fosse nuovo. Quello che conta per costoro è dipingersi diversi da come essi sono, complessi, complicati, pieni di misteriose sfaccettature, insomma difficili, belli e tenebrosi. Ricchi di fascino, pensano. Inconsciamente vanno a celare le magagne del proprio carattere e della propria personalità, dilatando enormemente quella piccina e miserrima di cui sono in possesso. Inconsciamente ho detto; temo infatti che coscientemente non siano in grado di rilevare la pochezza che riempie la loro vita, o avrei dovuto dire che svuota le loro giornate. Fortuna loro sono troppo poco intelligenti per rendersene conto. Da ragazzi dicevamo in certi casi: beato te che non capisci niente, così almeno sei felice.

lunedì 3 novembre 2014

EVOCAZIONE



Cruda, essenziale
evocazione di un messaggio
di amore e di odio,
di beatitudine e d'infelicità.
Lo puoi leggere come ti pare.

Vita;

ombra che ristagna;

sconfitta della pietà.



Maximiliansau, 21 aprile 2014

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