sabato 9 marzo 2013

STA FACCIA MIA

Da npo de tempo ciò na faccia
che me pare la mappa der tesoro, 
na fetta de spiaggia d'inverno
piena de zeppi, de alghe vomitate
dar mare e de cacate de cane
che ce cammini drento 
e te c'inzaccheri tutto. Na faccia
de povero Cristo bastonato, na faccia
de morto de fame, che nisuno
se lo caca e quanno passa pe strada
la gente se scansa e nun lo guarda.
Mo tu me venghi a dì che devo
da annà dar dottore a famme vede,
io nvece penzo che me converebbe
famme vedé dar beccamorto
che me pia già le misure, nun te pare?
Ma nun lo vedi che si parlo
de morì manco me gratto più
li cojoni a pelle. Dichi, e che vor dì?
Vor dì che nun me ne frega più
na mazza, vor dì che me so
stufato de campà e de vedé
sta faccia da clandestino tutte
le matine ne lo specchio der cesso,
che poi quello sarebbe er mejo posto
indove sta tranquillo, perché 
er posto mio è quello, drento 
ar cesso indove stanno li stronzi
a galleggià ner piscio. E te saluto.

21 commenti:

  1. Da lacrime e brividi, amico Enzo.
    Ma lasciati dire che se scrivi così non te lo diamo mica il permesso di andartene: TI TOCCA rimanere ancora un bel po', direi quasi che ce lo devi... :)

    In ogni caso, l'atteggiamento al tempo stesso sprezzante, coraggioso e autoironico nei confronti della morte mi ricorda mia madre che alle infermiere dell'ospedale proponeva sempre, sibillina, di "passare direttamente alla fase 3". Finché una non le domandò che diavolo fosse, 'sta fase 3. E lei sorridendo rispose: "La cremazione".

    Ti abbraccio forte forte.

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    1. Tranquillo: non ho nessuna voglia di lasciarvi soli in questa valle di lacrime. Guardare in faccia la morte prendendola in giro significa volerle far capire che non la si teme. Ho pensato di comperare una maschera come quella dei commedianti del teatro greco e mettermela sulla nuca, perché la morte attacca alle spalle, come tutti i predatori, così la confondo un po'e se ne sta alla larga, tanto è stupida, colpisce a casaccio, quindi posso tenerla a bada.

      Che meraviglia di madre hai avuto! "Passare direttamente alla fase 3". Devi avere ereditato da lei il tuo sense of humor, magari umore un tantino macabro come il mio, ma eccellente. Tipi così non muoiono mai: lei vive dentro di te.
      Mi ha toccato doppiamente perché sono arrivato nella stesura del mio manoscritto alla morte della madre, non così autoironica, perché non ne ha il tempo né l'occasione: ho immaginato un'apoplessia, che la mette KO e se la porta via in breve. Che strano, ogni volta che "devo" far morire un personaggio femminile mi viene da piangere, come per Marò in "martedì dopo l'autunno", che ancora adesso mi commuove.

      Ti abbraccio fortissimo.

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  2. Vincè leggere oggi questo post non lo so mi fa strano.
    E che ieri abbiamo seppellito si fa per dire, perchè oggi e sabato e l cimitero non lavorano, per per seppellirlo veramente ci vuole lunedì, un mio zio, ovvero uno zio di secondo grado.
    Era del '47 mica vecchio, con duefigli ancora giovanissimi sotto i trenta, e che si era spoato "da grande" e avrebbe avuto ancora molto da fare.
    Consigli da dare ai suoi ragazzi, e poi perchè no coccolarsi gli eventuali nipoti.
    Io da piccola lo "odiavo" perchè mi scattava le foto da portare ai miei genitori che erano in svizzera, e francamente non so se avessi paura delle foto o di lui che era grande e grosso.
    Non c'è un tempo giusto per morire, quella viene quando vuole, prende quelli con la faccia da cesso e gli altri pure.
    Non mi va di dirti "che cazzo dici, non fare lo scemo" ci sta che lo dici, hai diritto di farlo.
    Ti contesto però il disprezzo che hai della tua faccia, quella faccia porta i segni della tua vita e chi non ha il coraggio di guardarla e si scansa, non ha davvero capito un cavolo di come si sta al mondo.
    Comunque Vincè neanche io ancora ti concedo di andare. :)

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    1. ( oddio scusa gli errori, ho la tastiera dislessica e una fretta della miseria)

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    2. Io la mia faccia non la disprezzo, la odio da un sacco di tempo, da quando mi sono accorto che è una faccia da buono, e in questo mondo avere una faccia come la mia significa essere trombato in partenza.
      Adesso che porta i segni delle battaglie vinte, poche, e di quelle perse, tante, troppe, mi sta forse meno antipatica, ma continuo a detestarla. Io ero sempre la figura del ragazzo buono, onesto, mentre avrei voluto avere la faccia del fjo de na mignotta, che te frega primma che dici mezza parola.
      Ho avuto sempre successo con le donne, anche senza cercarlo, così per snobismo, ma non mi sono mai spiegato chiaramente perché. Poi ho capito il contrasto che c'era e che loro vedevano immediatamente tra la mia faccia da angelo bambino (perché dimostravo sempre tanti anni di meno) e la scorza ruvida del mio carattere.
      E ci rimanevano fregate, sistematicamente.
      Colpa loro, io non ci potevo fare niente.
      Non me ne vado, grazie di aver ritirato la concessione.
      Ciao Lillì.

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  3. pure a me non piace la mia faccia,
    da un po' di tempo a sta parte;
    non lo so dire in romanesco ma la sostanza non cambia.
    l'unica soluzione sarebbe svegliarmi un mattino,
    già trasformata in un'arzilla vecchietta, senza dover fare la fatica emotiva di invecchiare giorno dopo giorno.

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    1. Ripensaci: ti prenderebbe un accidente. Se ti appassisci lentamente nemmeno te ne accorgi. Poi quando una persona che non vedi da tempo ti dice, guardandoti strano, "ma che hai stamattina, mi sembri stanca", e tu stamattina non hai niente, anzi ti senti meglio degli altri giorni, torni a casa e vai allo specchio e li scopri tutti i segni della vecchiaia che è arrivata a metterti la mani addosso.
      La gente dovrebbe starsene zitta e buona e non rovinare la giornata agli altri.

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  4. O Vince' come te trovo inacidito n'de sto racconto. Ce sta che te sei rotto li cojoni de tutto sto bailamme che c'ai avuto. Ce sta che c'avrai puro ragione , ce sta che la vecchiaia e` na brutta bestia ma pare che l' alternativa e` peggio..nsomma te rode er culo ..vabbe' vorrà di che te stamo a sopporta. Tanto ndo vai. Qua devi da sta.

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    1. A Mariagrà ce sta tutto nde sto monno der cazzo, ma propio tutto. Ce sta puro de fiatà come na sorca morta drento na fogna da na settimana; ce sta de nsognasse de core, de core, de core e de nun sapé indove che se va, ma poi a la matina quanno che te sveji manco te pare vero. Ce sta puro de fasse na risata e de fregassene de tutto.
      Pe fatte n'esempio io mo me ne sto a fregà. E voi me potete puro sopportà.
      Ciai raggione tu: ndo vado, qua resto.
      Ciao Mariagrà.

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  5. Dai Vincè.
    Fai il bravo.Che la tua faccia, io me la immagino strafottente e paracula.
    Intelligente e ironica. Superiore a tutto e a tutti.
    Oltre questo mondo di cacca. Oltre le minkiate della salute. E non voglio più leggere una cosa così.
    Che noia senza di te, non credi?
    TU NON VAI DA NESSUNA PARTE.
    Bacio.

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  6. Scusa, minkiate può essere male interpretato. Volevo dire quello che ci dobbiamo sorbire da altri che non capiscono fino in fondo e sparano a caso.
    Ecco, mi sono espressa meglio.

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  7. Quella delle minkiate l'avevo capita da solo senza spiegazione. La mia faccia è un po' di tutto quello che immagini tu, solo che me la trovo davanti da una vita e qualche volta mi irrita guardarla. Però tutto sommato adesso che è diventata la mappa del tesoro mi piace di più di quella fresca fresca di quando ero un ragazzo di belle speranze.
    Non vado da nessuna parte, mi annoierei anch'io senza i miei amici, credo proprio.
    Ciao Mariè.

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    1. Vincè, ci credo!
      Tra spaccaballe ma simpatici e intelligenti, comunisti dal nervo scoperto ma teneri, amiche di blog che se potessero ti preparerebbero una pastiera al giorno, e chi te lo fa fare a stare senza di noi?
      Restando seri, anche la mia faccia mi piace più oggi che ieri. Si vedono tutte le mie rughe.
      Ogni segno un pezzo di vita. Non me la cambierei per niente al mondo.
      Alcune volte mi rompe perchè mi sfida.
      Ma la amo esattamente così com'è.

      Bacio

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    2. L'ultima frase la sottoscrivo col pennarello rosso e blu (come i colori del Bologna, tanto per cambiare): anche io la amo esattamente come è.
      Bacio ricambiato.

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  8. per dirla alla mia era...
    go capit en casso!

    a parte le inflessioni dialettali bresciane, io la mia faccia la preferisco a quella di molti altri, e ne vado pure fiera

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    1. Ben arrivata Patalice. Certo sarebbe per me impossibile capire qualcosa del tuo dialetto, notoriamente assai più ostico e impenetrabile del romanesco, ormai sdoganato da Fabrizi, Sordi, Proietti e le nuove generazioni in TV. Sentirlo parlare però è più facile che leggerlo, ma mi pare che hai capito abbastanza.
      Preferisco essere critico sulla mia faccia, che innamorato, come sono critico, e feroce, per ciò che scrivo e per ciò che dipingo. Ma non è che non sappia usare la penna o il pennello, è che cerco sempre il super, il massimo oltre il super, ciò che la mia immaginazione ha visto e che inseguo, qualcosa che spesso è irraggiungibile.
      Ma se sei giovane come appare dal nome e si intravede dalla foto fai bene ad esser fiera della tua faccia, io comunque non ho detto di preferire quella di altri alla mia, che mi tengo ben stretta, anche se la sputtano.
      Ciao.

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  9. Ma 'ndo vai? Che qua c'è tanto bisogno de te!!! :) Te vojo bene!

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    1. Se potessi verrei da te, ma mejo de no, te se pierebbe un corpo.
      Ciao.

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  10. Ciao Vincenzo,
    era inevitabile per me, dopo averti incontrato sul blog, non pensare a te queste due sere in cui per televisione hanno trasmesso uno sceneggiato (o fiction che dir si voglia) su Trilussa.
    Non è che lo conosca così bene da poter fare paralleli o paragoni, ma ciò che ho letto di lui mi piace, così come mi piace il tuo poesiare in romanesco. Mi piace questa poesia pervasa di un'autoironia corrosiva, così come mi piacciono i suoni di questa lingua che sembrano fatti apposta per dissacrare ed esorcizzare ogni paura.
    Un caro saluto

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    1. Ho seguito attentamente la fiction su Trilussa, anche se è stata un po' stiracchiata su alcuni punti, un po' troppo benevola nel rappresentare il rapporto Trilussa-fascismo, in cui il poeta fu un tantino più passivo di quanto appaia nella fiction. In quei tempi bisognava stare cauti e defilati, e lui si defilò.
      Non è possibile un paragone tra il mio vernacolo e il suo, ma certo Trilussa era pungente e scalfiva la pelle altrui, io sono autoironico e corrosivo, te la copio perché mi piace, che in fondo è il modo di pensare di ogni romano autentico, per dissacrare e dileggiare la sorte, e certamente anche la morte, che è il gran finale di tutto.
      Un abbraccio.

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  11. Enzo, lo scrivo qui:
    non si riesce ad entrare nel tuo nuovo post.
    Mari

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