martedì 20 ottobre 2015

CHIAMIAMOLI PARAFULMINI OPPURE TUTTI I PUPI E LE PUPE DEL PUPARO

Chi come me non è più tanto giovane dovrebbe ricordare che Benito Mussolini si era circondato di una corte di leccaculo e di laudatori e incensatori che dalle sue labbra pendevano, e non solo da quelle, ma anche dalle sue brache.
Era la corte del Grande Capo carismatico del Fascismo. Gerarchi che rispondevano al nome di Alessandro Pavolini, Luigi Federzoni, Giuseppe Bottai, Achille Starace, Leandro Arpinati e giornalisti accondiscendenti come Luigi Barzini, Ugo Ojetti e Mario Appelius, quello che finiva ogni trombonata alla radio dell'EIAR con la fatidica frase "che Dio stramaledica gli inglesi", qualunque fosse stato l'argomento della slurpata.
Avrete notato che si tratta di soli uomini. Il grande Duce degli italiani le donne se le portava a letto, tutte, più una che lo seguì nella morte e nell'appendimento ai ganci di un distributore di benzina a Piazzale Loreto.
Non solo, ma il fior fiore dell'intellighenzia italica accorreva sotto il grande manto del Duce e ne innalzava le lodi, altro che stupidini e poveracci, TUTTI.
Quindi quella corte era molto ben congegnata e variegata.
Il nuovo aspirante Duce, il "vorrei tanto essere considerato il più bravo di tutti di questo secolo ed anche del prossimo" insomma il capo carismatico di questo regime nascituro che ancora riempie di merda i pannolini, preferisce invece circondarsi di galline sculettanti, di pecore e capre belanti, di elementi effettivamente dal sesso poco chiaro e dall'intelligenza assai ben nascosta, molto ben nascosta, così nascosta che quando la cercano non sono in grado di rintracciarla. E allora, poveri cristi, non possono che ripetere come pappagalli il verbo del Capo, imitandone addirittura gestualità e posa, cioè in sintesi lo stomachino leggermente in fuori e l'andatura a pendolo delle gambette ben addestrate in modo da non fare passi troppo lunghi né troppo corti, ma un qualcosa di mezzo suvvia, proprio come fa il Capo, che ha sempre un polsino della camicia nuova da sistemare, che fa tanto chic volete mettere.
Io li chiamo benevolmente i parafulmini, quelli votati alla cortina fumogena intorno al nume, per impedire che qualcuno possa avvicinarglisi troppo. La maggioranza sono donne, cioè a dire di Vittorio Sgarbi, sono le sue colf, le sue servotte compiacenti a tutto disposte pur di avere un posto nel paradiso terrestre che questo santone sta creando per loro.
Ma quando mai una Maria Elena Boschi sarebbe potuta diventare ministro di qualcosaltro che non fosse il riciclaggio di panni vecchi in una delle tante repubbliche delle cerase? Invece no, ragazzi. Firmerà la nuova Costituzione degli italiani, pensateci bene. E la Serracchiani che inopinatamente diventa Presidente della regione Friuli Venezia Giulia senza mai essere stata almeno una volta in mezzo ai friulani, che sono gente per bene che lascia vivere ma non per questo sono dei minchioni, che quando riferisce le parole auliche del suo sommo pontefice la vedi così ispirata, ma così ispirata da non cambiare mai nemmeno il tono della voce, che le esce come un lamento fugace dalla strozza.
In Sicilia c'è il teatro popolare dei Pupi, delle marionette. Vanno in giro per le piazze di paese alla domenica e nelle feste paesane di un certo livello.
I Pupi stanno lì, appesi in bell'ordine a disposizione del puparo, che li prende e li usa a suo piacimento. I pupi hanno la testa di legno, proprio come i ministri di Renzi, ma tengono la bocca chiusa, almeno loro, mentre il puparo dall'alto ne muove i fili e fa le loro voci, proprio come i ministri del governicchio Renzi, solo che loro la bocca la aprono per dire le loro stronzate. Siamo in un paese libero e democratico che diamine, ciascuno ha il diritto di dire la sua stronzata quotidiana, se il capo è d'accordo. 
E la gente applaude, proprio come succede ai pupi dei pupari siculi.
Questo mi rende felice e rasserenato, al punto che mi sono convinto di scrivere questo pezzullo baggianata di carattere politico, cioè di pseudo politica, cioè questa stronzata, ma anche io ho il diritto nella nostra Italia democratica di partecipare alla festa nazionale della superstronzata.



P.S.
Tranquilli amici, sto scrivendo una poesia, che mi costa un po' fatica, perché per me l'arte, la letteratura è anche dolore e fatica oltre che gioia. Non lo so perché e se qualcuno me lo volesse spiegare gliene sarei riconoscente.





*****











38 commenti:

  1. Da bambina rimasi colpita dalla storia d'amore di Claretta Petacci, Letta su di una rivista di mia madre. Forse Annabella boh... Mi convinsi che lei lo amasse davvero, di un amore puro e mai reso meno vero dai colpi che la vita le diede. Perché solo amando alla follia una persona, si sceglie di condividerne tutto perfino la morte. Quando arrivai a Milano da ragazzina, una delle prime volte che sbarcavo ospite dei miei zii, volli vedere Piazzale Loreto. Quel luogo trafficato, pieno di gente che si spostava velocemente non aveva nulla che ricordasse l'accaduto. Eppure mi si strinse il cuore, per lei. Lui era un pezzo di merda eppure lei lo amava. Che cazzo, noi donne proprio non impariamo mai nulla dalla vita... Tu invece parli di pupi e puparo, ecco in parte concordo perché questo governo è fatto da fantocci, ma fantocci furbi eh. Gente a cui fa comodo annuire per propri interessi. E la Boschi e' la più furbetta di tutti. Firmerà la nuova Costituzione, mi vengono i brividi pensando a chi invece firmo' la prima ed era un capolavoro di Donna. Avrebbe fatto figura migliore la Petacci, che firmò col suo sangue la fine di un impero. Abbraccio Enzo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Claretta Petacci era una povera anima che visse una storia più grande di lei, cioè visse LA STORIA. Che fosse tutta purezza dubito assai, ma che amasse Benito Mussolini è certo, tanto da cercare di coprirlo col suo corpo quando capì che stavano per sparargli. Almeno questo è quello che sostiene Walter Audisio, il colonnello Valerio per capirci, che non aveva nessuno scopo di ingrandire la figura della vamp dell'epoca e nobilitare una fascista. Morì a Dongo anche suo fratello Marcello, che col Fascismo non aveva mai avuto niente a che fare e fu una barbara esecuzione di un poveraccio davanti agli occhi di sua moglie e dei suoi figli.
      Quella è stata di sicuro una pagina disonorevole della nostra storia, come quella della fuga di re sciaboletta e del futuro re di maggio l'otto di settembre del 1943, quando abbandonarono l'Italia e gli italiani alle rappresaglie nazifasciste. Come lo fu la guerra, voluta da Mussolini come un trofeo da aggiungere agli altri, tipo scalpo come facevano gli indiani d'America.
      Io volevo scrivere qualcosa su Claretta, ma detesto roba mielosa e non c'era molto di profondo da scavare. Lei era sempre lì, a Palazzo Venezia a tiro di mutanda dal gran capo.
      Se queste moderne valchirie siano o no delle cacciatrici di gloria a poco prezzo lo si saprà in un paio d'anni, quando il nume, il loro sole si offuscherà e cadrà dove merita, cioè nel letame.
      Vedrai allora la fuga e il dimenar di chiappe in altre direzioni, TUTTE le direzioni, perché queste sono pollastre della politica e niente di più.

      Elimina
  2. A proposito del tuo post scriptum: la poesia, l'arte e la letteratura portano sempre gioia e dolore. Costano tanta fatica perché quando importanti e vere arrivano direttamente dalle viscere. E quelli che arriva da dentro, dal nostro profondo essere, non è e non potrebbe mai essere indolore.

    RispondiElimina
  3. Megalomane, egocentrico vanitoso ....e io aggiungo cialtrone saccente. E come un boomerang ti ritorno' tutto. ....ben ti sta!
    Si legge ( eccome) che ti sei laureato a Roma.
    Ciao nonno.

    Ben ti sta!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso che lo ignori, ma nell'antica Roma quando veniva celebrato il Trionfo di un vincitore di una guerra -fosse esso un generale, un ammiraglio o l'imperatore in persona- costui sfilava assiso sull'ultimo cocchio del corteo, cinto da corona d'alloro con intorno a lui fanciulli e fanciulle che ne celebravano le virtù e le vittorie. Però in coda c'era un gruppo di piagnoni che gli sussurravano "memento mori, memento mori". Adesso gli direbbero " a stronzo, nun te scordà che devi da crepà primma o poi ", ma allora erano più sobri. Poi c'erano che saltellavano intorno al cocchio (con la o leggi bene) dei nanuncoli bitorzoluti che dicevano stronzate e che rappresentavano quella parte del popolino che meno capisce, insomma i cretini.
      Ecco, mi mancavi con le tue massime. Generosità vuole che io dia spazio anche ad una cretina come te. Peccato che non ci sia nessun carro trionfale intorno al quale saltellare e sbraitare, ma per te va bene lo stesso.
      Come sempre il tuo italiano è da sballo intellettuale. "...ti ritornò tutto..." ma che vor dì?
      Dici nonno in modo spregiativo. Io me ne vanto.
      Ti saluto anima in pena, anima persa, cosa strana priva di anima.

      Elimina
    2. Massi che c'e' il carro...zzone ma abituato come sei non lo vedi. ^_^ Lo vedono gli altri pero' ...lo stile baraccone si nota subito. E' innato ...ahahah hai una mancia in più ma non si vede se davanti o dietro.
      Dico nonno perché hai detto di essere nonno.
      Ti ritorno' tutto ...Mbe' tii è ritornato o nooo? Perché sai cos'è un anima tu? Vincenzo sa contare solo le virgole e poco più ...ha fatto il classico lui.
      Continua a scrivere cazzate. Tanto noi vi manteniamo. Da sempre.
      Ps correggimi pure maestrino. .. Si legge quanto, pure tu, sia sereno e in pace con la vita.

      Elimina
    3. Amica bella, solo una cretina può continuare ad insistere. Non si capisce dove tu voglia andare a parare, ma è chiara la confusione mentale totale.Anima...ritorno...virgole,,,che altro?
      Adesso vengo a scoprire che "NOI vi manteniamo"?
      Quelli come te purtroppo collaboro anche io a mantenerli.
      Adesso comunque basta, mi hai scassato la minchia. IL prossimo che trovo lo cancello.

      Elimina
  4. NONNO, dunque ... sarebbe un epiteto ?!?
    Ahi ... @Silvy, quanta acrimonia leggo in queste tue parole scagliate contro il nostro amico !
    E, come scrivi, si legge che @Vincenzo si laureò a Roma ??? Beh ... mi sembra che hai letto male, poichè @Vincenzo ha sempre scritto che, dopo un Liceo classico condotto e compiuto in maniera lusinghiera, vicende alterne ed alterne fortune, lo costrinsero ad abbandonare l' Università per procacciarsi il pane ... Così, dopo svariati mestieri, e l' incontro con la donna della suua vita, egli si stabilì in Germania dove crebbe, e cresce ancora, la sua bella famiglia !
    Debbo confessarti, @Silvy, che questa tua acrimonia, ha spinto me - che sono un no-blogger - ad andare a leggerti nel tuo blog, poichè amo l' anima umana e tutti i suoi recessi : francamente, non ho trovato alcunchè di interessante nei tuoi post .... se non la sensazione che qualcosa ti ha ferito ... e forse ti ferisce ancora .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A Bru, grazie della difesa, ma è tempo perso. Se questa è veramente una donna o quel che cavolo possa essere deve averlo preso nel di dietro in modo così feroce che odia tutti.
      È una poveraccia, che ha avuto l'onore che una persona come te sia andata a leggere le sue cose.
      L'ho fatto anch'io per capire qualcosa, ma sono scappato.
      Ciao Bru, e ancora grazie.

      Elimina
  5. Bene ... questa tua risposta, bella mia, mi conferma che qualcosa ti ferì ... ed evidentemente ti ferisce tuttora ! Discende da qui il tuo blaterare e scalciare senza senso, da qui la tua volgarità da lupanare e/o da postribolo di quart' ordine scaduto di rango .... E la finisco qui, @Silvy, al fine di non intasare questo blog di ulteriori tuoi vaneggiamenti scemi, che nè aiutano te, nè tanto meno aiutano chi ti legge !
    Certo, se avessi un mio blog, non smetterei mica, poichè quelle/quelli come te .... me li vado a cercare, tanto sono inconcludentemente divertenti e prevedibili .
    Un' ultima raccomandazione cara, se me lo consenti : gnòthi seautòn ! :-)))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho cancellato i suoi insulti, come avevo promesso.
      Pure tu Brù me piaci: "gnothi seautòn". Ma te pare che questa conosce il greco antico? Se avessi scritto "nosce te ipsum" forse qualche latinista nel suo bordello era passato e lei si sarebbe ricordata di averlo sentito, ma gnothi seautòn credo proprio che sia impossibile.
      Fai un giochino e vai all'uscita di un liceo classico di Roma -non il Giulio Cesare per rispetto alla memoria- e poni la domanda: "Chi mi sa dire cosa significhi gnothi seauton?". Scommetto con te che la metà lo ignora.
      A quelli che lo azzeccano fai coniugare aner, andròs e vedi quello ch ne esce fuori.
      Ciao, Bru e non te ce incazzà co sta sprovveduta.
      Ad majora, homo sapiens.

      Elimina
  6. Sai Vin, da quando non ho più negli occhi e negli orecchi Berlusconi. ( pensa che il mio blog è nato a causa di Berlusconi) possono tramere tutti alle nostre spalle, tanto uno vale l'altro.
    Cri

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti sbagli, Cri. C'è chi vale molto meno degli altri, molto meno.
      Meditate gente, meditate.

      Elimina
  7. Quanto hai ragione, @Vincè ... quando mi dici di andare, non già al Giulio Cesare ( il mio amatissimo Liceo Classico di Corso Trieste in Roma ), ma ad un qualunque altro liceo della città, al fine di chiedere agli studenti che escano - sempre con scherzosa e paziente comprensione - di declinarmi anèr - andròs ... andrì ... àndra .... etc. , oppure, ma in questo caso rischierei una loro denuncia alla Buoncostume 'per atti osceni', di dirmi quale sia il "perfetto sincopato" ( o misto, o fortissimo, o terzo ) del verbo ghìgnomai ( ghègona ) . Eppure, ora che ho ripreso, per passione, a dare lezioni private a ragazzi/ragazze in gamba che vogliano approfondire la conoscenza del Greco-antico, mi stupisco della loro prontezza a capire anche le forme più astruse della lingua di Platone. e la loro gioiosa prontezza ad associare a quella lingua parole ed espressioni di Italiano che parlano nella loro quotidianità .
    Dunque, amico mio, NON questa generazione è inferiore alla (rimpianta) nostra, ma sono i loro Insegnanti ( che chiamano con l' orrida parola "prof" ) che non possono essere minimamente confrontabili con i Professori che avemmo, io e te, la fortuna di incontrare, tanto grande è la differenza culturale, la professionalità e l' affettuosa severità che quei nostri indimenticabili Maestri hanno con la maggior parte degli attuali insegnanti !
    Mah .... amico mio, come spesso dico SPES ULTIMA DEA, e mi piacerebbe assai rivedere la Scuola Pubblica in tutta la sua dignità, e quei pochi Insegnanti di valore, eroi che ancora resistono ai cialtroni delle istituzioni scolastiche, rispettati come meritano e giustamente ben remunerati per i loro non piccoli sacrifici di ogni giorno !

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente d'accordo con te, Bruno. È la classe insegnante che è deficitaria, che sa poco e quel poco non lo sa insegnare.
      Tu ed io abbiamo avuto la fortuna di avere insegnanti di ben altro livello. Io ho avuto come maestro quello che da anni è considerato il massimo grecista vivente, Agostino Masaracchia, di origine agrigentina, vedi un po' tu che fortuita circostanza. Lo abbiamo avuto in quarto ginnasio, fresco di laurea lui, non ancora titolare, pivellini noi che non sapevamo nulla di greco e ben poco di latino. Ci ha fatto diventare dei marziani. Poi pensa che razza di esame di maturità facemmo: portammo tutti i cinque anni come programma e mi ricordo che il prof che mi interrogava -Masaracchia era interno- era l'interno di latino e greco dell'Istituto cui eravamo abbinati, il Giulio Cesare di Corso Trieste a Roma, un tale Diego Bartoli, un mostro sacro, alunno anche lui prediletto di Gennaro Perrotta, tanto per fare quelche grosso nome. Sto fiol d'un can mi chiese in greco, bada che avevo 8 1/2 nello scritto, tra le altre cose di grammatica di declinare per l'appunto anèr, andròs, andrì, ándra, áner (con l'epsilon e non con l'eta); poi al plurale ándres andròn, andrási, ándras, ándres; duale ándre, androin, androin, ándre, ándre con le epsilon tute e tre.
      Poi mi chiese quei famosi sette sostantivi che finivano al nominativo in ro e facevano al genitivo tos. Qui mi dovresti aiutare tu, perché io ricordo solo epar epatos fegato, frear freatos sego, skor skatos fango, aleifar aleifatos unguento e basta. Sai tu gli altri tre?
      Per finire mi scrisse sulla lavagnetta sta cosa buffa gnous con l'accento circonflesso e mi chiese cosa potsse essere a mio giudizio. Te poi figurà: lo guardai nelle palle degli occhi e gli risposi "a professò me sembrava che avesse capito: quello è il participio aoristo di gignosko" e fu contento.
      Dimmi tu se adesso uno bravo che fa la maturità saprebbe tutte ste cose.
      Ma non ci stanno più quegli insegnanti e quei genitori, che se non studiavi non se la prendevano con l'insegnante ma col figlio somaro.
      Ciao Bru.

      Elimina
  8. Guarda che la corte di nani e ballerine è proseguita con Craxi ed ha raggiunto il suo apice con Berlusconi!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vabbé Ornella, ciò non toglie che Renzi faccia schifo con questo codazzo di troiette incapaci dietro a starnazzare. Vai sulla TV francese a vedere come lo trattano, oppure su quella lussemburghese. Lo trattano per quello che è una trottola saputella, ambiziosa di ui meglio non fidarsi.
      Arriva regolarmente in ritardo come tutti i cafoni pensando che la gente importante debba arrivare mezzora dopo, che stronzo. Mentre il Presidente della Commisione europea parla lui sbadiglia platealmente. E poi ti prego Ornella, tu che insegni inglese scrivi a sto deficiente di smetterla di parlare in quell'incomprensibile linguaggio cavernicolo che lui pensa sia inglese. Digli che ci sono i traduttori simultanei che quando lui parla in inglese vanno in tilt, perché ignorano quella lingua che lui parla.

      Elimina
    2. Mi ti immagino, Ornè, seduta in poltrona con le mani sulla pancia che sghignazzi beatamente.

      Elimina
  9. perché l'arte e la letteratura sono donare agli altri pezzi di noi. perciò crea sofferenza.

    di politica non parlo:)

    mi annoia...

    inoltre non credo di pensarla del tutto come te ma questo non ha importanza alcuna.

    Meglio parlare di letteratura:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bellissimo Annika: "l'arte e la letteratura sono donare agli altri pezzi di noi".
      Questa me la scrivo.
      Lo immagino che non la pensi come me, ma non ci rovineremo il fegato parlando di politica io e te: ci sono infiniti argomenti in cui siamo in sintonia.

      Elimina
  10. Diranno ... eccoli là, @Vincenzone Jacoponi e il @Cavaliereerrante, a crogiolarsi coi loro ricordi liceali del bel tempo che fu ... eccolì lì a specchiarsi entrambi nello specchio di Narciso .... Sì, non c' è dubbio che qualcuno/qualcuna lo penserà, ma noi .... ehm .... non ce ne crucciamo, no ?
    Ti farà piacere, Je pense, questo brano che ho tratto da un articolo del giornale di Civitavecchia scritto in occasione dei funerali ( dell' aprile 2015 ) del Prof. @Masaracchia .... Sì, questi furono i nostri Maestri di Scuola e di Vita, e finchè vivremo essi vivranno con noi !

    " ..... Vivissimo è il ricordo del Preside Masaracchia presso tanti e tanti Docenti, Studenti, personale scolastico che nel corso della sua carriera hanno avuto modo di studiare e lavorare con lui al Guglielmotti; molti hanno sostenuto con lui gli esami di Letteratura Greca presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma, nel corso della sua lunga, fulgida carriera di Docente Universitario: tutti hanno da lui appreso la consapevolezza che lo studio è impegno costante, metodo e non improvvisazione.
    Innumerevoli pubblicazioni sul mondo classico hanno costellato la sua vita, in un percorso costantemente accompagnato dallo studio e dalla ricerca sui valori della Grecia antica, patrimonio del pensiero occidentale, mondo amato ed investigato con eccezionale acutezza e finezza di filologo dal Professor Masaracchia, Docente e Preside che moltissimo ha dato alla cultura e soprattutto alla Scuola di Civitavecchia. Ci uniamo ai tanti "suoi" alunni, docenti, persone di scuola e di cultura che in questi momenti lo seguono con il ricordo ed esprimiamo gratitudine ed ammirazione per il Preside Professor Agostino Masaracchia." ....
    °°°
    E intanto il sole muore .... e par che dica
    che l' orizzonte nostro s' allontana,
    zoppica il sogno, ma una stella arcana
    c' illumina la strada ... or dolce e antica !
    @Cavaliereerrante

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ieri sera quando ho letto questo tuo commento ho provato un gran dolore. Non sapevo fosse morto, infatti sopra in qualche riga ho parlato di più grande grecista vivente. E mi sono ricordato che era nato a Genova, perché il padre era direttore dell'ufficio delle imposte, odiatissimo allora come lo sono adesso, e si trasferiva dove lo mandavano con tutta la famiglia.
      Agostino venne a Civitavecchia giovanissimo, sette o otto anni ci disse, sua madre era insegnante di chimica e scienze al liceo. Fu anche mia insegnante, bravissima donna. Nel necrologio appaiono la sorella Emanuela, che ricordo -una cammellona di un metro e ottanta- il fratello Vincenzo, che stava in classe con me, ma non viene nominato il fratello Giovanni più giovane di Agostino di almeno due anni e io immagino come sia morto. Venne un paio di volte a sedere sulla cattedra mentre noi facevamo in due ore la traduzione dal greco o dal latino o in latino, e mentre noi scopiazzavamo giulivi lui....fumava nzionli esportazioni accendendo una sigaretta col mozzicone dll'altra. Una dietro l'altra, mezzo pacchetto in due ore, perché se le succhiava.
      Le prime parole che disse Agostino il primo giorno di suola furono, più o meno queste: "Sono appena laureato, siete la mia prima classe e sappiate che sto qui per massacrarvi", e giù una seria di comandamenti, tra cui chi non sta attento alle mie lezioni prende un due.
      Ne facemmo una collezione. Io in due ore un giorno presi ben sette volte sto due fatidico, che poi dovevi smaltire con una buona interrogazione. Quattro in greco e tre in latino.
      Le sue ultime parole al termine di un discorso finale, l'ultimo giorno al terzo liceo prima dell'esame di maturità furono, e queste me le ricordo benissimo perché le tengo scolpite nel cuore: "Siete stati i miei primi alunni, siete stati i migliori.....non vi dimenticherò mai" e gli tremava il mento dalla commozione.
      Agostino Masaracchia è stato non soltanto il mio insegnante di greco e di latino, quello che mi ha fatto capire la mia strada, lui è stato lo mio maestro di vita. Ogni cosa che ho fatto, ogni cosa che ho scritto, ogni cosa che ho dipinto mi sono sempre chiesto come l'avrebbe giudicata lui.
      E questo è il mio contributo personale ad un uomo immenso, che ho profondamente amato.

      Elimina
  11. Ho esitato a lungo, @Vincè ... prima di riprodurre qui da te un brano sul funerale del "GRANDE" Prof. Masaracchia, giacchè sapevo che ti avrei dato un dolore ....
    Poi, mi sono detto che nessuno di noi che calpestiamo questa Terra infame ... è immortale, ma ciò che ha fatto e/o scritto quell' illuminato tuo PROFESSORE, quello sì, amico mio, E' IMMORTALE ... ed eternamente vive e vivrà in te, in noi che amammo la Scuola Pubblica e i suoi indimenticabili Maestri !
    Se leggi la mia e-mail .... ebbene scrivimi, ti manderò le mie recenti traduzioni de L' APOLOGIA DI SOCRATE e del FEDONE del sublime Platone, come testimonianza di ciò che fece di me l' amatissimo mio Professore di Latino e Greco, il Prof. @Mariano Poletto, allievo, nell' Università di Padova, dei Prof. @Fubini, @Manara Valgimigli ( il più grande Grecista di ogni tempo ... e non solo ) e @Concetto Marchesi ....
    Come te, @Vincè, dopo la Scuola Media Giovanni Pascoli ( in cui ero stato fra i migliori di sempre ... e scusami se lo scrivo ), iniziai il Ginnasio riportando nella pagella de 1° trimestre ... 5 in Latino ( 6 all' orale ), 3 in Greco ( 4 all' orale ) .... per concludere l' esame di Stato con 1O in Italiano, 9 in Latino e 10 in Greco ... e lui si commosse quando il Commissario esterno di greco ( altro grande grecista di Viterbo ) il Prof. Pesaresi, dopo il mio orale, gli fece i complimenti .... e, giustamente, li fece a lui, e non a me, che di mio ci avevo messo solo la passione, mentre tutto il patrimonio della conoscenza "erano frutti del suo paniere", frutti che, che con un affetto inaudito nei miei confronti, egli mi aveva donato !!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Masaracchia non mi ha mai bocciato in Greco, ma mi rimandò in Latino al IV Ginnasio, non ho mai capito il perché. È stata l'unica volta che sono andato a ottobre in vita mia. Pensa che ci aveva aggiunto Storia e Geografia, bontà sua perché io dimenticavo sistematicamente date e capitali. Da quel giorno so tutte le capitali del globo e di date ne ho faldoni.
      Vedo che mi hai scopiazzato. Quando mi dissero che avevo il diritto di non dare l'orale di Italiano per un po' svengo: ho fatto un mazzo tanto per niente secondo voi, dissi e pretesi di dare quel maledetto orale. Risultato 10 in italiano, 9 in Latino -fin qui siamo alla pari- e soltanto 9 in Greco. Mi hai fregato. Non potevano darmi di più né a me né a Proietti -un secchione intelligentissimo- altrimenti avrebbero dovuto dare 12 a mio cugino Gabriele La Rosa, che appunto ebbe 10 in Latino e 10 in Greco. Era un'enciclopedia e non sbagliava mai un'interrogazione, mai meno di 8,5 sto boia. Ma in Italiano prese solamente uno striminzitissimo 7, perché era arido come un ragioniere ebreo. Svolgeva il suo temino perfettino e freddino in due paginette e mezzo, qualunque fosse l'argomento, come quando si fa la nota per la spesa: tutto giusto, ma scrivere non è cosa da tutti.
      Pensa di quella classe siamo sopravvissuti in cinque. Mette spavento adesso, ma è così. Il primo ad andarsene fu proprio Sante Proietti, a 39 anni, schizofrenico.
      Ad majora Bruno. Noi viviamo. L'erba cattiva...lo sai no?

      Elimina
  12. Mio nonno ama ripetere spesso questa frase: "i cazzi cambiano ma i culi restano sempre gli stessi" di leccaculi il mondo è pieno e non solo quello della politica, i pupari continueranno a muovere i pupi e ci sarà sempre chi si turerà il naso per non avvertire la puzza di merda in cui sprofonda.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tuo nonno deve essere della mia generazione, quindi di questi leccator di culi ne ha visti abbastanza per esprimersi come fa.
      Di pupari, di pupi e pupe e di pupazzi è piena la storia nostra. Un mio amico tedesco mi diceva non più tardi di una settimana fa che non si rendeva conto di come gli italiani "in Italia" potessero vivere così tranquillamente.
      "Noi ci saremmo già suicidati in massa, perché come tu ben sai, noi non siamo capaci di vivere in assenza totale di regole come fate voi".
      Le regole ci sono, gli ho risposto, il fatto è che vengono scavalcate, ignorate e buggerate dagli stessi legislatori, che le fanno in modo tale che le si possa facilmente eludere.
      Questa è l'Italia e gli italiani ci si adattano.
      Ma che bella schifezza!!!

      Elimina
  13. Pupi, pupe, puparo e oserei dire pappone! In tutti i sensi.
    Ciao Vincenzo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, io a "pappone" in quel senso là non avevo ancora pensato, ma adesso che me lo scrivi tu....quasi quasi mi piace di più di puparo. Sai perché? Perché i "papponi" sono i protettori r gli sfruttatori delle puttane. Se tanto mi dà tanto capisco adeso il ruolo delle nostre belle ministre.
      Per quanto riguarda l'altro senso di pappone, cioè mangione, anche se apparentemente non sembra, vedremo poi, dopo, dopo che la parabola sarà conclusa quando tireranno fuori tutte le spese assurde che il nostro amico fa, tipo voli con famiglia per andare in ferie, pranzi e cene con chi lo sa mai, e volo a NY per vedere una finale di tennis femminile. Ma c'erano due italiane, si difende lui. C'era la Fiera del Levante a Bari in contemporanea e le due fanciulle sono entrambi pugliesi. Avrebbe potuto presenziare una manifestazione molto importante per il nostro Sud e vedere quella finale in diretta su un maxischermo, ma è troppo piccolo lui e troppo bello era far volare un aereo solo per una finale.
      Se ne sono andati più di 40.000 euro, lo sai?
      Ciao, Fiorella.

      Elimina
    2. Caro Vincenzo, io infatti, volevo intendere "pappone" nei due modi che tu hai descritto.
      Si ho letto dei pochi spicciolini che son volati via...non mi ci far pensare, che già allora vi e' venuto un trabocco di bile, e a me ste cose mica mi fanno bene alla salute, dato l'età.
      Ciao Vincenzo.

      Elimina
    3. Che poi dalle mie parti il lenone o pappone lo chiamiamo "magnaccia", il che è tutto dire, e forse è meglio perché la parola in grasso romanesco fa pensare al panzone seduto a tavola che si ingozza di cibi vari a scrocco naturalmente.
      Non ti far venire un accesso di bile, tanto prima o poi la fa la stupidata e lo prende il sul bel calcio in culo.
      Ciao Fiorella.

      Elimina
  14. ll governicchio di Renzi la dice tutta caro Vincenzo, mi esento da qualsiasi altro commento perchè non potrei aggiungere la tua bravura stilistica..quindi esprimo solo un pensiero sull'arte che fa soffrire , crea spesso dolore..
    Ed è proprio il momento migliore per scrivere.Il nosteo animo è più fragile e si mette a nudo più facilmente.
    Guarda le canzoni migliori, avevano tutti una matrice quasi tragica..
    Un abbraccio forte amico mio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Posso dire che ti stavo aspettando? Sí? Benissimo, l'ho detto.
      "Ed è proprio il momento migliore per scrivere", quando cioè si sta soffrendo.
      Mi hai fatto ricordare una frase che mi disse tanti anni fa una bella fanciulla torinese mentre mi comunicava di voler tornare dal vecchio fidanzato, "perché lui ha bisogno di me, mentre tu sei così forte da farcela a sopportare questo male che ti faccio". Carino già questo, ma lei aggiunse: "adesso scrivi poesie, racconti, romanzi, insomma butta fuori con la tua abilità questo dolore e trasformalo in arte".
      Mi credi se ti dico che ho rischiato l'ergastolo?
      Con te è diverso, naturalmente, soprattutto perché diverso è il tuo intento.
      È vero le canzoni migliori, ma anche alcuni racconti celebri, alcune poesie avevano una matrice quasi tragica. E tu te ne intendi.
      Ti restituisco l'abbraccio con gli interessi.

      Elimina
  15. Amico mio bello innanzittutto ti ho lasciato un commento qui:
    http://iacoponi.blogspot.it/2015/05/grazie-e-ancora-grazie-am.html?showComment=1447148575437#c1937725424389317077
    Te lo dico qui perchè non so se ti arriva la notifica. Io di questi aggeggi non ci capisco quasi niente, mi spiega un pò mia figlia ma dopo dieci minuti ho già dimenticato. Mi succede così quando una cosa non mi interessa più di tanto e a me di imparare ad usare il PC non me ne può importare di meno. Se non fosse perchè mi dà la possibilità di conoscere persone valide (come te... insaponatura ihihihih) me ne sarei già andata dal web.
    Adesso vengo a dire la mia sul tuo post. Non so che lavoro che tu abbia fatto in gioventù, ma mi sembra strano che tu ti stupisca ancora dell'esistenza dei leccaculi dei piani alti, visto che ce ne sono anche ai piani bassi e pure tanti. Mai lavorato in una pubblica amministrazione italiana? Io ci ho lavorato dal 2004 e me ne sono scappata nel 2012 andando in pensione, per mia fortuna. Mi sono salvata. Ma di quei pochi anni che ho fatto sotto lo stato italiano ci potrei scrivere un libro per tutto quel che ho visto e sentito ma preferisco dimenticare... proprio per salvarmi.
    Riguardo all'arte, credo che il bello venga dalla sofferenza.
    Abbraccio sempre per te.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto ed ho risposto, alquanto sorpreso a dire il vero, piacevolmente sorpreso.
      Da giovane dovevo fare il medico, ma mio padre si ammalò e morì. Non avevo più fondi e decisi di lavorare per poi laurearmi, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo un oceano.
      In Italia non sono mai tato in pubbliche amministrazioni, ma sempre nell'industria privata. Ero bravino. Sono diventato capo filiale di una grande ditta -di allora- di Radio TV, la FIRTE, filiale di Roma. Poi sono passato alla Daniel's, prodotti di bellezza per uomo e donna. Diretore dell'Istituto di Milano. Poi all'improvviso mi sono venuti i vermi in pancia e non riuscivo più a a star fermo: Torino, Treviso, di nuovo Roma, poi all'improvviso Venezia e da lì Francoforte. Prima imparare la lingua e fare qualsiasi lavoro, anche il camionista. Due anni alla guida di un TIR, nelle linee internazionali. Da Lisboa a Warschawa, ad Istanbul. Che strano: stato quasi in tutta Europa, perfino a Stokholm, ma mai in Italia. Molto spesso in Spagna.
      Poi in teatro a fare quello che era la mia passione: il pittore di scena, il Theatermaler. Gli anni più belli.
      Ciò detto. Sappi che leccaculi sono una razza assai diffusa, al dilà del colore della pelle, dell'idioma e della religione. È disgustoso per uno che ne ha leccati sì, ma erano levigatissimi culetti femminili non stagionati. Quelli mai disdegnati, ma leccarli per devozione, per servilismo no, quello M A I, e mai lo farei.
      L'arte, se è veramente tale "è sofferenza", non c'è dubbio.
      A risentirci, leichte Schmetterling.

      Elimina
    2. Domandina curiosa che non centra nulla con il post.
      Ho visto su Anobii un Vincenzo Iacoponi autore di un libro "Martedì dopo l'autunno". E' un omonimo o sei tu?
      Ciao :D

      Elimina
    3. Casa Editrice Bacu di Milano, edito nel 2008 -
      ISBN 978-88-96198-01-8
      L'ho scritto io.

      Se ti va e vai su questo blog a quell'anno i primi post sono tutti dedicati a "Martedì". Praticamente il blog nasce per il libro.
      Ciao.

      Elimina