venerdì 5 febbraio 2010

CRONACA DI UNA SERATA TRANQUILLA, O QUASI

Ieri sera, dopo che la marmaglia aveva sgomberato il campo, ho dato ad Annamaria il mio regalino. Scarta, apre il cofanetto da me preteso anonimo, mette le labbra a culo di gallina dopo aver espulso l'uovo quotidiano e fa: "ohohohohohohoh!!!!"
Prova il braccialetto, lo gira, lo rigira, se lo rimira, poi:
-Te lo ha detto Stefania.
Non è una domanda, è un'affermazione categorica.
-Cosa? (in volo planato dalle nuvole)
-Ti ha detto quello che mi auguravo tu comperassi.
-Figurati! L'ho comperato perché mi è piaciuto.
-Però te lo ha detto Stefania.
-Ma no, ti dico.
-E dai! In cinquanta anni non ci hai mai preso.
-Può darsi che abbia scritto un capitolo nuovo della serie "Qualche volta ci azzeccano".
-Titolo del libro?
Ci penso un po'. Poi scandisco sillabando.
-Come riuscire a vivere 50 anni con una donna senza che lei ti pianti.
-Dovrei scriverlo io, allora.
E se ne va sculettando.
Vado in cucina per lavare le stoviglie e le posate usate, di cui è pieno il lavello. Mamma mia quante! Gli antichi mangiavano con le mani da un unico piatto comune. Gente saggia: risparmiavano acqua e Palmolive.
-Lascia perdere -mi fa da un'altra stanza- Faccio io domattina.
Pianto lì le buone intenzioni. Mi ritiro in salotto; spengo la TV e tiro fuori gli album fotografici, che già ho preparato da ieri, di nascosto da lei.
-Che fai, rievochi? -dice entrando e sedendomi accanto- Lo sai che quando si rivanga il passato vuol dire che la senilità avanza.
Ma poi si ammansisce e si adagia tra le cento e cento foto dei tempi andati, quando tutto sembrava semplice e infallibilmente raggiungibile.
All'una di notte abbiamo finito di vedere, di commentare, di fare risolini scemi. Ma è stato tanto carino.
-Adesso, se ci fossero ancora le nostre lettere, ne potremmo leggere qualcuna per concludere in bellezza -le dico- ma tu le hai distrutte. Sai che ancora non l'ho digerita?
-Te l'ho già spiegato più di una volta: non voglio che figli e nipoti facciano i loro commenti sui miei sentimenti, e sui tuoi.
-Che sciocchezza! Quando morì nostra madre mio fratello ed io trovammo un pacchettino di lettere che lei aveva scritte a papà. Io le lessi e Lito ascoltava tenendo gli occhi chiusi. Alla fine non potevamo più parlare, tanto grosso era il groppo nella gola.
Sta zitta e forse rimugina una brillante risposta. Invece è una domanda, semplice semplice:
-Solo lettere di vostra madre? E quelle di vostro padre?
-Papà non le scriveva mai. Le regalava le foto che scattava con la dedica scritta sul di dietro. Ma io ho trovato una reliquia: un piccolo album con foto che papà scattò a mamma in tutte le pose. Ogni foto una piccola poesia. Bellissimo, molto romantico.
-Vedere, vedere!
-L'ho nascosto in qualche posto.
-Vallo a prendere.
-Se mi ricordassi dove l'ho nascosto.
Mi guarda brutto e poi mi fa nel suo dialetto: "Ciala che roba chi!" Che detto in quel tono e con quel muso equivale nel mio dialetto, paro paro, ad un "ma guarda 'sto stronzo!"
Va in bagno e poi, mosca, si infila nel lettone.
Così finiamo la festa nella posizione della serie "chiappe a chiappe".

5 commenti:

  1. Ma Annamaria lo sa che noi siamo solidali con lei al 100%? Solo una gran donna poteva sopportarti, a te!
    Come volevasi dimostrare la lavatura dei piatti da parte tua, è stata solo una mossa. Non appena tua moglie ti ha detto " Lacia stare, ci penso io domani" non ti è parso vero di piantare tutto lì e scappartene fuori dalla cucina.
    Sarà che ha il tuo stesso nome, ma anche mio marito ha strappato tutte le lettere a mia insaputa. Stronzi tutte e due!
    Per come poi ti ha liquidato a fine serata merita l'oscar! Brava Annamaria, sei tutte noi!|

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  2. Che cosa hai letto. Ornè?
    Guarda che le lettere, mie e sue, le ha distrutte Annamaria. È lei che è gelosa dei suoi sentimenti e delle sue intimità.
    Comunque l'Oscar per la migliore interpretazione femminile glielo concedo volentieri.

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  3. Lo sapevo, lo sapevo, più ci pensavo e meno riuscivo a immaginare lo Iaco che lavava i piatti.
    E' un bel dilemma, quello di lasciare o distruggere le proprie tracce, dilemma al quale non ho ancora trovato risposta.

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  4. Ragassole, ci rimango un po' maluccio. Sembra che la sola cosa che vi abbia interessato di quel che ho raccontato nel mio post sia stata vedere se avevo o meno lavato i piatti ieri sera. Insomma vi piacciono gli uomini docili come cagnolini, remissivi come educande, che stiano zitti e buoni in un cantuccio mentre parlate tra voi dei fatti vostri e che, soprattutto, lavino i piatti.
    Ma non pensate che alla lunga vi verrebbero a noia queste cime di rapa?

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  5. Effettivamente ad un certo punto non capivo più chi diceva cosa! Facciamo a metà: un po' è colpa mia e un po' colpa dell'autore!
    Per carità, chi ha mai detto che mi piacciono gli uomini docili come cagnolini, però io ricordo che mio padre, forse perchè aveva alle spalle una vita da marinaio, cucinava divinamente, lavava i piatti, parlava come di una bella donna quando ci descriveva l'ultima lavatrice comprata, quando eravamo alla casa al mare, pur essendo ultaottantenne, usciva dal bagno con mutande e maglia lavate personalmente da lui a mano. E ti posso assicurare che mio padre era uno con le contropalle, che fino all'ultimo ha tenuto figli e nipoti tutti in riga!
    Mio marito invece è il classico figlio di mammà! Quando mi allontano per qualche giorno, è capace di usare tutti i pentolini a disposizione per scaldare il latte, arrivando persino ad usare i tegami più grandi, pur di non lavarli! E che caspita!

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