giovedì 9 gennaio 2014

GENITORI E FIGLI

I figli ce la mettono tutta per rovinarti le giornate e le nottate e devo dire che ci riescono benissimo anche se sono principianti. Come quando fanno un cianchettone all'amico uscendo di classe e lui si spacca due incisivi (vero Alessandro?), e i genitori vengono poi a casa a bussare a quattrini. Come quando escono sul far della sera e invece di giocare a pallone come sempre hanno fatto si divertono a tagliare tutti i bei fiori piantati nel giardino del vicino, che poi naturalmente viene a chiedere a te padre paterno un equo risarcimento (vero Federico?). Oppure come quando ti chiedono in prestito la macchina per andare in città, dove hanno un certo movimento, e tu gliela dai sfidando le ire della genitrice furibonda, e dopo un po' ti arriva la telefonata del piccolo che ti agghiaccia il sangue: "È diventato tutto rosso il cruscotto, che sarà papà?" Saranno seimila marchi a dir poco, saranno (vero senza far nomi tanto ce lo sai?). D'altra parte io ho incominciato da piccolo a far disperare mia madre. "Mi hai tolto dieci anni di vita" mi disse a Valentano mentre piangeva abbracciata a me, che avevo rischiata la mia vita e la sua per proteggere il mio gatto di tre mesi da un caccia americano che mitragliava noi tre a bassissima quota, colpendo solamente la santa quercia secolare che ci riparava.
Mio fratello la fece più grossa. Disse a mamma andando via "Spero di ritornare presto" e invece ci lasciò per un anno e mezzo senza notizie, ma aveva un alibi di ferro: stava infognato nel fango e nella neve della steppa russa durante il trasferimento dal Don alla Bulgaria e poi alla Grecia dei resti della AMIR, l'armata italiana in Russia. Mamma gliela perdonò quella bugia infantile.
Poi ci sono i viaggi all'estero che i figli fanno nei momenti meno opportuni, specialmente a New York. 
New York, New York canta Frank e tutti ascoltano felici, come certe mamme e certi papà che si devono accontentare di sentire via Whats App la figliolina amata appena laureata che se ne va nella grande metropoli decisamente nella stagione peggiore, scegliendo l'anno in cui sta arrivando nel continente nord americano la "tempesta perfetta" con temperature che sfioreranno i 45 gradi sotto lo zero. E si sa che gli aerei non partono con quel tempo e i genitori restano ad aspettare col naso per aria a vedere se arriva qualche mongolfiera.
Mio figlio Alessandro, sì sempre quello, mi mandò una sms dall'alto di una delle due Torri gemelle: "Sto fotografando il mondo da quassù. Vedessi che bello, ci devi venire anche tu. Partiamo stasera per FfM". Grazie per  averci avvisato. 
Bellissima la data in basso e l'ora: 10 settembre 2001, ore 09,05.
Solo 24 ore dopo, meno due minuti esatti, Marwan al Shehri, membro combattente di Al Qaeda si sarebbe schiantato in Mondovisione sulla Torre Sud col Volo United Airlines 175.
Sì, i figli sono doni di Dio e se non ci fossero la vita sarebbe assai monotona, ma forse un po' più tranquilla.


12 commenti:

  1. Ahaha, ho letto questo post ridendo!
    Perché io non sono padre ma sono figlio e quindi capisco bene cosa hai scritto...
    Io son stato un figlio tranquillo, penso... tranne che per l'università.
    Per le altre cose, proprio per evitare di dare noie o dispiaceri, a volte tacevo se avevo problemi... vedi tu... :)

    Moz-

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    1. Sai che ti dico? Avrei voluto averlo io un figlio come te,scanzonato e paraculo al punto giusto. Mi ci sarei divertito da matti, veramente.....ma un paio di calci in culo li avresti rimediati secondo il sacrosanto principio "io le mani addosso ai figli e alle donne non le metto"

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    1. I figli so piezz'e core e piezz'e merda: quando non li hai li desideri e quando li hai a volte li accopperesti. Però non saprei cosa sarebbe la mia vita senza la mia tribù, e me ne hanno fatte!
      Io non sono stato uno stinco di santo, ma mio padre non si lamentava dato che lui era stato una peste. Quando scendeva dal cielo era scappato di mano dal suo angioletto che l'aveva riagguantato per il culo, gli era sfuggito di nuovo e un pezzo del culetto era rimasto tra le dita dell'angioletto. "Sculato e pestifero" si dice dalle mie parti. Esattamente quello che era lui. Lo chiamavano zanzarino, lo cacciavano dalla porta e riappariva dalla finestra. Mio nonno era un uomo all'antica, castigato da Dio che gli aveva dato quel figlio impossibile. Aveva mio nonno un'officina di calzature, aveva quattro o cinque operai e faceva le scarpe degli ufficiali della guardia pontificia, dei prelati e delle loro amanti. Quando aveva scarpe da consegnare chiamava il mio papà e gli diceva "portale a questo indirizzo", poi sputava per terra e lo ammoniva "prima che lo sputo sia seccato devi tornare qui". Alla faccia! appena papà aveva messo il naso fuori dalla bottega non tornava che all'ora di cena. Lì lo aspettava nonno che lo gonfiava come una zampogna. Ogni giorno sta storia, ma papà non demordeva. Un brutto giorno, consegnato il pacchetto quotidiano, si fermò a giocare al porto nella fontana del Vanvitelli, una struttura con colonne corinzie e capitelli e un robusto architrave (Si è miracolosamente salvata dai bombardamenti). Mio padre salito sull'architrave a più di sette metri da terra faceva lo smargiasso, ma gli mancò un piede e venne giù come una colomba trafitta, sbattendo con la faccia, lato sinistro sul duro e purissimo marmo del Vanvitelli. Un attimo dopo la faccia di papà rassomigliava per colore e forma a un'anguria andata a male. Piangendo si accinse a tornare a casa. Lo vide un amico di mio nonno, che pensando alla mazzate che avrebbe preso mio padre se lo mise sotto al mantello e lo accompagnò a casa. Sulla porta c'era mastro Cencio, mio nonno Vincenzo, con la cinghia dei pantaloni in mano.
      "Fermo! gli intimò il suo amico e, aperto il mantello, gli mostrò ciò che nascondeva sotto.
      Non ci crederai, ma mio nonno, il burbero, l'austero uomo dei vecchi tempi si mise a piangere. Pensa tu come era ridotto mio padre.
      Mio nonno era nervosissimo e pronto all'incazzatura, mio padre una zanzara sempre in azione, come mi potevo salvare io?

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  3. beh,
    allora il mio babbo è stato fortunato con me
    e io fortunato con mio figlio :-)

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    1. Questo lo dici tu, due volte. Vorrei poter interrogare tuo padre e poi tuo figlio, Riccardì, e sentire la loro opinione. Tu non ti incazzeresti, no?
      :-)))

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    2. Allora passo a parlare col tuo predecessore e il tuo successore. :-D

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  4. e poi tornano e hanno da dire perchè, a detta loro, il tono dei uozzapp era eccessivamente apprensivo.

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    1. E pensare che ogni giorno aspettavo una sms liberatoria, ma mi arrivavano solo bollettini metereologici terrificanti.
      Tono eccessivamente apprensivo! Meglio tacere e ringraziare Iddio.
      Congratulazioni ad ogni buon conto: avete dimostrato un gran coraggio tu e G.

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  5. e poi ti dicono:
    eravamo in giro per chicago e non c'era in giro nessuno,
    e chi chiedevamo perchè,
    ci dicevamo: ma guarda per un po' di freddo che esagerati a starsene chiusi in casa!
    e poi tutti che ci dicevano: be carefull!
    finchè abbiamo capito che era stato diramanto l'invito a non uscire.
    ma noi mica guardavamo i notiziari, ti pare che ne avessimo il tempo?

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    1. Sì, signor giudice è stato esattamente a questo punto che i miei freni inibitori sono completamente saltati. Al proferire dell'ultima frase non ci ho visto più: ho dimenticato tutti i meravigliosi momenti passati a guardare quell'amore di bambina che sorrideva solamente a me, a quel fiore di ragazza che tutti ammiravano e che le mie amiche mi invidiavano; ho dimenticato l'ultima giornata gloriosa che la ragazza mi ha regalato il giorno della sua laurea, ho dimenticato i suoi occhioni scuri, i suoi capelli morbidi, insomma ho dimenticato di essere madre e ho cominciato a colpire, signor giudice, a colpire e a colpire finché non l'ho veduta rannicchiata sotto il letto.
      Sono una strega? No, sono una madre che ha passato giorni disperati attaccata alla TV succhiando tutte le notizie che arrivavano da oltre l'oceano.
      Merito comprensione e assoluzione. In fin dei conti non le ho fatto molto male, solo che questa sera non può uscire, perché le fa male il sedere, signor giudice....

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