domenica 6 aprile 2014

CRATERI



Ogni parola che scrivo
crateri nell'anima scava,
ogni parola che penso

io la sillabo

silenziosamente;

fuori da me la scaglio
pezzo per pezzo,
lontana,

e mai mi volto
a guardare dove l'ho abbandonata.






16 commenti:

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    1. Nina, obtorto collo ti debbo dare ragione. È perfetta. Una delle mie migliori. Mi spiace sbandierare ai quattro venti che sono bravo, ma la falsa modestia è un difetto peggiore. Ne sono privo, per fortuna. Ci sono quadri che rivedo dopo anni e mi suscitano ancora emozioni, quelle dell'inizio, che non dimentico mai e quelle nuove ogni volta che mi riavvicino ad essi. Per le poesie, per i brani di prosa di racconti e romanzi ormai vecchi mi accade lo stesso. Sentire che la poesia realizza esattamente ciò che volevo dire mi riempie di gioia.

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  2. Ciao Vincenzo!
    Un atto dovuto a noi stessi
    Buona domenica :)))

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    1. Credo di capire il senso del tuo pensiero. Molte cose dobbiamo a noi stessi, ma una è fondamentale: denudare la propria anima ed esibirla a tutti. I poeti, gli artisti questo debbono agli altri, i fruitori della loro poesia della loro arte, per onestà, e che siano gli altri a distillare il succo agro o dolce e a farne l'uso che meglio credono.
      Non c'è bisogno solamente di medici e di ingegneri, ma anche di artisti, tanto più in questo mondo così crudele e veloce e tentatore.

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  3. Tutto quadra perfettamente.
    Sei un genio, V.
    Cristiana

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    1. Ho cominciato tardi, ma sono ancora in tempo per il Nobel della letteratura, vero Eva? Ignoro se io sia un genio, ma sono sicuro di una cosa: sono assolutamente sincero. Questa poesia è stata finita di scrivere alle ore 01,16 di pochi giorni fa, come tutte le mie cose è nata di notte, laddove io posso ascoltare il profondo silenzio dei miei abissi.

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  4. non corrisponde a verità la frase: "la parola che penso la sillabo silenziosamente".
    a me pare semmai il contrario: la sbandieri ai quattro venti, e ai multipli di quattro.

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    1. Non confondere le parole che riguardano cose di tutti i giorni con quelle che esprimono gli echi degli abissi della mia anima, Silvia. Sono capace di fare un casino della malora per una scemenza -dici giusto, ti do ragione e mi scuso con te e con gli altri per non essere capace di fingere, perché solo chi finge perfettamente riesce a parlare sommessamente di cose che gli bruciano. Io non ne sono capace: le urlo ai quattro venti e ai multipli di quattro.
      Ma quando scrivo una poesia come questa ascolto -da solo e in religioso silenzio- il suono della mia più intima essenza. L'assaporo in bocca e ne sillabo le parole che emergono mentalmente, me le suono nel cervello e nel cuore.

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  5. a meno che rientri in quella storia della postilla di cui parlavo nel commento da me!

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    1. Può essere, non me lo sono mai posto questo problema e adesso mi ci fai riflettere. Ma vedi quando un artista crea "veramente" a volte non si rende conto nemmeno lui da dove provenga il tutto e ne resta abbagliato e meravigliato.
      A me capita e sono quelli i momenti più belli, credimi.
      Comunque grazie per avere messo il ditino nella piaga, novella Santa Tommasa.

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  6. Ma il senso di vuoto rimane...
    Ciao e buon lunedì
    Xavier

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    1. È un vuoto che si riempie di succhi amari, amarognoli, agri, dolci e dolcissimi non necessariamente in questa sequenza, e tu -perdonami "absit iniuria verbo"- che hai la fortuna di intendere e sentire solamente la voce tua interiore mi hai subito capito.
      È anche una gran malasorte, ma tu hai domato la natura e la domini meravigliosamente.
      Ciao Xavier

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  7. Caspita Vincenzo,
    ultimamente dai il meglio di te!
    Complimenti, hai espresso profondamente i tuoi pensieri. Mi è piaciuto soprattutto quel:
    "fuori da me le scaglio
    pezzo per pezzo,
    lontana,"
    proprio come da un cratere! Strepitoso!
    Tschuss! (Ma come si fa ad aggiungere i due puntini sulla u?)

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    1. Cerco di dare il meglio di me, almeno do me stesso, così come sono, senza falsi pudori. Un artista, un poeta è come un attore: è un esibizionista. Si tratta in ogni caso di mostrare le parti più intime e di farne oggetto di riflessione e motivo di emozioni per gli altri, far partecipi tutti gli altri delle proprie emozioni.
      Questo cerco di fare io.
      Per mettere i puntini sulla u, come sulla a o sulla o, occorre una tastiera tedesca. Si tratta dell'Umlaut, l'addolcimento di suono che loro hanno e noi no.
      Pertanto Tschüss come lo scrivo io oppure Tschuess come potresti scriverlo tu. In effetti i due puntini sostituirono una minuscola "e" che sormontava quelle tre vocali in origine.

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  8. Le parole restano, e lasciano sempre il segno.
    Come le tue ;)

    Moz-

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    1. Questa mi piace Miki, mi piace veramente. La sobrietà è uno dei tuoi valori.

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