lunedì 1 febbraio 2010

RECENSIONE PRIVATA

Se una bella recensione sopra un quotidiano o su Internet può dare soddisfazione, il commento privato di un tuo testo ti riempie di gioia. Soprattutto quando chi lo scrive non è un critico di professione, ma una giovane donna che hai incontrato sulle onde del web.
Cristina G.B. si definisce uno scricciolo pieno di energia. Scrive benissimo, come un uomo (me ne sono capitate un paio così capaci in questi ultimi tempi, sono proprio fortunato); ha una sensibilità particolare nel cogliere tutti gli aspetti di una situazione, positivi o negativi, e di esaminarli con lucidità priva di freddezza. Riesce ad immedesimarsi nei problemi altrui, offrendone spesso la soluzione con garbo tutto femminile, senza cioè mai oltrepassare i limiti della discrezione, in modo che il suo interlocutore non provi sofferenza o dispetto per lo smacco di non esserci arrivato da solo.
È molto riservata Cristina. Attraverso il web mi sembra di ascoltarne la voce, ben modulata, mai alta di tono, come sussurrata.
Voglio a questa ragazza bene come a una figlia. Pur avendone già due, più o meno della sua età, ho sentito per lei un istintivo senso paterno, di cui mi compiaccio.
Ha finito di leggere "Martedì dopo l'autunno" e mi ha immediatamente inviato una mail con un lungo allegato dal titolo: "Analisi e commento personale del testo".
Questo scricciolo di donna ha centrato incredibilmente i significati, anche i più nascosti, del mio libro. Tutti, nessuno le è sfuggito.
Quando un libro riesce bene, e questo mi è riuscito proprio bene, le parole vengono una dopo l'altra e vanno a comporre un mosaico di sensazioni, di sentimenti, di fatti, di figurazioni, che esulano da qualsiasi traccia prefissata, da qualsiasi trama prestabilita. Voglio dire che a volte sembra di scrivere in trance, ma quando vai a rileggere vedi che hai scritto esattamente quello che volevi scrivere da sempre. Lei è entrata in questa mia trance, con gli occhi bene aperti ed i sensi tutti tesi.
Io sono anche un pittore ed il protagonista del romanzo è un pittore. Come pittore ho sempre pensato che quanto sosteneva Paul Klee fosse una dogmatica verità. Diceva Klee che il pittore é "l'occhio e il braccio del mondo". Intendeva dire che attraverso gli occhi ed i gesti di un pittore si realizzano segni, forme, oggetti, movimenti cromatici attraverso i quali tutti possono vedere, rilevare i propri oggetti, le proprie privatissime forme, i propri sogni, i propri entusiasmi. Quel quadro sarà un albero, una nuvola, un aeroplano, un gatto addormentato una donna sdraiata al sole, una notte di luna riflessa su un lago. Tutto questo potrà essere lo stesso quadro per quanti avranno il piacere e l'opportunità di guardarlo, per ognuno di loro, appunto, qualcosa di diverso, di personale, di intimo.
Parafrasando Klee io mi permetto di dire che lo scrittore è la voce del mondo. Costruisce immagini, personaggi, paesaggi, situazioni, che rimangono chiuse tra le pagine finché il libro rimane sopra una scansia di una libreria; ma appena un lettore lo apre e lo legge queste cose prendono voce, si animano e vivono insieme al lettore. Con una sostanziale diversità rispetto alla pittura: un quadro appeso ad una parete di una stanza al buio non può dare nessuna sensazione. Anche se si resta seduti per delle ore di fronte a quella parete non illuminata non si avrà niente, non si vedrà niente, né si udrà niente. Se invece si legge in una pagina ben scritta una bella immagine, che salti fuori dalle righe irrompendo nella propria mente e poi si chiudono gli occhi, si continuerà a vedere l'immagine e a sentire il suono delle parole che si è lette poco prima.
Ma non solo di immagini si deve parlare ma di sensazioni, di impressioni di riflessioni che un testo induce a fare. Qui Cristina G.B. sorpassa in curva ogni mia intenzione, ogni mio più roseo desiderio di riuscire in questo. La cito testualmente perché meglio di un critico esprime ciò che voglio dire, e in modo estremamente chiaro. Dice Cristina:
"Una lettura che ti costringe a rivedere anche delle cose di te stessa, che ti porta all'introspezione di te stessa chiedendoti ...se anche tu ti sei comportata così, se anche tu non hai voluto ammettere delle cose, se anche tu hai sofferto di qualcosa che poi hai cercato di occultare alla tua anima per non star più male del necessario, se anche tu espii delle colpe che non hai e le espii anche per chi dovrebbe farlo e non lo fa, se anche tu vuoi farti del male appositamente per poter soffrire e quindi sentirti in pace finalmente perchè hai sofferto...è come una specie di seduta dallo psicologo, anzi direi molto meglio...".
Questa è musica per le orecchie di uno scrittore: se anche uno solo dei suoi lettori riesce ad immedesimarsi nella storia fino a questo punto la sua grande fatica ha raggiunto lo scopo. Toccare le corde più intime dell'anima dei propri lettori è il sogno di ogni scrittore.
Io mi sento appagato oggi.

4 commenti:

  1. Meno male, una che ti capisce intimamente l'hai trovata! Una sola curiosità: la dolce Cristina conosce anche il tuo alter ego? Ah ah ah!

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  2. Hai trascritto poche frasi di Cristina, ma sufficienti per farmi capire che mi piace, come scrive. Ha un blog? Mi piacerebbe leggerla ancora. Ma questa tua storia dello scrivere "come un uomo" mi ha urticata fin da subito e ora mi sta un pò ... come dire .. sulle palle. Allora tutte le donne scrittrici di successo, dalla Austen a Doris Lessing, per dire le prime due che mi vengono in mente, secondo te, scrivono da uomo? Non ti sembra di avere una visione un pò maschilista dello scrivere? Secondo me la scrittura si divide solo così: scrivere bene, o benissimo, e scrivere male, o malissimo.
    Spero di non aver preso un granchio ANCHE stasera. notte.

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  3. Assolutamente NO, cara Fuma. È il concetto base del libro "Poesia e non poesia" di Benedetto Croce.
    Ma mi sono espresso male fin dal principio, cioè non ho chiarito cosa intendevo dire con scrivere come un uomo. Volgarmente significa avere le palle, termine credo oramai accettato per significare chi è proprio duro duro, oppure bravo bravo, oppure capace capace, oppure tutte e tre insieme.
    Tu, per esempio, hai le palle quando scrivi, ma sei molto femminile nel contesto e nella forma. Non adirarti, ma mi sembra di avertí dato una prova della stima che ho nel tuo modo di scrivere, o te ne sei già dimenticata?
    Io ho il mio modo di esprimermi, che poi è il modo di tanti tanti altri e dico gatto quando ce l'ho nel sacco, parafrasando il Trap.
    Solo Austen e Doris Lessing? Anche Melania Mazzucco e Muriel Barbery, per dirne altre due.
    Hanno le palle pure loro. Notte.

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  4. Ciao Cristì.
    Quando leggerai questi commenti sappi che mi mancherà proprio il tuo.
    Non potresti metterci una pezza?
    Fallo, antequam senio confectus quiescam.

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