giovedì 6 giugno 2013

EKATARINA COMPIRÀ TRE ANNI

Quando la madre viene a fare le pulizie da Frau Helsass, tre volte alla settimana, si porta sempre dietro Ekatarina. Il padre è rimasto in Russia, in un villaggio a circa duecento chilometri da Mosca; ci è rimasto a bere vodka e a mangiare schifezze, mentre sua moglie Jovanka  si spreme le chiappe facendo qualsiasi lavoro. Non c'è un solo uomo russo qui da noi in un raggio di venti chilometri, solo donne russe, che mantengono i figli che si sono portate dietro e spediscono soldi ai mariti che hanno lasciato nella grande madre Russia a non fare un cazzo di niente.
Jovanka ha affittato un mini appartamento in Als Lache, la porta a fianco a quella di mia figlia. Ogni volta che andiamo a farle visita troviamo sul pianerottolo fuori dalla porta le scarpe e gli stivali di gomma di Jovanka e le scarpette di Ekatarina.
Odio questa usanza crucca delle scarpe lasciate fuori dalla porta. Tutti gli stranieri che vivono e lavorano qui prendono prima o poi le brutte abitudini dei tedeschi, mentre ignorano quelle buone. Ma le scarpette rosse di Ekatarina sono adorabili.
Oggi Jovanka fatica in casa della Frau Helsass, ma sulle scale non c'è Ekatarina a fare casino come sempre. Più tardi andiamo da mia figlia. Fuori dalla porta della russa non ci sono scarpe.
-Dov'è Ekatarina? Chiedo a mia figlia.
-A letto con la febbre. Vado a darle un'occhiata io ogni tanto. Sua madre mi ha lasciato la chiave.
Prendo la chiave ed entro. C'è un gran calore nella stanza, la finestra è chiusa e il calore proviene dal lettone: la bambina deve avere come minimo 40 gradi di febbre. Tiene le braccia distese lungo il corpo e suda freddo; il respiro è appena percepibile.
Chiamo mia moglie e mia figlia.
-Datemi una coperta, la porto all'ospedale.
-Chiama il Notarzt piuttosto, mi dice mia figlia.
-Ora che arriva è stecchita. Dammi sta coperta.
Vado come un razzo fino allo Städtlische Klinikum di Karlsruhe. Mia moglie siede in uno dei sedili posteriori e tiene Ekatarina in braccio.
-È gelata e respira appena, mi fa.
Sta piangendo e se la stringe al petto.
-Giusto in tempo, mi dicono al Pronto Soccorso. Una brutta infezione.
La ricoverano in terapia intensiva.
-Sopravviverà, mi rassicura una dottoressa. Tra una diecina di giorni sarà come nuova.
Benone, penso: alla fine di giugno fa tre anni.
Torno a Maximiliansau in Als Lache.
Jovanka mi salta addosso furiosa.
-Dove Ekatarina? Grida.
-Städtlische Klinikum in Karlsruhe, vattela a trovare brutta mucca sovietica.
-Io Mutter, tu no!
-Sì, tu Scheisemutter, tu madre di merda, io no. Ma io non lascio morire i bambini.
-Io arbeiten, io lavorare.
-E tuo marito fottuto ingrassare e ubriacare come maiale russo.
-Io venuta solo arbeiten.
-E ammazzare tua figlia, brutta stronza. Sparisci nel tuo letamaio o ti ci scaravento io a calci in culo.
Piange, entra e mi sbatte la porta sul muso.
-Vaffanculo, mucca sovietica! Le urlo dietro.
-Perché ridi? Mi chiede mia figlia.
-Penso alla fine del mese quando Ekatarina farà tre anni. 



19 commenti:

  1. Ci sono cascato di nuovo, alla stronzaggine non c'è mai fine. Sono le 23,30, dovrei essere a nanna come diocomanda, e invece, stronzo, vado a leggere, quasi a programmare un sogno.
    Mò dimmi tu che cazzo di sogno mi potrò ritrovare.
    Me fai quasi rempiagne de quanno tu stai male, almeno pensavo all'acciacchi tua e nun me prioccupavo, chè 'na quercia nun è che s'abbatte pe' n'alito de vento, ma se c'emmetti de mezzo le creature allora sì che 'l sonno diventa n'incubo.
    (Detto tra noi, ma 'sta mucca sovietica, oltre al latte, ch'altr'offre?).
    Ciao, Enzino, ma si non sgabordiamo 'n poco sembramo troppo seri, eppoi quarcheduno ce crede pure.

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    1. In effetti ciò penzato: lo metto sto pezzo drento ar blogghe oppuro de no?
      Me so arrovijato un po e poi me so detto "ma sì, famoje vede come so certa gente co li fijarelli de manco tre anni".
      È successo pe davero, prima che me ricoveraveno a me. Me o so tenuto de riserva. Ekaterina mo sta bene, magna,beve, piscia e caca ch'è na bellezza vedella cresce.
      Ho solo cambiato er mese pe falla più attuale: l'anni l'ha fatti a fine aprile.
      Una licenza d'autore, me scuserai.

      PS. Quela stronza de la madre cià un manzo che se la sbatte gni tanto: me sa che è turco, a giudicà da la capoccia.
      Ekaterina manco se lo fila.

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  2. allora ieri sera co l'occhi mezzi chiusi ho letto sto popò de storia e t'avevo pure lasciato un commento..che chissà ndò cazzo è ito a fenì, mo quello che t'avevo scritto nu me lo sta a chiede che beato chi se lo ricorda..in sintesi annanno a stringne..bravo vincè. stoppe.

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    1. Annamo bbene! Mo ncominci a scordatte de cliccà er commento che chi lo sa ndo va a finÌ. Magara da quacheduno che nun ce capisce gnente e che ce manna affanculo a te e a me.
      A Mariagrà s'è ncomincia così poi ce se scorda de levasse le mutanne prima de piscià....
      annamo a strigne: stacce accorta Mariagrà.
      :)))

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    2. Annamo bbene! Mo ncominci a scordatte de cliccà er commento che chi lo sa ndo va a finÌ. Magara da quacheduno che nun ce capisce gnente e che ce manna affanculo a te e a me.
      A Mariagrà s'è ncomincia così poi ce se scorda de levasse le mutanne prima de piscià....
      annamo a strigne: stacce accorta Mariagrà.
      :)))

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    3. Ho capito vincè..ncè bisogno mo ripeti du vorte!!! Ahahah io mo scordo ma tu te ripeti!!

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    4. Che poi ce stanno li rincojoniti (nun t'encazzà, parlo de me) che leggheno 'n commento e lo rileggono du' vorte perché se sò scordati d'avello diggià letto poco prima.
      Lamentateve tra voi, io so' già arivato.

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    5. @A Mariagrà, era pe fattelo capì mejo: repetita juvant, ammagari ce sbatti er grugno la primma vorta, poi la siconna t'entra ne capoccia.:))
      @A miciò, a me me comincia a venì er dubbio da la matina presto appena arzato si ho dormito o devo ancora annacce a letto. Na vorta -senti questa e nun è mica successa adesso ma na quarantina d'anni fa- stavo a Frncoforte e me veniva da piscià, e qui mica la poi fa pe strada. Allora so ito a la stazione centrale, l'auptebanoffe, so entrato d corza ne le tolette, ho cacciato un marco pe passá drento a la barriera, me so fatto un giro e so risortito senza piscià.
      Quanno so stato de fora so corzo da mi moje e jo chiesto n'antro marco. "Che nun hai ancora funito?". "No, nun ho propio incominzato". Lei se pensava che la stavo a pià per culo, ma io m'ero scordato de tirallo fora, sinnò magara pe sbajo ma la facevo. Ha capito?
      E mo nun te lamentà.

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  3. Posso capire che il lavoro abbia la priorità su tante cose, ma mai su una figlia..se poi ammalata è inconcepibile.

    Certo che tu non hai risparmiato nulla alla madre!! sorrido!
    Vedo che ti stai riprendendo alla grande ^__* Ciao Vincenzo..dolce notte

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    1. È il guaio di certe russe sfruttate dai mariti e non solo da quelli: schiattano di lavoro, ne fanno due o tre al giorno, e poi trascurano ciò che dovrebbero avere di più caro. Ho l'impressione che siano fondamentalmente diverse dalle nostre donne, parecchio più fredde e calcolatrici.
      È il "sistema Russia" che le riduce così.

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  4. Ps ..tu sei sempre tanto caro..e mi riferisco alle parole che mi hai lasciato nel blog! ti abbraccio

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    1. Adesso non le ricordo, ma ho l'abitudine di scrivere di getto solo e tutto quello che penso, così non sbaglio. Calcoli non ne faccio mai.
      Restituisco l'abbraccio.

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  5. Ciao Vincenzo!
    Embe' chiamarla madre e' una parola grossa ne' quella nemmeno sa che vuol dire accudire una creatura troppo impegnata a fare altro da quel che leggo..
    Bravo che ti sei preso cura della piccola pure io al tuo posto avrei fatto uguale uguale e magari pure una pedata nel sedere a quella sbronza de sua madre!
    Buona Domenica a te e famiglia! :)))

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    1. La pedata nel culo se la stava per prendere. Ma in fondo ero troppo felice per come era andata alla figlia.
      Sai che adesso quando mi vede mi fa immensi sorrisi e cerca le mie carezze, il mio contatto? Sta crescendo veramente bene Ekatarina, malgrado sua madre.
      Buona domenica anche a te.:))

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  6. le parole a cui mi riferivo erano quelle dove dicevi che ti piace il mio nome.
    Tempo fa ne ho fatto anche un post.
    A me il mio nome piace, mi è sempre piaciuto sino al punto di chiedere ai miei figli di trasmetterlo alla prima nipotina femmina che (spero) nascerà (sono ottimista ^__*) avanti nel tempo.
    Mio figlio ha risposto con un “vedremo”, mia figlia invece ha sbottato “ma mamma il tuo nome è lunghissimo”
    “^__+” ho sorriso.
    Ciao Vincenzo!

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    1. Alessandro, nome greco antico composto di due parole, che scrivo in caratteri latini per ovvie ragioni: alèxo e anèr. La prima è un verbo che significa difendere la seconda è un sostantivo che all'accusativo fa àndra e che vuol dire uomo. Quindi difensore degli uomini.
      L'ho messo, come ho detto, a mio figlio e poi a mio nipote.
      Avrei voluto chiamarmici io, molto volentieri.
      Mi auguro che almeno uno dei tuoi figli lo tramandi. Abbi fiducia.
      Ciao.

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  7. ciao Vincenzo,
    bravo a te che non hai pensato "mi faccio i fatti miei" e sei intervenuto prendendoti briga e responsabilità. Felice per Ekaterina che ha avuto la fortuna di abitare vicino a tua figlia.
    In merito alla madre,so solo ciò che hai scritto: su quegli elementi (tu ne avrai avuti degli altri)a me quella donna che fa tre o quattro lavori per sbarcare il lunario sfruttata o no dal marito o da altri pseudo-compagni, vittima dell'incapacità a gestirsi la propria vita, mi induce un moto di comprensione e solidarietà.

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    1. Ho rintracciato il tuo intervento solo oggi. Purtroppo la vita delle russe coniugate con russi è questa: se riesono a liberarsi del loro manzo e a rimanere in Italia o in Germania da donne libere, pur con uno o due figli, ce la fanno adattandosi a qualsiasi lavoro -perché sono mule capaci di fare lavori che le normali donne nemmeno prenderebbero in considerazione- altrimenti manterranno i loro uomini per la vita, uomini che oltre che ubriacarsi non fanno N I E N T E.
      I russi sono dei papponi ubriachi dalla mattina alla sera, ma di lavorare nessuna voglia. Tremila anni di stalinismo sarebbero occorsi e non poche decine.

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  8. Mi fa piacere che tu abbia letto il mio commento: una delle cose che mi piace del tuo modo di gestire il blog è questo coltivare il dialogo che consente un confronto reale e sincero.
    Ciao Vincenzo!

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