sabato 3 novembre 2012

TATORT 7

3.

Irene si accende un'altra 
sigaretta;
si guarda le unghie,
tira indietro i capelli.
Fissa di nuovo il Comandante
in faccia, e comincia
a narrare
di una vacanza in Sud Tirolo,
quattro o cinque anni prima,
dalle parti di Merano,
in una baita a 1500 metri.
"Mio marito mi ha tenuta chiusa
 prigioniera in una stanza
 per tre giorni e per tre notti,
 che quasi
 non avevo più niente
 da mangiare e da bere.
 Mi ha ritrovata mezzo morta
 di sete, mezzo morta
 di freddo,
 che avevo pianto
 tutte le mie lacrime."
"Non poteva uscire da
 quella stanza?"
"Tenevo un piede
 incatenato a un muro,
 e non c'era nessuno
 a sentire i miei urli,
 ad aiutarmi a uscire."
"Dov'era andato suo marito?"
"A casa di un suo amico
 di Bolzano, uno come lui;
 e poi insieme a divertirsi
 chissà con quante puttane."

Questo racconta Irene al Comandante.
Le cose vanno in modo
un po' diverso, però.
Io e il mio amico del Sud Tirolo
ci prendiamo un po' di confidenza
con una Kellnerin austriaca
che tiene tette e fianchi
per quattro uomini.
Noi beviamo più del solito,
e forse pure
la ragazza.
Lei chiude il locale
e noi restiamo dentro fino a tardi,
con le luci quasi
tutte spente, 
e ci divertiamo un pochettino.
La ragazza è di buona compagnia
e noi le siamo simpatici,
e a lei non dispiace 
farsi sbattere un po'.
Ma s'era fatto proprio tardi
e Irene viene a cercarci
col fuoristrada,
perché pensa
che siamo ubriachi come due cammelli.
Entra in diversi locali,
e passa due volte lì davanti
ma non vede la macchina,
che abbiamo parcheggiata
nel cortiletto interno.
La terza volta però
entra nel cortile.
Ferma il suo Mercedes,
scende e viene dentro, sicura
di doverci raccogliere
da sotto un tavolino.
Ci trova invece sopra
un tavolino:
il tirolese tutto sbracato
succhia una tetta
della ragazzona;
io invece sto in ginocchio
con la mia faccia
in mezzo alle sue gambe,
e non mi pare che faccio poi
qualcosa di male
a quell'ora in quel posto, le dico.
Ma Irene non sopporta gli scherzi
e diventa una bestia.
Spara calci cercando di colpirmi
diritto in mezzo
alle gambe; cerca di sbattere 
uno sgabello in testa
alla ragazza che ride come una matta;
ficca un gomito in un occhio
del mio amico,
e se ne va
dopo aver devastato
mezzo locale
e quasi demolito la porta
del cesso dove mi sono
rifugiato.
"Lurido maiale! Bastardo schifoso!
 Non venirmi più davanti
 ché ti ammazzo!"
Imballa il motore del suo
fuoristrada per uscire
più veloce dal cortile.
Dopo un po' che sento solo
le risate dell'austriaca
e le bestemmie del tirolese, 
esco dal cesso.
La Kellnerin è ancora mezzo nuda:
si guarda intorno e ride
che le scoppiano le vene del collo.
Il sudtirolese si preme un panno bagnato
sopra l'occhio tumefatto.
E proprio lì, in mezzo a tutti quei cocci, 
sopra un tavolino in un angolo,
finisco la storia con la ragazzetta,
perché ormai il guaio
è combinato
e tanto vale concludere
in gloria
la giornata.
Porto il tirolese a casa sua
guidando piano piano
la mia BMW.
"Non pensi che ti convenga
 prendere una stanza in un albergo?
 Domani andiamo insieme da tua moglie
 e le spieghiamo tutto."
"No, no. La conosco:
 domani non ce la trovo più
 lì che mi aspetta, di sicuro."
"Lascia passare un po' di tempo, 
 così a caldo sai che casino
 che ti pianta.
 Te l'ho già detto: domani vengo
 anch'io e le racconto
 che è tutta colpa mia."
"Guarda che quella mi conosce,
 è inutile cercare scuse adesso.
 Va a dormire
 e buona notte."

Mentre salgo alla baita
cercando di non volare dentro 
un fosso, penso che non è il caso
che le spiego un accidenti.
Devo cercare di girarle al largo
per un po'.
Meglio se dormo sul couch al piano di
sotto per un paio di notti.
Fintantoché non mi rivolge la parola
devo far finta
di niente.
È già successo: passa
anche questa volta.
Devo stare attento a non
prendermi un calcio nei coglioni,
ché quello è adesso il suo obiettivo,
e se mi distraggo un momento
sono guai.
Anche questo è già successo
e ho avuto bisogno
del dottore,
ma almeno ero a casa, a Francoforte,
e non in mezzo alle montagne
dell'Alto Adige.

Ha lasciato la portiera
del Mercedes spalancata;
la luce interna è accesa, 
le chiavi nel cruscotto,
non ha nemmeno tirato
il freno a mano, tanto che penso
di vederla uscire dalla baita
da un momento all'altro
con le valige in mano.
Aspetto un po',
ma lei non esce fuori.
Le luci sono spente
e non si sente
nessun rumore.
Quando provo ad entrare
la chiave gira nella serratura
ma la porta non si apre:
lei l'ha sprangata dall'interno.
Pure le persiane delle finestre
sono chiuse dall'interno
col catenaccio, 
al primo piano e al secondo.
Busso piano, poi forte, la chiamo,
ma non succede niente.
Allora penso che posso
dormire nel fuoristrada, 
tanto fra poco è giorno.
Già alto è il sole
ma lei non apre
né porta né finestre,
e non risponde al telefono.
Anche il mio amico è arrivato
e insieme cerchiamo
di forzare una finestra della
cantina, che sembra più leggera
delle altre, invece
non si apre di un centimetro.
Ce ne andiamo a mangiare
in un piccolo locale
un po' più a valle.
Da una finestra teniamo
sempre d'occhio la mia baita
che quasi il cibo
non entra nello stomaco,
tanto siamo agitati.
Non succede niente:
lassù non c'è ombra di vita,
ma lei è dentro la baita
e non risponde al telefono,
non lascia sentire alcun rumore.
E questo per tre notti
e per tre giorni.
E quando ormai siamo decisi
ad andare giù al paese 
dai Carabinieri,
Irene spalanca la porta con
gran fracasso e viene
a sedersi sulla panca di legno
vicino a noi.
Indossa solo una sottoveste color rosa,
è a piedi nudi, spettinata e sporca;
si gratta da per tutto
perché è la prima volta
nella sua vita
che sta tutto quel tempo
senza infilarsi dentro
una vasca da bagno
piena d'acqua caldissima.

Nessuno parla.
Lei dopo un po'
smette di grattarsi
e ci guarda ben bene
dall'alto in basso e viceversa
arricciando un po' il naso,
ché anche noi sono tre giorni
e tre notti che non ci
cambiamo i panni che portiamo addosso,
e non passiamo sotto una doccia.
Io ho ancora addosso
i vestiti della sbronza con
la ragazza austriaca
e quindi puzzo un bel po',
non solo di sudore,
perché stanotte mi è venuto mal 
di pancia e sono corso 
ad accucciarmi in tutti gli angoli
del bosco ogni mezzora.

"Perché hai aspettato tanto
 a venire fuori?" le chiede
il mio amico.
"Non avevi più niente da mangiare,
 non è vero?" e ridacchia.
Lui vuole rompere il ghiaccio,
io lo  conosco; 
si sente anche un po' in colpa
per via dell'austriaca
che lui conosce già da tanto tempo, 
e quindi sa come va a finire
con lei tutte le volte.
"Vattene!"
gli intima Irene a denti stretti,
"Torna a casa tua,
 lasciami sola con lui."
Mi da una pacca sulle spalle.
"Ci vediamo." mi dice.
"Ti telefono io." gli rispondo.
Lui riparte con la sua 
grossa macchina francese,
e Irene lo segue
con lo sguardo
finché scompare
dietro l'ultima curva
giù in basso.

Resta a lungo in silenzio, 
ma io non prendo
nessuna iniziativa.
Gira la testa e mi guarda.
Solleva piano piano
l'orlo della sottoveste rosa
fino a scoprire tutto quel che è sotto.
"Fallo! mi dice,
 fallo anche a me come facevi
 a quella vacca lardosa
 l'altra notte."
Non me lo lascio ridire, 
perché io ho sempre voglia di lei,
e forse è meglio che
da tre giorni non si lava,
perché quella che annuso
è puzza di femmina
che mi avvolge la testa in un
turbine di perversione,
e i sensi così eccitati
e repressi
che esplodono dentro di lei
mi lasciano
l'anima nuda
dentro il suo corpo
spalancato.

Non parliamo mai più
del casino in quel locale
con la Kellnerin austriaca,
né delle notti e dei giorni
in quella baita sbarrata, né del resto.
Solo una sera,
a casa di amici nostri a Wiesbaden
lei confessa di aver amato
solo una volta veramente,
come una pazza in calore:
un uomo sporco e sudato
sopra una panca di legno
nel giardino di una baita
a 1500 metri di quota.

(continua)


















































37 commenti:

  1. (Quando avrai finito il racconto, fra centoeuno anni, mi spiegherai il perché di tutto quello spazio bianco prima di arrivare ai commenti; mi son detto "ma dove cazzo ci sta mandando?").
    Non ho mai amato le pulizie personali troppo approfondite, amo il mio povero corpicino così com'è, senza infierirci più di tanto, faccio finta di essere convinto che l'importante è essere belli dentro; la certezza di questa bellezza interna verrà solo con l'autopsia, per cui preferisco restare zozzo quanto basta e il più a lungo possibile.
    Ogni tanto il dubbio mi assale: il dubbio che un po' di peeling, un po' di massaggi, un po' di botulino, la barba tre volte la settimana anziché solo due, il tosacani per i capelli... Insomma tutte quelle cose che rendono la vita un inferno di convenzioni e adeguamento a queste, sarebbe opportuno provare a metterle in atto.
    Letta questa parte del racconto, i dubbi sono stati fugati, continuerò come prima e pure peggio, vista la resa dei conti finale.
    La "mia" Irene mi avrebbe prima accoltellato, poi fatto a pezzi, poi dato in pasto alle formiche, quelle piccoline voraci e impestate, per godere più a lungo della mia lenta scomparsa fisica dalla faccia della terra. Non è molto religiosa, anzi per niente, ma non mi stupirei di ritrovarmela di là per continuare il lavorìo iniziato di qua.
    Le palle no, quelle le avrebbe salvate per farne puntaspilli perpetui.
    Ovviamente se mai mi avesse beccato...
    Il continua alla fine mi fa di già godere.
    Ciao, a presto.

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    1. Non sono stato io, c'è andato da solo contro la mia volontà, e contro la stessa mia volontà lo spazio è caparbiamente rimasto com'era. Forse si era accorto della mia enorme capacità di blogger, mago della tecnica.
      Io amo la pulizia personale, ma mi sono trovato in condizione di sudiciume totale -ad esempio al tempo del mio campo da allievo ufficiale a Silvana Manzio, sui monti della Sila, dove non solo non ci pulivamo noi adeguatamente, ma dormivamo sotto tende obsolete, col cappotto sotto le due coperte militari, perché a luglio di notte la temperatura scendeva abbondantemente sotto zero a 1870 metri) e ti garantisco che si sopravvive. D'altro canto mio fratello, che si era fatto la campagna di Russia e il dopo Don nel '42 (era una delle centomila gavette di ghiaccio), mi aveva già ragguagliato sulla bontà di una buona pisciata lungo le gambe, che riscaldava un po'.
      La mia Irene mi stripperebbe se io puzzassi come il mio inquilino principale della storia. Ma io ho una eccellente vasca da bagno e una cabina per la doccia nuova nuova.
      Ciao, buona domenica.

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    2. Presumo foste accampati sulla strada per monte Botte Donato; quando ci andavo venivo regolarmente bloccato da branchi di mucche; in piena estate, finestrini chiusi e quelle, forse per rinfrescarsi, a leccarli, con la moglie che, anziché apprezzare il bucolico di quell'umano (vabbé) atto, gridava come impazzita, nel terrore di trovarsi con le corna nell'abitacolo.
      Non capisco cosa eravate andati a fare in quelle tende, visto che in zona aeronautica, marina, esercito, poste, enel ecc. hanno eretto palazzoni che sembrano grand hotel, al servizio degli ufficiali superiori e dei capoccioni degli enti, che estate e inverno fungono per essi da "colonie", curate a dovere, per i militari da burbe e sottufficiali imboscati, per gli enti da personale, forse raccomandato?, colà distaccato e retribuito come zona disagiata.
      Ciao, questo commento non ci centra col post, ma toccare il tasto dei ricordi, per me è come mangiare le ciliege, uno tira l'altro.

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    3. Io sono un allievo del 23° Corso A.U.C. di Lecce; III btg. I tre battaglioni stavano accampati sulle pendici occidentali di un monte di cui ho dimenticato il nome. Posso solo dirti che, dalla cresta, vedevamo a sinistra in basso il lago Arvo e a destra ancora più in basso il lago Ampollino. Un'esperienza devastante ma stupenda. Marce di chilometri ed esercitazioni a fuoco quasi ogni giorno. Dopo una delle quattro settimane di campo, eravamo puzzolenti come capre, nessuno si lavava al mattino alle cinque perché l'acqua si era congelata nei tubi; io ricordo di non essermi cambiati i calzettoni per una decina di giorni, e quando li ho tolti sono rimasti dritti in piedi e tutti gli scoiattoli sono scappati via.
      Le gavette puzzavano come chiaviche perché avevamo finito quella polvere del cazzo in dotazione e tu sai che la gavetta se non la pulisci bene fa subito la muffa. Io riempii la mia di terra perché non puzzasse troppo e poi, insieme agli altri nove della mia squadra, abbiamo mangiato tutti direttamente dal bidone con cui ci portavano il pasto, per lo più torciglioni col sugo. Le posate le pulivamo con l'acqua di un ruscelletto.
      I cessi erano intasati e fatti in modo che se ti scivolava un piede finivi nel cumulo della merda: erano praticamente dei pozzi neri lungi quattro metri per due con tavole buttate sopra e tu dovevi starci in bilico sopra. Già dopo una settimana soltanto in pochi aspiranti pompieri ci cagavano, tutto il resto del battaglione concimava il bosco abbondantemente.
      Un nostro camerata, si chiamava Maggi di Ancona, tirò giù malamente la tuta e praticamente cacò dentro la giacca.
      Dirai che ti parlo solo di merda, ma sai era una vita di merda!
      Ciao, buona domenica.

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  2. Oddio...non potrei mai amare un uomo sporco

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    1. Forse perché non ti ci sei mai trovata, o forse dipende dall'uomo....o dalla donna. Irene è una perversa in amore, non ti pare?

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    2. Lilly, neanch'io. Ciao anche da qui.

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    3. @ Vincè non mi ci sono mai trovata...magari chi lo sa prima o poi divento pure io perversa e ci provo...(non saprei...ho già dei dubbi)

      @ Pietro LOL. Ciao bello

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    4. Non avevo dubbi!!! Era solamente una battuta, battutina Lillina, ina ina ina, la battutina non tu.
      Attenzione: il momento della perversione avviene un po' per tutti prima o poi. :)))
      Buona domenica.

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  3. Caro Vincenzo, ma quì, come si dice da noi - ci dai dentro col racconto !!

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    1. Sì, mi ci sto infognando. Speriamo che alla fine non mi facciate tutti un pernacchione di scherno:)))
      Ciao, buona domenica anche a te.

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  4. Ciao Vincenzo!
    Ussignur un uomo puzzolente e la donna pure….pero' sai la passione a volte supera i limiti concessi dalla decenza
    Buon fine settimana :D

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    1. Claudia, non disperare. Chissà che nella prossima vita non ti capiti, non CI capiti, di andare a finire in un pianetino di una galassia nuova, all'età della pietra o giù di lì. Penso che i maschioni sarebbero tutti belli puzzolenti, fetusi come dicono a Napoli, e che non essendoci di meglio tu ti ci debba adattare. In compenso non ricorderesti nulla di questa vita civilizzata, coi telefonini, il web, i profumi eccetera.
      Buona domenica, Claudia.:D

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    2. Ciao Vincè!
      non vedo l'ora! ahahahaha
      Buona Domenica anche per te :DD

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  5. eee ma qua allora sta annà fori der seminato...cioè no...stai a prende na piega che nun m'aspettavo..uno che puzza così a me nu m'attizza proprio...ma tant'è..er racconto prosegue in maniera sorprendente. Avevo preso le parti de st'omo all'inizio, mo comincia a stamme sur...va bè..ce lo sai. Se ppoi sarebbe stata lei che l'ha voluto fa fori, e non è così, sarebbe troppo scontato, comunque na parte de ragione je la darebbe. Ciao Vincè passa na bona domenica.

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    1. A Mariagrà, io quanno scrivo nun sto a fa carcoli: scrivo quello che me passa pe la capoccia così come me viè. Me fido der gegno mio, si cellò, me fido der culo che ciò ner trovà certe finezze che lantri magara chiameno stronzate, ce metto tutto nzieme, fo na zuppa de piselli carote e ceci, li facioli a la fine e poi me riguardo quello ch'è sortuto fora. Si me piace ce lo lasso, sinnò butto via tutto.
      Che te devo da dì, sta storia de lei zozza che sammucchia co lui zozzo m'è piaciuta propio e ce l'o lassata.
      Tu dichi che t'eri presa l'omo accore er mo te sta sur cazzo? ma adé propio quello che vojo io: ve li dovete odià tutteddue.
      Io la passo de sicuro: ciò ancora drento labocca er dorce de ieri sera, doppo che adé finita la partita de pallone a Torino.
      Passala bona puro tu, cor maschio tuo che de sicuro nun puzza come er personaggio mio.

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  6. Scusa, poi torno a commentare "the number seven" per ora:
    FORZA INTERRRRRRRRRRRRRRRR

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    1. A Mariè, pigliatela comoda; allungati sul divano, chiudi gli occhi e godi...godi...godi nel ricordare le facce di merda (sic!) di certi presidenti dal nome mitico, che tutto di un colpo sono cresciuti e da agnellini sono diventati pecoroni. Godi nel ricordare come ci avevano provato pure ieri sera a fregacce la partita, a rubare perché non sanno fare altro, a non beccarsi sacrosante espulsioni perché loro sono intoccabili. Godi nel vedere come si domina a casa loro facendoli giocare come scolaretti. Hai contato le carte gialle che si sono presi? A un certo punto ogni difensore ne aveva una e non potevano più rischiare.
      Ho detto ad Anna Maria: se adesso perdono un pallone è il terzo nostro. Cotto e mangiato: Vidal se lo perde e Guarin glielo frega e via col terzo.
      Memorabile: valeva la pena fare un anno di cacca come l'anno scorso per vedere la partita di ieri sera.
      Ciao Mariè e Forza Inter.
      Questo con Tatort non c'entra niente, si capisce, ma tu mi sai.:DDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD

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    2. Torino quest'anno vi porta bene.
      Con la partita di ieri sera ho congelato gli accidenti per il dueazero precedente in quella città, ormai 'quasi' dimenticato.
      Umanizzando il gruppo di ieri sera, mi pare più zozzo del morto che parla di Tatort. E, a sostegno di quanto descritto nel racconto, è possibile fare l'amore anche a fronte della zozzitudine più estrema: anche la sodomia, a modo suo, è una forma d'amore.
      Per chi la attiva; per chi la subisce potrebbe "sembrare" una forma di odio. Invece lo è.
      (Penso alle tue pisciate infra coscie del campo, ma queste non hanno nulla da invidiare a quelle; parlo dei commenti, non della poesia).
      Ti confermo che eri in zona Monte Botte Donato.
      Ariciao.

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    3. Mi è dispiaciuto un tantinello quel due a zero a casa vostra, per una vecchia simpatia e per il ricordo del 1949; ma ieri sera ho goduto. FOTTUTI I LADRI in casa loro, dove pensavano di fare il comodo loro, e malgrado la buona volontà di Tagliavento e Affettamerda quel suo segnalinee che non vede una ceppa.
      Sono d'accordo: si può fare all'amore anche "a fronte della zozzitudine più estrema". Ben detto.
      C'era un monte alto assai che dominava, doveva essere quello di questo tuo amico, sto Botte Donato:DD
      Aririciao.

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  7. Io ancora sto ridendo pensando a come Strama li ha mandati a cagare in conferenza stampa, quelle merdacce.
    E' che io non so scrivere in romanesco ma lui è grande!
    Certo che non si vede un fuorigioco di un metro mentre immediatamente si intravede quello di un millimetro...
    E oltre ai cartellini gialli ci voleva il secondo a Lichesteiner ma non glielo hanno dato altrimenti li si danneggiava troppo con l'espulsione.
    E sarebbe ora di farla finita per sempre con la sudditanza psicologica del cazzo.
    Perdonami, ma quando ci vuole ci vuole.

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    1. La sudditanza del cazzo e del controcazzo non finirà mai. Amen. A me sta bene così: siamo stati superiori anche alle loro programmate ruberie. Ho un nipote carissimo che sta male oggi: ieri ogni cinque minuti correva a pisciare, poveraccio. Questo mi compensa della disgrazia di avere uno juventino in famiglia. Non c'è niente di peggio.
      Ciao, ariciao e a risentirci.

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  8. Nemmeno la rapina iniziale è bastata. Tagliaventus il dodicesimo pregiudicato.

    AMALA e buona domenica amico. :)

    LeNny

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    1. Fratellino, sai come mi sento? Come un vescovo medioevale. Perché? Ma per lo "jus primae noctis".
      Quei porconi se le facevano tutte le pecorelle vergini.
      Io ieri sera mi sentivo così ad avere sverginato in casa sua quella gran puttanona della Giuventus di cacca!!!
      Che goduria, fratellino, che gran godimento.
      Soltanto Silvia non mi capirà, ma lei poverina di pallone se ne frega e poi ha un marito e un figlio "milanisti". Peggio sarebbe stato se fossero stati giuventini. Quindi purgatorio e non inferno.
      Ciao fratellino, avanti la prossima.:DDDDDDDDDDDDDDD

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  9. Come juventina mi sento parecchio offesa ecco…
    :D

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    1. Sei giuventina? Sei giuventina? E non dicevi niente?
      Non è colpa tua: quella è una malattia embrionale. Che devo dire io, che ho una nuora giuventina..e va bè, può capitare, ma un nipote giuventino no, quella è una folgore di Zeus che ti piomba sulla capoccia!
      Ma c'è di peggio, potevano essere due i nipoti giuventini.
      Non te la prendere Claudia, avrete altre mille occasioni per rubare di nuovo:DDD
      Malgrado tutto, buona serata.

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  10. ahahahahhahahahahahahahaha e pensare che mio padre e mia madre tifavano Atalanta!
    Bella la battuta,ma sai tra amici di Blog ci sta dai :D
    Pensa te che io ho due nipoti Milanisti e un cognato Interista,credimi che tenerli a bada tutti è una gara
    Comunque da vera sportiva ,ieri sera la partita era vostra,vincita meritata noi abbiamo fatto davvero pena..usssignur quanto mi costa ammetterlo ^ ___ ^
    Buona serata :DD

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    1. Non sei una juventina verace, perché ammetti la superiorità di un'altra squadra sulla tua. Gli Juventini D.O.C. non lo farebbero mai, direbbero sempre "sì, però...", come quel filisteo di mio nipote che stasera si è inventato che...indovina un po'...il gol troppo subito (al 18" secondo e in fuorigioco di un metro) aveva danneggiato la Juve. Pensa tu, sto buzzurro!
      Buona serata a te, juventina per caso. :DD

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  11. Vincè tu mi vuoi provocare ma io non cado nel tranello ehehehehehehe,diciamo che sono obiettiva e ho l'umiltà'di ammettere gli errori,compresi quelli della mia squadra del cuore
    Il fuorigioco di ieri era evidentissimo ma che goduria quel gooool,ciapa!.
    :DD

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    1. Lo so lo so che hai goduto per quel gol in fuorigioco, cioè NON VALIDO. Sono già state diverse le volte in questa stagione che hai potuto godere così e, credimi, ce ne saranno altre, purtroppo. Ne siamo tutti convinti.
      Ma vi perdoniamo parafrasando le parole di Cristo sulla croce "Padre, perdona loro perché non sanno per chi fanno il tifo".:DD

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  12. Chissà cosa pensa il morto di Tatort degli ultimi commenti? Ma come, io mi sto a dannare l'anima, a spifferare cose di un'intimità e sensualità impressionante sulla scena di un OMICIDIO e voi disquisite su presunti furti e truffe da quattro soldi? Non c'è più religione. ForzaMessinaaaaaaa.... in serie D, sigh!!! Ciao Vincè, si fa sempre più interessante.

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    1. Alla faccia! Mi sono subito detto appena letto che c'era un nuovo commento: se pure questo è calcistico o comunque pallonaro non rispondo.
      Non so cosa potrebbe pensare un morto che
      "sta alto,
      sopra gli alberi alti,
      immobile,
      senza ansia,
      senza nessun istinto,
      privo della gioia
      dei desideri appagati,
      libero del dolore
      dei desideri repressi"
      e quindi di sicuro ormai al di fuori della mischia tra interisti e gobbi, non so, ripeto, cosa potrebbe pensare di queste cosette. Dato che è morto non gli uscirebbe nemmeno un vaffa multiplo.
      Se può farti piacere griderei anch'io ForzaMessinaaaaa se fossi un messinese come te e chi se ne frega se sta in Serie D. A proposito: si chiama ancora così, non prima divisione?
      Rosà, ti ringrazio del fatto che ti interessi.
      Ciao.

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  13. Ti dirò la verità: se al posto del defunto di Tatort sulla panca ci fosse stato Hugh Jackman, anche io avrei sopportato bellamente il cattivo odore ghghghghhghghgh

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  14. Ciao Vincè!
    Passo per lasciarti la buona giornata in attesa del seguito..
    :DDD

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  15. ghghghghghghhghgh
    Claudia, come facciamo a spiegare a Vincè quanto è figo Hugh?
    Ci provo: io ho sempre amato i fumetti Marvel, li leggevo fin da ragazzina i miei preferiti Capitan America e L'Uomo Ragno.
    Diciamo che la passione per gli X-Men è iniziata mooooolto dopo e non è di certo dovuta al fumetto. ;)


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