sabato 15 maggio 2010

IL GAZEBO GIUSTO

Massimiliano Marcheggiani depose le ultime statuine in ceramica dorata nel forno Nabertherm N 660/H con cui lavorava con estrema soddisfazione da più di tre anni. Digitò sulla tastiera la temperatura massima, 1230°; la durata di cottura, 6 ore, e premette il pulsante di avvio. Si accese la luce verde di partenza. L'indomani mattina ne avrebbe estratto, completamente asciutto e rinfrescato a temperatura ambiente, il lavoro di quella settimana.
Il lavoro di una vita, la sua, quella di suo padre, di suo nonno e del padre di suo nonno, che aveva dato inizio alla professione di orafo. Lo teneva ormai solo a disposizione di qualche giornalista curioso il laboratorio dove i suoi vecchi avevano lavorato per oltre 130 anni, dove in un angolo c'era il vecchio forno a gas originario. Adesso lui lavorava con quel super modello della tecnica tedesca e quasi se ne vergognava.
La ditta "Agesilao Marcheggiani e figlio - 1868", fondata dal padre di suo nonno avrebbe chiuso definitivamente i battenti quando fosse andato in pensione lui, Massimiliano Marcheggiani, perché suo figlio -curiosamente l'unico che portasse il nome del capostipite- se ne era fregato di seguire le orme dei suoi antenati. Era diventato calciatore professionista in una squadra di serie A.
Tutta colpa di quella strega di sua madre, che glielo aveva messo in testa fin da piccolo, e che se l'era tenuto sotto le gonne quando era uscita di casa per andarsene col suo nuovo amante.
Però Agesilao era tornato da lui. Sicuro, era tornato quando la sua carriera era stata stroncata da un infortunio: una caviglia che rimaneva dura come un sasso, e addio gloria degli stadi. Ma di lavorare nel laboratorio niente: nemmeno la puzza poteva sentire del laboratorio, e non solo di quello, nemmeno la puzza del lavoro, qualsiasi lavoro.
-Come camperai quando non ci sarò più io a mantenere i tuoi vizi? -Gli aveva chiesto una volta.
-Hai messo via un sacco di soldi col tuo lavoro: a me basteranno.
-Li do piuttosto tutti in beneficenza, gli aveva risposto.
Non ne avevano parlato più. Argomento concluso. Massimiliano pensava che prima o poi il figlio avrebbe riflettuto, avrebbe capito.
Ma i nuovi governi -negli ultimi venti anni sempre le stesse facce- avevano fatto leggi speciali, "leggi per le future generazioni", avevano proclamato in TV. La 3040, la 3041, 3041 bis e ter, e infine la fatidica 3070, avevano messo al sicuro di rischi tutti i figli di puttana della nazione che non avevano voglia di far niente.
L'argomento eredità tra Massimiliano e suo figlio era esaurito per legge: nessuno poteva dare in beneficenza più di due decimi delle sue sostanze se c'erano eredi legittimi.

Massimiliano Marcheggiani spense la luce del laboratorio; chiuse la porta con due mandate e uscì nell'aria quasi irrespirabile di quella piovosa serata di maggio.
Percorse i pochi metri fino alla piazza, da dove proveniva una gran cagnara.
"Una manifestazione" pensò. Una delle tante. Manifestazioni di consenso per il governo, ormai giornaliere, in ogni angolo della città, ognuna diversa dall'altra, ma lo scopo sempre lo stesso.
"Voi divertitevi, che noi vi governiamo saggiamente", era lo slogan principale. "Nessuna preoccupazione per il futuro", un altro assai comune. "Il futuro è già incominciato -CON VOI" era il più gettonato.
Massimiliano entrò nella piazza e capì il motivo della caciarata.
Una serie di Gazebo affiancati e allineati: ognuno per i diversi comma della 3070, la legge delle leggi, la progenitrice di un'Era.
Una serie di Profid, procacciatori fiduciari di contratti, gli si fecero incontro.
-Venga con me al numero 1: le facciamo vedere come liberarsi definitivamente senza conseguenze di sua moglie.
-Grazie, si è tolta dai piedi lei da sola.
-Venga allora con me, alla numero 2: avrà tutte le informazioni per far scomparire per sempre un figlio o una figlia rompicoglioni. Senza impicci legali per lei, si intende.
-Non ho questo problema.
-È già morto suo padre? -Chiese un terzo- Allora non fa per noi.
Era un gazebo frequentatissimo: i Profid sbuffavano tutti, oberati di richieste.
-Che si offre nel numero 3? -Chiese a un giovanotto che stava in fila in attesa del suo turno.
-Ci insegnano come far fuori padri stronzi.
-Sarebbero?
-Quelli che non sganciano a sufficienza.
Non era un suo problema. Da quando era tornato, aveva accontentato Agesilao su tutta la linea, anche troppo. Voleva la Kawasaki 1000? Acquistata. Voleva una Porsche 3000? Acquistata. Una mansarda extra, costruita sotto il tetto della casa di proprietà della famiglia, per farne un pied-à-terre? Accontentato. Una costosissima attrezzatura da subacqueo da grandi profondità? Accontentato.
Da un po' aveva incominciato a fare esperimenti di chimica con un paio di amici suoi. Proprio la settimana prima aveva acquistato da una azienda ligure 200 litri di acido solforico.
-200 litri? A che ti serve tutta sta roba? - Gli aveva chiesto.
-Lavorazione speciale di metalli speciali.
Vacci a capire. E poi chi se ne fregava: lo aveva accontentato. Doveva essere già arrivato da Genova l'acido. Doveva chiedere ad Agesilao, dove diavolo lo aveva immagazzinato. Così, solo per curiosità.
Massimiliano entrò nel suo appartamento. Qualcuno stava cucinando. Che si trattasse di suo figlio che faceva finalmente qualcosa di utile?
Un odorino invitante. Si affrettò verso la cucina. Quando fu nel corridoio dove c'era il suo bagno sentì il figlio chiamarlo:
-Voltati, papà.
"Una sorpresa", pensò Massimiliano Marcheggiani e si rigirò su se stesso.
Agesilao era lì, vestito della sua muta da sub. Stringeva in mano il precisissimo fucile, di cui tanto gli aveva decantato i valori, il dito sul grilletto, la punta della fiocina dritta verso i suoi occhi.
In un lampo vide attraverso la porta aperta del bagno vapori densi e azzurrini alzarsi dalla vasca, intorno alla quale sostavano i due amiconi di suo figlio, vestiti da sub, ma senza fucile.
Tornò a guardare Agesilao dritto negli occhi, poi la punta dello strale.
Sentì un colpo secco, come di una molla pressata lasciata libera di espandersi, e il suo occhio sinistro fissò la punta del dardo un centesimo di secondo prima di venirne trafitto e trapassato.
Crollando a terra, mentre la punta penetrava a fondo nel suo cervello, sentì l'anima saltargli fuori dal corpo un attimo prima che morisse per volar via attraverso le pareti.
Prima di crepare Massimiliano Marcheggiani sentì la sua anima gridargli
"cogliooooooooooneeeeeeeee...." in allontanamento nello spazio.
Poi nulla.

4 commenti:

  1. bella, la parola "strale": mi frulla in mente da questa mattina.
    brutto un altro con l'apostrofo :)

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  2. inquietante perché sembra cronaca: per alcuni fare figli è davvero una maledizione, peggio che allevare serpi. soprattutto ai tempi nostri, in cui dalla bellezza politeistica del paganesimo si è arrivati al più totale monoteismo: il dio filigranato.

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  3. *Simba: la parola strale è veramente bella.
    un'altro con l'apostrofo: mai sentito parlare di refusi?

    Zio Scriba: Siamo purtroppo in un nuovo paganesimo, dove ciascuno si fabbrica i suoi dei a suo comodo.
    Comunque sono ancora e sempre del parere che mettere al mondo figli non sia mai una maledizione; maledizione è impedirgli di nascere.

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  4. mi ha presa cosi' tanto questo racconto che adesso ho paura di fare brutti sogni,vero sembra cronaca..
    Mi sa che è meglio se ti leggo al mattino.

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