Mercoledì 22 maggio.
Il vice primario, la dottoressa L. K. Lee una ridente grassottella cinese, si mette le mani sui fianchi, mi guarda, sorride e mi fa:
-Che cosa è venuto a fare qui da noi, Herr Iacoponi?
Se non fosse che sono stato trasportato di corsa in OP un giorno prima del previsto cioè soltanto due ore dal mio ingresso nel nosocomio; se non fosse che sono passate le 12 e non ho ancora mangiato, né lo farò fino a stasera; se non fosse che sono seduto sul lettino nudo come un verme con indosso solo un camicione verdolino che non copre niente; se non fosse che io malgrado di natura sia incazzoso a vista e incazzevole al primo impatto oggi misteriosamente giaccio in una calma piatta; se non fosse per tutte queste ragioni io alla "Oberärztin" L. K. Lee sparerei una risata sul muso.
-Guardi che non sono venuto per sfizio, mi ci ha mandato il mio cardiologo, le rispondo.
-Chi è?
-Herr Doktor Lendle di Kandel.
-Perché l'ha mandata qui?
Cazzo! Ma questa mi piglia per il culo.
-Frau Doktor, sta tutto scritto nella mia cartella. Se lei la legge saprà.
-Nella sua cartella c'è solo l'impegnativa per entrare qui dentro; il motivo è "polso irregolare" e altre cosette insignificanti. La documentazione sul suo disturbo manca, e mancano tutti gli EKG.
-Come, manca?
-Manca. Non c'è. Semplicemente così: manca.
-E adesso che si fa?
-Me lo dica lei. Io non metto mano su un paziente se non so quello che cerco.
Le racconto in breve la dolorosa istoria.
1. Ho avuto un'intuizione. Un paio di palpitazioni strane e frettolose mi hanno indotto a rivolgermi a un cardiologo, la prima volta in vita mia.
2. Diagnosi: polso molto irregolare.
3. Il mio cardiologo ha personalmente parlato al telefono davanti a me col Primario, professor Gonska, prendendo un appuntamento per me qui, nel suo reparto.
4. Mi hanno fatto un lungo e laborioso Untersuchung alle coronarie nel reparto di Medicina nucleare, dove non hanno trovato niente di patologico.
5. Un suo collega, il vice primario dottor Riegel mi ha consigliato di fare un catetere. è stato lui a fare l'impegnativa.
Mi taccio e la guardo. Lei tace e mi guarda.
-Dimenticavo: sono stato ricoverato per due giorni nell'intensiva del reparto di Medicina nucleare, dove mi hanno fatto l'Untersuchung della tiroide. Niente anche lì ma forse la documentazione ce l'hanno loro.
Agile rotazione sui tacchi e sparisce veloce.
L'assistente ride.
-Fosse successo in Italia non avrei fatto una piega, gli dico; ma qui in Doiccelandia no! Non può accadere.
-Siamo esseri umani anche noi, mi risponde l'assistente, ma si vede che ci prova un gran gusto perché ho fatto sculettare via la Super Dottora.
Dieci minuti dopo la SD ritorna. Ride tutta: occhi, bocca, capelli, scarpe e manine che mi agita davanto al viso.
-L'avevano al Nucleare. Adesso ho capito perché sta qui, ma prima devo sapere come sono tutti i suoi valori. Adesso un collega le preleverà il sangue.
Di nuovo sparisce veloce. Arriva il collega, un dottore indiano, S. Verne: mi buca un braccio, preleva e si defila.
Questo significa che devo aspettare almeno due ore, il tempo che il Laboratorio impiega per le analisi.
Mi metto a dormire.
Alle 15 mi sveglia la SD.
-Mi dispiace, ma oggi non facciamo niente: i valori renali sono alti e il liquido di contrasto potrebbe danneggiarli seriamente. Le faccio fare un'infusione così li miglioriamo e domani mattina facciamo l'Angriff.
Dice proprio così: "Angriff", cioè attacco, come in guerra.
Me ne torno nella stanza 127, letto singolo con doccia e WC separati, incazzato come un picchio. Non ho mangiato niente e sono le quattro del pomeriggio. Solo un'ora dopo arriva la cena: due fette di pane, yogurt, margarina e un formaggino che non puzza e non sa di niente.
Tutto il resto del giorno attaccato a sta bottiglia con l'infusione e il braccio mi fa male dove ha infilato l'ago il dottore indiano, li mortacci sua.
Personale femminile molto preparato e garbato: poche tedesche, poi cinesi, indiane, turche, polacche, russe, cristiane, ortodosse e maomettane nonché confuciane. Sul braccialetto che mi hanno messo al polso destro c'è il mio nome, l'indirizzo, la data di nascita e poi tre lettere dell'alfabeto: una K, una M, una R. La erre sta per rentner, pensionato; la emme sta per männlisch, maschietto; la cappa sta per katholisch. Se dovessi stare in punto di morte basta guardare e arriverebbe un prete per l'estrema unzione.
Che soddisfazione gente, volete mettere?
Giovedì 23 maggio.
Nemmeno il tempo di mandare un sms a casa che piombano dentro in due:
-Si metta la veste in fretta ché lei è il primo.
Indosso la tunichetta da gay (chiusa davanti e aperta dietro) e mi infilo nel letto. Le due infermiere -Germany + Turchia- mi scarrozzano per il lunghissimo corridoio come se il mio letto fosse una formula uno. Subito in sala d'attesa. Cinque minuti, poi arriva un'assistente donna, giovane e decisamente troppo carina, che mi chiede se posso camminare.
-Sì? Bene, allora venga.
La seguo nella OP, grande e spaziosa dove c'è che attende la superdottora L. K. Lee col suo miglior sorriso.
-Visto che ce l'abbiamo fatta?
Mi sdraio sul tavolo operatorio. Sopra di me un disco volante con un occhio puntato sulla mia faccia. "Non mi sfuggi" mi dice. Di fianco, alla mia sinistra, 7 monitor 7. Spero di vedere qualcosa ma alla fine sarò appena riuscito a leggere numeri sul primo e una serie di linee saltellanti rosse, gialle e verdi sul secondo. Gli altri sono troppo lontani da me.
Mi tolgono il camicione. Il re è nudo con intorno 6 donne 6, quasi tutte carine. Una ha il contenitore col sale, un'altra quello col pepe, la terza una bottiglia di aceto, la quarta quella dell'olio, la quinta il parmigiano grattugiato, la sesta forchette e coltelli, mentre la Super Dottora ha indossato un grosso bavagliolo....no, è un camicione antisettico, antimicrobico, antimafia, anticarro, anti uomo nudo.
Mi spruzzano un disenfettante gelido all'inguine cavità destra.
-Adesso la pungo, dice la SD, ma non sento niente. Dopo un po però ho preso fuoco là in basso, mi bruciano le palle e la sacra cappella.
-È normale? Chiedo.
-Sì, sì: è l'effetto del liquido iniettato per l'anestesia locale.
Tutto chiaro, ma mi va a fuoco l'uccello.
Cinque minuti dopo è passato. Spero che sia tutto ancora lì, possibilmnte non carbonizzato.
-Adesso introduco il catetere, dice la SD; farà un po male.
Ma non sento niente, proprio niente: ha manine di fata la cinesina paffutella.
Lei fa il suo lavoro, io non vedo una beata minchia e questo mi disturba. Sui monitor ci sono degli sbalzi improvvisi.
-È preoccupato? Mi chiede la SD.
-No, perché?
-La pressione si è alzata di colpo.
-Veramente ho un problema,
-Sarebbe?
-Non è risolvibile.
-Mi dica.
-Dovrei fare pipì.
-Non esiste il problema: le passiamo una Urinflasche.
Intendeva un pappagallo.
Arriva una delle sei, forse la più carina. Vorrei fare da solo ma fa tutto lei, veloce e pratica.
-Lasci andare il liquido tranquillamente, mi dice.
Non so se voi maschietti che mi leggete avete mai pisciato tranquillamente stando sdraiati sulla schiena, con un nugolo di belle ragazze intorno e con una che ve lo tiene con due dita. Beh, che ci crediate o no, io ce l'ho fatta.
Dopo una quarantina di minuti, calcolati a naso, la SD L. K. Lee mi fa:
-Le vene interne del suo cuore sono a posto. Adesso le provochiamo artificialmente un'aritmia per vedere che succede e capirci qualcosa.
Bene, penso, che sarà mai.
Mi inocula il contenuto di una siringa nel braccio. Incolore, sembra acqua. Mi diranno poi che era una super concentrazione di adrenalina. Con quel quantitativo Husein Bolt farebbe i 100 metri in 2 secondi netti.
Lì per lì non succede niente. Poi incominciano una serie di battute veloci, velocissime, terribilmente veloci, fino a 190 al minuto. Non fa ancora male ma ho la gola che brucia e mi si è seccata la lingua.
All'improvviso comincia a far male, e che male! Fossi donna mi metterei a piangere, ma porca puttana zozza sono un uomo, della vecchia guardia eccheccazzo, piangere non si può!
Dentro la cassa toracica ho la pallina di un flipper che sta battendo il record interplanetario: schizza come impazzita. Un'assistente viene a chiedermi se sento qualcosa.
-Qualcosa? Ci tengo le due mani sopra perché non salti fuori.
-Cosa prova esattamente?
-Sto in una stanza buia senza finestre, ho una mazza nelle mani e picchio su una parete metallica e l'onda d'urto mi trascina via.
-Solo questo?
-No. C'è la pallina di un flipper che sbatte dappertutto e spacca dappertutto. E poi da qualche parte c'è un uccello che cerca di uscire dalla gabbia, forse per evitare di essere accoppato dalla pallina.
Lei ripete a voce alta alla SD che sta in un'altra stanza col resto della tribù di assistenti, certamente davanti a un monitor.
-Ancora un paio di minuti, mi grida da lontano.
Gente, sono stati nove minuti e mezzo! Un'eternità. Ho capito il significato dell'espressione "der letzter Kampf" l'ultima lotta, quella che si fa prima di morire.
Senti che la vita finisce, che il tuo cuore sta esaurendo la spinta. Senti entrarti dentro come un liquido gelido la paura e apri la bocca cercando aria.
Io sapevo che era una finta, ma immagino cosa succederà quando non sarà più una finta, ma una storia vera, la tua storia che finisce. Adesso ho capito perché tutti muiono con la bocca spalancata.
Venerdì, 24 maggio.
Da ieri alle undici circa indosso l'apparecchiatura dell'Horter, l'elettrocardiogramma di 24 ore. Non si dorme tranquilli con tutti quei fili attaccati addosso. Il giorno inizia col digiuno, tanto per non cambiare perché se l'esito dell'Horter non fosse buono mi dovrebbero fare un TEE, vai a capire cosa significa, ma si tratta di ingoiare un cavo con una telecamera che arriverebbe al cuore attraverso i polmoni e lì mi farebbero un Ultraschal. Spero mi venga risparmiato perché non lo sopporterei.
Ma che cazzo! Ieri stavate con un catetere dentro e potevate vedere tutto. Mi avete fatto ballare per 9 e 1/2 come la Basinger e adesso la sonda? Ma sto a Karlsruhe o a Roma?
Alle 10 però entra in stanza un'infermiera con il vassoio della mia colazione. Ho capito prima che parli che la sonda non la dovrò ingoiare, visto che posso mangiare. Mi dice che non serve perché tutto è OK! Adesso non resta che attendere il colloquio con un medico e conoscere l'ora del rilascio.
Questo alle 10.
Mangio la colazione, più tardi mangio il pranzo e sono felice e beato.
Alle 14,30 entra la dottoressa di mio riferimento. Si chiama Anna Merkel ma non è culona, né antipatica. Non ha la puzza sotto il naso e mi stringe subito la mano. Poi però diventa come Angela Merkel e mi bastona.
Tutto OK? Alla faccia del cazzo!
Io soffro da alcuni anni, secondo lei, di una fibrillazione ventricolare saltuaria, non acuta ma assai insidiosa. Si formano improvvisamente dei flussi di sangue arbitrari che tornano indietro dalle pomonari e agitano le acque per così dire. Dura poco ma il tempo sufficiente per formare un trombo o un embolo. Il rischio è lo Schlaganfall, il colpo apoplettico, più o meno grave ed invasivo, ma non una sciocchezza da sottovalutare.
-Cosa devo fare, Frau Merkel?
-Prendere ogni giorno una serie di medicine; controllo assiduo da un cardiologo; eparina o simili per diluire il sangue e impedire trombi ed emboli. Nel caso persista o peggiori tornare qui dentro.
Mi spiega che mi farebbero un pronto intervento andando a inserire con un catetere una specie di filtro sulle polmonari per impedire flussi di ritorno. Nel caso non bastasse si ricorrerebbe ad uno due o più bypass.
In culo alla balena Iacopò. Il tempo di rimettermi dallo scock e arriva Cristina: si torna a casa.
Mi sono sentito improvvisamente giovane. Strano, mi sarei dovuto sentir decrepito. Che era successo?
Mi ero chiesto: vuoi vivere i pochi anni che ti restano come un vecchio montone arruginito e inutile cui ogni pecora e ogni agnello pisciano addosso?
Mai! Una vita intera, un anno, un mese, una settimana, un giorno da tigre, mai mille anni da pecora.
Sopravviverò così come sono vissuto fino all'ultimo battito di questo cuore del cazzo che mi vuole fregare, ma sarò io a fregare lui, adesso che ho imparato a combattere "meinen letzten Kampf".