lunedì 8 settembre 2014

GIOVEDÌ GIORNO DI MERCATO

Sempre le stesse bancarelle allo stesso posto. Sempre più cinesi. Dopo un giro della piazza ho visto tutto e cerco un bar con un tavolino vuoto.
-Prendiamoci un cappuccino.
Ma mia figlia e mia moglie vogliono toccare merce appesa, solo toccare, niente comprare, come sempre. E io allora mi appoggio a un albero che sta lì da sempre e mi lascio annoiare dalla gente che passa.
La vedo arrivare e la riconosco subito. Spinge un passeggino con una bambina biondissima dentro, sua nipote di sicuro. Parla con un vecchio che le trotta al fianco.
Mamma mia quanto è invecchiata e imbruttita!
Margherita decrepita, piena di rughe, magra con due chiappette così dentro i calzoni attillatissimi. E quel culo divino che aveva che fine ha fatto?
Mi passa accanto; mi riconosce ma finge di avere visto l'albero in trasparenza. Chiacchiera col suo vecchio.
Mi aveva agganciato lei una domenica sera in un locale dove si ballava fino a tardi. Io sedevo con due S.Ten come me in un tavolo d'angolo. Ballava con una amica sua larga di fianchi. C'erano tante ragazze che ballavano in coppia, niente male come esibizione. 
Un valzer veloce e per due volte quasi mi cadeva addosso. Un sorriso e via. Gonna larga e roteare veloce, la gonna che si allargava come una campana e mostrava tutto il mappamondo che nascondeva sotto. Alla terza volta un pestone. Il valzer è finito. Mi alzo e la vado a prendere.
-Niente valzer, le dico; liscio e cha cha cha.
Tre lisci di fila con lei che mi fiata caldo sul collo.
-Usciamo? Chiede. Fa troppo caldo dentro.
Fuori è scuro e fa freddo. Mi si attacca addosso. Il mio primo bacio lingua in bocca in terra friulana. La prima pomiciata al sangue. Dove incomincio io e dove finisce lei, dove finisco io e dove incomincia lei. Siamo la matassa perfetta.
Mi son bagnato io o si è bagnata lei? Entrambi, ci giurerei.
-Ho una stanza insieme con un collega. No possible.
Si finisce in camera sua.
Non sapevo ancora che esistesse Anna Maria. Stesso paese, stessa piazza; due isolati più in là.
La sera dopo monto di picchetto. Viene con un'amica in bici. A sfottere. Al capoposto viene il torcicollo.
Ancora un paio di volte in casa sua. Poi sparisce per un mese. Va dalla sorella a Vicenza.
-Fai il bravo e pensami.
Io faccio il bravo e incontro Anna Maria. Quando torna Margherita è già troppo tardi.
Non me l'ha mai perdonata. Anni dopo andava dicendo ancora che mi aveva piantato lei. Ora sculetta con la mini porzione di culo rimastole e parla a voce alta col vecchietto.

Sento mia figlia che ride a gola spalancata. Con chi ce l'ha? Lei e sua madre parlano con una bella signora. Mi dà le spalle, poi si gira. Ma questa è Elisa. Neanche tanto invecchiata e sono passati più di trenta anni, diciamo trentatré come dal dottore.
A scuola con mia figlia, amiche intime. Normale. Qualche volta dorme Elisa qui, qualche volta dorme Monica da lei a Gradisca. La scuola è a Gorizia. Tutto normale. Due ragazze possono dormire nello stesso letto. Sono amiche, dice la gente. Per due ragazzi è diverso. Sono froci, dice la stessa gente di prima. Ma Elisa e Monica sono ragazze, questo è sicuro. Niente paura, è tutto OK.
Anna Maria rovistando ha trovato una lettera di Elisa nascosta nella biancheria. La cosa è sospetta. Dai leggila, così almeno sappiamo come si chiamano i loro ragazzi.
Ma Elisa non parla di ragazzi. Parla di tante cose. Tante stronzate. Le solite cose. Ma una no, non è una stronzata. Qui si parla di marijuana e di altra roba costosa. Questa si droga. Allora si interroga la figlia.
-Lo fai anche tu?
-Qualche canna, si decide alla fine.
-Quante?
-Due o tre, però non mi piace.
-E lei?
-Lei ogni giorno. Dice che non riesce a stare senza.
-Che dicono i suoi?
-Non sanno niente.
Qui reagisce il mio istinto di solidarietà: sono padre anche io e penso che farei un monumento a chi mi mettesse in guardia da guai che incombessero su mia figlia.
Ci penso su tutta la notte. Nemmeno ci dormo tanto mi dà pensiero. Al mattino ho deciso. Vado là all'ora di pranzo, le ragazze stanno a scuola anche il pomeriggio.
Sono gente carica di soldi con parecchia puzza sotto il naso. Ma io sono il padre della migliore amica di Elisa. Mi trattano bene. Mi offrono un caffè. 
-È bello conoscersi, dice il padre di Elisa.
La madre tace, porta gli occhiali, mi studia attentamente tutto il tempo. 
-Non è una visita di cortesia. Ho trovato questa.
Faccio vedere la lettera scritta fitto fitto.
Lui comincia a leggerla.
-Fai vedere, dice la moglie. Poi ci ripensa Dimmi che dice.
-Parla di droga leggera.
-Sniffa?
-Si fa le canne.
-Come tutte.
Il padre ha letto.
-L'ha scritta a Monica.
-L'ho trovata tra la sua roba.
Silenzio suo. Tiene la lettera in mano. Me la ridà.
-Appartiene a Monica.
-Ha fatto bene a venire, dice la madre di Elisa.
-Si ferma a pranzo da noi? Mi chiede il padre di Elisa.
-Mi aspettano. Grazie.
Mi accompagna al cancello.
-Ha fatto bene a venire. Mi stringe la mano.
Non credo che gliene freghi niente di quel che fa sua figlia.

Guardo Elisa adesso. Ride con mia figlia. Parla con mia figlia. Mi guarda.
-Come stanno i suoi genitori?
-Mamma si lamenta di tutto. Lo fa da una vita. Mio padre è morto da tre anni.
-Mi dispiace, dico.
Se ne va. Io mi riappoggio al mio albero. È dura ogni giovedì tornare a casa con le mie due donne, è proprio una faticaccia schiodarle da sto mercato.


Cervignano del Friuli, 4 settembre 2014

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16 commenti:

  1. Bravo Enzo.
    Sei un Padre. E perdonami se per un attimo mi sono venuti gli occhi lucidi perché mi hai fatto pensare al mio.
    Un grande Papà anche lui.
    Bacio.
    Mariella

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    1. Padri e madri non si nasce, si diventa e non c'è una scuola che ti insegni alcunché, nessun corso accelerato preparatorio. Vai e vedi quello che combini. Entra in gioco la memoria, l'educazione ricevuta dei tuoi genitori, che erano però anche loro principianti. Insomma ci si arrangia, tanto la prole continuerà a lamentarsi di tutto quello che fai, esattamente come hai fatto tu coi tuoi genitori. Insomma è na rota che gira e gira che te giro prima o poi te ariporta in alto e poi de novo in basso, e insomma te fa venì er mardemare.
      Mi fa piacere averti sollecitato bei pensieri su tuo padre.
      "Un grande Papà anche lui", quindi pure io.
      Mi piace tantissimo quel papà scritto con la prima P maiuscola, mi piace proprio.
      Bacione.
      Ciao sorella maggiore della sorellina di Maria.

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  2. I soliti incontri da mercato!😏
    Ci hai raccontato tutto così bene, che ho creduto per un'attimo, di stare a guardare un film!
    Bellissimo e... bentornato!!! 👏 🍻

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    1. Mi diverto a raccontare questi filmetti. Hai indovinato, io li scrivo in stile cinematografico, almeno nei raccontini mi viene bene.
      Grazie dell'apprezzamento sorellina di Maria.
      Bacio.

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  3. ahahahahahahah abbi pazienza Enzo, se tanto mi dà tanto anche la "tua" Margherita dovrebbe esser un'ottantenne o giù di lì, come t'aspettavi che l'avesse il culo! Perchè a te s'è forse mantenuto "tutto" tosto e sodo? ahahahahahah Gustosissimo racconto, m'è piaciuto! Ciao!

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    1. 77 anni suonati. Non mi aspettavo niente, ma vedermelo davanti così e ricordarmelo com'era -da sballo- mi sono venute le lacrime. L'ultima volta che l'avevo vista era una trentina di anni fa. Un pensierino ce lo potevi ancora fare, e come. Quella volta mi sorrise e mi salutò, ma allora forse un pensierino se l'era fatto pure lei...
      Io mio s'è smosciato...sto parlando del culo si capisce.
      In effetti non me ne sono mai curato abbastanza. Ignoravo che le donne andassero a guardare pure quello.
      Ciao.

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    2. Altrochè se lo guardano! Quando mio marito venne, da fidanzato, a conoscere i miei in Sardegna, mia madre mi lasciò piacevolmente sbalordita quando, nel vedere Enzo di spalle in calzoncini , esclamò: " Che belle cosce e che bel sedere che ha!" ahahahahahah E ricordati quando la Nicole Minetti, in una intercettazione, disse , riferendosi a Berlusconi " Quel culo moscio...." ahahahahahahah

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    3. Come detto non lo sapevo quando ero giovane, quando avrebbe contato. Non credo di avere mai avuto un "gran bel culo", almeno dal punto di vista femminile. Avevo gambe stupende, da rocciatore, muscolosissime e pelose al punto giusto; fianchi stretti e un busto assolutamente ben muscolato e proporzionato. Una faccia anche troppo bella -secondo i miei gusti, avrei voluto una faccia da cattivo e non da buono- capelli folti e ondulati e non mi puzzava il fiato. Bei denti dritti, puliti e curati. Soprattutto un carattere assai forte e strafottente, una faccia come il culo che mi permetteva di fregarmene di tutti e che mi spalancava tutte le porte, che se non si spalancavano da sole venivano aperte da me a zampate. Mai ricevuto un no. Un paio mi hanno piantato "dopo", perché non sopportavano la mia insolenza. Tutto qui.

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  4. Tutti abbiamo ricordi più o meno significativi, ma non sappiamo raccontarli come fai tu, almeno io.
    Grande!
    Cristiana

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    1. Lo so: io quando mi trovo in vena di ricordi li racconto così come mi vengono, senza pensarci tanto su.
      Tutto bene da te? Me lo auguro.
      Ciao Cristiana.

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  5. ahahahaha passano l'anni ma li mercati e Vincenzo nun cambieno!!!!

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    1. Bentornata capocciona bella. Quer passeno l'anni me fa venì la malinconia. A proposito saluteme a Gaetano, dije de nun fasse venì er magone adesso che je tocca de dormì co na nonna. Capita a tutti.
      Ciao, a rivedecce e a risenticce.

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  6. Bravo padre. Davvero.

    B. (brevissimamente)

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    1. Bravo padre io? Cerco di esserlo, ma ho sempre tantissimi dubbi. Una sola cosa so per certo: coi figli (e le figlie in particolare) non ci si azzecca mai. Si poteva sempre fare qualcosa di meglio.
      Ritornata a casa?
      Grazie per la folata leggera di passaggio, B. come bevo sempre tutto d'un fiato.

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  7. Ho sempre odiato i mercati, i supermercati e i negozi in genere. Quando la moglie mi convinceva ad accompagnarla, preferivo, come te, cercare un bar, consumare qualcosa, un caffè o un aperitivo, fumando 'n par de sigarette nell'attesa del suo ritorno. Sovente erano più di due, non ho mai capito che cavolo abbiano da vedere (e rivedere e rivedere e rivedere) le donne in questi postriboli a cielo aperto.
    Preferisco godermi questi racconti, senza neanche sentire la necessità di fumarmi una sigaretta.
    Ciao, buon settembre.

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    1. Il giorno che scoprirai cosa diavolo fanno -e come diavolo fanno- le donne quando toccano tutto, tutto, tutto ma proprio tutto quello che è in mostra in un negozio o in una bancarella senza comperare mai niente di niente; voglio dire quando riuscirai a capire che razza di orgasmo provochi in ciascuna di loro quel tastare merci e oggetti, rigirarseli in mano e rimetterli lì, allora potresti scriverci un bestseller da cinque milioni di copie.
      Buon settembre anche a te, micione.

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