lunedì 28 marzo 2011

LUDOVICO FELTRINELLI VOLÒ E VOLÒ

Racconto in cinque parti
Parte prima

Ludovico Feltrinelli era nato sfigato trentadue anni or sono, ultimo figlio in una famiglia già piuttosto numerosa; sua madre era sempre triste durante la gravidanza e suo padre sempre incazzato, mentre lui dentro il pancione non poteva immaginare di essere il classico esempio di un incidente di percorso. Quando nacque lo buttarono nel mucchio senza perderci tanto tempo, e lui così crebbe, sempre nel mucchio, anonimamente, circondato da pochissimo amore e tantissima indifferenza.
Dalle mani di uno psicoanalista da duecentocinquanta euro a seduta sarebbe magari potuto uscir fuori un diligente impiegato di banca e un normale padre di famiglia; ma lui era nato a Bracciano e non a Londra o a Parigi, e la psicoanalisi l'aveva vista praticare soltanto nei film americani. Così divenne sergente in una batteria di artiglieria pesante campale di un reggimento di stanza a Udine, e quello che era stato il suo viaggio più lungo si rivelò anche il più importante, perché a Udine conobbe Susanna e la sposò.
Prima di lasciargli sposare la figlia i suoceri gli procurarono, da quelle brave persone che erano, anche un lavoro per mantenerla: visto che avevano un supermarket riuscirono a infilarlo come rappresentante in una ditta loro fornitrice, un solido salumificio friulano, così rimaneva tutto nel loro ambiente e sotto controllo, pensarono. Gli fu affidata come zona la provincia di Treviso, e in quella città Ludovico e Susanna si trasferirono dopo un po', perché costava un sacco di soldi e di fatica fare ogni giorno su e giù da Udine, e perché è bene che i giovani appena sposati vadano a vivere soli e lontano dalle loro vecchie famiglie, fecero osservare i suoceri a Ludovico. Ma lui la sfiga se la portava addosso dal tempo prenatale, come s'è detto, e quella sembra che sia la più tenace a spiccicarsi dalla pelle. Così, prima ancora che si concludesse un anno di matrimonio, si verificarono due eventi che in seguito sarebbero apparsi decisivi.
Durante un normale controllo ginecologico i medici si accorsero che Susanna aveva un utero infantile, e che pertanto mai avrebbe generato figli. Questo fu il primo evento. In conseguenza di quel verdetto la ragazza cadde preda di una acuta depressione, e la madre si precipitò a riportarsela a casa per poterla meglio curare, e soprattutto controllarla la notte e il giorno, ché non le venisse qualche idea sciagurata in testa per l'amor di Dio!
Ludovico, rimasto solo e con pochissime conoscenze a Treviso, cominciò tutte le sere a infilarsi a casaccio dentro il primo cinema che si trovava davanti, senza nemmeno badare se davano un film che aveva già visto, così, tanto per non pensare a niente. Finché gli venne la nausea anche del cinema e una sera che bighellonava da un paio d'ore si accodò a una fila di persone che compravano il biglietto per una qualche manifestazione; fu così che si trovò dentro al Palazzetto dello Sport, dove la Benetton di Treviso incontrava la Kinder di Bologna, scontro al vertice della serie A1 del campionato nazionale di Basket. E lì dentro incontrò Nelly. Questo fu il secondo evento.
La notò perché era la sola che non urlava e non si agitava come tutti gli altri pazzi scalmanati; perché sedeva proprio accanto a lui, e perché era bella da mozzare il fiato: bionda miele, trasparenti occhi color indaco, vita stretta, tette a punta e cosce lunghe come in certi cartelloni pubblicitari. Ma questa sembrava vera e si stringeva le braccia sui fianchi come se avesse freddo. Gli sembrò che rabbrividisse e le offrì il suo cappotto.
"Prenda, indossi questo", le disse. Forse si sente male, pensò.
"Non è freddo, è rabbia. Odio questo sport".
"Perché non esce allora? Se vuole le farò compagnia; neanche a me interessa poi tanto 'sta partita".
"Non posso andarmene. Devo assistere fino alla fine, sono la moglie del pivot della squadra di casa".
Già, il pivot! Due metri e cinque di muscoli sodi, di braccia mulinanti, di piedi immensi, inumani, e di barba mal rasata. E mai una parola gentile per una donna così fine, mai un fiore o una carezza, ma solo manacce dure come pietre avvinghiate al sedere di lei cinque minuti prima di prendere sonno.
Cominciò immediatamente sulle sue vicissitudini matrimoniali la conversazione di Nelly D.C. con Ludovico Feltrinelli, con uno mai visto prima; ma il bubbone stava scoppiando ed era bastata una parola diversa dai soliti grugniti per fondere il ghiaccio dentro il cuore della donna.
Uscirono a metà del terzo tempo. La Kinder era in vantaggio; gli arbitri purtroppo imparziali non si decidevano a cercare di far vincere la squadra di casa; il pubblico, in crisi di rabbia furiosa contro i propri giocatori perché le prendevano e accecato di odio contro i bolognesi perché le davano, non badò nemmeno un po' alla moglie del pivot, che se ne andava insieme a uno sconosciuto.
Camminarono l'uno accanto all'altra nella città semi deserta senza quasi dire una parola fino a mezzanotte. Poi si salutarono.
Si erano incontrati per caso, ma in seguito cominciarono a vedersi sempre più spesso e sempre meno per caso; ogni volta, tra un silenzio e l'altro, si rivelavano lembi delle loro esistenze sfortunate; si raccontavano pagine staccate delle loro insoddisfazioni quotidiane. Ma nessuno dei due aveva mai parlato all'altro di amore, o di innamoramento o di letto.
Passò ancora qualche mese. Susanna era tornata a casa, ma stava tutto il tempo distesa sul letto al buio con il mal di testa. Il campionato di A1 si era concluso e il pivot passava tutto il santo giorno a casa davanti alla TV. Ludovico e Nelly per ragioni di sicurezza si davano appuntamento a Vicenza, in uno dei bar del centro. Ogni nuovo incontro veniva utilizzato dai due come cartina di tornasole per far trasparire e analizzare reciproche tristezze.
Un giorno Nelly parlò di sesso, e fu un disastro.
Ludovico le aveva appena finito di raccontare (a modo suo, cioè con frasi lasciate a metà, silenzi e parole smozzicate) l'ultima lagna di serata trascorsa insieme alla moglie a seguire un programma televisivo di canzonette.
"Alla fine ce ne siamo andati a dormire", aveva concluso.
"Lu", le aveva chiesto Nelly dopo una pausa, "la cerchi tu per primo oppure è lei che ti tocca?"
Non le aveva risposto subito, doveva riflettere bene prima perché non voleva tirarla troppo avanti su quell'argomento, altrimenti avrebbe dovuto rivelarle i problemi che aveva con sua moglie sotto le lenzuola.
"Intendi dire chi è che...insomma tu vuoi sapere se io, oppure lei...beh...vedi Nelly, io...insomma...sì, incomincio io...quasi sempre...cioè...incomincio sempre io, ecco".
"Mi stai dicendo che lei non ti cerca mai per prima? Non allunga una gamba, una mano? Mai niente?"
"Una mano, dici?...Chi, Susanna?...sei matta! Fosse per lei staremmo ancora come alla prima notte. No, Susanna no; te lo puoi scordare".
"E tu, lo fai tutte le notti?"
"Cosa intendi dire con tutte le notti?"
"Se la cerchi, se la provochi. Insomma, Lu: ci provi tutte le notti con lei o no?"
"Ma no...certo che no...lei non lo vorrebbe".
"Non farmi credere che altrimenti lei ti direbbe che tu pensi sempre a quello"
"Ma certo che lo direbbe...anzi, lei lo dice sempre...e perché non dovrebbe? Voglio dire che quella è una tipica difesa delle donne in certi casi"
"Quante ne hai conosciute, Lu?...Sì, mi hai capito bene: quante ne hai conosciute che dentro il letto ti hanno detto che tu pensavi solo a quello?"
"Ma non lo so!...È una cosa che si dice...voglio dire che è un luogo comune tra noi maschi: l'uomo cerca di combinare qualcosa e la donna gli dice quelle parole lì"
"Uno stereotipo, insomma"
"Giusto: uno stereotipo"
"Susanna è uno stereotipo?"
"Beh, no...ma in un certo senso sì...lei entra nel gruppo delle frigide...cioè, no. Volevo dire delle svogliate...Dio mio non so come dartelo a intendere..."
"Nel gruppo di quelle che lo fanno solo perché debbono. Volevi dirmi questo?"
"Penso che potremmo anche dirlo in questo modo"
"Ancora peggio che se fosse frigida.
"Dici?"
"Si capisce, perché in genere le donne frigide continuano a provarci, se non altro per vedere se prima o poi riusciranno a sentire qualcosa"
"Ma Susanna sente qualcosa...sicuro...sai, un uomo si accorge di certe cose"
"Perché? Grida quando ha un orgasmo?"
"No, no! Non grida mai"
"Ma lo ha mai avuto un orgasmo?"
"Penso di sì. Io glielo chiedo sempre se le è piaciuto e lei mi risponde sempre allo stesso modo: è stato bello"
"Allora tu ci riprovi subito, no? Se lo ha trovato bello, voglio dire, tu ci riprovi?"
"Ma no! Non voglio sentirmi dire che penso solo a quella cosa"
"Insomma, cosa fai?"
"Niente faccio. Cioè...discuto con lei, cerco di farle capire che non è come la pensa lei"
"Tu discuti perché ti dà fastidio che Susanna pensi che tu sei un bruto assatanato dal sesso, è così?"
"Mi darebbe tanto fastidio se lei... se anche tu...insomma se la gente lo pensasse"
"Preferisci che lei, che la gente ti veda disinteressato a queste cose brutte e inutili, non è così, Lu?"
"Non mi occorre anche il tuo sarcasmo, adesso"
Nelly lo guardò un attimo serrando le labbra. Ma che razza di uomo aveva di fronte? Aspettò che dicesse qualcosa in sua difesa. Niente: Ludovico giocherellava con un'asola della giacca.
"Sarcasmo, dici? Non è sarcasmo è delusione, mio caro"
"Sei delusa di me, Nelly?"
"Sì, sono delusa di te"
"Non capisco. Che ti aspettavi? Che volevi che facessi?"
"Io non mi aspettavo né volevo niente. Quando ci siamo conosciuti ho pensato che tu fossi il solito imbecille che cercava di portarsi a letto la giovane moglie di un altro, trascurata e annoiata. Poi ho scoperto che anche tu affogavi nella noia e nella solitudine, e mi ha fatto piacere che ti fossi avvicinato a me solo per avere una compagnia, un'amica che ti dava ascolto. Ma una donna giovane si aspetta da un uomo normale e in salute, grande e grosso come te un complimento, un invito, una civetteria, che so, che le prenda una mano tra le sue, che tenti di darle un bacio, ecco"
"Era questo che volevi? Sono un perfetto idiota, è proprio questo che ti manca"
"Non mi manca niente così in generale: mi è mancato che lo facessi tu, non lo capisci?"
"No, sono molto confuso adesso"
"Al limite avrei preferito che tu mi fossi saltato addosso e mi avessi strappato la camicetta, piuttosto che startene a un metro di distanza come se io avessi il morbillo. Evidentemente sono una sciocca e una presuntuosa a pensare che ogni uomo che mi avvicina provi l'impulso di baciarmi...forse non sono il tuo tipo, non ti piaccio"
"Ma che cosa dici? Tu mi piaci tantissimo...sei bellissima, Nelly...ma io pensavo che fosse come insultarti se io...se ti avessi strappato la camicetta come hai detto tu"
"Era un modo di dire. Bastava un sorriso nel momento opportuno, uno sguardo più intenso, una parola sussurrata in un orecchio. Una donna bada a questa cose"
"Io non volevo osare per non guastare tutto. Pensavo che a te andasse bene così. Certo che pensavo di fare all'amore con te, ma ero certo che tu mi avresti respinto"
"Non hai capito niente. Non si trattava di fare o di non fare all'amore, di essere accettato o respinto come un pacchetto postale, nossignore! Si trattava d'altro. Tu dovevi...meglio, tu avresti dovuto flirtare con me, duellare con me un certame amoroso; e poi che ne uscisse fuori quel che diavolo ne sarebbe uscito. Mi hai capito, insomma?"
Ma dalla faccia di lui traspariva solamente stupore: attraverso gli occhi attoniti di Ludovico Nelly riusciva quasi a leggere i suoi pensieri balbettanti.
"Non mi hai capito, non è così?"
"No, Nelly, non capisco più niente. Adesso sono in completa confusione. Io penso...io credo che noi due dovremmo ricominciare tutto da capo. Dovremmo rifare insieme tutto il percorso dalla prima volta a oggi"
"Non è mica come un video, che premi il comando a distanza, torni indietro e rivedi la scena"
"Non rivedere, Nelly, rifare. Dobbiamo rifare tutto. Cioè, sono io che devo rifare tutto, scusami"
"Stai sognando, Lu? Io non sono una bambola, una figurina colorata che tu sposti indietro di una ventina di caselle e ricominci il gioco da capo. Levatelo dalla testa, Lu: tu hai fallito e non si ripete più niente"
"Vuoi dire che...alludi forse ai nostri incontri futuri?"
"Proprio a quelli, Lu. Non ce ne saranno più, perché non c'è senso a continuare a vederci. Per te è meglio così: potrai dedicare tutto te stesso a tua moglie e non far fallire anche quel rapporto, che per te è assai più importante"
"Ma perché? Potremmo continuare a vederci anche senza avere...io non capisco: tutto deve finire perché io non ho provato a metterti le mani addosso. È incredibile...è drammatico tutto questo...ed è così banale!"
"Hai ragione. È banale, e tu non ci capirai mai niente perché sei troppo intelligente. Ciao Lu. Buona fortuna"
Lo baciò sulle guance e se ne andò senza voltarsi, lasciandolo nella desolazione.

6 commenti:

  1. Divertente.
    Sarebbe già completo così.
    Della serie: i cento e uno modi di una donna di mandare in bianco un uomo.
    Lei bella stronzetta, lui parlava come Woody Allen quando fa la parte (cioè sempre) dello sfigato.
    ... Oddio, non esageriamo con certi paragoni. Tra una titubanza e l'altra W. A. ci avrebbe infilato qualcuna delle sue perle.
    Che mi sia venuto in mente quel gran genio mentre leggevo, comunque, è già oro colato, non trovi?

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  2. Non avrei MAI ardito pensare che qualcuno potesse paragonare un mio pezzo a uno dei dialoghi di Woody Allen!!! Oh mamma mia!
    A ripensarci mi verrebbe voglia di cambiare il testo, perché io odio chi copia.
    Vabbé, grazie per essere il tuo pensiero volato (ausgeflogen) da W.A. mentre mi leggevi. Oro colato dici? Considerato che viene da una mente critica e sottile come la tua, direi diamanti fusi.
    Temo che il resto ti deluderà. Questa era solo la prima parte, un quinto del tutto.
    Rileggendolo mi sono accorto che qua e là c'è bisogno di sforzare la mente e di rileggere, ma -credimi- è uno dei racconti che considero meglio riusciti.
    Il rischio è che non piacciano a tutti.
    Rischio calcolato, che si corra dunque.

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  3. Ansioso di leggere le altre puntate, anche se dalla prima capisco che è un altro successone.

    Ciao Enzo. :)

    LeNny.

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  4. Certe personagge sembrano fatte apposta per farmi diventare misogino...O sarai sotto sotto misogino tu, amico mio, a mettere in scena una bambola a cui servirebbe un bel silenziatore ogni volta che apre bocca? :-))))
    Comunque la situazione è intrigante, e il pivot abbastanza minaccioso...

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  5. Lenny, spero che le prossime puntate siano di tuo gusto come questa.
    Grazie, amico mio

    Ciao. :)

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  6. Nik. A vivere anni e anni a contatto di donne, e io intorno a me ne ho una bella brigata -tra moglie, cognata, figlie, nipoti, nuore e cugine- si diventa da un lato un po' misogini, per autodifendersi dagli assalti del destino- dall'altro profondi estimatori dell'immenso universo chiamato "Donna".
    La Donna è la cosa più bella, più brutta, più meravigliosa, più terribile, più pura, più infetta, più nobile, più schifosa, più grande, più grande, più grande, più grande che Dio abbia creato.
    È nu guaie, ma siamo messi proprio così: amarle e odiarle: e più le odi più le ami; più le ami e più le odi.
    Senza di loro nemmeno al mondo verremmo, e poi ci mettiamo a fare la guerra a tutto quello che puzza di femmina.
    Non era uno sfogo metafisico; era che con te riesco a parlare chiaro, senza paura di dovermi nascondere dietro un dito, né di dover stare attento all'uso delle parole.
    Di te mi fido.
    Ciao.

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