giovedì 23 gennaio 2014

LAMA DI VOCE



Una lama di voce
attraversa le mie notti d'insonnia
coltivata con cura,
semina bisbigli in ognuno
degli angoli bui di questa casa
ancora indigerita.

Nebbia trasparente che si addensa
come ovatta impastata.
Maschera forme:
immagini e ombre
dei miei sogni a occhi aperti.


10 commenti:

  1. Forte quella casa "indigerita": dà l'idea di un trasloco a malincuore, che ti è rimasto sullo stomaco, quasi fatto di forza e con catene... :)

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    1. Hai perfettamente afferrato il concetto: questa casa è bella, calda, comoda; il vicinato eccellente; il padrone di casa un pezzo di pane....ma io sto ancora rimpiangendo quell'altra, abbandonata con la gola secca e il cuore stretto.

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  2. La lama di voce è quella che ha parole taglienti, le più vere, forse perché notturne.

    Moz-

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    1. Bravo Miki: voce tagliente come una lama, notturna, con modulazioni che solo io intendo.
      Poesia nella poesia.

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    1. Grazie a te, Ernest. Laconico come sempre e come sempre efficace.

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  4. Mi sa che la tua nuova casa non ti è ancora andata giù...

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    1. Presumo che tu lo deduca da quel mio "indigerita". Non è così? E sai perché?
      Perché è perfetta, in tutto: spazio notevole per due, ma ridotto per poter più facilmente pulire; calda anche con i termosifoni spenti e incredibilmente fresca d'estate; stanze assolutamente insonorizzate e lontane da rumori molesti, tipo treni o autostrade; vicinato tranquillo ed educato e simpatico; affittuario eccellente, una famiglia bravissima, basta un colpo di telefono e si precipita. Insomma esattamente l'opposto dell'altra, che era scomoda nella sua grandezza, quasi 130 metri quadrati, fredda, umida, con un padrone di casa ignorante ed assolutamente assente.
      Sarò mica matto?

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    2. Non mi sembri matto.
      Almeno credo....

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    3. Allora cos'è? Mi ero innamorato delle mura? Oppure di trentaquattro anni di storia della mia vita e della mia famiglia? Quando entrammo in quella casa io ero un freschissimo quarantacinquenne, AnnaMaria quarantuno, Stefania tredici, Alessandro dieci e Federico nemmeno sei.
      Qui hanno mosso i primi passi Cristina e Alessandro piccolo, i figli di Stefania. Nella soffitta ho dipinto una serie di quadri molto intensi. Nel mio studio ho scritto i miei romanzi, i miei racconti, le mie poesie. D'accordo, adesso li sto scrivendo in questa casa "indigerita", ma non dimentico che l'ultimo l'ho scritto nel corridoio al freddo, nell'umidità, mentre tre igrofore a pieno volume succhiavano umidità dalle pareti e dai pavimenti.

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