sabato 27 febbraio 2010

COME A VOLTE PUÒ ARRIVARE UNA IDEA FOLGORANTE

Metti che sia una bellissima giornata di fine febbraio, con un sole primaverile in un cielo color cobalto, con una temperatura di quasi 14° alle 15,45; metti che in un immenso prato dietro la nuova piscina comunale si sia data appuntamento la "meglio gioventù" della cittá; metti che questa città non sia Roma o Napoli o Palermo, ma Karlsruhe uggiosa di inverno come una vecchia balbuziente e sdentata; metti che tutti siano già con le maniche corte tranne tu e tua moglie, che siete gli unici insaccati nel vostro fedele cappottone, che potete solamente slacciare perché darebbe ancora più fastidio portarlo sul braccio; metti che tuo figlio e tua nuora abbiano colto l'occasione del vostro arrivo per andare a fare "quelle spese urgenti che tu sai, papà" e che quindi Alessia e Fabio, i gemelli terribili di ventinove mesi, siano in assoluta libertà affidati all'attenzione tua e di Annamaria, che poveretta ha i capelli dritti e il fiatone da quando è uscita dal portone della casa di nostro figlio; metti che i due pargoli abbiano annusato la debolezza dei guidatori, oppure la loro paura di non farcela a riportarli a casa entrambi e senza danni e avrai l'immagine di un pomeriggio di normale terrorismo.
Oltre a ciò metti ancora che sembra che tutti i cani, tutti dico proprio tutti i cani residenti in questa città, da alcuni formato pantegana ad altri formato mammut, siano stati concentrati dai loro padroni su quel magnifico prato a correre, latrare, spisciazzare su alberi e pali della luce e scagazzare fra l'erbetta, che mette tanta voglia mollarcene un po', per cui tu ti trovi questo campo minato davanti dove i tuoi nipoti potrebbero non certo saltare per aria, ma sprofondare nella merda di cane che in fondo è anche peggio, dato che la puzza non va più via e chi lo sentirebbe poi mio figlio.
Questa è la tipica situazione da pre-infarto del miocardio. C'è da stare attentissimi ad ogni dolorino intercostale e soprattutto a quel doloretto che ti viene al centro del petto, al centro gente, non a sinistra come credono tutti.
Proprio mentre stai con un occhio ai cani del malanno, l'altro occhio ai due bucanieri della tortuga, una guardata al pallore che si alterna al rossore sulle gote della fedele compagna della tua vita ed un orecchio al battito del "tuo" cuore, che ancora ti deve servire per un po', ecco che da non si sa dove un'idea bella, pazza e folgorante ti cade addosso, ma che dico, ti assale e ti travolge come uno tsunami.
Rimani come di sasso, mentre già Annamaria, che non si sa come ma vede sempre tutto e capisce sempre tutto una frazione di secondo prima che io sia riuscito a nasconderle qualcosa, qualsiasi cosa, ti chieda "Ti senti poco bene?"; "No, perché?"; "hai una faccia strana".
Sicuro che debba essere una faccia strana, perché adesso già ho cominciato a pensare che non può essere vero che un'idea così bella possa venirti addosso in un momento come questo. E allora comincio a tormentarmi, perché io non so vivere di vittorie, preferisco le sconfitte che devi accettare e basta, ma le vittorie, a volte, nascondono insidie; e allora non potrebbe darsi che questa roba sia cosa vecchia che io già ho scartato da tempo immemorabile e per questo adesso non me la ricordo più, e insomma sarebbe, potrebbe essere roba vecchia ricicciata, che allora non vale niente, anzi vale un attacco di fegato quando veramente si rivelerà per roba vecchia e insomma...dio mio, ma perché non sono come tanti altri che gioiscono e basta, che si sentono bravi e basta, ma perché io sono proprio io e non un altro più superficiale, che quelli campano meglio e campano di più, e anche se campassero di meno avrebbero sempre campato bene, e di sicuro meglio di me, che adesso sono tanto triste anche se questa idea è così bella che quasi mi metto a piangere, ma non so più perché; non so se piangerei dalla gioia o dal dolore, o magari dalla rabbia per essere come sono e non diverso.
Ho finito per rovinare il pomerriggio di Annamaria, che tra pargoli in delirio di distruzione, cani arrembanti e marito con faccia da frate trappista moribondo non sapeva più a che santo votarsi.
Siamo tornati a casa un'ora fa. Il tempo di mangiucchiare un boccone lei, di farmi una dose precotta di un cibo infernale indiano a base di curry, che mi ha dato il colpo di grazia, di scrivere un commento in romanesco per un post sul blog di una mia cara amica -chissà cosa sarà venuto fuori, povera anima- ed eccomi qui a ruminare la bella, bellissima, idea che mi ha folgorato nel verde prato.
Più tempo passa e più mi convinco: non è niente di vecchio ricicciato (non riciclato, termine troppo moderno, no, proprio ricicciato alla romana); è un'ideona grande così che mi permetterá di scriverci su un romanzo, credo. Che idea è? E no! Non se ne parla proprio, porta sfiga.

3 commenti:

  1. Se non se ne parla, nemmeno si commenta.
    Ma i due gemelli, alla fine, li avete riportati interi e profumati di borotalco o sbucciati e puzzolenti di cacca di cane?
    Perchè tu, dopo aver avuto l'ideona, scommetto che sarai stato molto meno efficiente e produttivo, e tua moglie avrà dovuto fare anche la tua parte.
    Di solito gli uomini sono così: incapaci di fare due, tre, quattro cose contemporaneamente, arte nella quale noi donne, invece, abbiamo dovuto raffinarci, per sopravvivere. e trascinarci dietro i compagni recalcitranti, che, un attimo, una cosa alla volta!

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  2. Vedo che te ne intendi. Bueno! È proprio così per quel che riguarda me. Se sto seguendo una mia idea, che mi si srotola davanti come un'autostrada -con tutti i rischi di un'autostrada, sorpassi troppo veloci, camionisti paraculi, auto pirata in senso contrario- non bado più a niente. AM se ne rende immediatamente conto. Dice che ho lo sguardo del pesce morto che già puzza. Povera stella, mi fa quasi umanamente pena, mi fa; ma io non ci posso fare niente.
    Ne abbiamo presi due e ne abbiamo riportati a casa due. Successone. Non puzzavano di cacca di cane, ma di cacca loro, ma non ne eravamo responsabili, grazie a Dio.
    Erano tutti integri, solo un pochettino sudati.
    AM si è addirettura divertita per l'evasione; io meno.
    IL titolo (provvisorio) della storia sarebbe in questo momento: "Va all'inferno amicizia".
    Ambientato durante i miei 20 anni. Una cosa che riesuma di botto dopo tanti anni, diciamo 45 anni e mette a nudo cose che allora sembravano bianche e che invece sono nere; altre cose allora scure invece adesso appaiono chiare chiare, ma è troppo tardi per mettervi riparo.
    È una storia semplice e complicata insieme, ma che si dovrebbe dipanare senza scossoni e "senza indovinelli" alla Iaco.
    Che te paresse?

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  3. mica hai detto se non se ne parla, se no porta sfiga?

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