venerdì 21 giugno 2013

HO DIMENTICATO IL TELEFONINO A CASA

Umberta non era né bella né brutta, era attraente, molto attraente. Attirava gli sguardi degli uomini dai venti ai sessanta anni, perché Umberta aveva un'età indefinibile come le cinesi, come le negre, come le donne musulmane coperte dal Chiador, dove vedi soltanto gli occhi. 
A proposito di occhi Umberta aveva scoperto che le borse che le si gonfiavano sotto -le aveva dai tempi del liceo e con mille costosissime creme le combatteva inutilmente da anni- erano come messaggeri erotici per i maschietti, a cominciare da Gustavo, suo marito, che se le leccava golosamente nei loro momenti di intimità.
-Sono così buone ste borse?
Gli aveva chiesto una volta in un sussurro.
-Sono arrapanti, le aveva risposto Gustavo in apnea.
Un gran bel risparmio di creme e di unguenti, molte preoccupazioni in meno e uso di lenti a contatto per non nascondere i preziosi rigonfiamenti.
Altro argomento vincente che portava addosso erano le sue caviglie robuste, non da puledra, ma da giovenca da latte; caviglie da fattrice che davano a vedere di poter sopportare il peso di feti giganteschi o almeno dei loro panciuti aspiranti padri. Insomma a guardarla dall'alto in basso Umberta era un lessico di letteratura erotica, un'astrazione di pensieri onirici e di sogni proibiti, un'alopecia mal curata apertasi dentro una folta zazzera di desideri inconfessabili, un peccato originale mai lavato e portato alla ennesima potenza nell'equazione dei rapporti maschio-femmina.
Ci rimetteva il suo quoziente di intelligenza molto elevato, di cui nessuno si curava e questo le dava un gran fastidio; ma si sa che gli uomini non parlano mai di ciò di cui hanno il terrore e non nominare il diavolo significava per la maggior parte di loro non vederne spuntare le corna. Una specie di esorcismo casareccio, cui Umberta si era adattata a cominciare dai suoi rapporti con Gustavo. Dopo tutto qual'è la forma più raffinata di intelligenza se non quella di non darla proprio a riconoscere?
Umberta era una maledetta perfezionista, almeno a lasciarne parlare Gustavo: tutto al suo posto inesorabilmente; estrema pulizia dappertutto a cominciare dal bagno, dove Gustavo era costretto a pisciare ignobilmente seduto sulla tazza onde eliminare sul nascere schizzetti reconditi e schizofrenici che sgattaiolavano fuori all'ultimo momento, che Gustavo mai rintracciava malgrado frenetiche ricerche, mentre Umberta vedeva immediatamente a colpo d'occhio. Insomma la battaglia dell'ultima goccia di urina Gustavo l'aveva perduta fin dal primo anno di matrimonio dopo una strenua ma inutile difesa.
-Tu sei perfetta, bofonchiava Gustavo tra i denti; anzi tu sei l'immacolata perfezione.
Ma Umberta sapeva di essere tutt'altro che perfetta, solo che lei i suoi difetti li mimetizzava talmente bene da riuscire a farli apparire come pregi. Per esempio non era capace in modo assoluto di salare le pietanze, per cui si manteneva bassina col sale e a chi si lamentava ribatteva con forza che troppo sale alza la pressione arteriosa.
Ma il difetto più grave secondo Umberta era un altro: lei dimenticava le cose. Dimenticava di spegnere il gas, dimenticava di chiudere bene un rubinetto, insomma piccole dimenticanze che però potevano partorire guai grossi. E non poteva far nodi al fazzoletto, innanzi tutto perché avrebbe subito dimenticato il significato di quel nodo, poi perché non funziona coi fazzoletti di carta.
Il giorno che Gustavo le propose una gita tra i boschi delle colline in mountain bike perché voleva fotografare certi uccelli strani Umberta fu felice di passare una giornata all'aria aperta e partì spensierata e soddisfatta.
Un'oretta dopo Gustavo le chiese come fosse andata a sua madre. Umberta fece uno scarto con la ruota anteriore che quasi volava per terra; aveva dimenticato la visita di sua madre dal cardiologo. Gustavo ridacchiò.
-Te ne eri dimenticata, vero?
Nemmeno gli rispose, ma pedalò più in fretta sorpassandolo.
-Falle un colpo di telefono, le disse lui mentre passava.
Umberta mise una mano in tasca e la sentì vuota. Fermò sul ciglio del viottolo e frugò in tutte le tasche. Gustavo la guardava con aria schifata.
-Ho dimenticato il telefonino a casa, non hai bisogno di fare quella faccia. Se tu ti abituassi a portare il tuo...
-Non vedo niente con la luce del giorno, e poi io lo odio quel coso.
-Nel primo paese che incontriamo cerchiamo un bar e telefono, così la facciamo finita.
Appena scollinato videro spuntare in basso un campanile. Una volata in discesa, roba da un paio di minuti e una mangiata di polvere per Gustavo cosi imparava a stare zitto.
Il bar era proprio vicino alla chiesa, nell'unica piazza del paese.
La donna che stava dietro il banco guardò Umberta con occhi sgranati come se le fosse stato chiesto di fare un triplo salto mortale senza rete.
-Un telefono? Lo abbiamo disdetto da anni. Qui hanno tutti il cellulare e pagarlo per niente sarebbe da gonzi.
-Adoperi il mio, bella signora.
Voce calda da baritono dietro le sue spalle. Umberta si volse con un mezzo sorriso. Le apparve per prima la mano col Samsung protesa verso di lei, poi il braccio, poi il resto: un involucro del tutto adeguato alla calda voce da baritono.
-Non vorrei approfittare.
-Sono io a pregarla di fare uso del mio cellulare. Telefoni pure.
Umberta chiamò la sorella maggiore, che la redarguì aspramente.
-Aspettavamo che ti facessi viva ieri sera.
Umberta farfugliò una scusa miserabile.
-Come sta la mamma, insomma? Chiese alla fine.
-Tutto a posto.
E troncò la comunicazione. Un caratteraccio.
-Quanto le devo? Chiese alla voce baritonale.
-Ma si figuri!
Umberta ringraziò col suo miglior sorriso e scappò via. Nemmeno una parola con Gustavo e lui nemmeno si informò sulla salute della suocera. Erano oramai fuori paese.
-Lo conoscevi? Chiese lui con voce neutra.
-Chi?
-Il tizio che ti ha passato il cell.
-Mai visto. È stato gentile.
-Tanto. Adesso ha il numero di tua sorella.
-Ma non il mio.
-Ci vuole poco a farselo dare.
Umberta conosceva i modi contorti di ragionare del marito e non diede importanza alle sue parole. Qualche minuto dopo aveva dimenticato tutto.
Ma il giorno dopo squillò il suo cellulare; sul display un numero che non conosceva.
-Sono Giorgio, l'uomo che le ha prestato il cell ieri mattina.
Ma lei aveva già riconosciuto la voce. Che coincidenza: Giorgio come Clooney, la voce di Clooney e l'aspetto non molto diverso da quel Giorgio lì.
-Sua sorella mi ha detto che lavora al Comune di **. Passo verso l'una e beviamo un drink insieme.
Forse non era il caso, ma Umberta decise di rischiare.
Fecero due chiacchiere innocue, poi si salutarono. Un incontro senza conseguenze, piacevole ma che non poteva certo andare a raccontare a Gustavo. Si incontrarono diverse altre volte, però, sempre dietro invito telefonico di Giorgio, che le inviò anche diversi sms, che lei immediatamente cancellò dopo averli letti: sempre gli stessi, gentili e innocui con l'indicazione dell'ora del prossimo incontro. Così per tre settimane, poi il silenzio totale e assoluto.
Che strano, pensò Umberta, non è da lui. Almeno avvisare che ha impegni altrove. A meno che...e qui le venne un brivido, a meno che non gli sia capitato qualcosa.
Visse un paio di giorni decisamente in preda a un'ansia crescente, ma da parte di Giorgio non le arrivò nulla.
Mandò lei un paio di messaggi, senza risposta. Si decise a chiamarlo, ma il cell risultava o spento o disattivato. Fino a un venerdì mattina, quando il suo capufficio la convocò nella sua stanza.
Dentro c'erano un capitano della G.d.F., un maresciallo della G.d.F. e un brigadiere della G.d.F.
-Deve seguire questi signori nella loro caserma, la informò il capufficio.
-E perché?
-Ci deve dare dei chiarimenti, le rispose il capitano.
-Sono in arresto?
-No, se chiarirà la sua posizione.
Cascando dalle nuvole andò a prendere la sua borsetta nella sua stanza, marcata a uomo dal brigadiere.
In caserma capì finalmente cosa volevano da lei: un'ammissione di colpa, niente di più.
-Lei frequenta tale Giorgio Esse, ricercato dall'Interpol, che noi tenevamo d'occhio da mesi.
-Un assassino?
-No, uno specialista nel fare sparire capitali all'estero nei cosiddetti paradisi fiscali.
Non le fu concesso di parlare col marito, né di cercarsi un avvocato, perché non ne aveva il diritto non essendo inquisita, ma solo persona a conoscenza dei fatti. Doveva solo dire come, quando, quante volte e perché aveva frequentato tale Giorgio Esse.
Umberta raccontò tutta la storia, dall'inizio.
-E io dovrei crederle? Le chiese il capitano.
-E perché no? Andate in quel bar e la proprietaria vi confermerà tutto, e poi chiedetelo direttamente a Giorgio Esse.
-La proprietaria del bar ci confermerà la sceneggiata del vostro incontro casuale e il signor Esse non ci dará nessuna informazione perché è sparito. Vedremo piuttosto cosa ci racconterà il suo cellulare.
-Posso tornare a casa mia adesso?
-Dipende dal giudice.
Ma il giudice stabilì il fermo in attesa che gli specialisti decifrassero il contenuto del cell.
Fu trasportata nelle carceri mandamentali del capoluogo di provincia, senza la possibilità di comunicare a nessuno della sua disperata situazione. Fu messa in cella con due puttane e una ladra. 
-Che hai fatto? Le chiesero subito.
Di nuovo raccontò tutto, da capo e senza omettere una parola.
-Non ti possono fare un cazzo. Se su quel cellulare ci sono solo le quattro stronzate che ci hai detto non hanno niente in mano contro di te e ti dovranno far uscire.
-Domani?
-Te lo puoi scordare: domani è sabato, poi viene domenica e nessuno fa niente. Se ti va bene, ma proprio bene, esci lunedì sera.
Sbagliava di poco la puttana numero uno: Umberta fu scarcerata alle nove di mattina del martedì. Ad aspettarla sua sorella maggiore.
-Non ho detto niente alla mamma di questa storia e ti consiglio di non farlo tu, né oggi né mai.
-Mi hanno detto che questo problema è risolto, rispose Umberta.
-Questo di sicuro, ma ne hai un altro da risolvere a casa tua.
-E sarebbe?
-Gustavo se ne è andato. Lui non l'ha bevuta la storia degli incontri casuali. Mi ha detto che non devi cercarlo. Veditela tu Umberta, ma non sarà facile per come l'ho visto in faccia io.
A casa Umberta trovò l'armadio saccheggiato: Gustavo aveva tirato fuori tutta la sua roba più urgente, tipo camice, pantaloni, mutande eccetera seminando scompiglio. 
Ma la sorpresa peggiore e più puzzolente la trovò in bagno: Gustavo aveva pisciato dappettutto meno che dentro la tazza; c'era orina sulle piastrelle del muro e del pavimento, un vero guazzo.
"Questa me la paga quando tutta sta storia sarà finita, pensò Umberta. Adesso però devo trovare il modo di riportarlo all'ovile."
E andò a indossare gli stivali di gomma e il grembiule per pulire il bagno.





16 commenti:

  1. Non si sa mai chi si incontra nella vita bisogna stare molto attenti !Bravo Vincenzo scrivi molto bene e sei piacevolissimo complimenti!

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    1. Attenzione quindi agli incontri-scontri: tenere sempre il nuovo di fronte e poggiare le chiappe al muro o su qualcos'altro di altrettanto solido e non mobile.
      Ciao e ben rientrata.

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  2. uno specialista nel paradisismo fiscale?
    ma allora quel giorgio era il silvione nazionale travestito da giorgetto d'oltremanica!
    e comunque io l'ho sempre detto che il cellulare ci ha complicato la vita!
    guarda un po' cosa è capitato a questa babbea.
    menomale che a me non è mai successo, nè di dimenticare il telefono nè di usare quello di uno sconosciuto.
    fossi l'umberta me ne guarderei bene dal riportare all'ovile un gustavo così stupido da lasciare la moglie senza nemmeno essere stato cornificato
    (con tutta quella pipì, poi, credo che più che un omone fosse un vitellone)

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    1. 1-Oh Silvia, non fanno ridere più le battute sul Berlusca, sono obsolete da quando Crozza le ha sdoganate tutte costruendocisi una sontuosa villa, e tutti gli altri comici una solidissima pensione. E poi di questo delitto non lo hanno mai accusato. Pensi che la Boccassini se lo sarebbe lasciato sfuggire nella sua furia onirica di giustizia suprema?
      2-Fortunata tu a non dimenicare mai il tuo cell e a non dover usare quello di uno sconosciuto come la mia babbea.
      3-C'è una sottile differenza -una delle tante- tra maschietti e femminucce: i maschietti sono pronti a giurare e a credere di avere amato solamente la moglie dopo averla materialmente tradita mille volte. Probabilmente lo fanno per convirsene loro stessi.
      Le femminucce invece pur andando a letto tutta la vita solamente col marito sono capaci di cornificarlo nche tutte le notti. In fin dei conti le espressioni, usate nei momenti cruciali, "amore, tesoro, gioia" sono invenzioni femminili e parole che usano più le donne che gli uomini. Più facile chiamare Gioia un babbeo che sta annaspando con la lingua tra i denti mentre si pensa al Gustavo, al Giorgio, al Gianni di turno. Naturalmente questo è lo Iacoponipensiero.
      4-E perché vitellone? Bastano pochi schizzi messi bene per sporcare ben bene un bagno tenuto come un salottino.
      5-Comunque mi è andata bene: mi aspettavo una bocciatura.

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    2. 1- mi riferivo all'ultimo grattacapo del silvione, non proveniente dalla furia giustizialista (oddio, che orrore, ti metti a parlare come la santanchè?) della bocassini bensì dai giudici irlandesi, che lo stanno indagando per riciclaggio ed evasione fiscale ... ti era sfuggita la notizia? poco male, è solo uno dei tanti reati.

      3- se devo scegliere preferisco il tradimento platonico: è più spiccio e non porta rogne.
      eppoi non è vero che le donne vanno a letto tutta la vita col marito, sennò questi ultimi con quali donne cornificherebbero la moglie? con le nubili? vorrebbe dire che c'è un surplus di xx rispetto all'xy, cosa che non mi risulta

      dulcis in fundo: è un racconto che si lascia leggere a gogò, sferzante e piacevole come un sorso di vodka ghiacciata in una calda serata
      visto che siamo in tempi di esami: togliendo la parte urinaria, per me lo promuovo a pieni voti.
      buon f.s.



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    3. Oddio no! Come la Santanchè mai! Mi riferivo al gusto sadico che la Boccassini rivela ogni volta che attacca il Silvione nazionale, non lo si può certo negare. Comunque è ora che si tiolga dai maroni in un modo o nell'altro. Ignoravo che lo stessero indagando anche in Irlanda. Però che evasione fiscale ha mai fatto in Irlanda? Boh!

      Ma che cavolo è il tradimento platonico? Quello dei fifoni che si limitano a sognare orge e casini senza mai fare niente. Non li cantavate anche voi al liceo, o alle magistrali, i versi immortali "Lo disse Dante, lo confermò Santippe, che è meglio na scopata sole de centomila pippe"?

      I mariti che ci sanno fare la notte dormono con le loro mogli, l cosucce loro le fanno di giorno...non lo sapevi? Non c'è bisogno di essere dei geni: cosa racconti alla consorte? Che ci facevi di notte fuori casa? E soprattutto al fine settimana sempre con la moglie, e lei col marito.

      La parte urinaria era un volersi adeguare al ruolo del maschio prevaricatore, che dopo una vita di sedute inneggia alla libertà riconquistata innalzando la sua bandiera sgocciolante e lasciandola garrire.
      Ottima la vodka ghicciata, è la mia bevanda preferita!
      buon fs anche a te.

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  3. bella!!! A me una volta, tanti anni fa, per sbaglio mi telefonò un uomo, cercava qualcun'altro, mi richiamò due giorni dopo dicendomi che la mia voce lo aveva colpito, risposi che era meglio per lui non telefonare altrimenti lo avrebbe colpito qualcosa di peggio!!

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    1. Sono mezzucci antichi, Mariagrà. Ci ho provato pure io tanti anni fa con un paio di donne sposate: non potevo fermarle per strada, mi avrebbero mandato all'inferno e mi sarei bruciato la posta.
      Pareggio: una mi ha mandato subito all'inferno, ma con un'altra ha funzionato.

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  4. Non c'è più religione: una non può nemmeno allacciare una simpatica amicizia che si ritrova addirittura in prigione! Per la perdita del maritino piscione non verserei una lacrima. Se fossi Umberta accoglierei come una benedizione la ritrovata libertà, solo selezionerei meglio le frequentazioni.
    Molto istruttivo sapere che le borse sotto gli occhi, oltre a non dispiacere, possano addirittura essere sexy. Evidente che la sfiga mi perseguita: non le ho mai avute!

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    1. È questione di fondo schiena, Nina: incontri il mostro, oppure l'uomo della tu vita.
      Tutte cattive col marito piscione, poveraccio (vedi commento di Silvia poco sopra), ma era uno sfogo infantile e tu sai che noi maschietti ne abusiamo.
      "Certe" borse, sotto "certi" occhi, Nina, mica tutte. Però ti garantisco che in alcuni casi le borse fanno tanto sexi.
      Non ne hai mai avute? Non è detto che sia un guaio. Avrai avuto qualcosa che voi donne non sapete giudicare nel modo giusto ma che piace tanto a noi.
      Buon fine settimana.

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  5. tra il mostro e l'uomo della tua vita ci sarà anche una via di mezzo :)
    conosco una sola donna le cui borse sotto gli occhi affascinavano, la grandissima Anna Magnani!
    ma lei non era di questo mondo!

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    1. "Tra il mostro e l'uomo della tua vita ci sará pure una via di mezzo:)"
      Certamente: me, per esempio.

      Accidenti! Era proprio pensando ad Annarella nostra che mi sono immaginato le borse sotto gli occhi di questa Umberta.
      No, lei era l'ultima dea discesa dall'Olimpo. S'era addormentata in una borgata della Roma antica e s'era fatta na dormita de quarche secolo.
      Mamma mia, che donna!

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  6. Ciao Vincenzo!
    È la prima volta che sento che le borse sotto gli occhi fanno tanto sexy,ovvio che indossate da Nannarella e tutta un'altra cosa,li entra in circolo il fascino della donna attrice che come apriva bocca sapeva stupire,catturare chiunque la stava ad ascoltare e che sicuramente non sarebbe "caduta" nella trappola di ometti poco per bene,non ci sono più le donne di una volta,sai quelle con le palle alle quali basta uno sguardo per mandarti.....
    Il tuo racconto mi è piaciuto assai,rispecchia i tempi nostri dove la superficialità emerger avista d'occhio
    Buona Domenica carissimo!:))))

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    1. Nannarella era un prezioso unicum. L'ho conosciuta a Roma in casa di amici. Era già vecchia e non si truccava, ma aveva un fascino che esulava dal fatto di essere attrice e famosa.
      "So la romana de Roma più cornuta de tutte", disse a proposito di amanti. Gran femmina, grandissima donna.
      Donne con le palle ci sono anche adesso che ti mandano afc anche con mezza guardata, credi a me.
      Ai tempi nostri è tutta superficie, liscia e rugosa fa lo stesso.
      Buona domenica anche a te:)))

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  7. Delizioso, divertente e originale racconto.
    Anche io , però, metterei il resto delle proprietà di Gustavo fuori dalla porta.
    Cristiana

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    1. Non ho il riporto dei commenti e perciò me ne sono accorto solamente adesso. Mi scuso.
      Ho piacere che ti sia divertita a leggerlo.
      Giusto sbatterlo fuori dalla porta.
      Sto passando un momentaccio con mia figlia, che si trova in una situazione di stallo assai spiacevole. Speriamo che decida per il giusto verso.
      Ciao Cristiana.

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