sabato 14 novembre 2015

I MACELLAI DI HALLAH

Lo so che non si scrive così il nome del loro dio, la acca davanti l'ho aggiunta io in modo che se lo possano leggere allo stesso modo sti figli di cagne da destra e da sinistra, ovunque essi si trovino mentre che crepano, quando finalmente qualcuno con le palle scatenerà contro di loro un esercito di sgozzatori.
Qui la carità cristiana vada a farsi fottere e io me ne frego delle buone maniere. Qui si ha a che fare con una banda di macellai che ha l'unico scopo di destabilizzare il nostro mondo già squassato da crisi economiche e da conduzioni politiche almeno discutibili, usando come mezzo destabilizzate la morte a casaccio. Non occorre essere avversari dell'ISIS, non occorre essere cristiani credenti o meno, non occorre appartenere ad una diversa classe sociale, ad una opposta fede politica, oppure essere tifosi della squadra sbagliata; tutto questo è superfluo, quello che basta è essere in vita e in salute, poter uscire una sera con la propria ragazza per andare a passare un paio d'ore allo stadio, o in un ristorantino del centro dove volevamo sempre andare ma poi non siamo mai andati, oppure a vedere quel Gruppo Rock di cui ci hanno parlato i nostri amici e che suonano, ma guarda, in quel bel locale del centro, com'è che si chiama? Basacan, Batacan? Ah ecco, Bataclan. Sì, io ed Erica siamo una coppia felice, ci vogliamo bene, stasera è venerdì e noi ce ne andiamo al Bataclan a sentire dei ragazzi californiani che suonano da dio. E siamo lì che guardiamo il batterista che fa tremare la casse e non pensiamo che sabato e domenica passano e che poi torna lunedì che ci fa lavorare di nuovo e mantenere il lavoro è l'unico pensiero al giorno d'oggi e non ci passa nemmeno per la capa di pensare che uno di quei quattro ragazzoni vestiti di nero che sono entrati per ultimi possa magari venirsi a sedere davanti a noi perché poi io sono sfigato e se c'è un posto libero davanti mi si piazza sempre uno alto due metri come al cinema e io non vedo più una mazza fiorita e alla sera mi becco il torcicollo e un'incazzatura coi fiocchi che poi mi va la serata di traverso e trovo il modo di litigare con la ragazza e per fortuna quelli se ne vanno verso la parete e non ci rompono le palle ma i colpi più forti che rimbombano adesso non sono quelli del batterista che non suona più ma è saltato per aria come una scheggia e sta scappando e tutti si alzano e gridano e dov'è Erica che non la vedo più e qui fischiano pallottole e le bestemmie di chi è stato colpito e non trovo più Erica e qualcosa di caldo mi è schizzata in faccia e sono quei quattro che sparano come pazzi sparano e sparano a casaccio alla chi cojo cojo e chi se ne frega e quella per terra mi pare Erica ma aveva la maglietta bianca che le ho regalato io e adesso mi pare rossa e non so se si muove e qualcosa mi è caduto sopra una spalla e un calabrone mi ha punto una gamba un calabrone qui dentro chi lo ha fatto entrare e questa non è Erica ma sicuro che è Erica e io sto pisciando sangue e adesso comincio a sentire come quando che si deve svenire e poi ti viene caldo e la saliva aumenta in bocca ed è come se avessi ovatta dentro la testa ma Erica non si muove proprio più e io avrei solo voglia di dormire e non mi chiedete più niente non mi chiedete adesso lasciatemi dormire che poi ci pensa Erica a svegliarmi

martedì 10 novembre 2015

DAVIDE E FAUSTO


Davide e Fausto si amavano da una vita, da quando stavano insieme all'asilo, ma non si erano mai toccati.
Eleonora li conobbe molti anni dopo, al liceo, ma non sapeva decidersi se fosse innamorata di Davide o di Fausto. Avrebbe preferito avere a che fare con Davidausto oppure Faustavide, ma gli venivano sempre fuori due diversi.
Per cui aspettava.
Davide era convinto di non essere gay, e che il gay tra loro fosse Fausto, ma non voleva si offendesse. Pensava che col tempo le cose si sarebbero chiarite.
Per cui aspettava.
Da parte sua Fausto era convinto di non essere gay e che invece lo fosse Davide, ma pensava che se gli avesse parlato chiaro avrebbe rovinato l'amicizia. Tutto meno che quello. Forse col tempo la cosa si sarebbe chiarita da sola.
Per cui aspettava.
Passavano gli anni e a chi chiedeva ad Eleonora che cosa se ne facesse della sua bellezza e perché non la si vedesse mai con un ragazzo, lei rispondeva che stava in attesa. Nessuno le chiedeva di cosa, per rispetto.
Così lei continuò ad attendere.
Davide e Fausto diventarono intanto vecchi, mentre Eleonora invecchiava più lentamente. Ma lei usava con sapienza ciprie e trucco.
Quando le vennero a dire che i suoi due migliori e unici amici erano morti in un incidente stradale Eleonora smise di truccarsi e visse gli ultimi anni visitandone le tombe ogni giorno.
Lo fa ancora adesso, anche se non ci vede quasi più, ma sente sotto i polpastrelli il marmo levigato e pensa "questo è Davide" e magari è Fausto, ma per lei fa lo stesso.


Maximiliansau, 9 novembre 2015

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