lunedì 17 maggio 2010

TRENTASEI MINUTI

Cosa sono trentasei minuti? La sessantasettesima parte di un giorno.
Cosa sono trentasei minuti nella vita di un uomo? Nella mia, arrivata a 27.856 giorni vissuti, rappresentano solamente una di un milione ottocento cinquantasettemila sessantasette parti. In cifre 1:1.857.067. In pratica quasi niente.
Mia madre ha avuto un travaglio di nove ore e dieci minuti per mettermi al mondo, quindici volte e mezza trentasei minuti.
Per morire ne occorrono maledettamente meno, come sanno i parenti dei pazzi del sabato notte. A volte maledettamente di più, come sa Eluana, che ha faticato anni per farcela.
Per vivere, trentasei minuti nessuno li caga. Quanti anni ha lei? Ti chiede la gente. Mica, quanti mesi ha lei? Mica, quanti giorni ha lei? Figuriamoci le rispostacce che si beccherebbe il cretino che andasse in giro a chiedere -magari ad una signora- quanti minuti ha lei, bellezza mia?
Eppure trentasei minuti a volte ti possono anche cambiare la vita, darle un altro significato, una svolta, una girata, una smaneggiata, una smucinata -come si dice a Roma- che bello, che bello, che bello 'sto dialetto!
Boni, state boni solo il dialetto ho detto, e basta.
Per esempio: una telefonata.
Stai bene; squilla il telefono. Tu parli, parli, parli per trentasei minuti e quando riattacchi ti senti il culo rattrappito dentro le brache diventate larghe.
Ti è andata male: sei fottuto. Sei rimasto solo.
Oppure il contrario.
Sei lì che giri di stanza in stanza coi coglioni miniaturizzati come capocchie di spillo e il culo umido e stretto come quella cosa delle vergini racchie, che non la molleranno mai perché nessuno mai gliela chiederà. Giri e rigiri in venti metri quadrati fino a farti venire il fiatone.
Quando il telefono squilla tiri su e nemmeno rispondi: resti muto tanto che l'altra pensa di aver chiamato un morto. Ma non sei ancora morto, è la gola che è secca e se non ci soffi dentro il piffero non suona.
Cominci a parlare, a parlare, a parlare; mano a mano il fiato arriva copioso, il tono si alza, il ritmo cardiaco da tempestoso a variabile a normale a ringalluzzito.
Trentasei minuti dopo riattacchi, ma in effetti non stacchi più: continua, continua e continua all'infinito sta telefonata. Continua la vita, molto più bella di prima, di ieri l'altro, di ieri, di stamattina, di qualche ora fa, di trentasei minuti fa.
È così bella la vita; è così semplice il mondo; è così caldo il sole anche se fuori piove e tuona, perché tu ce l'hai dentro il cuore il tuo sole.

6 commenti:

  1. a volte bastano 36 secondi... un bacino della buonanotte, dolce e inaspettato, su un pianerottolo buio di una casa in affitto al mare, momento piccolo e lieve, ma lo porterò con me per l'eternità...

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. era ora che ti prendessi un pò di citrosodina! così hai finalmente digerito tutti quei morti ammazzati sparati mutilati violentati dei post precedenti, tu li hai digeriti e a me lettrice hai dato un attimo di respiro
    ...che bella, l'aria fresca...
    sì, è così: ci sono giornate banali che con una virgola possono diventare carine, ci sono giornate carine che con un punto e virgola possono diventare belle, ci sono giornate belle che con tanti puntini di sospensione possono diventare magiche, o storiche, o indimenticabili.
    Poi ci sono le giornate di merda che neanche tutta la punteggiatura ci può fare niente, ma quelle le buttiamo nel cesso e tiriamo l'acqua.

    il post precedente l'ho eliminato perchè mancava una "a"

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  4. Nik: dura meno di tre secondi -a volte- immaginarlo quel bacio e poi dura un eternità quella sensazione di infinito che ti è discesa dentro...

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  5. Simba:
    se adesso potessi sapere dove mancava quella "a" sarebbe una cosa più bella di quell'apostrofo rosa di cui parlava Cyrano quando, nascosto nell'ombra, diceva le bellissime parole per Rossana affacciata al balcone, mentre Cristiano muoveva solo la bocca.

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  6. in fondo alla terza riga, prima di "me lettrice".
    niente di misterioso... l'apostrofo rosa è una tua invenzione?

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